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Autore: _Eleuthera_    18/08/2012    36 recensioni
«Credi che non sia più un prigioniero?» domandò Loki, fissandola negli occhi pieni di orgoglio. «Credi che io adesso sia libero? Ti svelo un segreto, Sigyn. La libertà è la più grande menzogna che ti sia mai stata raccontata. Qui dentro non deciderai mai per te stessa. La prigione non è quella che hai visto nei sotterranei. Asgard lo è. Tutto il mondo è una prigione».
[Post Avengers][Loki/Sigyn]
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Sigyn, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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EVERYTHING HAS CHANGED

Gli ci volle ogni briciola di autocontrollo per restare calmo, mentre davanti a lui la folla esultava. Esultava per cosa? Avrebbe voluto andare da loro, afferrarli per il bavero uno per uno e chiederglielo. Invece rimase fermo dov’era, la mano di Sigyn stretta nella sua in qualche modo a trattenerlo. Osservò la folla a lungo, paralizzato, la mascella serrata e il fuoco negli occhi. Provò l’impulso fortissimo di starsene da solo, poi si ricordò che avrebbero dovuto essere loro a dare inizio ai festeggiamenti, e senza aspettare oltre si incamminò lungo il corridoio erboso portando Sigyn con sé. Forse si mosse un po’ troppo velocemente, perché avvertì una leggera confusione subentrare alle esclamazioni esaltate della gente, ma non se ne curò affatto.
«Tutto bene?»
La voce di Sigyn lo sorprese tanto da farlo sussultare. Non la vedeva da solo tre giorni, ma gli sembrava di non sentire la sua voce da molto più tempo. Spostando lo sguardo su di lei notò una scintilla di comprensione nei suoi occhi, e si irritò.
«Cosa ti aspetti che ti risponda?» ribatté, duro. Sigyn abbassò lo sguardo. Sembrava delusa. Loki fece caso al piccolo broncio in cui si erano piegate le sue labbra, e si rese conto che ormai gli era addirittura familiare. Improvvisamente pensò al bacio rituale che si erano dovuti scambiare pochi istanti prima, e realizzò che fra non molte ore si sarebbero dovuti spingere parecchio più in là di un bacio. Cercò di ignorare il peso nello stomaco e percorse l’ultimo tratto fino a tornare di nuovo al coperto. Sigyn non disse più nulla per il resto del tragitto.
La sala dove avrebbero avuto luogo i festeggiamenti era gigantesca. Le pareti erano lunghi porticati sostituivano e terrazze, e i raggi del sole inondavano la stanza. Loki la giudicò subito troppo luminosa. I pilastri erano così lucidi da potervisi specchiare, e lui evitò accuratamente di rivolgere lo sguardo verso il proprio riflesso.
Sigyn gli stringeva ancora la mano, obbediente e taciturna. Loki sapeva che quel silenzio non era niente di buono, ma decise di ignorarlo. Era troppo preso dalla rabbia. Era furioso perché alla fine erano riusciti a farlo sposare. Avevano vinto loro. Ed era furioso perché Sigyn pretendeva di cercare di capirlo pure in quel momento. Pensò che aveva sbagliato a parlare con lei e a lasciare che gli si avvicinasse. Tanto non avrebbe mai capito niente. E adesso dovevano stare insieme per sempre, o almeno, finché lui non fosse riuscito ad andarsene.
Quando i primi invitati si avvicinarono per congratularsi con gli sposi, Loki si rese conto di non essere in grado di ingoiare la rabbia e rispondere. Pensò che non ce l’avrebbe fatta a trattenersi e che li avrebbe
davvero ammazzati tutti. Fu allora che Sigyn ruppe il proprio silenzio e iniziò a salutare e ringraziare chiunque si parasse loro davanti, conversando con abilità e gentilezza in modo così convincente che Loki si voltò a guardarla, allibito. Sapeva che era quasi impossibile, ma non riuscì a impedirsi di pensare che forse Sigyn aveva intuito che si trovasse in difficoltà, ed era corsa in suo aiuto. La cosa lo avrebbe dovuto far infuriare ancora di più, perciò quando sentì un briciolo di gratitudine emergere tra la rabbia, lo cacciò via in fretta e furia.
Dopo un po’ iniziò anche lui a rispondere alle congratulazioni dei nobili, seppur con freddezza. Una parola, un cenno del capo. Nonostante tutto dovette apparire veramente ostile, perché ad un certo punto le congratulazioni cessarono.
Loki tirò un sospiro, e anche Sigyn gli sembrò sollevata. Una seccatura in meno. Ne mancavano ancora molte prima di arrivare a sera, ma in fondo Loki non era nemmeno sicuro di volere che la notte arrivasse tanto velocemente.
In quel momento qualcun altro entrò nel suo campo visivo. Qualcuno che non aveva ancora fatto loro i migliori auguri, e che con ogni probabilità intendeva farli proprio adesso.
Erano i Tre Guerrieri e Sif. Chi più chi meno, avevano l’aria di chi non avrebbe mai voluto trovarsi in quella situazione. Loki sorrise amaramente: almeno su quello era d’accordo con loro.
Si inchinarono quasi simultaneamente.
«Le più sentite congratulazioni per la vostra unione» proclamò Fandral. Evidentemente era stato scelto come portavoce. Loki scoccò un’occhiata a Sif: chissà se gli altri sapevano del suo tentativo di mettere in guardia Sigyn. Non era improbabile. Magari, semplicemente quella volta era toccato a lei il ruolo di portavoce.
Sigyn stava già per rispondere, ma Loki la precedette. C’erano delle cose che voleva dire, e altre che voleva sapere.
«Sono estremamente lieto che approviate il legame tra me e Lady Sigyn» rispose. Era una frase assolutamente fuori posto, e Sigyn si voltò di scatto verso di lui. Loki la ignorò. Tutta la sua attenzione era concentrata su Sif e sui Tre Guerrieri. Non riusciva a smettere di sorridere, perché con quelle parole aveva ottenuto esattamente l’effetto sperato.
Tutti e quattro gli Asgardiani si erano improvvisamente irrigiditi, gli occhi puntati su di lui come di fronte ad un terribile pericolo. Rimasero in silenzio, e Loki si rese conto di averci visto giusto. Sif era stata solo una portavoce.
Fandral ribatté senza distogliere lo sguardo.
«Tutti noi confidiamo nella buona riuscita della vostra unione» disse scandendo bene le parole. Loki capì subito, e si lasciò sfuggire una risata da mettere i brividi. Era una minaccia, quella, e nemmeno troppo velata. Lo leggeva negli occhi ostili di Sif, nelle espressioni di pietra dei Tre Guerrieri. Tuttavia, era una mossa azzardata. Se volevano davvero giocare quella partita, avevano trovato un avversario micidiale. Loki si concesse di godersi per un attimo la tensione tra gli sguardi, il caos negli occhi dei suoi nemici, i loro piccoli segnali di agitazione. Ne era compiaciuto, perché sapeva di essere stato lui a scoprire le carte in tavola, a dirigere il gioco.
Sigyn fece un passo in avanti, e questa volta fu lei a precedere Loki.
«Le vostre congratulazioni ci fanno onore. Grazie» disse con tono deciso, accennando un inchino. Era un chiaro segnale che la conversazione era conclusa. Sif e i Tre Guerrieri si allontanarono titubanti, e Loki rimase lì, fremente, lo sguardo ancora fisso su quelli che una volta erano stati i suoi compagni di avventure. Fu il tocco gentile di Sigyn a riportarlo alla realtà, e a ricordargli che era stata colpa sua se non era riuscito ad avere l’ultima parola nella conversazione. Si voltò bruscamente per dirle qualcosa a riguardo, ma non ci riuscì. Sigyn lo stava guardando in modo tale da non permettergli di pensare. Per la seconda volta in poche ore, rimase colpito dai suoi occhi. C’erano migliaia di cose là dentro. Perché se ne rendeva conto solo adesso?
«Dobbiamo prendere posto» gli stava dicendo Sigyn. Loki si riscosse, e guardò verso la grande tavolata. Era il momento del banchetto, ma tutti avrebbero aspettato loro per iniziare. Il pensiero di dover fare un discorso o qualcosa del genere lo nauseava. Per qualche motivo non riusciva a controllarsi come faceva di solito. Si sentiva sul punto di esplodere da un momento all’altro.
Si voltò verso Sigyn. Gli sembrò agitata, e nel vederla così Loki, paradossalmente, si tranquillizzò un po’.
«Ricordati quello che ti ho detto» le bisbigliò. Sigyn annuì, ma l’angoscia nei suoi occhi non scomparve. A Loki sorse il dubbio che la causa di quell'angoscia non fosse affatto la folla che li circondava o i discorsi che avrebbero dovuto ascoltare. Gli venne in mente la notte che avanzava a rapidi passi, e si domandò se anche lui avesse quella stessa ombra nei propri occhi.
Alla fine pronunciò a denti stretti le poche parole di rito, lui e Sigyn bevvero il primo sorso dai calici, e il banchetto ebbe inizio.
Scoprì di avere lo stomaco chiuso, e passò gran parte del tempo ad osservare gli invitati e a rimuginare in silenzio. Evitò accuratamente gli sguardi apprensivi che sua madre gli lanciava di tanto in tanto. Thor conversava con i Tre Guerrieri e Sif, e sembrava addirittura contento. Odino ancora non gli aveva rivolto la parola, ma qualcosa nel suo atteggiamento gli fece pensare che presto lo avrebbe fatto. L’idea di dover sostenere un dialogo con suo padre gli fece passare del tutto l’appetito. Si rese conto che si era sentito soffocare fin da quando aveva messo piede nella sala. Perciò, quando tra una portata e l’altra Sigyn gli chiese se desiderava fare due passi con lei, accettò senza farselo ripetere. Il banchetto sarebbe durato ore e loro non erano tenuti a restare seduti per tutto il tempo. Si alzò e si allontanò insieme a Sigyn prima che qualcuno potesse fermarli e fare loro qualche altra stupida congratulazione.
Si diresse verso la terrazza più lontana. Pensò che sarebbe stato piacevole conversare per un po’ con Sigyn, lontano dall’allegria insopportabile degli invitati, ma dopo qualche istante si rese conto di aver completamente dimenticato un punto molto importante.
Il punto era che tutto era cambiato.
Non appena si trovò da solo con Sigyn, non riuscì a dire neanche una parola. Rimasero entrambi in silenzio, incapaci di emettere un suono. Sigyn evitava il suo sguardo. Loki si perse a fissare l'orizzonte, come aveva già fatto troppe volte nelle ultime settimane. La rabbia montò rapidamente dentro di lui, un familiare fiume in piena, e si sentì di nuovo sul punto di esplodere.
«Non dobbiamo smettere di parlare solo perché adesso siamo sposati» disse all’improvviso. Era più che altro un pensiero che gli era sfuggito, ma Sigyn si voltò subito verso di lui. Gli rivolse un piccolo sorriso.
«Hai ragione. È assurdo, ma io…»
«Non
osare dirmi che hai paura».
Sigyn sussultò «No».
A Loki venne da ridere, perché le ricordava così tanto i loro primi discorsi, quando lei si scusava sempre per il timore di aver detto qualcosa di sbagliato. La nostalgia gli bloccò la gola, e ancora una volta si sentì soffocare.
«Sei sempre stata una pessima bugiarda» mormorò, celando il magone «Ma credevo che fossi migliorata un po’».
«Con gli altri, forse. Ma non ho intenzione di mentire con te».
Era proprio una di quelle cose che solo lei avrebbe potuto dire. Loki la guardò. La voce era la stessa, le parole le stesse, anche gli occhi erano gli stessi di prima, eppure avvertiva chiara e forte la tremenda impressione che tutto fosse cambiato. Perché le cose non potevano restare com’erano?
«È una promessa ammirevole, da parte di una moglie al proprio marito» disse, consapevole di infastidirla. Sul viso di Sigyn si dipinse una smorfia.
«Lo avrei fatto anche se non ci fossimo sposati»
«Ne dubito».
«No. Lo
sai che lo avrei fatto» replicò. «Questa volta sei tu il bugiardo».
Loki rise, e Sigyn gli rivolse un sorriso che gli fece pensare che forse no, le cose non erano cambiate poi così tanto.
Rimasero ancora un po’ sulla terrazza. Non si dissero molto, ma non c’era più imbarazzo nel silenzio, anzi. Era un bel silenzio. Riposante, in un certo senso.
Almeno finché Loki non si mise a pensare di nuovo che non andava affatto bene, che Sigyn non poteva certo essere un’alleata nella sua vendetta e che avrebbe dovuto mettere subito una distanza tra sé e la sua sposa. Di sicuro, non avrebbe potuto mettere quella distanza se avesse continuato a parlare con lei, a preoccuparsi per lei, a guardare i suoi occhi e a provare nostalgia di quei momenti lontani in cui si parlavano a stento e in cui lei cercava di rivolgersi a lui senza ferirlo, con una delicatezza tale da costringerlo a rispondere ancora, e ancora…
Tornò con Sigyn nella grande sala animato da sentimenti contrastanti. Quando la ragazza fu avvicinata da alcuni parenti e si allontanò con loro per un momento, Loki non ebbe nemmeno bisogno di voltarsi per indovinare la presenza alle sue spalle. Il Padre degli Dei era lì, e gli stava chiedendo di parlare con lui. C’era anche Frigga. Una mossa saggia. Loki avrebbe tanto voluto rifiutare, ma non poteva.
La prima cosa che Odino fece fu mettergli una mano sulla spalla, e Loki combatté disperatamente la tentazione di scrollarsela di dosso in un gesto rabbioso.
«So che questo non è ciò che volevi, Loki» disse Odino. L’affetto che ammorbidiva la voce di suo padre gli faceva male. Apriva vecchie ferite. Loki non lo voleva ascoltare. «Ma ti abbiamo salvato. Neanche per un momento ho desiderato la tua morte, e anche se le cose non sono andate nel modo in cui avremmo pensato, sono felice di aver potuto vedere questo giorno».
Loki lo fissò, in silenzio. C’erano troppe cose dentro di lui, e non riusciva ad esprimerne nemmeno una.
«Ditemi voi che cosa desiderate che vi risponda, padre» esclamò poi «Perché sono certo che tra tutto ciò che avrei da dirvi, non c’è nulla che vorreste sentire».
«Non mi aspetto una tua risposta. Volevo solo che tu sapessi che il mio affetto resta immutato» ribatté Odino. Frigga taceva, ma a Loki non sfuggì il suo sguardo vigile.
Quasi incredulo, fissò a lungo i propri genitori, prima di esplodere.
«E adesso che lo so, che cosa cambia? Cambia forse il fatto che mi abbiate mentito, che mi abbiate usato, allora - e anche adesso?» Sentiva la rabbia trapelare nel respiro, nell’increspatura della voce, e gli stava bene così. «Mi avete imposto un
matrimonio, senza il mio consenso, con una dama di compagnia per la quale non provo nulla. E per cosa? Per salvarmi la vita? In questo modo avete sacrificato due vite al posto di una. Se la testa di un principe vale questo prezzo, allora è solo l’ennesima prova del marciume che dilaga nel vostro regno».
Frigga dovette letteralmente trascinare via Odino, ma Loki non se ne accorse neppure. Si era allontanato a grandi passi subito dopo aver detto l’ultima parola, il cuore rovente nel petto e un grande sorriso sul volto.
Era spaventosamente felice.
Finalmente aveva detto quello che voleva dire. Lo aveva detto in faccia a suo padre. Questa volta non aveva potuto non ascoltarlo, e lui gli aveva detto tutto.
Si trovò improvvisamente davanti Sigyn e l’impulso di abbracciarla quasi lo travolse. Si fermò, mentre lo sforzo di trattenersi lo faceva ritornare in sé stesso. La guardò, bellissima nel suo abito da sposa. Poi notò l’espressione del volto, e il sorriso che aveva conquistato con tanta fatica svanì.
Gli occhi di Sigyn parlavano. Se non altro, lo facevano con lui. Lo avevano sempre fatto.
E quello che gli stavano dicendo in quel momento era che Sigyn aveva udito ogni cosa.


«Che cos’hai sentito, esattamente?»
Sigyn maledisse la propria incapacità di fingere. Eppure era sicura che le riuscisse piuttosto bene con gli altri. Perché con lui no? Aveva il volto in fiamme per la rabbia, e abbassò lo sguardo.
Loki la scosse leggermente, costringendola ad alzare di nuovo gli occhi.
«Sigyn. Dimmi che cos’hai sentito».
«Niente che non sapessi già» tagliò corto. Però Loki la fissava con quel suo sguardo tremendo, e lei capitolò dopo un istante. «Non ho potuto evitarlo, ero proprio lì vicino. Non sono stata l’unica ad aver sentito. Non sei stato molto… discreto».
Sapeva benissimo che Loki non provava sentimenti per lei. Lo aveva ammesso lui stesso, qualche settimana prima. D’altronde non era
previsto che provasse niente per lei, e lei non si aspettava altrimenti. Perciò non riusciva davvero a spiegarsi perché fosse così profondamente avvilita. Improvvisamente rimpianse tutte le volte in cui si era fatta coraggio e aveva parlato con lui. Quando Loki le era venuto in soccorso, la sera in cui erano iniziati i festeggiamenti, per un attimo aveva pensato che forse - forse - gli importasse qualcosa di lei. Era stata ingenua, e adesso era sposata con un uomo che non la amava e con cui non sarebbe mai stata felice.
«Ero furioso quando ho detto quelle cose».
Sigyn non alzò nemmeno lo sguardo. «Lo so».
«Ero fuori di me».
Perché insisteva tanto? Sigyn sollevò gli occhi su di lui solo per trovarselo davanti con la tragica espressione di chi vuole dire qualcosa, ma non riuscirà a dirla.
Loki la guardò in silenzio per un po’.
«Ti ho offesa?» chiese a bruciapelo.
«No» Sigyn rispose così velocemente che la sua voce si confuse con quella di Loki.
Nell’istante di silenzio che seguì si aspettò di sentirsi dire un “bugiarda” che non arrivò mai. Loki si limitò a fissarla senza aggiungere altro, ma quando le prese la mano per allontanarsi dalla folla, le accarezzò le dita per un istante. Sigyn alzò gli occhi verso di lui, ma Loki guardava dritto davanti a sé, la fronte corrugata come in preda a qualche pensiero lontano, e lei rinunciò a scoprire che pensiero fosse.
Continuò a ripetersi che non c’era motivo di essere ferita e che anche lei non lo amava affatto, ma per il resto del pomeriggio le rimase addosso l’atroce sensazione di essere stata rifiutata, o peggio, tradita. Non se ne liberò più.
Notò che più si avvicinava la sera, più Loki era distante, perso in sé stesso. Anche lei prese progressivamente ad isolarsi, mentre il sole calava. All’imbrunire si rese conto di star tremando. Avrebbe voluto che Loki le rivolgesse uno dei suoi sguardi implacabili e la spronasse a restare padrona di sé stessa, a continuare a fingere di star bene, ma lui non fece niente del genere e Sigyn si trovò sola a combattere contro il panico che la divorava.
Non voleva che arrivasse la notte. Aveva paura. Avrebbe preferito restare circondata da tutta quell’inappropriata baldoria ancora per giorni piuttosto che affrontare la sera.
Il crepuscolo sembrava eterno, allungato nel tempo immobile dell’attesa. Ad un certo punto, Sigyn pensò che la notte non sarebbe arrivata proprio.
Invece, la notte arrivò.
Una piccola congregazione - i reali, i parenti, una sacerdotessa - li condusse fuori dalla stanza, mentre gli altri invitati proseguivano i festeggiamenti. Avrebbero continuato a celebrare anche senza di loro, in un gesto propiziatorio per la loro unione. Loki le sussurrò all’orecchio qualcosa in proposito, probabilmente una battuta, ma Sigyn non la sentì. Muoveva meccanicamente un passo dopo l’altro, proprio come quando si era imposta di continuare a camminare, il giorno in cui aveva supplicato per la vita di Loki. Già allora sapeva che quella notte sarebbe arrivata. Come aveva fatto a far finta di niente, tutto quel tempo? Adesso sentiva il cuore esplodere in grandi, poderosi battiti, offuscandole l’udito, avviluppandola in un sogno. Niente di tutto quello che la circondava le sembrava reale. Sapeva che Loki la stava scrutando di sottecchi, ma continuò a camminare impassibile finché il gruppo non si fermò davanti all’ingresso dei loro nuovi appartamenti.
Qualche gesto della sacerdotessa, qualche parola dei loro genitori. Loki le aprì la porta e se la chiuse alle spalle dopo che lei ebbe varcato la soglia.
La camera era molto grande, ammobiliata con sfarzo. Sigyn poteva scorgere grandi finestre, un’ampia terrazza e due porte che dovevano condurre ad altre stanze. Non erano stati loro a scegliere gli appartamenti, e a Sigyn la camera sembrò fredda ed estranea.
Rimase immobile sulla soglia mentre Loki passava oltre, del tutto indifferente alla novità. Si tolse l’elmo ed emise un sospiro di stanchezza. Sigyn si rese conto di essere tremendamente stanca anche lei. Si sedette sul letto, ignorando le coperte sontuose. Il tremito delle gambe si notava di meno, da seduta.
Si ignorarono l’un l’altra per alcuni minuti. Era un'indifferenza innaturale, troppo diversa dalla complicità a cui si erano abituati, ma Sigyn sapeva che quel silenzio era la loro unica difesa.
Ad un certo punto, sentì i passi di Loki dietro di sé.
«Hai paura?»
«No» mentì, sperando con tutto il suo cuore che lui si accorgesse della bugia.
Dietro di lei, Loki emise una mezza risata. Sigyn immaginò il suo sorriso, ma ancora una volta il “bugiarda” non arrivò. Le sembrò che una secchiata d’acqua gelida le si rovesciasse di colpo sulla testa mentre l’assaliva il dubbio che forse lui non aveva capito. O non
voleva capire.
Sentì i suoi passi lenti e controllati mentre si avvicinava. Quando parlò, la sua voce era incolore.
«È il nostro dovere».
Sigyn si rese conto che le sue labbra stavano tremando, e chiuse gli occhi cercando di trattenere il pianto. Si alzò in piedi, perché non voleva che Loki la raggiungesse e la vedesse così. Quando fu certa di aver recuperato il controllo, si voltò.
Loki si era tolto l’armatura, ma era ancora completamente vestito. Non sembrava avere fretta, ma c’era qualcosa di venefico nella sua espressione, una malinconia spaventosa. Sigyn avrebbe voluto sapere che cosa stava pensando, ma aveva paura di chiederglielo.
Rimase perfettamente immobile mentre lui si avvicinava. Lasciò che le slacciasse la veste e le sfilasse la tunica. Evitò di guardarlo, e scelse un punto lontano, nel buio oltre la finestra. Pensò che sarebbe stato più semplice se avesse finto di non essere veramente lì.
Dopo qualche attimo si accorse che Loki non stava fissando il suo corpo, ma i suoi occhi assenti. Si sentì colta in flagrante. Lo guardò solo per un attimo. Quando fece per distogliere lo sguardo, Loki le afferrò il viso con una mano.
«Guardami» scandì. Era un vero e proprio comando, e Sigyn alzò immediatamente gli occhi su di lui. Era stracolma di paure, di ricordi e di desideri, tanto da non riuscire a capire che cosa stesse veramente succedendo dentro di lei in quel momento - ma nel vortice di confusione che le annebbiava lo sguardo le sembrò di scorgere la follia negli occhi di Loki, e si sentì travolgere dal terrore.
Non riusciva a reggersi sulle gambe. Indietreggiò, andando a sbattere contro il bordo del letto e cadendo seduta. Loki si avvicinò, impassibile, e iniziò a togliersi la casacca. Sigyn sentì le lacrime pizzicare in gola mentre pensava a tutte le volte in cui avevano parlato e in cui le era sembrato di
capire. Per qualche strana ragione le venne in mente anche quando lui le aveva accarezzato la mano, poco prima. Pensò al fatto che le era sempre piaciuto cercare di indovinare che cosa avesse negli occhi.
Ma l’uomo che le stava davanti adesso aveva un’espressione indecifrabile, e solo quando si chinò sulle sue labbra Sigyn percepì il suo desiderio. La baciò con forza, bruscamente, a momenti con rabbia, poi ad un tratto si ritrovò sdraiata, sovrastata dal suo corpo, senza rendersi conto di come fosse successo. Non sentiva niente se non la paura. Forse in un’altra circostanza si sarebbe potuta lasciar guidare dai suoi gesti, ma invece i baci erano forzati, e non sapeva che farsene delle mani. Cercò di accarezzargli il viso, ma non ci riuscì. Provò ad appoggiarle sul suo petto, ma le sembrò innaturale. Loki non parve farci caso. Sigyn si chiese come facesse a baciarla e a toccarla in quel modo, e se fosse davvero così facile come sembrava.
Quando lo sentì liberarsi degli ultimi indumenti rimasti, qualcosa dentro di lei si bloccò. Le venne in mente con quanto disprezzo avesse detto di non volerla e come lo avesse ripetuto senza remore davanti a Odino e Frigga. Le venne in mente come si fosse preso gioco di lei tutte quelle volte nelle prigioni, spaventandola a morte. Lo sentì premere tra le cosce e si ritrasse violentemente, tirando a sé le gambe e alzandosi sugli avambracci.
Non era solo paura del dolore. Lei non lo voleva. Non così.
Nel silenzio assoluto della stanza, Loki alzò la testa e la fissò per un lungo istante. Sigyn, le gambe strette contro il petto, osservò il suo sguardo incupirsi mentre si rendeva conto di cosa aveva fatto. Lo vide serrare la mascella e le sembrò in preda a chissà quale conflitto, ma poi all’improvviso allungò la mano e le afferrò il polso, tirandola verso di sé.
«No!»
Sigyn lo mormorò appena, ma nella quiete irreale della stanza il rifiuto risuonò come un grido. Non era previsto che lo dicesse. Era certa di averlo pensato e basta, finché non aveva sentito la sua stessa voce uscirle di bocca. Pietrificata, fissò gli occhi sgranati di Loki. La sua mano la teneva ancora stretta, forte e salda come prima.
Sigyn vide lo sguardo di Loki cambiare come la luce del crepuscolo, quando il cielo si scurisce e ad un certo punto è sera, ma non sapresti dire esattamente quando il sole è scomparso ed è spuntata la notte. L’espressione sul viso del dio era diventata una maschera di rabbia. Per un momento Sigyn ebbe paura che le facesse del male, ma poi si accorse che era una rabbia triste, dolorosa, non violenta. Incredula, non riuscì a distogliere gli occhi nemmeno per un attimo. Loki la teneva inchiodata lì, con il suo sguardo devastato, senza dire una parola.
Ad un tratto lasciò bruscamente la presa sul polso di lei, si voltò e scese dal letto. Afferrò i pantaloni e li indossò rapidamente. Non aveva ancora detto nulla, ma i suoi gesti erano rabbiosi e sbrigativi.
Se ne stava andando. Sigyn lo realizzò quando era troppo tardi. Si riscosse dall’intontimento e d’istinto si tirò addosso il lenzuolo, mentre si sporgeva verso di lui.
«Loki!» lo chiamò, ma lui aveva già aperto una porte, chiudendosela alle spalle con fragore. Sigyn lo chiamò di nuovo, e il silenzio cadde pesantemente su di lei quando la sua voce si estinse. Si sedette sul letto avvolta nel lenzuolo, pensando che Loki sarebbe tornato a momenti, ma la porta rimase chiusa.
Dopo qualche minuto, Sigyn si rese conto che Loki non sarebbe tornato affatto. Chiuse gli occhi e se lo vide davanti mentre guardava Asgard con la fronte corrugata, sulla terrazza insieme a lei. Forse anche adesso era affacciato da qualche parte e osservava il regno immerso nella notte.
Scoppiò a piangere senza preavviso, premendosi il lenzuolo sul volto perché le lacrime restassero un segreto. Si raggomitolò tra le coperte mentre pensava a tutto, a tutte le cose che le premevano sul cuore, senza lasciarne indietro nessuna. La nostalgia di casa. L’etichetta di corte. Suo padre. Il Re e la Regina. Tutti i loro inganni. Il matrimonio combinato. Loki. Loki che aveva detto che non la voleva, ma che l’aveva aiutata a sopravvivere tra gli intrighi di corte, e che le aveva accarezzato la mano e che se n’era andato tremante di rabbia perché lei non aveva voluto consumare la prima notte di nozze. Era colpa sua, non aveva alcun diritto di rifiutarlo. Ma alla fine era comunque tutta colpa di Loki, perché era stato lui a rispondere di “no”, e allora non le importava più niente di tutto quello che si erano detti e dell’empatia che aveva sentito così forte da far male, lui era pazzo e lei lo odiava. Si sentiva morire. Forse era lei ad essere impazzita.
I pensieri si accavallavano l’uno sopra l’altro in un massacro di ricordi. Avrebbe tanto voluto che Grete fosse lì con lei.
Si calmò solo perché il pianto aveva risvegliato la stanchezza. Quando riuscì a controllare i singhiozzi, Sigyn si alzò, andò all’armadio dove tutti i suoi averi erano già stati stipati e indossò una camicia da notte. Tornò a letto e si infilò sotto le coperte, chiudendo fortissimo gli occhi, sperando di addormentarsi subito.
Il sonno però non arrivò presto. Sigyn continuava a sussultare, perché le sembrava di aver sentito la porta aprirsi. Ogni volta chiudeva gli occhi fingendo di dormire, ma poi non sentiva il rumore di passi, e allora si tirava su e si accorgeva che non c’era nessuno.
Quando si addormentò, Loki non era ancora tornato.















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Okay, io il capitolo l'ho pubblicato, adesso come promesso emigro in Canada e non sentirete mai più parlare di me!

A parte gli scherzi, l'ansia che mi procura il pubblicare questa cosa è superiore a tutte le pare mentali che mi sono fatta pubblicando altri capitoli che comunque mi avevano dato dei problemi. Ho letto diverse ipotesi su cosa sarebbe successo durante questa prima notte di nozze e credo di averle deluse tutte. Spero almeno che vi piaccia il modo in cui gli eventi proseguiranno. Nel prossimo capitolo arginerò un po'l'OOC osceno di Loki dando spazio all'introspezione che non ho potuto dedicargli nella seconda parte di questo capitolo, visto che tutto è stato filtrato dagli occhi di Sigyn.
Definire il comportamento di Loki in questo capitolo è stato non difficile, peggio. Sostanzialmente, ha deciso lui. Non per liberarmi dalla responsabilità, ma ad un certo punto le cose non sono andate esattamente come avevo pensato. E' bello quando le parole vengono così, però ieri sera, rileggendo e correggendo, ad un certo punto ho pensato "o... ca**o. E io dovrei pubblicare questa cosa?"
Che poi, posso confidarvi un segreto?
Io non credo affatto che Loki in questo capitolo sia OOC. Per niente. Però temo che lo possiate pensare voi!
A proposito, siete così stupendi a commentare e a seguirmi con tanta assiduità, e soprattutto sulla mia pagina facebook sta nascendo una bellissima community attorno a "Hymeneal". Vi ringrazio di cuore! A volte mi chiedo che diamine ho fatto per meritarmi tutto questo (#angst). Lo so, è un cliché, ma io me lo chiedo sul serio!

Grazie:
Per le recensioni (il capitolo del matrimonio ha fatto scalpore, eh! XD): Layla_Morrigan_Aspasia, LilythArdat, LittleBulma, Wynne_Sabia, Darma, Red_sayuri, CamigovE, EffEDont, Geilie, DarukuShivaa, Liz_23, Alkimia187, camomilla17, PhoenixOfLight, TsunadeShirahime, Nat_Matryoshka, SvaneH, _Zazzy, AcrossTheSea, Sheelen_, Hiddle

Per aver inserito la storia tra le seguite: AcrossTheSea, akachika, alessandralala, Alkimia187, amidala1202, Amora the Enchantress, blackpearl_, bluedragon9, Blue_Moon, Bored94 , BradDourif89, camomilla17, Caris, ClaireCarriedo, Darma, doctor tenth, Duda_Smythe, EDVIGE86, EffEDont, Elisahq, Elweren, EnekSotet, Enide, flavianolamanoo, Francesca Akira89, Geilie, GingerTrickster, Hiddle, Ila_Chan91, IloveNeils_smile, Jack delle Ombre, Jessy87g, JoyBrand, JhonSavor, keikoten, kenjina, Keyra93, Kiai, Klainer, Lady Aquaria, LadyGuns56, Ladyan, Lady of the sea, LaPazza7, Latis Lensherr, LilianStark, LilithKe, LilythArdat, Livin_la_vida_Loki, Liz_23, lullaby3, MadHatterJoe, Maika Kamiya, Manu Hiddlesworth, MaRmOtTeLlA, mars51, maura 77, mhcm, mirianval, Mishja, Morrigan Aensland, Morwen_Eledhwen, Nat_Matryoshka, Nemsi, Out of my head, Paddina, PhoenixOfLight, Princess_Klebitz, Red_sayuri, saku89, sasuchan7, Seleia, Shykyzaky, snoopevious, Song__, Strix, SvaneH, subaru87, The_Lonely, TsunadeShirahime, Vale11, Vale_san, Warumono, Wynne_Sabia, _Loki_, _Lucrezia97_, _Zazzy

Spero che le 87 persone sopracitate che non mi lasciano mai recensioni, abbiano una buona scusa... :P

Per aver inserito la storia tra le ricordate: BadWolfSherloki, Chihiro, Jun M, Layla_Morrigan_Aspasia, Manu Hiddlesworth, Out of my head, Sheelen_, Wynne_Sabia

Per aver inserito la storia tra le preferite: akachika, amidala1202, Astrid Cuordighiaccio, ClaireCarriedo, Chandrajak, DarukuShivaa, Duda_Smythe, EffEDont, Elisahq, ellewaldorf, EmmE_K, enifpegasus, ESTchaviski, Francesca Akira89, ghirigoro, gunnantra, Harmony394, HelleonorGinger, Jun M, Keyra93, KikkaMj, Lady_G93, Layla_Morrigan_Aspasia, LittleBulma, LaPazza7, LilianStark, Livin_la_vida_Loki, LilythArdat, lovermusic, LudusVenenum, Maika Kamiya, mirianval, MonMon, muahaha, NerdHerd, Nou, Paddina, Sheelen_, Sherlockian7, sillyVantas, Song__, subaru87, Vampire_heart, Veruschka, virgily, Warumono, waterlily_, _Zazzy

Volevo ringraziare in particolar modo tutti coloro che stanno segnalando la storia perché venga inserita tra le seguite! Grazie! :)
E vorrei anche ringraziare specialmente Darma, che è una sorta di mia beta/sostegno morale che si sorbisce puntualmente, prima di ogni capitolo, le mie pare ("Ma io non so scrivere! Mi sembra che tutto quello che scrivo faccia schifo" etc etc. Poveretta)
Se volete condividere fan art, opinioni, leggere anticipazioni dei prossimi capitoli e molto altro, collegatevi a facebook: http://www.facebook.com/eleuthera.efp

Au revoir,
Eleu

   
 
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