Fanfic su attori > Tom Hiddleston
Segui la storia  |       
Autore: Lauren_Mkenneth    20/08/2012    3 recensioni
Il sipario di alza su di una bellissima città piena di arte, musica e teatro: LONDRA. Una ragazza che recita come fosse l'unica cosa che le importa nella vita.. un piccolo teatro, lo strano copione che è la vita.. e un attore che decide di sconvolgere tutto e spegnere le luci del palcoscenico!
TOM HIDDLESTON vuole portare a teatro una nuova commedia..
Il sipario si alza, gli attori sono pronti; si va in scena!!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

"Poi dormimmo abbracciati per un'oretta. Era in un certo qual modo anche meglio che far l'amore."… cit.

«Ti prego, resta ancora un po’ con me!» lo incitai stringendo i fogli del copione, ma nello stesso tempo, abbandonando le braccia tra le mie esili gambe.
Seduta a fior di loto, guardavo il mio collega mentre stava raccogliendo le sue cose dal pavimento impolverato.
Eravamo rimasti soli nel piccolo teatro buio e pieno di spifferi gelati, man mano, dopo lo spettacolo tutti gli altri attori andavano via!
Uno dietro l’altro marciavano come una lunga e solitaria carovana, gonfi di sciarpe e cappotti, con i loro ombrellini colorati e i loro volti stanchi e carichi di sonno.
Solo io mi fermavo fino a tardi, seduta a gambe incrociate sul palco, a guardare le scenografie, gli abiti di scena, le luci spente e accantonate in un angolo con i fili sparsi ovunque e il sipario aperto e maldestramente arricciato; in un disordine così famigliare da farmi quasi piacere.
Non avrei permesso mai a nessuno di risistemare il mio teatro!  
 Anche quella sera ero rimasta sola con il mio compagno di battute e le ore erano volate inesorabilmente. E mi ritrovavo come ogni sera a pregarlo di rimanere ancora qualche istante con me a provare, per non distaccarmi da quell’atmosfera che tanto amavo.
«Lauren, qualche sera dovresti uscire dopo il lavoro.» scosse la testa, ma sapendo di avere poca presa su di me, con questi discorsi, posò di nuovo il suo vecchio borsone a terra e prese dalle mie mani i versi che avrebbe dovuto recitare.
Io alzai di poco lo sguardo dalla bella carta stampata che accarezzavo con le dita: «Lo sai che per me non è mai stato lavoro! Incomincio io?»
«Già, tu sei nata in una culla di drappi color porpora!» mi disse con un sorrisetto prima di concedermi un ampio inchino e, con gesto teatrale, incominciare a recitare una parte non sua.
 

Romeo: Ecco parla. Oh, parla ancora, angelo splendente!
Tu in questa notte appari a me, dall’alto,
di forte luce come alato messaggero
agli occhi meravigliati dei mortali, quando
varca lente nuvole e veleggia nell’aria immensa.

 
Lo guardai un istante. Recitava come se gli avessero messo in bocca quelle frasi e non come se ci si ritrovasse ogni giorno, come se facessero parte di lui da sempre, come se convivesse con lo spirito dell’uomo che c’era dietro quelle righe. Lui non era Romeo!
Guadai altrove per mascherare senza sforzo la mia tristezza; cosa ci faceva una povera Giulietta sperduta come me, in una gelida Londra senza il vero Romeo?
Eppure ne avevo incontrati di attori che riuscivano con la loro voce a sradicare l’inchiostro dal foglio, semplici parole sussurrate nel vuoto del teatro, che si trasformavano in musica che danzava sul mio corpo e riuscivano a farmi continuare senza che nemmeno me ne accorgessi...
Mi alzai diritta, in piedi distesi la schiena e mi rivolsi al pubblico invisibile che ci stava osservando. Quelle semplici parole erano quelle più conosciute di quel dramma internazionale, ed io mi rivolgevo al mio pubblico per farle sentire ancor più chiaramente.
 

Giulietta: O Romeo! Romeo! Perché sei tu Romeo?
Rinnega dunque tuo padre e rifiuta quel nome,
o se non vuoi, legati al mio amore
e più non sarò una Capuleti.

 
«Devo ammetterlo, anche se sono rimasto fino all’una di notte in questo piccolo e freddo teatro... ogni volta che ti sento recitare questa battuta, penso a quello che avrebbe detto il buon vecchio William! E’ davvero meravigliosa!»
«Ti ringrazio Jason» gli sorrisi incominciando a sistemare anche le mie poche cose.
«Vuoi che ti accompagni?»
Ma prima che avessi il tempo di rispondere, la grande porta taglia fumo che avevano sistemato in cima alle scale si aprì con un cigolio sinistro.
Mi voltai di scatto verso il ragazzo ponendogli la prima domanda logica che mi venne alla mente:
«Tu hai controllato che tutto fosse chiuso prima di rientrare nel teatro, vero Jason!?» chiesi in un filo di voce e vedendo l’indecisione sul suo volto socchiusi le labbra cercando di farne uscire un qualche suono.
Gli diedi una piccola spinta, per farlo riprende dallo shock in cui era palesemente entrato e corsi a spegnere l’unico faro che, fino a quel momento, aveva illuminato il palco.
Tutto calò nell’oscurità.
Dopo esserci nascosti tra le finte mura di cartongesso che facevano parte della piccola collezione di scenografie del teatro, attendemmo che l’ospite indesiderato si svelasse ai nostri occhi.
«Hai trovato qualcosa che gli posso gettare in testa?» mi sussurrò Jason.
Io mi voltai sconcertata, aggrottando la fronte, scossi la testa immediatamente e lo ammonii costringendolo a starmi dietro e fare silenzio.
 
«Mi dispiace tantissimo, di solito ci sono sempre degli attori che rimangono a recitare fino a tardi... volevo farle vedere il nostro teatro, e i nostri talenti, poiché era interessato!» distinsi nettamente la voce del proprietario del teatro.
Mi girai verso il mio collega per cercare di avvertirlo, ma nel buio non vidi più nulla.
«Dovrebbe esserci un interruttore generale, qui da qualche parte. Lei stia attento, non vorrei inciampasse da qualche parte, il teatro è un po’ vecchio!» la voce pareva più vicina, ma in quella macchina indistinta di pece nera, l’unico rumore sicuro erano le gocce di pioggia che battevano sulle vetrate illuminate dai lampioni cittadini.
Un rumore secco ruppe quella monotonia. Si accese una luce così forte da accecarmi per qualche istante.
I nuovi fari, che aveva istallato una nuova ditta, meno di un mesetto fa, erano troppo potenti per l’ambiente che dovevano illuminare!
Mi coprii la faccia con i palmi delle mani, ferita da getto di luce così intenso.
«Signorina, ma allora è rimasta anche questa sera!» la voce del proprietario del teatro mi colse di sorpresa.
Feci scivolare le mani lungo il viso, ma di fronte a me non vidi nulla se non il mio familiare palco di legno e il sipario arricciato ai due estremi.
Poi sospirai voltandomi, perché avevo la sensazione di avere qualcuno accanto!
Mi ritrovai di fronte un uomo, giovane, e mi bloccai direttamente a fissare i suoi occhi, forse perché lui mi stava fissando già da prima.
Chiusi velocemente le palpebre per due o tre volte per capire chi fosse, sicuramente la mia mente macchinò qualche cosa.
L’avevo già visto! Forse era venuto già a teatro, ma in quel momento non riuscivo proprio a ricordare il suo nome.
Aprii la bocca per parlare, ma il mio superiore m’interruppe subito.
«Ma che maleducato che sono! Lauren questo bel ragazzo saprai benissimo chi è…» io guardai con gli occhi sbarrati il ragazzo sorridente e sorrisi a mia volta, fingendo brillantemente di ricordarmi tutto di lui.
«... mentre Mr. Hiddleston questa è Lauren Kenneth, una delle nostre attrici!» lui piegò leggermente il viso e mi fece un cenno di consenso, palesemente divertito.
«Il piacere è tutto mio!» gli feci, imbarazzata per non aver capito chi fosse.
Non aveva proferito ancora una sillaba. Mi guardò con uno sguardo alquanto divertito e socchiuse gli occhi, poi, dopo alcuni istanti le sue labbra si distorsero in un sorriso!
Si sistemò il pesante cappotto, con cui aveva affrontato il freddo di Londra, per arrivare fino a qui e dopo una finta mossa, in cui avevo creduto se ne stesse già andando, si allungò verso di me.
Le sue labbra mi sfiorarono l’orecchio: «Mi chiamo Thomas William Hiddleston, adesso hai capito chi sono!»

continua...

Angolo d’Autrice ≈ 

Ciao a tutti. Vorrei iniziare nel ringraziarvi se avete letto la mi Fanfic e nello scusarmi se il primo capitolo è molto piccolo, ma per mia scelta l’ho voluto dedicare interamente alle sensazioni della protagonista e del suo amore per il suo mestiere: l’attrice teatrale! Visto che recito anche io so cosa significa la paura del palcoscenico e le continue prove e volevo darne un assaggio a tutti voi...Secondo punto, non vi scoccerò più con Shakespeare, all’inizio mi piaceva inserire qualcosa di più romantico nella storia, ma sono gli unici capitoli in cui troverete interi versi, lo giuro! (c’è qualcuno a cui può scocciare). Invece intendo continuare con le citazioni, ad ogni capitolo ce ne sarà una, questa era di C. Bukowski, per chi lo conosce!Buona lettura e chi vuole mi faccia sapere cosa ne pensa! Ciao!

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Tom Hiddleston / Vai alla pagina dell'autore: Lauren_Mkenneth