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Autore: Nellie    17/08/2012    3 recensioni
Federica ha giurato, e ora deve mantenere la parola.
Si è detta: mai più. Ha deciso di dare un taglio netto a ogni dolore, incapace di capire se questa è davvero la soluzione.
Mai più si volterà come sempre, per vederlo. Lascerà al suo amore - che sempre troppo l'ha fatta penare - solo la vista delle sue spalle e delle sue gambe che corrono via, lontane.
Ma sarà più difficile di quanto sperato non tradire le proprie parole, infatti si troverà a lottare contro il mondo e contro un nemico inaspettato: se stessa.
Riuscirà ad ammettere di avere fame? Fame di amore?
Una storia in cui paura e coraggio viaggeranno una accanto all'altro.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
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Olmo, la spia.
lo invidiai davvero, per una volta. Così innocente, così ingenuo, così puro, così bambino.
 
Un debole ronzio mi scosse, svegliandomi dal torpore. Ero come in letargo - anche se sotto il sole battente di mezzogiorno -, assente, svogliata dalla vita e da quella vacanza che si stava dimostrando più che tediosa.
Senza aprire gli occhi tastai attorno a me: asciugamano, sdraio, qualche granello di sabbia, ombrellone – ormai ero sempre più vicina all’oggetto ricercato -, sedia. Ecco, sapevo si trov..
Spalancai le palpebre non trovandolo, pregai che non fosse caduto e sotterrato dalla sabbia.
Il mio sguardo si poggiò su un bambino a pochi passi da me, avrà avuto si e no quattro anni. La sua pelle era pallida, d’avorio, ma liscia, tenera, senza imperfezioni. I capelli corvini scompigliati sulla fronte erano ancora umidi e incorniciavano il suo viso paffuto, infantile. Gli occhi erano di un azzurro sbiadito, un tenue celeste, ma erano duri, scontrosi, irritati. Alternava il suo sguardo tra me e il cellulare – il mio – che stringeva tra le mani insabbiate.
Diavolo, il cellulare nuovo no, eh!, imprecai mentalmente.
-Ce l’ho io il telefono.- sbiascicò a fatica. Forse, in effetti, era più vicino ai tre anni che hai quattro. –E’ mio, ora.- la sua erre moscia m’intenerì, ma non placò la mia voglia di sfilargli il cellulare dalle mani.
Spiazzata da quelle parole così ingenue, e così sbagliate, non seppi cosa replicare. Il bimbo fu esterrefatto dalla mia non-reazione, aveva voluto provocarmi cercando un pretesto per infastidirmi, ma non aveva ottenuto che un silenzio piatto, senza significato. O meglio, un significato c’era, ma la sua immaturità non gli aveva permesso di coglierlo.
Io avevo paura. Non quel terrore che ti attanaglia e ti blocca seduta stante, ma quel timore che ti frena la lingua e ti fa sentire una scema. Non ero spaventata dal bambino, ma dalla situazione in se, da quello che, con una mia semplice risposta, avrei potuto scatenare: il giovanotto sarebbe potuto scappare dai genitori frignando, avrebbe potuto scoppiare a piangere o strillare come un indemoniato. Non avrei saputo gestirlo senza mettermi le mani nei capelli tanto da strapparmeli.
Ero paranoica, ne ero del tutto cosciente, e sarei dovuta andare da uno specialista, uno psicologo, o da uno psichiatra se non fosse bastato.
Il bimbo alzò quasi impercettibilmente il sopracciglio destro, corrugando la fronte. –Ciao,- mi sorrise dopo avermi ispezionata con lo sguardo da capo ai piedi. –mi chiamo Olmo.- si presentò decisamente più amichevole a confronto delle frecciatine torve che mi aveva lanciato qualche istante prima.
Inaspettatamente le mie labbra si distesero, sorridendo a mia volta. Di cos’è che avevo timore?, m’interrogai silenziosamente, realizzando che davanti a me non avevo che un bambinetto che altro non voleva se non parlarmi.
-Ciao, Olmo. Io sono Federica.. Non è che potresti ridarmi il telefono?- tentai con il tono più dolce che le corde vocali mi permisero.
-Sì ma.. Ma si è illuminato e si è mosso. Da solo.- mise le mani avanti, giustificandosi di un gesto che sapevo non aveva compiuto.
-Sarà solo un messaggio.- feci spallucce, rassicurandolo.
-Tu mi credi?- insistette sorpreso e sospettoso nel medesimo istante.
-L’ho sentito anch’io vibrare, ed era appoggiato qui accanto a me.- spiegai tranquillamente.
-Allora mi credi.-
-Sì, ti credo.- affermai decisa, senza esitazione, protraendo il braccio verso di lui e facendomi riconsegnare il telefono. La spia rossa lampeggiava ogni qualche secondo, segnalando l’sms non letto.
-Io non so leggere, mi puoi leggere il messaggio?- la sua invadenza non mi sfiorò neppure, e ancora adesso non so darmi risposta al perché gli lessi davvero quelle parole: ero forse troppo intenerita – o ancora intimorita – da lui per deluderlo?
-Sorpresa!- pronunciai ripetendo ciò che vedevo nel piccolo schermo luminoso. –Prendo la corriera e domani sono al mare da te, ospitata a casa dei miei zii per qualche settimana. Arrivo per cancellare la tua noia.-
Non avrebbe potuto giungermi notizia migliore.
Fissai Olmo sorridendo con gli occhi, trionfante, e lui di rinvio fece altrettanto senza capire il perché di quell’allegria improvvisa.
-Sei diversa dalle altre bambine grandi.- la sua erre mi fece addolcire ancora di più, ancora una volta.
-Perché?- chiesi divertita.
-Nessuna mi avrebbe mai letto un suo messaggio. Tutti mi dicono che faccio la spia.-
-E quello che ti ho detto adesso andrai a dirlo alla mamma?- non che avessimo parlato di argomenti scandalosi, o imbarazzanti, o non adatti alla sua tenerissima età. Mi divertii solo a punzecchiarlo.
-No.- scosse il capo con una forte decisione. –Ora abbiamo un segreto.-
Lo invidiai davvero, per una volta. Così innocente, così ingenuo, così puro, così bambino.
-Allora manda a fare in bagno tutti quelli che ti hanno dato della spia.- spalancò gli occhi, scandalizzato da.. Da che cosa?
-Mammaaa!- strillò voltandomi le spalle e allontanandosi saltellando. –Federica ha detto una parolacciaaa!-
Mi ci volle più di qualche secondo per intendere che era al mio a fare in bagno che si riferiva.
-Maledetta spia.- commentai sotto voce trattenendo a fatica un sorriso.
 





E voilà, un altro capitolo. Ancora piuttosto corto, ancora senza particolari colpi di scena. Ma Federica è Federica, troppo timida per smuovere da sola la storia. Occorre arrivi qualcuno di più sgamato per mettere in moto – al suo posto –  la sua vacanza. E arriverà, arriverà, posso assicurarvelo.
Olmo, l’immagine dell’ingenuità, è un personaggio di molto rilievo che io, personalmente, adoro. Quindi insultatemi lo stile e la mia grammatica stentata ma non questo meraviglioso bambino. 
RECENSITE, anche a costo di dirmi che faccio schifo.
Nellie.

   
 
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