Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: rabbyra    17/08/2012    4 recensioni
Prima di tutto grazie a "ChiaraLuna21" per aver accettato questa collaborazione! Parliamo di un Cross-Over: Gerkhan e Kranich, inviati a New York da un Generale dell'Interpool, hanno il compito di arrestare il vigilante Frank Castle noto come "The Punisher". La storia è stata scritta a quattro mani da me, che sono un fanboy del Punitore (che è un personaggio dei fumetti Marvel), e da "ChiaraLuna21", fangirl di "Squadra Speciale Cobra 11". Il prologo è in realtà solo una "descrizione" dei personaggi principali, naturalmente ognuno ha raccontato i suoi (xD)!!
Genere: Azione, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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N.B. by RabbyRa: Ricordo che sono due gli autori di questo crossover: RabbyRa e ChiaraLuna21! :) Quando ci sono i nostri nomi tra parentesi in rosso significa che la parte che leggerete è stata scritta esclusivamente da me o da Chiara. Tutto il resto l'ho scritto io, con la consulenza, supervisione e l'aiuto di Chiara! ^^


CAPITOLO IV
ANGELI CUSTODI

La Cadillac procedeva lentamente lungo le strade affollate e multi etniche di New York. Per Semir non ci volle molto ad abituarsi alle strade trafficate e larghissime della Grande Mela. Budiansky, che sedeva al posto del passeggero, gli indicava di volta in volta la strada da percorrere e con che andatura. La cimice aveva ricominciato a funzionare. Erano in cammino da circa venti minuti e Castle continuava a muoversi, sebbene lentamente e con imprevedibilità. Tom, che era sul sedile posteriore, si staccò dallo schienale e guardò il laptop in continuo aggiornamento.
 
«Non possiamo ancora attaccarlo, sta andando volutamente in posti molti affollati... metteremmo a repentaglio l'incolumità di altre persone» disse Budiansky, come rispondendo a Tom che non aveva fatto domande.
 
«Non è ancora pronto, sta preparando qualcosa per noi, lo sento... forse farà uno strappo alla regola e tenterà di ucciderci...» affermò Semir preoccupato.
 
«No, non lo farebbe mai. Ne ha avuto di occasioni, se vi voleva morti sareste morti» replicò Budiansky, con ferma sicurezza. Semir scosse la testa, ma non rispose alla provocazione. Tanto bastava quanto il Capitano gli aveva detto poc'anzi. Budiansky era la pecora nera del distretto, l'unico a cui era mai stato affidato il compito di catturare un vigilante così elusivo. Ne soffriva molto, Semir cercò di compatirlo.
 
«Se è per questo siamo forse gli unici ad essere riusciti ad avvicinarsi così tanto a lui» obiettò Tom, che non tenne dentro la sua critica. Budiansky annuì in silenzio, confermando quello che aveva sentito.
 
Semir scosse la testa, era pensieroso. Guardò la strada e poi il monitor.
«Pensa che... potrebbe andare peggio, Tom» guardò nel retrovisore, incontrando lo sguardo del compagno. Budiansky rimase concentrato, cercando di ignorarli.
 
«Già... e come?» domandò la voce dal retro.
 
«Il Punitore ha fatto mangiare la cimice ad un cane, e ora stiamo dando la caccia a "Fido"» disse Semir, sarcastico e amaramente sorridente. Dopo una breve pausa, fece per parlare.
 
«Anche peggio?» domandò Budiansky, che non aveva potuto far a meno di ascoltare.
 
«Beh si...» rispose Semir, come per attaccar discorso «potremmo trovare la cimice in una cacca di cane... o persino peggio, per esempio...»
 
«... Per esempio Fido è stitico e lo inseguiamo fino a Brooklin...» aggiunse Tom, come leggendo la mente del suo collega. Gli aveva tolto le parole di bocca.
 
I due non poterono far a meno di cogliere con sana ilarità la situazione e, per la prima volta, riuscirono a ridere di gusto. La situazione poteva sembrare abbastanza grottesca, ma di fronte ad un'esperienza del genere negli Stati Uniti, perchè lasciare solo brutti ricordi? Budiansky, invece, non tradì il suo tono serioso e composto. Continuò a tenere gli occhi sul monitor, ormai arrossati e stanchi dopo ore di veglia.
Il puntino rosso sulla mappa dinamica si spostò verso una zona lontana dalla città. Budiansky salvò le coordinate GPS passo passo. Conservò tutte le informazioni possibili.
 
«Ci siamo. Prendi la terza a destra...»
 
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Il SUV si fermò davanti all'ingresso di un grande cimitero all'aperto. Il cancello era semichiuso, forse Castle aveva scassinato la serratura per entrare. Attraverso le grate erano ben visibili numerose pietre tombali e, oltre la collina, i tetti di piccole e grandi cappelle con in cima croci di pietra. La notte eterna di New York sembrava quasi scomparire e diventare un miraggio tra quelle colline desolate. Semir guardò all'esterno, nella direzione di Budiansky.
 
«S'è scelto proprio il luogo adatto...» disse Tom guardando attraverso il finestrino.
 
«A quest'ora è deserto, è l'unico posto lontano dai civili in questa metropoli. E' molto lucido per essere un folle criminale...» disse Semir, poi aprì lo sportello e scese. Tastò l'auricolare che aveva all'orecchio. Volse lo sguardo verso Budiansky, che annuì.
 
«Vi aggiorno, procedete...»
 
Semir fece un cenno a Tom e insieme entrarono nel cimitero con gli MP5 sul fianco.
 
«A ore cinque, a circa cento metri, probabilmente alle spalle di una cappella...»
 
«Ricevuto» rispose Tom, dopo aver pigiato il bottone sull'orecchio.
 
I due avanzarono lentamente tra le tombe, controllarono ogni angolo, ogni possibile via di ingresso o di pericolo. Budiansky non dava notizie, la cimice si era fermata in quel punto preciso e lì era rimasta. Continuarono a passo svelto.
 
«Bello... Hey, bello... Fido?» sussurrò Tom, ironico, come per chiamare il cane su cui avevano poco prima scherzato. Semir si fermò di colpo, controllò la zona e si voltò per qualche istante verso Tom, scosse la testa compatendo la necessità di fare dello spirito per far passare l'ansia e il nervosismo.
 
«Speriamo di no, amico mio...» rispose seriamente «voglio saldare il conto una volta per tutte!» disse Semir convinto e determinato, poi continuarono ad avanzare.
 
Dopo pochi secondi videro la cappella in questione. Ci si avvicinarono velocemente, si appiattirono alla parete di marmo bianco. Cercarono di rasentare il muro con discrezione, senza invadere la sacra intimità delle tombe che si ergevano da ogni dove. Arrivarono all'angolo, restarono fermi contro la parete.
 
«Budiansky... è ancora fermo?» sussurrò Tom alla trasmittente.
 
«Affermativo» arrivata la risposta, Semir fece un cenno a Tom.
 
«Uno... due...» sussurrò. Tom alzò l'MP5 al livello del torace «...tre!»
 
Uscirono scattanti allo scoperto. Si bloccarono improvvisamente, abbassarono le armi verso terra, senza togliere il dito dal grilletto. Spalancarono per un attimo gli occhi e la bocca stupefatti, restarono immobili per poi alzare lo sguardo leggermente verso l'alto. Come dopo essersi svegliati da un incubo, non riuscivano a dar ragione a quello che avevano davanti. Semir, molto lentamente, portò il dito all'auricolare e pigiò il tasto.
 
«Budiansky... abbiamo un problema...» bisbigliò al microfono.
 
Davanti a loro una grande statua di marmo nero e pietra, alta almeno 10 metri, che raffigurava un maestoso e splendido angelo dalle grandi ali argentate. Il lussuoso monumento funebre sembrava, in molti punti, deteriorato dalle intemperie: doveva essere lì da decenni. Il busto della statua era cinto interamente da grossi pacchi di candelotti di dinamite, ognuno collegato all'altro tramite un cavo di innesco. Ai piedi della statua vi erano interi galloni di nitroglicerina fatta in casa e qualche esplosivo al plastico per uso militare. Tutto collegato in serie e l'innesco finiva in un detonatore elettronico tra le mani del Punitore, che era in piedi, di fronte alla statua a guardare Tom e Semir.
 
«Santo... cielo!» esclamò Tom, esterrefatto.
 
«Fatevi da parte, pedoni. Voglio parlare col vostro Re...» il Punitore si espresse con forte timbro vocale, in modo che potesse arrivare chiaro ai due che erano distanti circa venti metri.
 
«Pittoresco...» disse Tom guardando il compagno.
 
«Già...» aggiunse Semir «...e si è spiegato fin troppo bene...»
 
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Budiansky uscì allo scoperto. Apparve, a passo lento, alle spalle dei due ispettori e pose una mano sulla mitraglietta di Tom per fargliela abbassare. Semir fece lo stesso. Il Capitano fece qualche passo avanti, tenne le mani in tasca.
 
«Ora siamo faccia a faccia...»
 
«Paul Budiansky, ti credevo in prigione...» disse Castle, ma non sorpreso anzi quasi retorico.
Semir e Tom si scambiarono degli sguardi incerti.
 
«Non sono stato io ad uccidere quell'uomo, tu lo sai... eri presente. Ti prendi la facoltà di colpevolizzare, giudicare e sentenziare nel momento in cui premi il grilletto, ma con me ne hai la prova inconfutabile. Io non c'entro...»
 
«Lo so, ti hanno incastrato, e ora mi dai la caccia perchè io possa testimoniare a tuo favore, è questo che vorresti farmi credere? Sappiamo entrambi che la mia dichiarazione non avrebbe peso...»
 
Budiansky sorrise. Annuì rassegnato dalla fredda lucidità del Punitore. Tirò via le mani dalla tasca e allargò le braccia.
 
«Insomma, tu vuoi sapere da dove arrivano i gli ordini... e ti aspetti che te lo dica?»
 
«Quel qualcuno ha sicuramente la facoltà di far quadrare prove inesistenti. Dimmi chi è, te lo tolgo di mezzo, tu torni al Distretto, i due "männer" in Europa e facciamo tutti un buon Natale»
 
Ci fu, a questo punto, un lungo silenzio in cui i presenti rimasero come bloccati in una stasi naturale. Tom e Semir iniziarono a comprendere quello su cui Budiansky aveva spudoratamente mentito mentre erano in macchina. Forse non voleva far ricadere quella vicenda sulla sua reputazione? Forse nascondeva qualcosa di ben peggiore?
Si guardarono, come leggendosi nel pensiero. Semir indicò Budiansky, con la coda dell'occhio, di fronte a lui. Tom scosse la testa, facendogli segno di aspettare. Non potevano essere sicuri che il Punitore dicesse la verità, o che Budiansky fosse effettivamente un malvivente.
 
«Quel qualcuno vuole te, Castle...» rispose Budiansky, rimise le mani in tasca «... e io posso arrestarti nel nome dell'uniforme che indosso!»
 
«Non basta l'uniforme a fare un tutore della legge...» obiettò Castle con coerenza.
Socchiuse gli occhi, tenne alto il detonatore e fissò Budiansky in segno di sfida che alzò la mano destra. Semir e Tom rialzarono le loro armi e le puntarono nella direzione della statua.
 
«Ultimo avvertimento, Punitore. Lascia andare quel detonare e arrenditi»
 
Il Punitore portò lo sguardo al volto marmoreo dell'angelo. Guardò Budiansky e scosse la testa.
«Richiesta respinta» azionò il detonatore!
«Porrca...! A terra!!» Semir afferrò Tom e si lanciarono a terra entrambi.
 
L'esplosione non venne udita tanto forte come doveva essere. Da quel rumore di esplodente fiacco ascese una nera e densa colonna di fumo che invase tutta la zona.
 
«Era fasullo, in piedi!» urlò Budiansky, appena rialzatosi.
 
«Stavolta non ci freghi!» Tom e Semir si rimisero in piedi in un attimo. Budiansky, con il visore termico, indicò la direzione tra le numerose colonne di fumo che si erano alzate tutt'intorno.
Castle scappò tra le tombe. I due compagni estrassero i visori e li portarono agli occhi.
Il fumo scomparve dalla loro nuova vista monocromatica e la sagoma del Punitore divenne rossa cremisi e ben visibile.
 
«Tom, il taser! Semir, sparagli!» ordinò Budiansky. Tom lasciò andare il mitra ed estrasse la pistola taser. Semir sparò una prima raffica mirando basso, riuscì a vedere un guizzo di sangue cadere a terra prima di scomparire tra l'erba e fece segno a Budiansky.
 
«L'hai preso! Perimetro, distanza due metri!» Budiansky estrasse un manganello taser e corse nella direzione del Punitore, Tom lo seguì rispettando lo spazio. Castle uscì allo scoperto, accompagnò un violento pugno contro Budiansky che fu scaraventato all'indietro, il manganello volò in aria. Tom, con favolosa agilità, lasciò andare l'MP5, impugnò al volo il taser e colpì con violenza Castle alla gola nella stessa azione. La scarica elettrica così forte gli provocò un fremito. Castle cadde in ginocchio.
 
«Dagli un'altra scarica...» Budiansky si rialzò, raccolse l'arma di Tom che colpì di nuovo Castle con violenza. Semir si avvicinò.
 
«E' andata...» disse asciugandosi il sudore. Tom ricevette le manette da Budiansky e le avvicinò ai polsi di Castle che era ancora ginocchio. Fece fatica a respirare, sentì il fiato mancargli e le gambe come paralizzate. Scosse la testa e, con un ultimo sforzo riuscì ad afferrare le dita di Tom spezzandone due! Semir, colto di sorpresa, non riuscì a fermarlo. Gli sparò con il suo taser.
 
«Di nuovo...» ordinò Budiansky, Semir obbedì.
Tom urlò e cadde in ginocchio tenendosi strette le dita. Castle poggiò entrambe le mani a terra per non cadere. Budiansky scosse la testa e ancora una volta Semir fece esplodere una scarica elettrica dal taser, ormai scarico. Castle vide il fumo nero rarefarsi e, allo stesso tempo, la vista e i sensi abbandonarlo.
 
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Semir mollò un calcio alla porta di alluminio che dava nella stanza, all'interno di un palazzo semi abbandonato nella periferia di Manhattan. Tom lo seguì, cercando di tenere a bada il compagno.
Il Capitano era seduto ad un tavolo in fondo, il telefono cellulare alla mano. Semir colpì violentemente le mani sul tavolo facendolo tentennare e fissò Budiansky
 
«Ci deve delle spiegazioni! Engelhardt ci ha assicurato la guida di un Generale dell'Interpool, ma non può essere così. Da chi stiamo prendendo gli ordini!?»
 
«Appunto, dovete eseguire gli ordini, nient'altro. Il Generale Perìno è il mio diretto superiore e vuole incontrare Castle» rispose Budiansky, poi poggiò il telefono sul tavolo di metallo. I due si guardarono, Semir allontanò le mani dal tavolo. Si massaggiò la fronte con le dita e passeggiò per qualche secondo, innervosito.
 
«Difficile da credere... chi sta cercando Castle in realtà e perchè non lo abbiamo portato direttamente in centrale?» domandò Tom, che si fece avanti.
 
«Ho le mie buone ragioni...» Budiansky si alzò, guardò oltre la grata d'acciaio che dava alla strada. Si voltò verso i due ispettori, che rimasero in febbrile attesa, cercando di controllarsi.
 
«Sono un poliziotto, come lo siete voi! Guardo il mio lavoro e vedo ogni giorno colpevoli messi in libertà... stupratori, assassini, spacciatori! E quanto vorrei...» sollevò le mani «...quanto vorrei che la giustizia non funzionasse così! Io non ho intenzione di essere processato come un vile assassino! Io non ho mai ucciso nessuno in vita mia!»
Budiansky apparve stressato, sfinito, come un uomo che, per tutta la vita, ha corso e ora vuole solo riposare in pace e godersi la sua poltrona. Ma dava anche l'idea di essere quello che Tom e Semir stavano pensando su di lui.
 
«Il fatto che l'abbiamo portato qui mi lascia intendere che non lo abbiamo arrestato sul serio, almeno per ora, come autorità competenti... e non è questa la procedura!» gli urlò contro Semir.
Budiansky lo ignorò.
 
«Budiansky... lo sta consegnando a qualcuno che l'ha minacciata di farla incolpare di omicidio... chi è?» domandò Tom.
 
«Castle è un criminale! Ha ammazzato centinaia di persone! Io faccio quello che è giusto e non mi sento in colpa... ho una famiglia, ho una vita... e non ci rinuncerò per un assassinio che non ho commesso!» urlò Budiansky adirato e minaccioso.
 
«Capitano, non è altro che un vigliacco... Castle può anche aver ucciso mille persone, ma merita lo stesso tipo di giustizia che meriterebbe anche lei! Sta negando a lui quello che negherebbero a lei!»
 
«Io... io non sono Frank Castle!!» strillò acuto Budiansky, ormai preso da una crisi di nervi.
 
«Se lo lascia nelle mani di qualcuno poco fidato lo diventerà... e io non lo permetterò!» Tom prese il telefono dalla tasca destra, lo aprì. Semir si voltò e scosse la testa, ma era troppo tardi.
 
«Mettilo giù...» Budiansky aveva già impugnato la pistola sequestrata al Punitore. La puntò contro i due colleghi. Semir strinse i denti ed indietreggiò. Guardò il compagno negli occhi, che rimase fermo, come congelato in quella posizione.
 
«Tom... perchè proprio davanti a lui?» gli sussurrò all'orecchio Semir, ormai non più stupito, anzi quasi abituato ai gesti impulsivi del collega. Tom alzò le sopracciglia, come per scusarsi e abbozzò un sorriso poco compiaciuto, ma di certo divertito... e aveva una pistola puntata contro!

FINE QUARTO CAPITOLO. To be continued...
  
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