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Autore: kasumi    19/08/2012    2 recensioni
Un Alternative Universe ambientato durante la seconda/terza serie in cui Faith è la Cacciatrice in carica. Pairing: Angel/Faith.
Personaggi secondari: Spike (cattivo), Dru, Vamp Willow.
Appaiono anche Giles, Xander e Buffy.
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Pensò che forse tutti loro erano diventati dei mostri perché non si erano mai sentiti amati.
A che scopo il destino gli aveva fatto riavere l’anima? Solo per farlo soffrire in eterno in quella prigione? O c’era forse uno scopo più alto?
La Cacciatrice era l'unica che poteva dare uno scopo alla sua anima, fosse anche solo per fermare gli abomini commessi dalle creature che aveva creato.
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angel, Buffy Anne Summers, Faith Lehane, Un po' tutti, William Spike
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 19

 
 
Farina. Zucchero. Burro. Uova.
So che è una cosa stupida, ma quando stamattina Buffy si è presentata in biblioteca con i biscotti fatti in casa da sua madre, sono stata presa all’improvviso dalla voglia di provare a farli anche io.
Non voglio indagarne i motivi. La voglia di sentirmi normale, la voglia di dimostrar qualcosa a me stessa (e non solo). Che non sono soltanto una macchina per uccidere ma anche una donna. E, diavolo, scoprire se questo forno funziona ancora.
In ogni modo, me ne sto già pentendo.
 
Angel si stiracchiò e si strofinò gli occhi, svegliato dai rumori nel salotto. Mise a fuoco con fatica la scena che si stava svolgendo di fronte a lui e poi, con la fronte aggrottata, controllò l’orologio.
«Che stai facendo?» Chiese, la voce impastata.
Sebbene abitasse da diversi giorni con la ragazza, aveva continuato a dormire di giorno e ad uscire la notte come d’abitudine da vampiro. La cosa gli faceva comodo, perché gli consentiva di evitare la presenza della ragazza per la maggior parte del tempo, però doveva ammettere a se stesso che stava iniziando ad apprezzarla.
Il fatto era coinciso con l’arrivo di Buffy ed il cambiamento del modo di fare della Cacciatrice mora nei suoi confronti. Ovvero, da quando aveva bandito il “ti guardo come se ti stessi scopando con gli occhi” a favore di un più civile “io me ne sto per le mie e tu te ne stai per le tue”.
Angel aveva accolto di buon grado la cosa, iniziando a sentirsi un poco alla volta sempre più a suo agio. Era un uomo strano e solitario ma affascinante a modo suo, ed aveva bisogno dei suoi spazi. E Faith sembrava averlo finalmente capito.
Stranamente, si stava rivelando per lei l’unico modo per attirare la sua attenzione.
«Cucino.» Rispose, affrettandosi a dare un morso ad una fetta biscottata alla marmellata.
Angel osservò quel che era restato della guerra che si era combattuta sul tavolo per preparare l’impasto. «Che diavolo -»
Si morsicò la lingua. Che titolo aveva per farle osservazioni? Era solo un ospite. Non era suo fratello, né suo padre, né il suo ragazzo. Se Faith aveva voglia di cucinare per un reggimento o semplicemente di fare casino mentre lui dormiva, bene, era casa sua e aveva tutto il diritto di farlo.
Si coprì il viso con le mani e lo strofinò con cura.
«Puoi andare a dormire in camera da letto.» Offrì Faith.
Angel valutò la prospettiva di riposare tra le lenzuola intrise del profumo della ragazza e comprese immediatamente che non sarebbe riuscito a chiudere occhio.
«No, grazie.» Rispose quindi, la voce velata di imbarazzo. Poi avanzò fino a posarsi su un fianco contro il piano della cucina, proprio a fianco a lei, e incrociò le braccia.
«Sembri nervosa.» Disse, osservandola.
«Sì.» Ammise lei. «Per tutta questa faccenda e per altre cose che non ho voglia di dirti.» Aggiunse un po’ scontrosa.
Il ragazzo annuì.
Faith armeggiò qualche secondo con il forno e poi lo guardò incuriosita.
«Ehi, stiamo facendo conversazione?»
«S-sì. Perché?» La guardò sorpreso.
«Credevo fossi in grado di farla solo con Buffy.» Rispose amaramente, pulendosi le mani su uno strofinaccio.
«Con Buffy è più semplice, ecco tutto.» Spiegò lui, un po’ risentito.
Ecco che iniziava ad aggredire, pensò.
«A proposito, non l’ho più vista da ieri sera. Sai come sta? Mi sembrava molto turbata.»
Faith sospirò.
Eccolo lì. I suoi occhi solo per Buffy. Uno dei motivi del suo nervosismo.
«Sopravviverà, non ti preoccupare.» Fece lei, fredda. «L’ho tranquillizzata e le ho detto di non fare parola con Giles riguardo il fatto che sei un vampiro. Puoi dormire sogni tranquilli.»
Angel era tutto tranne che un esperto di sentimenti, ma non era uno stupido e poteva immaginare una parte di quello che passava per la testa della ragazza. Sospirò a sua volta, mettendosi a fissare il tavolo, desiderando cambiare argomento.
«La sera che siete uscite sono andato a fare un sopralluogo. Avevo sentito delle voci riguardo il posto dove Spike e compagnia si erano stabiliti e volevo controllare.» Rivelò, catturando immediatamente l’attenzione della Cacciatrice.
«E…?» Lo spronò lei.
«L’ho trovato disabitato. I ragazzi sono furbi e si spostano continuamente.» Disse.
«L’unico modo per beccarli sembra andare nei posti che frequentano per nutrirsi.» Commentò neutra.
«Già.»
«Buffy ti piace, non è vero? Cosa provi per lei?» Chiese poi a bruciapelo, senza guardarlo negli occhi.
Angel si irrigidì. Stette in silenzio per qualche secondo e infine sospirò.
«No. Cioè, sì, mi piace. E’ una ragazza simpatica e carina, ma non provo nulla per lei. Come diavolo potrei, se l’ho appena conosciuta? E poi… sembra così dolce e innocente. Così luminosa… Troppo diversa da me.»
Non merita qualcuno come me”, avrebbe voluto aggiungere. “Non potrei darle quello di cui ha bisogno.
 
Troppo diversa da noi”, penso.
Noi, così simili, così tetri e chiusi in noi stessi, troppo impegnati a sanguinare nell’ombra.
Forse possiamo supportarci e salvarci il culo a vicenda, fermarci l’un l’altro quando stiamo per raggiungere il limite dell’autodistruzione, forse possiamo anche essere amici, ma… tra di noi non c’è compensazione.
Quello di cui entrambi abbiamo bisogno è un po’ di luce. Bianca e luminosa luce, brillante, calda e accogliente. Una luce che io non posso dare a lui e lui non può dare a me. Una luce come quella che Buffy ci sta offrendo.
E’ di lei che ha bisogno, non di me.
Perché non è l’amore che lo tiene vicino a me, che lo motiva. E’ il desiderio di redenzione, di espiare le sue colpe, di avere uno scopo per la sua vita.
E’ così. Non si innamorerà mai di me.
 
Angel si guardò in giro, pensieroso.
Aveva già notato in precedenza come l’appartamento fosse spoglio. Nessun oggetto tipico da adolescente, nessun poster di band musicali alle pareti, ma nemmeno altri oggetti di arredamento di gusto personale. C’era solo il minimo indispensabile per vivere.
Come ogni dimora, rispecchiava quello che la sua abitante aveva dentro.
Il vuoto. La solitudine.
Come lui.
Fu sommerso immediatamente dalla malinconia. Almeno lui aveva avuto Darla un tempo e Drusilla e infine Spike. Si chiese chi avesse Faith. Giles. E poi? E poi aveva lui, Angel.
E comprese il suo stato d’animo, comprese perché si era ossessionata con lui e perché ora temeva che Buffy glielo portasse via.
Provò tenerezza. Perché, nonostante la maschera di strafottenza e aggressività che continuava a portare, la ragazza aveva solo un grande bisogno di affetto. E sapeva che, per quello che aveva passato e per quello che non aveva mai avuto, ogni piccolo gesto o parola di affetto erano pieni di significato. Come lo erano per lui. Persino le cose che gli altri davano per scontate, come una stretta di mano o un bacio di saluto sulla guancia.
E, per la prima volta, desiderò attirarla a sé. Abbracciarla. Per dimostrarle che non era sola, per sentire a sua volta che non era solo. Per sentire il calore del suo corpo contro il suo. Desiderò persino baciarla.
Ma non fece nulla di questo.
Era troppo spaventato dal contatto.
Però poteva dimostrarglielo in un altro modo. Parlandole, confidandosi.
«Spike è il mio Granchilde.» Iniziò.
 
Ascolto rapita il racconto del passato di Angel.
E’ vero, ne avevo scoperto gran parte sui libri, ma ascoltarlo da lui fa tutto un altro effetto.
Mi emoziono, mi oscuro, provò pietà e rabbia, compassione e irritazione. Una valanga di sentimenti opposti. E scopro che dietro la storia dei quattro tra i più temibili vampiri di tutti i tempi, si nascondono dei lati umani. Che anche loro hanno sofferto, hanno amato.
Anche se non hanno conosciuto la speranza. Solo la rassegnazione, ad un destino immutabile ed immortale.
Mi racconta di come ha ucciso la sua famiglia senza pietà, di come ha flagellato l’Europa per decenni con Darla, di come ha portato la dolce ed innocente Drusilla alla pazzia prima di vampirizzarla e di come ha trasformato un timido poeta sentimentale in un mostro. Di come ha fatto un oltraggio agli zingari e gli abbiano lanciato una maledizione, di come ha riavuto la sua anima e quello che ha significato per lui. Di come ha vagato per ottanta lunghi anni alla ricerca di se stesso, del suo equilibrio. Di come si è nascosto al mondo e si è nutrito delle creature più nefande. Di come il destino ha continuato a giocare con lui e si diverta a punirlo, facendolo imprigionare dai suoi vecchi compagni di avventura.
I buddisti dicono che tutto quello che facciamo, ci torna indietro. E’ la legge del Karma.
Ma quante azioni buone dovrà fare, il mio caro Angel, per compensare tutte le azioni abominevoli del suo passato?
E anche io inizio a raccontare. Il peso di tutto il mio passato che all’improvviso diventa più leggero, davanti a quello che ha vissuto lui.
Continuiamo a parlare a testa bassa, senza guardarci negli occhi. Io seduta sulla sedia, lui sul divano. Parliamo molto, come se dovessimo recuperare tutte le cose che non ci siamo detti fino ad ora. Persino tutte le cose che non abbiamo mai confidato a nessun altro prima d’ora.
Ancora non ci credo. Un vampiro con l’anima. E una maledizione terribile sulle spalle.
Mi chiedo se è stato il destino a farci incontrare, per aiutarci, reggerci a vicenda.
Forse non smetteremo mai di odiarci per quello che siamo, per quello che abbiamo fatto, ma possiamo provare affetto l’uno per l’altro.
 
Finito il racconto, Angel finalmente alza il viso e mi guarda.
E’ rilassato. E ora che i suoi lineamenti si sono distesi, mi appaiono in tutta la loro dolcezza.
«Ora sai chi sono. Eppure continui a trattarmi da uomo.»
Gli sorrido, riscaldata da un’emozione che non riesco a decifrare.
Vorrei potergli dire che lo amo. Ma non lo faccio, perché so che lui scapperebbe.
Posso solo sorridergli in silenzio e sperare che gli occhi parlino per me.
 
  
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