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Autore: weirdo_soul    19/08/2012    4 recensioni
IL DOLORE. LA SOFFEREZA.
LA VOGLIA DI PIANGERE, DI URLARE. CLARA CONOSCEVA TUTTE QUESTE COSE.
Questa storia è in gara per il concorso "La ballata delle
emozioni" di phoenix_esmeralda
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La sofferenza di Clara
<< Clara era sempre stata, fin da quando era piccola, una ragazza "diversa". Si considerava e veniva considerata una ragazza diversa per vari motivi. Primo tra tutti il suo corpo: grasso e basso, come diceva lei stessa. Sembrava una palla? No. Veniva vista dagli altri in questo modo ma non lo era, non lo era affatto. Era una ragazza normale con un po' di ciccia sulle ossa, forse un po' più del dovuto, niente più. Il secondo motivo erano gli altri: dava troppa, sinceramente troppa, importanza a ciò che questi dicevano. Ovviamente se qualcuno le diceva che era bella, bellissima lei non gli credeva e dimenticava il complimento ricevuto. Se veniva insultata, invece, lo ricordava per sempre, anche a distanza di anni. Credo sia un tipico comportamento delle ragazze.
Era completamente insicura di sè stessa. Ormai non credeva più di avere qualche capacità propria. Riteneva di essere un errore, il più grande errore dell'intero universo. Si sentiva inutile, stupida. Passava il suo tempo libero chiusa in camera nuda davanti allo specchio. Non c'era una cosa che le piacesse di quell'immagine. Odiava tutto. Odiava la pelle "unta", la pancia "grassa", le gambe "ciccione e a forma di una X", il naso "storto", il mento "doppio" e tutte quelle cose che solitamente odiano le donne di sè stesse. Non credeva in sè stessa e mai l'aveva fatto.
Era timida e l'insicurezza ne era la causa.
Quando era adoloscente aveva paura. Paura perchè i ragazzi a quell'età pensavano solo al sesso. Paura di mettersi nuda davanti a un ragazzo con tutta quella voglia di piangere e di urlare per la sofferenza anche solo di essere osservata e scrutata nuda. Paura di non essere accettata. Paura di essere sè stessa. Paura dei giudizi e dei pregiudizi  fatti sul suo corpo. 
Si chiedeva spesso se qualcuno avrebbe mai potuto amarla, anche per il suo aspetto.
La conoscevo dai tempi dell'asilo. Man mano che crescevamo mi accorsi sempre più di amarla e di volerla proteggere dagli altri, da sè stessa.
Una volta mi chiese: << Perchè passi il tempo con me? Io sono brutta, sono noiosa, sono stupida. Ti faccio una brutta pubblicità. >>
Capii che era arrivato il momento di confessarle il mio amore anche se avevo paura della sua reazione: << Perchè ti amo. Perchè non sono come gli altri. Perchè il corpo che tu tanto odi e detesti a me piace tanto. E poi comunque non è questo che conta in amore. Sei meravigliosa. E vorrei che tu te ne accorgessi. >>
Iniziò a piangere. La avvolsi in un abbraccio. Mi sussurrò in un orecchio: << Dimmi che è vero perchè anche io sono innamorata di te. >>
Dopo dieci anni ci ritrovammo di fronte all'altare. In tutto quel tempo aveva raramente trovato la forza di spogliarsi davanti a me, di fregarsene degli altri e di essere felice fino in fondo.
Dopo qualche anno di matrimonio, un felice matrimonio, mi disse: << Tu mi ami? Non ti disgusta il mio aspetto? Sono una donna grassa. Ammetti che preferiresti fare sesso con una ventenne magra e con delle enormi tette che stanno su da sole. Ammettilo. Ti capirei. Nessuno mi vorrebbe. >>
Le dissi soltanto: << Non lo vedi che io vivo di te? >>
Facemmo l'amore. Fu bellissimmo perchè capii che si sentiva amata per tutto ciò che era, forse per la prima volta.
La sera dopo, sono tornato a casa dopo il lavoro. Non ci eravamo parlati dopo quella notte. Lei si alzava presto per andare a lavoro. Io più tardi. Ho detto con entusiasmo e tanta, tantissima voglia di rivederla, come se improvvisamente dipendessi da lei: << Amore! Sono a casa. >>
Non sentivo nessuna risposta. Andai a cercarla in salotto, successivamente in camera da letto e poi in cucina. Cercavo in ogni angolo della casa.
Ho notato che la finestra dello sgabuzzino era aperta. Lei era sotto. >> Questo fu ciò che dissi al funerale.
Iniziai a piangere. Mi sentivo in colpa, come se non avessi fatto niente in tutti questi anni per renderla felice.
Addio Clara,
eri perfetta e lo ero anche io con te accanto.
  
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