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Autore: beautyofsilence    19/08/2012    4 recensioni
Il dolore che si prova a seguito della perdita di un proprio caro non è un dolore come un altro. Nessuno riusciva a capire Jodie, nessuno riusciva ad aiutarla. Un po' perché non lo voleva lei, un po' perché nessuno aveva mai provato quello che stava provando in quel periodo così buio della sua adolescenza.
Ecco, è incredibile come una persona totalmente estranea ai fatti sia riuscita a farle dimenticare tutto, anche solo per un istante. Quel ragazzo l'aveva salvata.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Sébastien Lefebvre
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come da programma, capitolo nuovo di zecca entro il 20! Essendo la mia vacanza alle porte mi sono sentita in dovere di lasciarvi qualcosa da leggere, almeno un assagino di quello che verrà (e dico assagino perché il nuovo personaggio che ho deciso di assumere a tempo pieno nella storia ne combinerà delle belle!). Sicuramente vi aspetterete di meglio, il capitolo è abbastanza corto e poco convincente, ma al momento è tutto ciò che riesco a buttare giù. ç_ç Ho tante cose in mente, idee di ogni genere, spero solo di riuscire a portarle tutte sullo scritto piano piano e che la storia continui ad essere di vostro gradimento. Detto ciò mi dileguo, il prossimo capitolo sarà a vostra disposizione non appena rientrerò, ossia dal 30 in poi. Grazie a tutti per l'attenzione, buona lettura e buone vacanze! (:
 
 
 
 
 
 
-Allora.. - disse Jeff tentando di conversare. -Cosa combinerete quando me ne andrò?
-Penso niente di interessante. Insomma, le solite cose. - rispose Chuck senza troppo entusiasmo.
-Potreste passare da me, è da tanto che non vedete le bambine.
-Sì, in effetti è parecchio, ora che ci penso. - fece Dave. Jeff rivolse un'occhiata distratta a Seb, che durante il viaggio era stato più taciturno che mai. Il suo sguardo era perso nel nulla, rivolto verso il finestrino.
-Seb. - lo chiamò, lui si voltò subito. -Che farai? - chiese. Quella domanda poteva essere interpretata in mille modi diversi, ma tutti e quattro sapevano esattamente cosa intendesse Jeff. Non c'erano segreti tra di loro, non era la presenza di tre membri del gruppo su quattro ad infastidire Seb quanto l'essersi fatto cogliere alla sprovvista: cosa avrebbe fatto? Come avrebbe reagito? Non aveva davvero la più pallida idea di cosa fare o pensare.
-Non ti ha dimenticato. Tienilo a mente, qualsiasi cosa tu decida. - disse David, senza tanti giri di parole. Gli aveva letto nel pensiero.
-Magari però non saltarle subito addosso. - ironizzò Chuck, strappandogli un sorriso.
-Sei troppo pensieroso Sebby, non va. - continuò David.
-E' passato tanto di quel tempo, chissa come sarà cambiata. Ho.. paura.
-L'unica cosa di cui hai paura è che non torni tutto come prima. Questo non significa niente, cazzo. Insomma, potrebbe essere ancora meglio, non trovi? 
Seb si ritrovò a dare ragione ad un David più saggio del solito, che era particolarmente ispirato quel giorno. Il taxi si fermò: casa dolce casa.
Chuck fu il primo a scendere dall'auto: si stiracchiò per bene, poi si mise subito a scaricare i bagagli assieme a Jeff, che invece pensò all'altra macchina. Nel caso in cui ve lo stiate chiedendo, sì, avevano preso due taxi, uno solo per i bagagli. Il terzo a scendere fu David, che prima di andare diede una pacca in spalla all'amico, il quale esitò prima di scendere: non aveva ancora realizzato d'essere tornato. Mise un piede a terra, poi l'altro. Chiuse lo sportello. Esitò prima di fare qualunque cosa, anche di guardarsi intorno: quel posto era colmo di ricordi, sentimentale com'era lo avrebbero messo di malumore.
-Seb? 
Un voce femminile piuttosto familiare lo richiamò alla realtà. La donna era notevolmente sorpresa, lo si capiva dal tono elettrizzato con cui si rivolse al ragazzo. Stavolta Seb non esitò.
-Michelle!
La donna gli si avvicinò e lo abbracciò, d'istinto. Era uno di famiglia per lei, nonostante tutto.
-Che ci fate qui?
-Siamo in vacanza! Abbiamo appena finito le registrazioni, ci siamo presi un periodo di pausa e abbiamo pensato di venire a dare una sistemata alla casa.
-Oh, quindi vi fermerete?
-Sì, penso proprio di sì.
Michelle sorrise, sollevata.
-Accidenti, Jodie non è in casa! - disse dispiaciuta, automaticamente, dando per scontato che entrambi avessero qualcosa da dirsi e soprattutto voglia di vedersi. Capì dall'espressione di Seb che forse avrebbe dovuto restarne fuori.
-Sono sicura che verrà a cercarti. - disse rassicurante.
Lui annuì.
-Ora devo andare, do una mano ai ragazzi con i bagagli.
-Vai, non ti rubo altro tempo! La situazione sembra complicata. - concluse sorridendo, rivolgendo un'occhiata al povero Chuck con tre borsoni tra le braccia. 
-Molto, molto complicata. - confermò Sébastien.
 
 
 
 
Avevano trascorso l'intera mattinata a pulire, erano stremati e per niente soddisfatti: sapevano tutti che nel giro di ventiquattr'ore il soqquadro sarebbe quadruplicato. Ad ogni modo, una qualsiasi casa sfitta da mesi necessiterebbe di una bella spolverata, così si diedero alle grandi pulizie, armandosi tutti di scopettone e detersivi. Dividendosi i compiti riuscirono a far splendere quell'amabile dimora, cosa che nessuno si sarebbe aspettato: Jeff era la donna di casa, era lui a dirigere a bacchetta David e Seb, che si sarebbero dedicati rispettivamente alla pulizia dei bagni e delle camere. David si limitò a svuotare un secchio d'acqua sulle maioliche del bagno del piano di sopra per poi coricarsi sul tappeto in camera sua, tra l'altro completamente impolverato, per farsi una bella pennica. Quel viaggio in aereo di mezz'ora doveva averlo stressato parecchio, povero! Seb passò l'aspirapolvere, lavò i pavimenti e spalancò tutte le finestre perché l'aria cambiasse. Chuck si era offerto per andare a fare la spesa, ma in realtà era chiaro come il sole che volesse solamente evitare di sgobbare. Dunque restò fuori tutta la mattina. Jeff pulì la cucina, il soggiorno e improvvisò un pranzo veloce dopo l'arrivo di Chuck e delle provviste. Quella sarebbe stata la prima e l'ultima volta che i Simple Plan, o almeno i loro quattro quinti, si sarebbero dedicati alle pulizie. 
 
-Che fine ha fatto Dave?
-Sta dormendo.
-Dorme!? Ma dai, abbiamo viaggiato mezz'ora, non ha nemmeno la scusa del fuso orario.
-Non ha bisogno di fusi orari per avere sonno, lo sai meglio di me! - fece Seb, curiosando in cucina. Aveva appena finito di sistemare la sua stanza, aveva anche portato di sopra i bagagli. Aveva deciso di fare una pausa e di raggiungere Jeff in cucina, con la speranza magari di riuscire a sgranocchiare qualcosa: erano già le due.
-Chuck ha intenzione di seguire il suo esempio? - chiese, osservando dalla cucina l'amico gettatosi a peso morto sul divano.
-Lui almeno ha una scusa, ha comprato mezzo supermercato.
Seb sorrise.
-Che si mangia?
-Insalata e hamburger.
Seb annuì. 
-Mangiamo di qua? Tanto quei due non si sveglieranno prima delle sei, figurati. 
-E stanotte non avranno sonno.
-E ci convinceranno a sbronzarci.
-Poco ma sicuro.
Dio, sembravano due madri pignole. Fortunatamente se ne resero conto e smisero di parlare.
-Mi passi l'olio? - chiese Jeff. Seb si avvicinò al pensile in legno, estraendone una bottiglietta di vetro. Il suo sguardo si posò inevitabilmente sulle due figure di fronte a sé, fuori dalla finestra.
-Seb, l'olio. - ripeté Jeff. Seb non si mosse. Il grande chef decise di fare da sé, andando dall'amico e togliendogli dalle mani la bottiglietta.
-Ah scusa. 
-Sì, buongiorno. - fece l'altro con tono sarcastico. Jeff rivolse distrattamente lo sguardo fuori dalla finestra nella stessa direzione di quello di Seb. 
-Ma.. Quella è Jodie. - affermò.
Seb non disse nulla. Jodie era sotto il porticato di casa sua, ovviamente in compagnia. Se la rideva assieme ad un moro, alto e snello. Doveva essere un bel ragazzo, o almeno lo sembrava da quella prospettiva. 
-E quello è William! - fece Jeff indicando il ragazzo. Seb lo guardò in cerca di spiegazioni.
-E' inglese.
-E chi se ne frega.
-Come siamo sucettibili. - ribatté sorridendo.
Vedeva Jodie per la prima volta dopo mesi e la vedeva a braccetto con un ragazzo. Non era proprio quello che si potrebbe definire un buon inizio.
 
 
 
 
-E' stato orribile, me la sono ritrovata davanti alle tre di notte con una pappetta verde in faccia, credo sia stata l'esperienza più brutta della mia vita.
-Dai, sei cattivo!
William e Jodie erano appena usciti da scuola, la lezione all'Accademia era terminata mezz'ora prima; i mezzi non avevano tardato quel giorno, fortunatamente. Will si era offerto di accompagnarla, dato che casa di Jodie era di strada, e si mise a raccontarle della sera precedente, della sua coinquilina intenta a preparare maschere di bellezza dall'aspetto e odore decisamente sgradevoli nel bel mezzo della notte.
-No, davvero. Già lei è brutta di suo..
-Will, smettila.
-Ma è vero!
Jodie continuava a ridere, nonostante lui fosse serio.
-Credo di essermi perso qualcosa. - fece William stranito, osservando qualcosa alle spalle di Jodie. La ragazza si voltò, perplessa, e non appena si accorse che le finestre della casa accanto erano spalancate capì a cosa si stesse riferendo Will. Fu un tuffo al cuore. Provò una fitta allo stomaco indescrivibile, una sensazione che non provava da tanto, troppo tempo. Le erano mancati come l'aria, nessuno escluso.
-Non ne sapevo niente. - disse lei con un filo di voce. Durante la lunga assenza dei ragazzi Jodie fece amicizia con William e Camille, entrambi studenti dell'accademia. La relazione tra Jodie e Camille è più tranquilla rispetto a quella che c'è con William, diciamo che il loro è uno di quei rapporti dove non si fa altro che ridere e scherzare. Era esattamente quello di cui aveva bisogno: era la sua rivincita, in un certo senso, dopo tutti quei mesi di lacrime. William era un confidente, oltre che un perfetto compagno di sbronze. Era un ottimo ascoltatore, sapeva sempre cosa dire e quando dirlo. In quei mesi Jodie aveva parlato più volte di Seb a Will, e più acoltava i racconti di Jodie, più si convinceva di quanto potesse essere stato importante per lei quel ragazzo. 
Jodie si voltò.
-Cosa stai aspettando? Vai. - le ordinò Will. La ragazza esitò.
-Mi prendi per il culo?
Ecco, una piccola dimenticanza: Will non era solito usare un linguaggi forbito.
-Andiamo, che dovrei fare? Dovrei andare lì, dopo sei mesi che non ci vediamo e fare finta che nulla sia successo?
-..Sì.
-No!
-Sì.
Jodie sbuffò. Era testardo il ragazzo, e non poco.
-Smettila di piangerti addosso, di farti problemi. Non hai fatto altro negli ultimi tre mesi! Restando qui non concludi nulla.
-Nemmeno andando lì.
-Ma per favore! - tuonò lui.
-Shh, non urlare!
-Quando crescerai, Jodie? - chiese lui, sospirando. La ragazza non rispose. Avrebbe parlato con Seb in un altro momento.
-Potresti cogliere l'occasione per presentarmeli. Andiamo lì, gli dici la verità e li saluti.
-Quale verità?
-Che hai visto le finestre aperte e che hai voluto subito passare da loro.
Jodie storse il naso: quell'idea non l'allettava più di tanto.
-Io vado. - fece Will.
-Dove? - chiese lei divertita.
-A conoscere i Simple Plan.
-Eh?
-Sì, vado lì, gli piombo in casa e mi metto a spettegolare con loro. Racconterò a Seb ogni cosa.
-Non lo farai.
-Forse. Non puoi esserne sicura. "Finché non scegli ogni cosa rimane possibile", vedi tu cosa fare. Vale la pena rischiare?
Jodie sapeva benissimo che non l'avrebbe mai fatto, ne era più che sicura, ma una parte di lei la spingeva ad andare. In fin dei conti li aveva aspettati per tanto tempo, perché indugiare oltre?
 
 
 
 
Addirittura Jeff conosceva quel tizio, assurdo. Chi era? Da quanto la consoceva? Era gay? Sì. Doveva esserlo, per forza. William era gay, ne era convinto. Era gay ed era il nuovo migliore amico di Jodie. Non c'era di che preoccuparsi. Seb era preso da un vortice di pensieri, domande che lo torturavano da pochi minuti ma che gli avevano già  causato un gran mal di testa, quando suonarono alla porta.
 
-Vai tu per favore? Rischio di bruciare la carne. - gli chiese Jeff, lui annuì e si diresse subito verso l'ingresso.
Pochi passi e si ritrovò di fronte la porta d'ingresso, che aprì senza neppure chiedere chi fosse o guardare dall'occhiello. Quella proprio non se l'aspettava, rimase di stucco.
-Ciao! Tu devi essere Seb.
Lo spilungone di prima si era presentato alla sua porta, era a mezzo metro da lui ed era decisamente un bel ragazzo. Non che Seb badasse a quello, intendiamoci, era solamente un parere obbiettivo, quello.
-Tu sei gay? - chiese.
William esitò. Lo fissò per un po' con aria perplessa, decisamente perplessa. Seb si schiaffò una mano in fronte, rendendosi conto di non avere più il controllo della sua mente. William scoppiò a ridere.
-Come scusa? - chiese divertito.
-No niente, lascia stare.
-No, aspetta! - fece, interrompendo Seb che era già partito in quarta con le scuse. 
-Ho detto una cazzata, lascia perdere. Davvero.
-Non sono gay, ma sono fidanzato. Però se vuoi ho un amico a cui potresti piacere.
Seb sgranò gli occhi.
-NO. HAI FRAINTESO. - chiarì subito a gran voce.
William non riuscì a trattenere una risata, la seconda, ancora più fragorosa della precedente.
-Dai Seb, sto scherzando.
Sébastien non fiatò, l'aveva proprio colto di sorpresa con quell'uscita. Ma cambiando discorso, come faceva a sapere il suo nome?
-Tu..
-So il tuo nome, sì. Era inevitabile che venissi a saperlo, ho il tuo nome nelle orecchie sin da quando riesca a ricordare.
Seb accennò un sorriso. Che stesse alludendo a Jodie?
-E' un difetto di Jodie quello di parlare a raffica, immagino tu lo sappia meglio di me.
-A dire la verità da quel poco che ricordo ai miei tempi le parole bisognava togliergliele dalla bocca con le pinze.
Quel poco che ricordo? No ok, fare il duro sarebbe stato fuori luogo. Ricordava tutto, ogni cosa. Non "poco", tutto.
-Ah già, tu sei rimasto alla vecchia fase. Jodie mi ha parlato anche di quella.
Seb sorrise.
-Come mai sei qui?
-L'ho minacciata dicendole che se non fosse venuta qui con me ti avrei raccontato tutti i suoi segreti ma non ha voluto saperne, perciò credo che a questo punto dovrei iniziare a spettegolare con te.
Seb non riuscì a trattenere una risata.
-Non si smentisce mai.
-Eh già. Comunque piacere, William.
-Piacere di conoscerti, William.
 
 
 
 
 
  
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