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Autore: WriterCrowds    18/08/2012    2 recensioni
Il primo racconto l'ho scritto dopo aver sentito la canzone dei Simple Plan che da il titolo al racconto per l'appunto. Il resto della storia l'ho scritto solo per raccontare le sensazioni delle persone, vicine ai tre ragazzi coinvolti, e di come la loro vita cambia dopo aver appreso la notizia.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Untitled


- Non farlo mai più! Capito? - esclamò con veemenza un indignata Nina.

Elia d'altro canto non smetteva di ridere. Sapeva fin troppo bene quant'era facile spaventare la sua migliore amica. 
Bastava solo sbucare fuori dal nulla e urlare 
BUM alle sue spalle per farle prendere un piccolo infarto. 
Per di più adorava il modo in cui lo guardava imbronciata, perché riusciva ad intravedere sotto quelle molteplici occhitacce oblique 
un guizzo di divertimento prontamente mascherato da altre occhiatacce e minacce. Sapeva che per i prossimi cinque, dieci minuti avrebbe 
dovuto fare qualunque cosa pur di meritare il suo perdono. Ma con qualche parolina dolce, un paio di complimenti e qualche abbraccio, 
Elia riusciva sempre ad essere perdonato.

In effetti Nina non si arrabbiava mai seriamente con Elia. Era una delle poche persone al mondo con il quale si sentiva felice. 
Bastava la sua sola presenza per tirarle su il morale durante quei momenti difficili che ormai caratterizzavano la sua vita. 
Si conoscevano da così tanto tempo da potersi considerare fratelli in un certo senso.

Dopo un altro paio di minuti di finta indignazione, Nina, riprese a parlare con Elia mentre si sedeva sul portapacchi della sua bici.

- Dove vuole che la porti signorina? - chiese Elia in una mediocre imitazione di Leonardo Di Caprio in Titanic.

- Inizia ad andare, cretino. - rispose divertita Nina. 

A piedi ci volevano trenta minuti per raggiungere il centro, perciò avevano preso l'abitudine di andarci in bici per risparmiare tempo e fatica. 
O almeno, Nina risparmiava la fatica di pedalare e lasciava lavorare il suo caro "autista personale". Si erano dati appuntamento con Ralph e 
Clio al solito bar per le 16.30, ma come al solito il 
5 minuti e scendo di Nina stavano a dire mezzora di attesa sotto il sole cocente quindi 
erano in grosso ritardo e i messaggi 
Dove Siete? dei due amici al bar si facevano sempre più continui.

- Devi passare in cartoleria che devo prendere una cosa a mia madre. - disse Nina poco dopo essere usciti di casa - E ti prego cerca di evitare... - 
un mugolio sommesso non le permise di finire la frase. Elia rideva di gusto perché aveva centrato in pieno una buca sull'asfalto rovente.

- Ai suoi ordini mio capitano. - rispose Elia tra una risata e l'altra. 

- Non ti picchio solo perché Ti Voglio Bene. - disse Nina mentre veniva contagiata dalla risata del suo amico.

Accadde tutto così in fretta che nessuno dei due ebbe il tempo di capire cosa stesse succedendo.

Lo stridio delle gomme sull'asfalto. Il rumore di lamiere contorte e vetri rotti. Il campanello della bici. Il rumore di due oggetti, due corpi, 
colpire violentemente il manto stradale. Poi il nulla.

In pochi secondi un piccola folla si ammassava sul ciglio della strada con le mani alzate a coprire la bocca. 
C'era anche chi si accinse a soccorre Nina, chi a controllare Elia.

- Chiamate un'ambulanza presto! - urlava un signore inginocchiato di fianco ad Elia.

- Presto qualcuno faccia qualcosa - disse una signora mentre controllava il battito cardiaco di Nina. 

- Stai tranquillo ragazzo, adesso arrivano i soccorsi. Resisti. Presto sarà tutto finito. - 

Ma Elia non reagiva. Era immobile e fissava il cielo estivo sgombro di nuvole.

Vai da Nina, avrebbe voluto urlare. Vai da lei, io starò bene. Ma non riusciva ad emmettere alcun verso. 
In lontananza il suono delle sirene si faceva sempre più vicino. In pochi istanti i paramedici si avventarano sui due corpi immobili dei ragazzi.

Fu subito chiaro per i paramedici che per Elia non c'era più niente da fare. Persino lui lo sapeva, ma in qualche modo cercava di resistere 
per assicurarsi che almeno Nina ce l'avrebbe fatta.

Trasportarono i corpi inermi dei due ragazzi all'interno dell'ambulanza. Nina, come Elia, aveva lo sguardo perso nel vuoto, ma al contrario dell'amico 
il suo torace si abbassava e si alzava costantemente.

- Elia - sussurrò Nina e fu la parola che lui aspettava per lasciarsi andare definitivamente nell'oblio mentre una lacrima calda rigava il suo viso sofferente.

  
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