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Autore: yeahbuddy_    17/08/2012    10 recensioni
MOMENTANEAMENTE SOSPESA PER MANCANZA DI TEMPO. AGGIORNERO' AS SOON AS POSSIBLE.
Cercò di evitare un’espressione sbigottita e un tono sarcastico che potesse tradirla, quindi si limitò a chiedere leziosa “Scusi, come ha detto che si chiama?”
Il ragazzo impilò ordinatamente una serie di fogli. “Liam, Liam Payne”
Ah, non solo aveva un nome di merda, ma si permetteva anche di criticare il suo duro lavoro.
Un sorriso malefico le affiorò sulle labbra.
Sarà stata pure una frana in amore, ma sul lavoro era un bulldozer.
L’avrebbe massacrato.
**
Lo specchio rifletteva una ragazza triste.
Lei non era cattiva, né egoista, come molti la definivano per i suoi atteggiamenti.
Era semplicemente sola.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Waiting for love
 

Clare Johnson attraversò con eleganza le porte scorrevoli della hall e, con la medesima estenuante lentezza, sfilò gli occhiali da sole che aveva inforcati sul naso.
Era aprile, New York non era particolarmente soleggiata ma Clare non vedeva l’ora di sfoggiare il suo nuovo acquisto.
Scostò dal collo il foulard rosa antico di Hérmes e lo ripose nella voluminosa borsa di Prada che stringeva tra le dita fresche di smalto rosso vermiglio.
Buongiorno, Clare!” la salutarono alcune ragazze della reception che, non appena la videro entrare, tornarono repentinamente alle loro postazioni, fingendo – con ben poco successo – di lavorare strenuamente.
Clare ignorò fredda i sorrisi finti che le rivolgevano e si avvicinò, con la sua camminata sicura, all’ascensore, compiaciuta degli sguardi che le riservavano le persone nella hall.
Ognuno in quel palazzo nutriva una sorta di estrema venerazione per colei che era a capo della Hayden Inc., la più grande azienda di profumi dell’East Coast: dagli uomini fasciati di costosissimi completi di Valentino, alle ragazze racchiuse in striminziti trench coat color navy o color panna.
Attese per pochi secondi davanti alle porte di ferro, gustando febbrilmente il sapore di ricchezza e successo che sprigionava ogni angolo di quel luogo.
Altre persone le sorrisero e la salutarono non appena fu in ascensore.
Scese al ventiquattresimo piano.
Il palazzo che ospitava gli uffici dell’Hayden Inc. – e di altre numerose aziende – si ergeva in un complesso, dalle parti di Park Avenue.
Uscì velocemente dalla scatola di cristallo e percorse spedita il corridoio, perfettamente in bilico su un delizioso paio di Louboutin tacco 12.
Gli sguardi di rispetto aleggiavano nell’aria, ma senza sfiorare la sua camminata da donna in carriera.
Raggiunse il suo ufficio con impazienza, immediatamente seguita dalla sua assistente che, con la vocetta squillante che aveva sentito così tanto – forse troppo – nelle ultime tre settimane, fece partire una mitragliata di parole.
“Ciao, Clare, buongiorno. Allora alle tre e mezzo hai una riunione per discutere della nuova linea di creme per il corpo, alle cinque hai una visita dal tuo dermatologo, alle sette devi trovarti nella tua casa al mare negli Hampton. Poi, vediamo – trillò, interrompendosi un attimo per spulciare nei fogli che teneva in grembo – Janet ti ha invitato ad uno fantastico spettacolo a Broadway. Ah, tua madre ha chiamato almeno diciassette volte. Richiamala, dice che è di vitale importanza”
Per sua madre, vitale importanza equivaleva a cazzate su cazzate.
La mora tornò a parlare. “Coleen ti ha invitato a cena fuori per domenica sera, tua sorella ti ha spedito una cartolina dal.. Porto Rico? Ah, no. Dalle Bahamas! E poi ha telefonato anche Fred O’Connor, il tipo delle pubbliche relazioni. Voleva discutere con te del..”
“Melanie, hai finito?” troncò a metà quel fiume di parole, rivolgendo alla povera ragazzina uno sguardo esasperato.
L’assistente la guardò dalla spessa montatura dei suoi occhialoni, diventando paonazza.
Quella ragazza arrossiva sempre. “Io mi... chiamo Emily” mormorò con un filo di voce.
Clare scrollò le spalle, indifferente. “Come preferisci”
Sollevò gli occhi blu sulla sua scrivania immacolata e vi gettò quasi con disprezzo il nuovo cappotto color pesca di Galliano, agguantato prontamente dalle manine paffute di Melanie – o Emily? – e riposto con assoluta delicatezza nella cabina armadio oltre la vetrata di cristallo.
La bionda si voltò nuovamente verso il tavolo, non appena l’assistente si fu materializzata al suo fianco.
“Dov’è il mio caffè?” si informò, quando non vide la solita busta di Starbucks.
Melanie  scomparve nel corridoio, prima di rientrare frenetica nell’ufficio e porgerle due tazze di caffè fumanti.
“Ecco a te, Clare”
Si benedì mentalmente di aver assunto quella diciottenne paffutella.
Era l’unica segretaria in grado di soddisfare le sue esigenze. E l’unica che fosse durata più di una settimana al suo cospetto.
E poi era relativamente diligente, nonostante il suo concetto di moda si limitasse a un maglioncino infeltrito e un paio di spaventosi pantaloni di velluto.
Si portò con il naso all’estremità della tazza, riempiendosi i polmoni di un aromatico profumo di caffè.
Non c’era niente di meglio della sua routine mattutina: caffè lungo, in tazza grande con un dolce, cremoso, caldo rivolo di caramel..
EMILY!” sbraitò Clare, gettando il caffè sul parquet di legno chiaro.
La ragazzina sbarrò gli occhi nel sentire la voce acuta della bionda infrangersi contro il suo apparato acustico. “C-che succede?” mormorò cauta.
Clare serrò le labbra e la trafisse con un’occhiata rabbiosa. “Qui dentro c’è dello zucchero bianco”.
Era una constatazione non una domanda.
Emily non poté far altro che annuire, mentre considerava l’idea di gettarsi nella trita documenti oltre la scrivania.
Io sono allergica allo zucchero, Cristo santo!” sbottò tirando un calcio alla tazza e facendone rovesciare completamente il contenuto.“Quante volte te lo devo dire, Melanie? Caramello. Io amo il caramello” scandì bene, come se Emily fosse particolarmente stupida.
La ragazzina si morse il labbro inferiore. “Mi dispiace”
Clare cercò di riprendere la calma, respirando abbondantemente e guardandola con un sorriso sconsolato. “Tu credi che quello che faccio sia totalmente inutile. Una futile valanga di stronzate, Melanie?” esclamò in modo teatrale.
“No, Clare, io..”
“Non mi interrompere” la liquidò secca. “Io a ventidue anni ho contattato un notaio e ho creato questa stracazzo di azienda. Tu a ventidue anni vivrai ancora con i tuoi genitori e indosserai ancora quei fottutissimi pantaloni di velluto! Stai cercando di sabotarmi, Melanie? Eh?
“No, Clare, io non v..”
Cazzo, non interrompermi!” sbraitò, ormai su tutte le furie. “Sei qui da tre settimane. Tre, Melanie! Io credevo di potermi fidare di te. Eri efficiente, stavi sulle tue.. ma no! La ragazzina ha raggiunto lo scopo della vita, perché sudarsi questo lavoro?”
Si grattò la nuca esasperata. “Io mi faccio il culo ogni giorno per mandare avanti baracca e burattini. E tu vuoi mandarmi tutto a puttane?
Tutti nel corridoio si erano fermati a vedere la scena.
Qualcuno, probabilmente, aveva tirato fuori i pop corn.
Melanie era sull’orlo delle lacrime. “Clare, è solo un caffè” provò a spiegare con un tono lagnosamente melodrammatico.
“Che mi ha rovinato la giornata. È tutto, Melanie. Torna a rintanarti nei tuoi deliziosi vestitini di seconda mano”
Vide la ragazza tirar su col naso, prima di varcare la porta e dileguarsi oltre il pannello di vetro opaco, borbottando “Mi chiamo Emily”.

Clare appoggiò la fronte sulla scrivania, massaggiandosi le tempie con le dita.
Dopo la sua ennesima sfuriata, nel corridoio era tornato a risuonare l’insistente ticchettio dei tacchi e, nonostante fossero passati pochi minuti, nessuno ricordava più l’anonima assistente che aveva abbandonato il suo ufficio.
Alzò il viso dal tavolo, con aria spossata e si portò a fatica davanti allo specchio vicino alla foto con i suoi genitori.
Cercò di non dare peso alle sue inseparabili e profonde occhiaie che non accennavano a sparire neanche con la magia dei correttori.
Scostò una ciocca di capelli color grano oltre la spalla, raccogliendo gli altri con le mani.
Clare vantava origini franco-svedesi, che le avevano donato una lucente chioma dorata, un bel paio di occhioni blu-grigi e le gambe da fenicottero.
Sfiorava il metro e settantaotto, ma con i tacchi era anche più alta.
Il viso era fresco e giovanile, con tratti nordici.
Ma in quei giorni – o mesi – il trucco era il suo migliore alleato perché riusciva a nascondere i segni delle notti passate in bianco a lavorare.
Studiò il suo look di sottecchi.
Il corpo snello e tonico era avvolto in un elegante tailleur di seta, firmato Yves Saint Laurent, e i seni fasciati in un reggiseno di pizzo color vinaccia, che aveva lasciato intravedere.
Amava il suo aspetto, ma ancor di più che la gente la rispettasse.
Era l’incarnazione della bellezza.
L’apoteosi della femminilità.
Un turbine di raffinatezza ed eleganza.
Anche se in effetti anche lei non era perfetta.
Aveva solo un minuscolo difetto: era irrimediabilmente, tristemente, dannatamente..
Single.
Da tre anni.
Lo specchio rifletteva una ragazza triste.
Lei non era cattiva, né egoista, come molti la definivano per i suoi atteggiamenti.
Era semplicemente sola.

In sostanza, dobbiamo analizzare al meglio la finalità del prodotto, senza escludere i mezzi con cui sottoporre…”
Bla, bla, bla e bla.
Clare sbuffò un’ultima volta, prima di accasciarsi sulla sedia dove era seduta, che emise un fastidioso stridio.
Quel tizio parlava da più di un’ora con quel ridicolo accento inglese, mostrando alle sue spalle complessi grafici e sondaggi.
Probabilmente, amava dire ‘in sostanza’ perché da quando erano arrivati nella sala riunioni l’aveva ripetuto almeno 17 volte.
I presenti che attorniavano il tavolo lo guardavano con ammirazione, mentre su Clare quel tizio aveva solo un’azione soporifera.
Ma in quei casi era sufficiente sorridere a annuire, fingendo di ascoltare, e munirsi di pazienza.
Era una riunione di marketing e – le avevano detto – quel tizio era una persona importante della filiale inglese.
Mah.
Pigramente tornò a sedersi con una certa compostezza e si allungò per bere un sorso di tè bollente, sforzandosi di ascoltare.
“Quindi, in sostanza, per garantire all’azienda l’interesse da parte del cliente, ritengo necessario un cambio di immagine. Il prodotto, come è ora, risulta banale, obsoleto, oserei dire squallido..”
Per poco, Clare non si strozzò con il tè.
Il prodotto.. cosa?
Aveva osato parlare davanti a lei in quel modo dei suoi profumi?
E poi, non facevano parte della stessa azienda?
Cercò di evitare un’espressione sbigottita e un tono sarcastico che potesse tradirla, quindi si limitò a chiedere leziosa “Scusi, come ha detto che si chiama?”
Il ragazzo impilò ordinatamente una serie di fogli. “Liam, Liam Payne”
Ah, non solo aveva un nome di merda, ma si permetteva anche di criticare il suo duro lavoro.
Un sorriso malefico le affiorò sulle labbra.
Sarà stata pure una frana in amore, ma sul lavoro era un bulldozer.

L’avrebbe massacrato.

asdfghjkl

Good morning!
Sono appena tornata da due settimane in Inghilterra çç
Che tristezza ritornare, è stato meraviglioso, giuro.
Comunque
This is my first fan fiction.
O almeno la prima che pubblico.
Sarà una mini long, credo, ma ancora non lo so in relatà.
Spero vi piaccia l’idea. :)
Ditemi che ne pensate, mi raccomando, il vostro parere è fondamentale per me.
Il prologo mi piace per le descrizioni ma mi sono dilungata troppo!
A proposito, com’è la cara, dolce Clare?
Carina, eh?
Vabbè, come avrete capito, questa non è la classica fan fiction ‘idoli-incontro-baci-fidanzamento-lite-pianti-lieto fine’. Non amo quel genere, davvero.
In questa fan fiction appariranno tutti i ragazzi, pazientate :3
Come vedete, i ragazzi qui avranno tutti sui ventisei-ventisette anni c: 
vecchietti loro c:
bbbene.
Clare è la dirigente di un’azienda di profumi.
È un tipino suscettibile, come avete potuto notare, ma nei prossimi capitoli forse emergerà anche la sua sensibilità.
 Io la vedo come quella bellezza di Nora Arnezeder, una modella/attrice francese 
Che poi lei ha 23 anni! Scusa Nora, ti ho dato più anni in questa ff! 
Sempre un grazie infinito a chi ha recensito, preferito, seguito e ricordato le mie prime due OS
.
Vi amo con tutto il cuore.

Mi dileguo *°*

ps: dedico questo chapter a quella bellezza di cocochanel.
ti voglio benissimo #momentodidolcezza

Un bacino a tutte voi che recensite o leggete silenziosamente!
giorgia :)

                                                                                            

  
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