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Autore: Elbereth    02/03/2007    6 recensioni
Sapeva che lo stava perdendo.
D'altronde, che pretendeva? Non era forse colpa sua? Non era stata lei ad allontanarlo, lei e quella sua irrazionale volontà di forzare la mano ad un uomo già prostrato dal peso di tre matrimoni falliti?
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Wilson, Lisa Cuddy
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Grazie ancora a The Bride, Mistral, Anna Mellory e Nike87: spero che quest'ultima parte sia all'altezza delle vostre aspettative!





Cuore Sacro




Effettivamente, Wilson avrebbe gradito ricordare perchè aveva deciso di circoscrivere i suoi rapporti con Lisa ad un'arida e sterile collaborazione professionale.
Non che non conoscesse la risposta, ma percepiva distintamente che qualora avesse dovuto soffermarsi oltre sulla silenziosa schermaglia ingaggiata dai loro sguardi negli ultimi tre giorni, il suo proposito di non cedere si sarebbe ritrovato in poco tempo ai piedi di Cuddy assieme alla sua dignità.
Che, a voler essere sinceri, si stava già pericolosamente piegando sulle proprie ginocchia.
Non era l'orgoglio a trattenerlo, come sosteneva con insistenza House: aveva semplicemente paura. Sarebbe stato forse strano, dato che la donna dei suoi sogni si era piuttosto chiaramente dimostrata disponibile nei confronti del suo miglior amico?
Inoltre, che fosse disposto ad ammetterlo o meno, per la prima volta Wilson nutriva una certa insistente sfiducia nei propri mezzi, caratterialmente parlando. Avrebbe sul serio potuto funzionare? Davvero l'indipendenza di lei sarebbe riuscita a convivere con tale e tanta assoluta incapacità di affrontare la solitudine?
Senza dubbio sarebbero stati ottimi interrogativi su cui riflettere, se solo Cuddy gliene avesse dato il tempo materiale.
Ma Cuddy era notoriamente una donna piuttosto sbrigativa, e coglierlo alla sprovvista con un bacio del genere aveva avuto l'effetto di fare totalmente a pezzi ogni sua più piccola certezza.
Ricordava vagamente che lei gli stesse dicendo qualcosa a proposito di un seminario cui avrebbe dovuto intervenire in qualità di oratore. Ricordava anche di aver risposto in maniera evasiva, promettendole di valutare la proposta e di riferirle la decisione presa entro l'indomani mattina al massimo.
Quello che non ricordava affatto era come si fosse ritrovato ad assaporare con tanto desiderio le labbra di lei, o come le sue mani avessero potuto scivolarle con tanta sicurezza e rapidità sotto la camicetta, o quando Lisa gli avesse cinto la vita con le braccia facendo aderire perfettamente i loro corpi, che già reclamavano molto di più di quanto gli sarebbe stato concesso avere.

Visto e considerato che si trovavano ancora in ospedale, quella avrebbe dovuto essere una defaillance momentanea.
Avrebbe dovuto.
Ma, almeno a giudicare dal modo in cui lei lo attirava a sè per approfondire ulteriormente il bacio, Wilson decise che non era quello il momento migliore per sollevare obiezioni.
Anche perchè, impegnato com'era a non perdere totalmente il controllo di sè, sembrava aver dimenticato quanto, negli ultimi giorni, avesse temuto la situazione da cui ora non poteva -o non voleva?- più uscire.

Io ti piaccio, House?

Quel pensiero, da solo, era bastato a riportarlo bruscamente alla realtà.
Ed era stato soltanto dopo alcuni secondi, ad una tranquillizzante distanza di sicurezza dalla bocca e dal corpo di lei, che il buonsenso di Wilson aveva finalmente ricominciato a lanciare timidi segnali di vita.
Doveva essere impazzito.
Era arrivato a tanto così dal fare sesso nel suo ufficio con la stessa donna che meno di sei mesi prima sarebbe stata più che felice di trovarsi lì, nella stessa situazione, assieme a nient'altri che il suo migliore amico.
Tutto ciò aveva dell'assurdo.



° § °


Tutto ciò aveva dell'assurdo.
Pochi attimi prima aveva sentito il profumo di Wilson invaderle le narici e il dolce tocco delle sue mani esplorare delicatamente ogni centimetro della sua pelle; ora, invece, si ritrovava ansimante e -ammettiamolo pure- delusa a fissare il medesimo uomo che, da una distanza decisamente troppo consistente per i suoi gusti, sembrava cercare ogni pretesto per confermare a se stesso la propria completa estraneità all'accaduto.
A dire la verità, non ci stava riuscendo molto bene.
Era sufficiente osservare la sua postura per rendersi conto che stava impiegando una notevole quantità di energie nel ripetersi quanto quella fosse stata davvero una pessima idea; aveva il fiato corto, e, a tradire in maniera inequivocabile il suo nervosismo, la rigidità delle spalle andava di pari passo con la tendenza ad inclinare leggermente il busto all'indietro.
Wilson soffriva, era evidente.
E la causa di tale sofferenza lo stava guardando, immobile, senza la minima idea di cosa poter dire o fare senza aggravare ulteriormente quel pesante squilibrio emotivo.

"Così, dunque, hai deciso di voler giocare di nuovo."
Difficile dire se la ferita più profonda fosse stata causata dal tono glaciale dell'affermazione o dall'improvvisa consapevolezza di come lui considerava quanto era accaduto tra loro pochi attimi prima.
Un gioco.
Eccolo, il pezzo mancante del puzzle.
Un gioco era stato il suo interesse, un gioco gli sguardi, un gioco i sorrisi, un gioco quel bacio.
Wilson la credeva davvero innamorata di House, tanto da considerarsi alla stregua di un balocco ripescato con leggerezza dal fondo di un baule per scacciare la noia passeggera, e con la medesima leggerezza dimenticato una volta esaurita la sua funzione.

Giurare di non aver mai pensato a lui come un semplice passatempo sarebbe stato totalmente inutile.
Eppure, era la verità.
Non era passato giorno senza che, con un pretesto qualsiasi, fosse andata da James per parlargli di quella sera.
E ogni giorno, barricandosi dietro stupide scuse, aveva preferito non affrontare l'argomento, rimandando a quando, o almeno così diceva, "si sarebbe sentita pronta a sopportare la vastità del dolore che gli stava infliggendo."
Solo che Cuddy, quella donna apparentemente sicura e decisa, pronta non lo era stata mai.
Aveva troppa paura di un no.
Ne era terrorizzata a tal punto che aveva preferito continuare a lasciarlo nell'incertezza; poichè, se solo avesse saputo in che modo si era servita di House per ottenere indirettamente una sua reazione, il timore di venire usato a sua volta avrebbe potuto persino essere più forte dell'amore che provava per lei.
Ammesso e non concesso che Wilson l'amasse ancora.

Improvvisamente presa da una fitta di panico, quasi schiacciata dalla magnitudo di quel pensiero, aveva d'istinto mosso un passo verso di lui per cercarne conforto.
L'indietreggiamento che ne era scaturito aveva avuto lo stesso effetto di uno schiaffo in pieno viso.
"Io non volevo!", si era sorpresa a sussurrare, "Te lo giuro, non volevo.."
E, senza riuscire a dire altro, con le lacrime che nononstante ogni suo sforzo sapeva non sarebbe mai riuscita a nascondergli, aveva raggiunto in fretta la porta, desiderosa soltanto di fuggire il più lontano possibile da lui e da tutto quanto le ricordasse come scioccamente si era preclusa la possibilità di averlo.

Non si sarebbe mai aspettata che James la fermasse.
Non dopo quello che gli aveva fatto.
Eppure sentiva le sue braccia circondarla e stringere, stringere, stringere fin quasi a farle mancare il fiato.
Sentiva il suo cuore battere ad un ritmo frenetico, sentiva il suo respiro veloce ed irregolare.
Il tempo avrebbe potuto dilatarsi all'infinito, scandire minuti e ore e giorni, ma Lisa sapeva che mai attimo le avrebbe regalato maggiore felicità, in questa o in un'altra vita.
Si era voltata, lentamente, assaporando ogni istante il contatto dei loro corpi e la sensazione di benefico calore che ne riceveva. Il viso di Wilson era vicinissimo, e la profondità dei suoi magnifici occhi scuri tale da mozzarle il respiro.
Si scoprì a pensare quanto fosse bello.
Divinamente bello.
E senza pensare, senza esitare un secondo di più, lo baciò di nuovo con tutto l'amore e il bisogno, con tutta la disperazione e l'urgenza e la passione che aveva tentato invano di soffocare negli ultimi mesi.

Fu una liberazione, in cui entrambi diedero e presero tutto ciò che possedevano.
Fu l'inizio della storia di James e Lisa.

  
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