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Autore: Little Shade    18/08/2012    2 recensioni
"Dovevo avvisarlo. Dovevo fermarlo.
“Holmes!”
Dell'aria. Dell'aria calda si scontrava lieve sul mio viso, così leggera, così rilassante...
La testa mi faceva male e i miei occhi non ne volevano sapere di aprirsi. Non che mi dispiacesse, con quel mal di testa la posizione in cui ero steso -su di un letto?- era particolarmente comoda e poi quell'aria che continuava ad accarezzarmi ritmicamente era così familiare, come se fosse un respiro.."
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Not in blood but in bond


Dovevo avvisarlo. Dovevo fermarlo.
“Holmes!”

 Dell'aria. Dell'aria calda si scontrava lieve sul mio viso, così leggera, così rilassante...
La testa mi faceva male e i miei occhi non ne volevano sapere di aprirsi. Non che mi dispiacesse, con quel mal di testa la posizione in cui ero steso -su di un letto?- era particolarmente comoda e poi quell'aria che continuava ad accarezzarmi ritmicamente era così familiare, come se fosse un respiro. Il che mi preoccupò.
Aprì immediatamente gli occhi e l'oscurità mi travolse. Era notte,  non vedevo niente e l'aria continuava a sfiorare il mio viso. Con uno scatto mi misi seduto, raddrizzando il busto: la spalla e il braccio sinistro bruciarono e mi provocarono scosse di dolore per tutto il corpo. Poi una mano, calda e callosa, si posò sulla mia guancia. Sobbalzai per lo spavento, ma lo riconobbi quasi all'istante.
Dio, se non mi aveva fatto prendere un colpo!
“Holmes, ma che dia..”
“Come sta, dottore?”
Com- come stavo? Ah, già…
Quel egoista bastardo che avevo di fronte mi aveva trascinato con l'inganno nella sua caccia a Lord Blackwood, l'ultimo caso che gli era capitato per le mani e che ci aveva fatto penare, e non poco. Sta di fatto che il mio avviso di dover lasciare l'appartamento e trasferirmi in una casa con Mary - e quindi smettere anche di seguirlo nei suoi casi- sembrava non essergli arrivato. Mi ero ritrovato invece a seguirlo perché il bastardo, partendo alla ricerca di Blackwood per Limehouse, aveva appositamente lasciato la sua pistola sulla scrivania, a casa. Poi a Limehouse Blackwood era scappato e io l'avevo rincorso incappando nella sua trappola e attivando le bombe e..
“Holmes!” Mi agitai “Come sta? È ferito? Oh, Dio pensavo di non aver fatto in tempo e poi..”
“Si calmi, Watson. Si calmi. Io ho solo qualche graffio.” Disse carezzandomi piano il braccio destro
Sospirai. Era salvo. Ed io in una stanza d'ospedale a conti fatti.
“Lei come sta?” Ripetè.
“Sto bene, Holmes. A parte un mal di testa e a quanto pare delle schegge per tutto il braccio sinistro e la schiena.” Dissi muovendo un po' la mano, due settimane e sarei completamente guarito. Lo guardai in viso per quanto mi fu possibile  al buio. I suoi occhi erano fissi su di me, lo sapevo. La sua mano risalì lentamente il braccio per posarsi sulla mia guancia e continuando con quelle carezze si avvicinò piano, abbracciandomi senza stringermi troppo, per non farmi male.
“Mi ha fatto preoccupare, sa? Pensavo di averla persa. Poi, quando mi sono svegliato, lì tra le macerie e non l'ho vista ho creduto fosse accaduto veramente, ma poi ho incontrato Clarky- bravo ragazzo- e mi ha assicurato che lei era vivo.”
 Lo disse piano, con l'agitazione che ancora trapelava dalle sue parole. Era raro vederlo così e fui felice di sapere che si preoccupava per me. Lo strinsi a mia volta contro il mio corpo con il braccio sano. Lui posò il mento sulla mia spalla per qualche secondo e poi riportò la sua mano, che era andata a posarsi sulla mia schiena durante l'abbraccio, di nuovo sulla mia guancia. Avvicinò il suo viso al mio facendo toccare le nostre fronti e sfiorare i nostri nasi.
“Non lo faccia mai più.” Alitò sulle mie labbra. “La preoccupazione non mi si addice.”
Eccolo il buon vecchio Holmes, cinico ed egocentrico.
“Sempre se non si tratta di lei.” Gli rinfacciai. Sorrise, sempre a pochi centimetri dalle mie labbra continuando ad accarezzarmi la guancia e a respirarmi sul viso. Sapevo dove ci avrebbe portato tutto ciò, ma la razionalità va a farsi benedire quando si è sopravvissuti ad un’esplosione e ci si ritrova di fonte la persona che si temeva di aver perso. Comunque non fui io a prendere l'iniziativa. Vidi il suo sorriso ampliarsi - perché Sherlock Holmes sa tutto e in quel momento, ovviamente, sapeva anche che ero disponibile alle sue intenzioni-  prima di scomparire dalla mia vista e di unirsi alle mie labbra. Chiusi istintivamente gli occhi ed una scossa pervase tutto il mio essere. Quello non era dolore, nient'affatto.
I miei sensi sembravano in stato di black-out e le sue labbra, morbide e delicate, posate sulle mie, erano tutto ciò che sentivo. Lo strinsi piano a me con il braccio sinistro e schiusi le labbra. Lui infilò la sua mano tra i miei capelli ed io risposi con più decisione al bacio. Era ancora un semplice incontro di labbra, un susseguirsi di piccoli baci a stampo ma poi con la mano destra- quella buona- gli afferrai il viso andando ad accarezzare le sue labbra con la lingua, in un implicito invito ad entrarci. La sua risposta non tardò ad arrivare aprendole prontamente. Quando le nostre lingue si incontrarono, esplorandosi a vicenda, capii che in realtà aspettavo tutto ciò da tempo, da quando gli strinsi la mano al Bart la prima volta che lo incontrai. Tale realizzazione mi fece spalancare gli occhi e interrompere quel dolce contatto. Holmes mi guardò di lato, inclinando il volto, studiando la mia espressione.
“John?” Chiese, il dubbio era palese nell'intonazione di quelle quattro lettere.
Quasi mai mi chiamava con il nome di battesimo, entrambi a dire il vero siamo sempre rimasti formali da questo punto di vista, ma in quel momento volli sapere tutte le possibili intonazioni che il mio nome poteva assumere se pronunciato dalla sua voce. Sorrisi a quel pensiero da ragazzina.
“Va tutto bene”. Gli risposi, per poi baciarlo ancora  carezzandogli il viso.
Si rilassò al mio tocco e mi abbracciò cullandomi dolcemente tra le sue  braccia.
“Rimango qui stanotte.” Mi sussurrò all'orecchio ed io sorrisi sulla sua guancia.

Note d’autrice:
La storia è, ovviamente, ambientata durante il primo film quando Johnny boy si fa prendere dalla foga per rincorrere Blackwood e fa saltare in aria il magazzino di Limehouse. Le prime due righe, infatti, riprendono il momento. Il resto è una specie di “come-vorrei-io-che-fossero-andate-le-cose-quando-Holmes-si-presenta-in-ospedale-da-Watson-capovolgendo-il-resto-della-storia-trasformandola-in-slash-esplicito”, credo dovrò inventare un nome corto e semplice… Ah, spero di non essere andata troppo in OOC alla fine!
E il titolo: oltre ad essere una citazione dal film sul legame Holmes/Watson, è il nome della track usata nel film per il momento dell’esplosione.
Grazie per aver letto,
prossimamente vi disturberò il meno possibile con le mie fiction, festeggiate!
  
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