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Autore: FabTaurus    19/08/2012    7 recensioni
L'Incursore Vorken è un combattente implacabile, nato esclusivamente con lo scopo di servire la sempre affamata macchina bellica dell'Impero, che attualmente si affaccia su quella "terra di nessuno" di una decina di sistemi solari indipendenti che lo separa dalla Confederazione Pangalattica Zerch'ar-youlan. Nella prospettiva di una Guerra di Conquista, l'Impero muove le sue pedine per accaparrarsi anche il più piccolo frammento di asteroide da cui estrarre manodopera, materie prime e roccaforti per i propri eserciti. Proprio questo scenario si muove il nostro protagonista.
Genere: Azione, Guerra, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Foibe di Stihr 3
 
78° 55' 9.18”Nord - 134° 23'0.23”Est
 
Vorken si accasciò sfinito su di un cumulo di terra bruciata, scrutando torvo l'ammasso di rottami da cui era appena strisciato fuori. Un cazzo pogrom, pensò mentre l'emicrania lo assaliva, doveva essere solo un cazzo di pogrom di ribelli sotto-armati e disorganizzati! 
Un lavoretto facile, così glielo avevano presentato. 
-“Ridicoli primitivi che a stento imbracciano armi a proiettili metallici”. - erano state le parole del Maggiore. 
Certo! E poi dal nulla di un canyon, ecco che salta fuori un cazzutissimo BEk-34 a farmi un culo così! ... Mi buttava addosso atomiche! Fottutissime atomiche a basso potenziale come caramelle!
Con rabbia si strappò via il casco di plastoceramica rinforzata e trovando l'ammaccatura che gli causava la fastidiosa pressione alla testa, lo gettò assieme ai resti fumiganti del ricognitore che per poco non si era trasformato nel suo sarcofago.
Lontano chilometri, lassù oltre i contrafforti di basalto della gola in cui era caduto, rosseggiava il cielo di Stihr 3 perennemente congelato in un tramonto senza fine. Laggiù invece, nell'oscuro fondo del fiordo in cui nemmeno la luce osava scendere, Vorken, grazie alle sue retine modificate, ammirava il levarsi di alti pinnacoli e l'ergersi di maestosi torrioni. Le immani concrezioni rocciose, frutto di un’erosione millenaria, in certi punti erano così imponenti da superare in altezza lo stesso bordo della forra, svettando come orridi arti fossili nella luce ardente del sole rosso. 
E proprio fra quelle guglie infestate da ombre, in cui la negra oscurità era così fitta e crudele da intimorire persino il sole morente, un cacciatore più arguto di lui si era sistemato in attesa.
Era in volo da ore e stava ancora analizzando i dati e le poche informazioni in suo possesso quando il computer di bordo gli aveva segnalato la presenza di un'anomalia. C'era vita là sotto, acquattata da qualche parte tra le ombre. 
Senza esitare il velivolo si era quindi silenziosamente immerso nel crepaccio. Serpeggiando tra guglie e pinnacoli era sceso di diverse centinaia di metri, quando di colpo, dall'alto di una torre di roccia, un'ombra si era staccata gettandosi nel vuoto.
Nello stesso istante in cui i sensori avvisavano il calcolatore di bordo della presenza estranea, i circuiti innestati nella corteccia cerebrale di Vorken si erano sovrascritti autonomamente sul pilota automatico, proiettandolo direttamente nel velivolo. Per l'Incursore Vorken, vestire un corpo di carne o uno meccanico aveva smesso di fare la differenza in guerre lontane parecchi anni luce e decenni biologici, tanto che nemmeno percepì la metamorfosi dei suoi sensi quando vista, udito, olfatto divennero dati altimetrici e barometrici, rilevatori di velocità, analisi atomiche dell'aria e scansioni laser-radio. 
Grazie a ciò aveva immediatamente percepito tutti i dettagli del corpo che stava precipitando verso di lui. BEk-34. Esoscheletro Biointelligente: un mostruoso corpo sintetico mosso da un’intelligenza biologica. 
Indipendente e Autocosciente. 
In una parola: imprevedibile. 
Con una complicata serie di manovre lo Shard era riuscito ad evitare l'assalto dell'esoscheletro, che senza scomporsi si era ancorato nuovamente alla roccia.
In pochi femtosecondi il corpo biosiliceo del BEk era stato agganciato da tre puntatori laser e mentre il cervello biologico dell'Incursore era intento a risolvere complicati algoritmi nel tentativo di prevederne i movimenti come in una abnorme partita a scacchi, i circuiti superconduttori vagliavano trilioni di azioni possibili per abbattere il nemico con la miserabile dotazione d'armi che si ritrovava.
Bisturi laser e amplificatore sonico. 
Dopotutto la missione non riguardava l'abbattimento di Macchine da Guerra e il suo piccolo ricognitore Shard era notevolmente inadatto per uno scontro del genere.
Con movenze rapidissime l'esoscheletro era risalito lungo la parete rocciosa di uno degli obelischi basaltici, e mentre alcune appendici lo tenevano ancorato alla roccia, una prima salva di razzi era sfrecciata in aria, subito seguita da una seconda e da una terza. 
La virata dello Shard fu in quel momento quasi istintiva, non così la precisione del bisturi laser che, calibrato al millimetro, squarciò l'involucro esterno degli ordigni, neutralizzandoli uno a uno senza esplosioni; uno tuttavia, evidentemente difettoso, detonò a mezz'aria.
Per un istante eterno, l'oscurità della gola venne squarciata da un lampo di raggi gamma ad altissima energia, subito seguiti da un esplosione atomica che arse a quattro milioni di gradi ogni cosa nel raggio di un chilometro.
Compreso lo stronzo infame dentro il BEk.
L'onda d'urto susseguente finì il lavoro dell'impulso elettromagnetico e il piccolo velivolo d'attacco, con i motori antigravitazionali fuori uso si era fracassato sulle pareti di roccia della gola per poi precipitare al suolo.
Un vecchio esoscheletro d'assalto risalente a quando?  Alla Guerra dei Tre Soli?  Vecchio sì, ma secoli superiore alle loro conoscenze! Dove vuoi che questi scarafaggi l'abbiano trovata tecnologia così...deve esserci lo zampino degli Zercariani. 
Fortunatamente lo scafo in idrotitanio aveva assorbito la maggior parte dei colpi e al resto ci aveva pensato la sua vecchia armatura da incursore. Quasi con affetto Vorken rimirò la lucida superficie nera che rivestiva i suoi arti e ripreso fiato, si alzò. 
Stringendo i denti e irrigidendo i muscoli resistette alla prima ondata di vertigini finché non si affievolirono. Appena il senso di nausea si fu quietato consultò il bracciale computerizzato cercando di rilevare la propria posizione. Dopo qualche secondo imprecò violentemente, calciando lontano un pezzo di metallo.
'Fanculo, il fall-out causato da quell’insetto disturba ancora il rilevatore.  Forse riconfigurandolo...
Le dita volarono come falene sulla superficie dello schermo inesistente mentre i sensori sui polpastrelli registravano e convertivano il movimento in segnale.  
Non funziona niente, merda. Quelli dell’Armeria Generale mi sentiranno... come si fa ad avere tecnologie così! . 
La rabbia tornò a montargli nel petto. 
Consultando nuovamente lo schermo olografico del bracciale visionò i parametri vitali registrati dalla pseudo-cute che indossava sotto l'armatura e per sicurezza programmò una dose da 15 mg di Synthkor. 
Il lieve pizzicore dell'ago ipodermico installato nel bracciale fu immediato e subito seguito da una potente sferzata di energia. 
La schiena gli s'inarcò quando i muscoli di tutto il corpo si contrassero freschi e scattanti, mentre il cervello veniva subissato da miliardi di pacchetti di dati sensoriali del tutto nuovi e il cuore accelerava i battiti pompando il sangue al doppio del ritmo. 
Dopo appena qualche secondo di ambientamento, la vista gli si snebbiò e riuscì a ragionare di nuovo, assai più lucidamente di prima. Come prima cosa si sgranchì velocemente per verificare la fluidità dei propri movimenti.
Ottimo, sembra sempre di tornare giovani ... anche l'armatura ha reagito bene all'impatto. 
Completata l'ultima serie di movimenti, passò in rassegna le armi che aveva con sé e il viso gli si contrasse in una smorfia d'insoddisfazione. Coltello di cristallo lågdiano, tre cariche d'antimateria e ovviamente i tirapugni a impatto incastonati nelle nocche dei guanti. 
Una pistola sonica o un generatore di campi a microonde non mi sarebbero per nulla dispiaciuti.
Controllò per l'ultima volta il bracciale, più per un riflesso che per una vera curiosità, sapendo benissimo di essere troppo vicino all'epicentro dell'esplosione atomica perché la gran parte dei sensori potesse funzionare. Ringraziò invece la buona fattura della pseudo-cute, senza la quale le dosi di radiazioni assorbite sarebbero state tali da danneggiare anche per il suo corpo potenziato. 
Proprio allora per una stana combinazione sinaptica, una gelida consapevolezza lo colse.
Aspetta... cazzo...i BEk-34 sono stati tra i primi modelli di esoscheletro a montare una capsula di sicurezza antiatomica. Merda! Quell’insetto è ancora in circolazione!
Una silente esplosione di luce cancellò ogni traccia di vita.

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**LASCIARE UNA RECENSIONE dovrebbe
essere un DOVERE di ogni LETTORE**
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