Apro la porta di casa e arrivo a scuola a piedi. Shirley mi corre addosso insieme alle solite due oche che le fanno da scorta.
- Ciao amore! - si avvicina, mi bacia, mi sistema i capelli, il colletto della giacca e se ne va sculettando, salutandomi con un gesto delle dita.
- Ryan! - chiamo il mio amico e lui si avvicina – ricordami perchè è la mia ragazza.
- Perché ha le tette grosse.
- Rifatte – correggo io.
- Però sono grosse.
Sospiro. - Ci vediamo in classe – e si dilegua.
Cammino per i corridoio ingegnando con il cellulare nuovo anche se i touch screen mi facevano altamente schifo. Erano impossibili da capire, i tasti così piccoli, tutte quelle lucine.
Urto qualcosa, o qualcuno. Mi arriva una testata in pieno petto, un tonfo e qualche libro a terra. Mi abbasso a raccoglierli ma qualcuno me li strappa via di mano.
- Faccio da solo, grazie – sento, con la voce più inacidita del mondo.
- Ti sei fatto male? - lo aiuto ad alzarsi tenendogli un braccio, lo guardo negli occhi, lo riconosco. Con un movimento brusco del braccio si tira via da me.
- Lasciami in pace, ce la faccio.
- Ci vediamo in classe Jason.
- Seh, ok.
Lo guardai schizzare via e entrare in bagno. Era sempre solo, così triste, avrei voluto fare qualcosa, davvero. Ma non mi permetteva nemmeno di toccarlo, figuriamoci conversare, o addirittura rendermi affidabile ai suoi occhi. Mi avrebbe respinto.
Corro in classe ed entro poco prima del suono della campanella. Mi siedo vicino al mio amico, apro i libri ma noto qualcosa incastrato nella copertina trasparente sul libro. Lo tiro fuori, lo esamino e mi accorgo che porta il nome di Jason sul davanti. Un buon motivo per rivolgergli la parola. Non ci faccio caso, lo appoggio sul quaderno e il foglio si apre, rivelando una misera scritta a lato. Il resto del foglio è completamente bianco.
Tuo fratello ti amerà sempre, Jas.
- Alex.
Qualcuno lo amava, allora.