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Autore: Disappearing_Girl    19/08/2012    5 recensioni
Lettori di efp, io, che non leggo mai le one-shot, cosa pubblico come primo lavoro? Una one-shot! Lo so, non sarò un nuovo Manzoni, ma nelle serate d’estate in cui non si esce si fa quel che si può. Se come me state aspettando l’aggiornamento di altre fanfic e non sapete cosa fare, provate a leggere questa e se non vi piace, chiudete. Non sono alla disperate ricerca di recensioni, ma se vorrete lasciarne, non potrei che esserne felice.
Ed ora, vi lascio alla trama:
Nelle sere novembrine accade che anche i più ligi alle regole abbiano bisogno di andare in vacanza per poche ore. Accade che anche Hermione Jane Granger abbia bisogno di staccare un po’ la spina dal suo settimo anno ad Hogwarts senza i suoi amici. Accade che perfino Draco Lucius Malfoy abbia la voglia di andarsene un po’ in giro al buio, dove nessuno lo può scovare e, soprattutto, giudicare.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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                                         Falling from the stars 




Nessuno, in quel momento, avrebbe giurato che fosse una serata novembrina. 
La neve che era caduta la settimana prima era composta, ormai, da qualche mucchietto grigiastro sparso nei meandri meno frequentati del parco di Hogwarts e dalla parte non oltrepassabile della Foresta Proibita.
Nessuna folata di vento gelido sferzava l’aria grigiastra e, soprattutto, le nuvole e la nebbia che avevano attanagliato il castello per settimane si erano diradate fino a scomparire del tutto verso l’orizzonte, lasciando spazio ad un cielo stellato insolito per quel periodo invernale.
Non vi era il freddo pungente che aveva fatto da compagno di Casa a tutti gli studenti che frequentavano Erbologia o i superstiti di Cura delle Creature Magiche.
Una quiete innaturale avvolgeva nelle sue brame il castello.
Quiete prima della tempesta” pensò Hermione Jane Granger, avvolta nel suo mantello invernale che non faceva trapelare uno spiffero di vento e coperta fino al mento dalla sciarpa rosso e oro.
Dopo due mesi di assiduo lavoro e di continuo rispetto delle regole ancora non si capacitava di se stessa che, senza accorgersene, aveva indossato il mantello con il blasone in bella mostra, aveva scavato nel suo baule in cerca del Mantello dell’Invisibilità ed era uscita nella notte buia solo per osservare delle insolite stelle che erano spuntate come dal nulla in quella strana notte invernale.
Ed eccolo, accanto a lei, il Mantello dell’Invisibilità, ambito da secoli da tutto il Mondo Magico.
Chissà come tutti l’avrebbero presa se solo avessero scoperto che il famoso Mantello le era stato prestato dall’altrettanto famoso Harry Potter, suo compagno di avventure nonché migliore amico, poco prima della partenza del treno per Hogwarts per il suo settimo, e ultimo, anno. Chissà, poi, come l’avrebbero presa i malfattori del medesimo Mondo Magico se avessero saputo che per due mesi era rimasto accantonato in fondo ad un baule di un’ormai non più anonima studentessa del settimo anno di Hogwarts. Lei, ex Prefetto, Caposcuola e, soprattutto, eroina del Mondo Magico, non avrebbe mai infranto ancora le regole della sua scuola. Almeno così aveva giurato.
Promessa che era rimasta valida per due mesi, fino a quella sera.

« Granger, se usi ancora un altro po’ il tuo cervello pensando e restando imbambolata come un pesce lesso, i due neuroni che ti sono rimasti si scontreranno come fanno i Babbani in quelle arene e finiranno entrambi K.O.»
Tempesta, in arrivo.
Quella voce, ormai, era così familiare che chiunque, ragazzine innamorate della bellezza dannata per prime, avrebbero riconosciuto in un concerto rock con milioni di Babbani come spettatori.
Ci aveva litigato per sette anni, l’aveva accusato per ogni crimine possibile e immaginabile nell’ambito di Hogwarts e, soprattutto, non aveva smesso di odiarlo un solo giorno.
Anche lui era tornato per il suo settimo anno scolastico, creando scandalo e disgusto in tutto il Mondo Magico e ritorsioni e sgomento tra gli studenti della scuola.
Forse perché il suo orgoglio Purosangue non poteva far altro che mantenere il più alto possibile il nome della sua famiglia, forse perché voleva continuare quegli studi che tanto aveva disprezzato, ma che alla fine non poteva  far altro che continuare per il bene della sua vita futura, dopo che il suo intero patrimonio era stato confiscato dal Ministero della Magia, o forse perché, ormai, non aveva più nulla da perdere.
Oh, sì, non aveva più nulla da perdere.
 Draco Lucius Malfoy aveva già perso tutto.
 
 L’onore, l’amore altero e Purosangue della sua famiglia, il rispetto, la sicurezza economica e quegli affetti che non erano mai diventati tali.
Tutto.
La codardia, poi, aveva ripreso il sopravvento e così era tornato in quella scuola che l’aveva visto cambiare in umori e sentimenti, la stessa scuola che l’aveva visto come un borioso ragazzino in cerca di attenzioni, un ragazzo altezzoso alla stregua della fama, un improbabile assassino per voleri altrui, un codardo in cerca di protezione e, infine, un ragazzo che non avuto la possibilità di scelta.
« Oh, furetto, non ti preoccupare dei miei neuroni che nel sonno saranno più attivi dei tuoi durante l’insieme di tutte le ore scolastiche nell’ambito di tutto un giorno di lezioni.»
 Fredda e incisiva, come sempre. Altera come una Purosangue, dolce e premurosa come le mamme babbane delle serie Tv.

« Sai, come Caposcuola, dovrei confiscare le tue sigarette che infrangono una delle tante regole della scuola che ti piace tanto non rispettare. » Aggiunse, poi, tirandosi indietro uno dei tanti ricci ribelli che non aveva deciso di stare fermo nella sua coda di cavallo e storcendo il naso all’odore acre che, una delle tante diavolerie babbane, sprigionava vicino al fumatore.
Non se ne era accorta finché il Serpeverde non si era avvicinato e, riflesso dalla luna, aveva visto l’alone bluastro della sigaretta ondeggiare davanti al ragazzo.
« Sai, come Caposcuola, anch’io dovrei render noto alla McGrannit di aver visto, di ritorno dalla mia ronda “straordinaria”, una studentessa modello che si aggirava, dopo il coprifuoco, nel parco. Sai come potrei essere convincente.»
 Il solito ghigno si allargò sul viso diafano, quel ghigno che tante ragazze, nella scuola, avrebbe pagato oro per vederlo almeno una volta sul viso, discutibilmente, perfetto del ragazzo Serpeverde.

« Touché, Malfoy, touché.» Un sorriso di cortesia o di apprezzamento per l’arguzia comparve sul viso della grifona.

Quando Draco Malfoy le si sedette accanto, lei avrebbe voluto spalancare la bocca per la sorpresa. Non se ne accorse neppure, infatti, in pochi secondi, si ritrovò accanto il ragazzo seduto con le ginocchia al petto proprio come lei, come ad abbracciarsi per ritrovare quel calore degli affetti che tanto mancavano alla ragazza e che forse, Draco Malfoy, non avrebbe mai provato.

« Che c’è, Malfoy, non siamo in vena, oggi? L’hai fatto così tante volte che adesso non hai neanche più la voglia di insultarmi?» Sorriso beffardo, voglia di sfida sul viso di Hermione Granger.
« O no, Granger, ci sono piaceri che ci accompagnano tutta la vita, ma che, qualche volta, devono essere accantonati per non cadere nella banalità futura. Anche i grandi, ogni tanto, vanno in vacanza per un po’, come non fa a saperlo la mitica So-Tutto-Io Grifondoro?»
Il medesimo ghigno accompagnò quest’ultima frase, prima che il ragazzo fece l’ultimo tiro ad una delle tante altre sigarette della serata che poi spense sul terriccio umido e che, successivamente, si preoccupò di fare sparire con un colpo di bacchetta ed un “Evanesco” non verbale.
Ripose, poi, la bacchetta nei pantaloni neri della divisa, sicuro, forse, che non sarebbe servita quella sera.

« Sai, alcune volte anche le So-Tutto-Io vanno in vacanza, non lo sapevi? Invece, qual buon vento porta un borioso Serpeverde amante dell’umidità dei sotterranei all’aria aperta?»
 Chiese assottigliando gli occhi nocciola e allontanandosi leggermente dal Serpeverde e calando per sicurezza la mano nella tasca del mantello dove era riposta la bacchetta.
Buon viso a cattivo gioco, questa era la prospettiva della serata. Hermione Granger l’aveva capito e non voleva essere inferiore al nemico di giochi.
« Anche i mostri escono dagli antri bui ogni tanto. Un'altra cosa che ti manca, Granger?»
 Ironico, enigmatico e Serpeverde.

Molte ragazze si sarebbero prese una sbandata per lui solo per il suo modo di parlare, Hermione Granger avrebbe continuato a mantenerlo lontano beffandosi proprio del suo modo di parlare.
Sorrise, ancora, la ragazza, per il modo in cui il suo peggior nemico riusciva a svicolare e non rispondere mai correttamente a quelle domande già troppo personali che rischiavano di far scoprire la copertura da bravo Malfoy del ragazzo.
Copertura, oh sì, copertura.
“Inganna, menti e illudi le persone, Draco, ma non fare mai conoscere a nessuno i tuoi sentimenti. I sentimenti sono per i deboli e i Malfoy non saranno mai deboli”.
Questo ripeteva Lucius Malfoy a un Draco poco più che seienne che non aveva mai avuto il permesso di essere spensierato come tutti i bambini di sei anni.
Ed ora, dodici anni dopo, non poteva far altro che seguire i consigli del padre, anche dopo che aveva rinnegato la sua famiglia per mesi dopo la fine della guerra.

Per la seconda volta in quella serata prese il pacchetto di sigarette dalla tasca e se ne accese un'altra con la solita disinvoltura prima che la sottile pergamena di pregiato tabacco gli fu strappata dalle mani da una grifondoro a caso sempre ligia alle regole.

« Granger, ma cos’hai contro i piaceri della vita? Niente fumo, niente alcool e niente sesso. Cosa fai tutto il giorno? Studi?»
 Voce acuta ed espressione contraria sul viso del ragazzo dai capelli biondi che, alla luce della luna, potevano essere scambiati per bianchi.
Aveva abbandonato la brillantina e il gel e aveva fatto crescere la frangetta: tutti, altrimenti, avrebbero capito che il sorriso non gli arrivava più agli occhi.

Un lieve porpore comparve sul viso della ragazza che scomparve subito alla vista del giovane poiché la grifona reclinò la testa e i ricci, ormai sfuggiti quasi tutti dalla coda, le ricaddero sul viso.
Quest’azione durò poco meno di un minuto, giusto il tempo per far ritornare normale la carnagione del viso; subito dopo, infatti, Hermione Granger, agguerrita come sempre e puntigliosa come non mai, rialzò la testa fiera per replicare alla volta del Serpeverde.
« Oh, no, ho semplicemente deciso di non accorciare la mia vita più del dovuto con fumo, alcool e droga babbana»  
Rispose lei, tirandosi invano i capelli indietro e distendendo le gambe per poi cominciare a lisciarsi le pieghe della gonna nera che gli arrivava fino al ginocchio.

« Hai dimenticato un fattore che menzionai pocanzi, quello non fa male neanche per Miss Granger?» Immancabilmente il ghigno si distese sul viso, solita espressione che caratterizzava ogni fine di frase degna di questo nome di Draco Malfoy.

Hermione Granger, ancora più rossa in viso dell’immaginabile, ignorò volutamente il ragazzo continuando con una nonchalance inaudita a lisciare le pieghe della gonna.
Draco Malfoy non poté non prender nota di questa reazione, ma la ignorò volutamente, forse, per prolungare ancora di più l’imbarazzo creato da quella domanda con uno dei tanti silenzi che tanto amava il Serpeverde.
Il silenzio, infatti, non tardò ad arrivare e portò con se’ tutte quelle frasi non dette e quella miriade di pensieri che crearono un muro invisibile tra i due.
Rimasero, così, per dieci minuti buoni, finché il silenzio imbarazzante non si trasformò in uno di quelli che sanno di ombre di pensieri andati. Era strano, poi, avere un momento di quiete di quel genere tra Draco Malfoy e Hermione Granger, ragazzi che avevano smesso di lanciarsi insulti ed incantesimi solo quando avevano cominciato a fare uso di incantesimi non verbali.

La grifona, minuti dopo, passato del tutto l’imbarazzo, rivolse lo sguardo verso il cielo stellato soffermandosi ad osservare ogni gruppo di stelle.
« Vedi, almeno le lezioni di Astronomia sono servite a qualcosa, adesso riusciamo ad assegnare un nome a quelle stelle che altrimenti sarebbero state solamente ammassi di gas insignificanti uguali a tutte le altre» Ruppe così il silenzio Hermione, facendo, ancora una volta, bella mostra del suo sapere imparato dagli anni passati sui libri che le ripagava, sempre di più, tutti quegli sforzi e tutto quel tempo passato in biblioteca.
« L’unica costellazione che sono sempre riuscito a scovare è la Costellazione del Drago e nessun professore, mai, me l’ha insegnato» Rispose secco Draco, con il naso all’insù come la ragazza scrutando il cielo con aria di fastidio.
La ragazza non indagò oltre sull’affermazione del ragazzo perché, dal cipiglio dipinto sul suo viso, capì che non era per nulla ansioso di parlarne.
Rimasero con il naso all’insù, ormai dispesi sull’erba umida con le gambe incrociate e le mani sotto la nuca, a guardare le stelle senza dire più un'altra parola.
« Ehi, Malfoy, ma quella era una stella cadente! L’hai vista, l’hai vista, vero?»  Si alzò di scatto, Hermione Granger, felice ed emozionata come una bambina nei suoi primi Natali, quando riceveva uno dei tanti regali tanti agognati.
Draco Malfoy sorrise, con un sorriso che non arrivò agli occhi, ma, mantenendosi, ignorò palesemente tutto l’entusiasmo che evocava la ragazza.
« Vuoi che adesso esprima un desiderio? Non dirmi che credi ancora in queste cose» Distrusse così tutta l’esaltazione della ragazza che fece tramutare il suo sorriso in delusione in pochi attimi sul suo viso.

« Dio, Malfoy, ma tu sei mai stato un essere umano con sogni, speranze e desideri?» Chiese, sbuffando e facendo alzare di pochi centimetri un riccio ribelle per poi distendersi nuovamente sul terreno.
« Sai, Granger, quando il mondo non sta più dalla tua parte, capisci che i tuoi desideri te li devi far avverare da solo. Strisciando e calcolando come una serpe. »  Chiarì lui, con voce atona e disinteressata, continuando a scrutare il cielo con aria arcigna.
« Già, è vero, dimenticavo, tutto questo non ha fatto mai parte del vostro animo da Grifondoro»
Aggiunse infine il ragazzo con la stessa indifferenza per poi alzarsi, cercare il porta sigarette nelle tasche dei pantaloni, voltare le spalle alla ragazza e dirigersi con disinvoltura verso il castello.
« Ehi, Malfoy, aspetta.»  Lo fermò la ragazza, alzandosi a sedere e volgendosi dalla sua parte.

Anche Draco Malfoy si girò verso di lei con un’insolita aria interrogativa sul volto.
Assottigliò gli occhi per vedere il volto della ragazza messo in ombra dalla luce della luna. Seduta contro luce, con i capelli ormai sfuggiti dalla coda a mo’ di criniera sembrava una leonessa, o forse, più una grifona.

« Sai, che alla fine è stato bello? Dovremmo farlo più spesso.»
Lo informò Hermione, con il solito sorriso dolce che la accompagnava da una vita e che si dipingeva ormai sempre più raramente sul suo visto, dopo che i suoi amici avevano deciso di non frequentare con lei l’ultimo anno di scuola.

« A fare cosa, Granger?» Ancora la solita aria interrogativa sul volto del giovane, forse, però, un po’ più comprensiva, ma restia a trarre le conclusioni.
« Ad essere in vacanza»
Chiarì lei, con il sorriso che attraversava da parte a parte il volto e metteva in mostra i denti ormai perfetti dopo un piccolo aiutino al quarto anno.
Si voltò, così, verso il castello, Draco Malfoy, con un cenno di saluto e, forse, con un sorriso che, dopo tanto tempo, arrivava fino agli occhi. 
  
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