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Autore: Beapot    19/08/2012    7 recensioni
Ci sono storie che nascono per essere raccontate, storie che non vengono comprese, e storie troppo speciali per essere condivise con il mondo. Ci sono storie che si plasmano lentamente, senza che i loro protagonisti se ne rendano conto, e poi ci sono quelle storie che sembrano raccontare la tua vita mascherandola da quella di qualcun altro. Possono essere storie drammatiche, divertenti, conosciute o immaginate, possono essere diverse tra loro ma uguali a qualche altra. L'unica cosa che bisogna sempre tenere sempre in considerazione però, è che una storia non è mai solo quello; non è solo un 'c'era una volta' e un 'vissero tutti felici e contenti' – perché in fondo il 'felici e contenti' non esiste quasi mai. Ogni storia ha sempre un inizio e una fine, è vero, ma c'è poi un significato nascosto tra le righe, un messaggio scritto appositamente per parlare a chi la legge, ed è proprio quello a renderla unica e speciale; è proprio quello a renderla vera.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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La ragazza dei quadri

 

 

Ed Hermione capì che era lui che voleva. Come la ragazza dei quadri.
Voleva Harry perché la scuoteva, le permetteva di vivere la sua vita fino in fondo,
in ogni piccola emozione, nel più insignificante dei momenti.
Lo desiderava e lo amava perché lui era sempre stato con lei quando nessun altro c'era,
nei suoi momenti più oscuri e difficili, nei momenti in cui perfino la luce la abbandonava.”

(We kiss in the shadow, Kia 85)

 

Ci sono storie che nascono per essere raccontate, storie che non vengono comprese, e storie troppo speciali per essere condivise con il mondo. Ci sono storie che si plasmano lentamente, senza che i loro protagonisti se ne rendano conto, e poi ci sono quelle storie che sembrano raccontare la tua vita mascherandola da quella di qualcun altro. Possono essere storie drammatiche, divertenti, conosciute o immaginate, possono essere diverse tra loro ma uguali a qualche altra. L'unica cosa che bisogna sempre tenere sempre in considerazione però, è che una storia non è mai solo quello; non è solo un 'c'era una volta' e un 'vissero tutti felici e contenti' – perché in fondo il 'felici e contenti' non esiste quasi mai. Ogni storia ha sempre un inizio e una fine, è vero, ma c'è poi un significato nascosto tra le righe, un messaggio scritto appositamente per parlare a chi la legge, ed è proprio quello a renderla unica e speciale; è proprio quello a renderla vera.

La storia della ragazza dei quadri poteva sembrare una storia come tante altre, uno di quei racconti che rimbalzano tra decine di bocche diverse ogni giorno, quasi come una leggenda a cui tutti, con il tempo, si affezionano.
“La ragazza dei quadri” era diventata il simbolo della rinascita per alcuni, mentre per altri continuava ad essere il ricordo dei tempi difficili della guerra. Dipendeva sempre da chi era a raccontarla e chi ad ascoltarla, era la stessa storia ma con significati diversi, e ormai non c'era nessuno che non la conoscesse.
La ragazza dei quadri non aveva un nome, perché in fondo il suo nome era quello di chiunque si ritrovasse in lei, e la storia della sua vita raccontava quella di chi aveva vissuto il suo stesso tempo.

La guerra aveva lasciato terra bruciata dietro di sé. Case ridotte a semplici ammassi di polvere e macerie e famiglie distrutte. La ragazza dei quadri non era stata abbastanza coraggiosa da impugnare la bacchetta e difendere chi amava, e si era vista strappare l'amore e la famiglia in un giorno di primavera.
Aveva pianto tante lacrime impotenti, aveva urlato al cielo e contro se stessa, ed era rimasta sola con un mucchio di rimorsi e rimpianti che l'avrebbero perseguitata per sempre.

Se solo avesse avuto la forza di difenderli tutti, se solo avesse avuto abbastanza fiato per chiamare aiuto, se solo... Cominciavano tutti così i pesi che portava sulle spalle, le sue vergogne avevano tutte lo stesso nome, e lei non aveva più il coraggio di guardarsi allo specchio. Quando riuscì a vedere l'alba del 2 maggio si odiò per essere rimasta, proprio lei tra tutti, e corse lontano dagli abbracci e dalle lacrime per non vedere cosa aveva perso. Era scappata ed era sola, aveva vagato per giorni senza una meta, continuando a piangere e a non guardarsi indietro, finché non era giunta alla fine della strada e si era lasciata stringere da due braccia graffiate e sconosciute, due braccia che però erano riuscite a placare il suo dolore. Quelle stesse braccia si erano poi macchiate di pittura, di un arcobaleno di colori mentre il loro proprietario tracciava il mondo su una tela e le faceva venire voglia di sorridere di nuovo. Erano bastate poche pennellate, ogni giorno per sempre fino ad allora, per farle capire quanto ancora ci fosse da amare in quel mondo, per farle ricordare il calore di un raggio di sole e la sensazione della pioggia sulla pelle. Era bastato così poco perché riuscisse a perdonarsi e a piangere le lacrime giuste, che non erano più quelle di odio verso se stessa ma quelle di gratitudine verso chi si era sacrificato per un mondo migliore, e quelle di dolore per tutti coloro che aveva perso in quell'unica violenta esplosione.

Scoprì che quello era il primo passo per riprendere a camminare sulla strada che si era lasciata alle spalle, ma il suo sollievo durò troppo poco. Una mattina d'inverno si svegliò con l'unico desiderio di ringraziare il pittore che l'aveva salvata con i suoi colori e il suo amore, ma la vita si era già ripresa anche lui.

La ragazza dei quadri pianse di nuovo ma poi trovò la forza di asciugare le lacrime e di alzare il viso verso il cielo; trovò le tele che le avevano ridato la forza e la speranza, e si perse in quelle giorno dopo giorno. Forse era ancora lì, la ragazza dei quadri, ferma in quella bottega lontano dal mondo, o forse anche lei si era ormai lasciata portare via dalla vita.

Nessuno l'aveva più vista ma tutti conoscevano la sua storia e continuavano a raccontarsela per ricordarsi che c'era sempre un motivo per ricominciare a guardare avanti, anche quando sembrava che fosse tutto perduto o tutto troppo marcio per pensare di meritare una seconda possibilità.
Le persone avevano continuato a raccontarsela perché ognuna di loro sperava nel suo personale pittore sconosciuto, sperava di poter alzare lo sguardo e trovare le tele della felicità.
Persino Hermione Granger, dopo averla raccontata più volte senza pensarci, si era resa conto che quella era anche la sua storia - e lei per riuscire ad ammetterlo aveva dovuto buttare giù le barriere della sua razionalità - fatta di difficoltà, di rimpianti, di lacrime nascoste e mai comprese davvero. Si era resa conto di essere proprio come la ragazza dei quadri e di aver bisogno di qualcuno che dipingesse per lei un mondo a colori, un mondo finalmente sereno, e allora era tornata ragazzina per qualche istante e aveva iniziato ad aspettare il suo pittore cercando di immaginarne il volto. Hermione era cresciuta in quegli anni, aveva cominciato a capire le storie e a saperle raccontare, ma non si era ancora accorta che la felicità era a un passo da lei e che sarebbe bastato voltarsi nella direzione giusta per vedere le tele che erano state dipinte per lei. Non si era accorta che il suo pittore aveva più cicatrici di chiunque altro, sulla fronte e sul cuore, e due occhi verdi che avrebbero colorato il suo mondo per sempre.


 



NdA: Mi rendo conto che forse non può essere considerata una Harry/Hermione a tutti gli effetti, ma questa storia era stata pensata inizialmente per festeggiare il compleanno di Harry e faceva parte dell'iniziativa “Happy BirthDay Harry - le citazioni - del gruppo fb “Cercando chi dà la roba alla Rowling [Team Harry/Hermione]” , ma per cause di forza maggiore (chiamiamole così) sono riuscita a finirla solo oggi.
Sono tremendamente in ritardo, senza contare che è totalmente diversa da quello che mi sarei immaginata quando ho cominciato a scriverla, ma finalmente ha visto la luce e ho deciso di pubblicarla ugualmente.
La dedico a Harry, ovviamente, ma anche a tutte le mie adorate spostate del gruppo “Cercando chi dà la roba alla Rowling [Team Harry/Hermione]” che seguono in silenzio i miei scleri - e un grazie speciale a Kia85, che ha scritto la storia da cui è tratta la citazione iniziale ^.^
   
 
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