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Autore: AllieSanders    18/08/2012    3 recensioni
Dal primo capitolo:
“Ed è per questo, Rachel Barbra Berry, che io ti chiedo di non sposare Finn Hudson, ma di restare con me ora e per sempre.”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Puck/Rachel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rachel guardava Noah dubbiosa, non capiva quale fosse il problema e soprattutto il silenzio del ragazzo le metteva ansia. Nella testa di Puck giravano mille pensieri che creavano un vortice di parole confusionarie. Gli ultimi cinque minuti erano stati un misto di “Vedi, io ti volevo dire che è giusto il matrimonio ma sai com’è cioè io hai capito cioè perché è tutto così difficile oddio non ci riesco” e di risposte da parte di Rachel, tutte uguali, che diceva “Noah parla, respira e parla, mi metti ansia così! Vieni al succo!” . Noah fece uno, due, tre, quattro respiri profondi, chiuse gli occhi per qualche istante, si voltò, guardò Rachel dritto negli occhi e le si avvicinò lentamente; era sul momento di dire/fare qualcosa ma accennò un “no” con la testa ed indietreggiò. Ormai era troppo tardi, doveva dire qualcosa alla ragazza che stava per essere divorata dall’ansia. “Ecco, Rachel Barbra Berry, volevo dirti che tu stai per sposare Finn ma nessuno dei due mi ha chiesto di fare il testimone! Cioè, sono Noah Puckerman il figo e non farò il testimone! Stiamo scherzando?” Rachel si stampò una mano sulla faccia ed iniziò a ridere. “Tu, Noah Puckerman mi stavi per mandare in coma solo per dirmi questo? Cavolo, sei uno dei miei migliori amici! Volevo solo aspettare il momento giusto, io e Finn abbiamo diviso i testimoni con un “pari e dispari” perché volevamo gli stessi testimoni e tu sei toccato a me! Eri così strano in questi giorni che avevo temuto il peggio, credevo che non volessi venire al matrimonio o che so io, mi hai fatta così spaventare! Sei uno sciocco!” Rachel così abbracciò Puck, che la strinse più forte che mai. La sua testa sprofondò nei lunghi capelli di Rachel, profumavano di miele, proprio come la sua pelle. Avrebbe voluto poterla baciare, come aveva fatto un po’ di tempo prima. Le sue labbra erano così morbide! Invidiava Finn, ancora una volta. Lui riusciva ad ottenere tutto, era il ragazzone buono che tutti adoravano mentre Puck era semplicemente quello di cui nessuno si fidava, che era finito in riformatorio, che rubava nei negozietti, che buttava i secchioni nella spazzatura. Nessuno l’aveva mai capito, tranne Rachel. Lei con poco era riuscita a trovare il vero Noah Puckerman. Una volta erano a casa sua, stavano provando una canzone per il Glee e Rachel gli disse “Sei come i brownies, Noah. Duro fuori e morbido dentro. O come il torrone, è lo stesso. Alla fine, quando qualcuno ti assaggia (si fa per dire) capisce realmente quanto buono tu sia.” E lui, idiota come sempre, le aveva risposto “Vuoi mangiarmi, Berry?” alla fine, avevano passato il pomeriggio a cucinare brownies. E adesso erano lì, solo loro due, in un tenero abbraccio che sembrava non avere fine. “Devo andare, Noah. Ci vediamo domani al Glee club” disse Rachel interrompendo quel momento, e dando un bacio sulla guancia di Puck. “Rachel, aspetta. Io..”
“Si?”
“Niente. Ti voglio bene
“Te ne voglio anche io, Noah.”
Puck si assicurò che Rachel fosse entrata in casa e sfrecciò via, correva con la sua auto senza una meta fissa, sapeva che quella sera sarebbe successo qualcosa ma per una volta ascoltò la sua coscienza: non poteva permettere che la rabbia vincesse, ancora. Aveva bisogno di un amico, del suo migliore amico, ma purtroppo lui era la persona meno indicata da chiamare. E così iniziò a pensare. “Sam? No, è troppo amico di Finn, mi tradirebbe. Mike? No, non mi capirebbe. Kurt? E’ il fratello di Finn. Blaine? E’ il ragazzo di Kurt. Rory? Non siamo amici. Artie! Ecco chi, si, lui!” In men che non si dica si fiondò a casa di Artie, nonostante l’orario, senza preavviso. Artie non capiva quella visita, forse Puck voleva una mano in geometria o voleva copiare dei compiti, ma non era nel suo stile, decisamente.
“Puck, sai quanto piacere mi faccia vederti, ma sono le dieci, come mai sei qui?”
“Amico, ho bisogno di te.”
“Sono qui per questo!” disse Artie, nonostante non capisse.
“Ti ricordi quando ti ho aiutato ad uscire con Brittany?”
“Si..” rispose il ragazzo, titubante.
“Ho bisogno di una mano con una ragazza” Artie scoppiò in una sonora e sincera risata.
“Tu, Noah Puckerman, quello che se l’è fatta con tutte le ragazze del McKinley chiedi aiuto a me, lo sfigato sulla sedia a rotelle?” continuava a ridere.
“Senti, è già abbastanza imbarazzante, non renderlo più difficile! Ecco, c’è questa ragazza, è bellissima, il mio cuore fa boooooooommmmm quando la vedo, non è mai successo con nessun’altra ee non so come dichiararmi!”
“Puck, tu fai venire un orgasmo ad ogni ragazza solo guardandola, dov’è il problema?!”
“E’ fidanzata.. quasi sposata, diciamo.” Artie ci pensò un attimo, e poi la sua espressione rilassata si trasformò in stupore, poi ansia e ancora stupore.
E’ Rachel.”
“Amico, come hai fatto?!” urlò Puck
“Come la guardi! Tu, tu non sai come la guardi! Sembri la Beiste che, dopo non aver mangiato per due settimane, vede un tacchino farcito! Ti brillano gli occhi! E quando canta?Oh Puck, dovresti vederti quando la senti cantare! Credo di non averti mai visto così, mai!”
Puck si coprì il viso con le mani ed arrossii. “Visto? Anche sentir parlare di lei ti fa questo strano effetto!”
“Sono fottuto, Artie! Lei si sta per sposare e Finn è il mio migliore amico, non posso fargli questo, non posso!”
“Voglio aiutarti amico, ci riusciremo, fidati di me.”
 
 
 
Spesso, ai ragazzi del Glee, veniva detto di esprimere le proprie emozioni nel modo che gli riusciva meglio, ovvero, cantando. Puck pensò bene a queste parole, e così, passò tutta la notte a provare una canzone che avrebbe dedicato a Rachel, forse così gli sarebbe risultato più semplice esprimere ciò che provava.
“Ragazzi, il compito di questa settimana…”
“Professor Schue, posso cantare una canzone?” disse Puck interrompendo il professore.
“Non puoi aspettare, Puck?”
E’ importante.. per favore.”
“Va bene.”
 
We can live like Jack and Sally if we want
Where you can always find me
And we'll have Halloween on Christmas
And in the night we'll wish this never ends
We'll wish this never ends”

 
 
 
Le note di “I miss you” emozionarono Rachel, nemmeno lei riuscii a capirne il motivo. “We can live like Jake and Sally if we want”, queste parole le rimbombavano in mente. “Scusate” si limitò a dire per poi correre via piangendo. Quinn le corse dietro, e Finn, decisamente confuso, abbandonò la sala di musica. Artie e Noah si scambiarono un’occhiata di approvazione, il primo passo era riuscito alla perfezione.
 
 
Noah camminava disinvolto nei corridoi lanciando occhiatine alle ragazze del secondo anno, solo alle più carine ovviamente. Improvvisamente si ritrovò un omone davanti, decisamente incazzato.
“Puckerman, hai per caso dedicato quella canzone a Rachel?”
“No, amico, perché avrei dovuto?!”
"No, niente, scusami. Sono iperprotettico, lo sai. Scusa"
Lo sguardo di Finn si rilassò e dopo aver dato una pacca sulla spalla dell’amico si allontanò per raggiungere il corso di grammatica.
 
 
 
Da: Rachel Berry
A: Noah Puckerman
Ore: 14:34

Noah, stasera alle 19:30 a casa mia, dobbiamo parlare
 
Da: Noah Puckerman
A: Rachel Berry
Ore 14:39

Ci sarò, piccola.
 
 
Ore: 19:16
Puck si era preparato alla perfezione, e si sentiva stupido, di solito non badava a queste cose, non ne aveva bisogno, le ragazze gli cadevano ai piedi anche con un sacco dell’immondizia addosso, ma per Rachel aveva fatto un’eccezione. Indossava una camicia nera che aderiva perfettamente ai suoi addominali, dei jeans e le solite converse logore. Prese le chiavi della macchina e sfrecciò verso casa Berry. Il cuore gli batteva forte, chissà cosa voleva dirgli Rachel. Forse aveva capito tutto, e l’unica cosa che gli avrebbe detto sarebbe stata “Noah, lascerò Finn, voglio stare solo con te” , allora avrebbero vissuto insieme, sarebbero andati a New York in un appartamento con una bella vista e magari avrebbero comprato un cane, un uccellino o un pesce rosso. Un gatto no, a Noah non piacevano i gatti. In men che non si dica arrivò davanti a quella casa, che ormai conosceva abbastanza bene, fece due o tre respiri profondi e scese dall’auto. Arrivò davanti alla porta, suonò e davanti a lui comparve una figura esile, simile ad una piccola gnoma. Sì, la chiamava sempre così, lei era la sua piccola gnoma. Puck fece per abbracciarla, ma Rachel si scostò. Gli fece un segno, come per seguirla, ed in silenzio entrambi salirono le scale che portavano al piano superiore. Entrarono nella sua stanza, e lei si appoggiò sul letto.
“Siediti, Noah”
“Cosa devi dirmi?”
“Ho bisogno di te. Ho bisogno del mio Noah.” Puck si era seduto sul letto accanto a Rachel e lei lo abbracciò, scoppiando a piangere. “E se fossi una cattiva moglie? Se non permettessi a Finn di realizzare i suoi sogni? O peggio, se lui non mi amasse abbastanza? Oh Noah, sono così spaventata!”
Tu sei perfetta Rachel. Sarai sempre perfetta, Finn ti ama, e poi come faresti a non essere una buona moglie? Hai sempre tutto sotto controllo, non ti sfugge niente! E hai un talento così grande! Ti voglio bene Rachel e qualsiasi cosa accada io sarò il tuo Noah, e niente e nessuno ci separerà mai. Te lo prometto mia piccola Berry. Non ti abbandonerò mai.
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’autrice:
Ciao a tutti ragazzi! Se siete arrivati fin qui significa che avete letto anche questo capitolo, grazie, grazie di cuore. Non è dolcissimo questo Puck? Aw, lo adoro. Volevo ringraziare
iwashere e GretaSallingGleek per le recensioni, mi hanno fatto tanto, tanto piacere! :3 Come sempre, vi chiedo di recensire anche questo capitolo per farmi capire se la storia vi piace o meno e anche per avere qualche consiglio, se è necessario! Fatemi sapere, ci tengo!
 
Al prossimo capitolo,
Allie.

 
  
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