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Autore: AlexisLestrange    20/08/2012    3 recensioni
La leggenda narra che la Ninfa Eco, una delle Oreadi che vivevano sulle montagne,
era solita parlare e cantare molto. La sua attitudine maliziosa scatenò l'ira della dea
Era, che la punì, togliendole la voce, permettendole solo di ripetere l'ultima sillaba
delle parole che le venivano rivolte...
Dedicata a Sedra Starr, la mia prima e unica Bitchester.
DISCLAIMER: Il titolo è ispirato all'omonima canzone dei Nightwish.
Genere: Comico, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione
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- Questa storia fa parte della serie 'Supernatural - Season ½'
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«Sedra, non ne sono sicuro».

Per la prima volta, la voce di Ethan suonò appena indecisa. La ragazza si voltò verso di lui,
e nel farlo, i lunghi capelli neri si mossero al vento, mentre lo osservava con sguardo
interrogativo.


«Dovrei proprio tornare a casa, adesso» tentò ancora lui, e questa volta sembrò appena
più sicuro. «Leanne sarà già così preoccupata, e io avevo promesso ai miei due amici che
sarei ritornato già ieri! Siamo stati tutta la notte fuori, e io non so nemmeno dove mi stai
portando...»


Sedra abbassò lo sguardo, desolata, e a quella vista la convinzione di Ethan sembrò
vacillare.


«Non che sia così importante» si affrettò ad aggiungere. «Davvero, posso stare con te
quanto vuoi, solo che... se potessi tornare a casa per dire a Leanne che sto bene...»


La fanciulla si limitò a continuare ad osservarlo con i grandi occhi neri ricolmi di tristezza,
e la voce di Ethan si spezzò.


«Non importa!» esclamò lui, dopo un istante, e cercò di sorridere di nuovo. «Al massimo
mi beccherò una sgridata da Leanne, al ritorno, ma non fa niente! Lei si lamenta sempre
per qualcosa, sai?»


Finalmente, sul volto di Sedra comparve un accenno di sorriso, e rincuorato, Ethan andò
avanti, sempre con quel tono spensierato e incalzante.


«E poi, sono davvero curioso di sapere dove stiamo andando! Non sono mai stato da
questa parte della foresta, siamo lontani da casa tua, vero?» domandò, ma non aspettò la
risposta, andando avanti. «Dev'essere qualcosa di straordinario che vuoi farmi vedere, se
stiamo camminando tanto!»


Il labbro inferiore di Sedra tremò, ma la ragazza sorrise incerta ed annuì.

«Forza, allora!» rise Ethan, ed affrettò il passo per affiancarla. «Non vedo l'ora di arrivare!
Ehi, poi mi dovrai riaccompagnare indietro, sai? Stiamo camminando da così tanto tempo
che non saprei proprio tornare a casa... mi perderei subito, tra tutti questi alberi!»


Rise ancora, e il sorriso di Sedra parve tremare ancora una volta. La fanciulla battè le
palpebre, e lo osservò. Era proprio vicino a lei... lo sguardo le cadde sulla mano del
ragazzo, così vicina. Timorosa, con un movimento esitante, allungò le sue dita bianche per
sfiorarla, e con sua sorpresa Ethan sorrise e gliela strinse.


«Sono proprio curioso» ripeté, senza smettere di sorridere con quei denti bianchissimi.

Sedra lo guardò, e nel guardarlo il suo viso s'illuminò di gioia. Euforica, cominciò a
camminare ancora più in fretta, e sentì che Ethan teneva il passo, ridendo.


Corsero uno dietro all'altro, tenendosi per mano, tra gli alberi e le felci della foresta,
scostando i rami che impedivano loro il passaggio, e mentre camminava rapida, i piedi
scalzi che percorrevano senza esitazione il terreno, Sedra si sentì come una delle
protagoniste dei racconti di Ethan, e la cosa la riempì di gioia.


Correvano, ed erano come Apollo e Dafne che si inseguivano nella foresta, come i due
bambini che scappano dalla casa della matrigna cattiva, come due incosapevoli vittime
dell'Eros che si desideravano ardentemente.


Si voltò indietro verso di lui, e per la prima volta nella sua vita, Sedra sentì il desiderio
ardente di comunicare, di fargli capire quello che provava in quel momento, di buttargli
addosso i fiumi di parole che le scorrevano in mente. Si fermò di colpo.


Il tratto di bosco nel quale si trovavano era esattamente identico a tutti gli altri, e per un
attimo Ethan si guardò intorno perplesso, come chiedendosi il motivo di quella sosta.


«Siamo arrivati?» domandò, confuso, e si voltò per guardarsi attorno. «È un bel posto,
sai? Guarda, il muschio ha circondato tutto questo albero! Se lo guardi da lontano, sembra
un disegno... potrebbe essere un soggetto stupendo, per una poesia».


Nel parlare, le aveva lasciato andare la mano, per poter sfiorare i ruvidi tronchi, e Sedra
trattenne il fiato, osservando con desiderio le sue dita muoversi lungo la patina verde che
aveva corroso il legno.


Lo guardava talmente attenta, che i suoi occhi neri erano completamente spalancati, come
per paura di perdersi qualcosa. Respirava piano, come se annaspasse e allo stesso tempo
stesse cercando di fare meno rumore possibile.


«Allora, cosa ci facciamo di bello qui?» chiese Ethan voltandosi di nuovo, sorridente, ma
nel vederla così, si preoccupò. «Stai bene, Sedra? Sei più pallida del solito... vuoi sederti
un attimo?»


La prese per le braccia e l'aiutò ad accomodarsi su una grossa radice là accanto, per poi inginocchiarsi al suo fianco. Sedra si lasciò andare alla sua presa, senza smettere di
guardarlo, come se temesse di vederlo scomparire da un momento all'altro.


«Forse abbiamo camminato troppo» fece Ethan, leggermente ansioso. «È da ieri sera che
siamo in giro, e oggi abbiamo mangiato così poco! Vuoi che vada a prenderti qualcosa,
Sedra? Torniamo al villaggio?»


La fanciulla scosse la testa precipitosamente, gli occhi spalancati dalla paura che lui se ne
andasse, con un movimento quasi febbrile.


«Va bene, va bene, sto qui!» si affrettò ad aggiungere Ethan, che cominciava ad avere
davvero paura. «Ma dimmi che stai bene, Sedra... ti prego, dimmi che va tutto bene!»


Sedra sorrise debolmente. Sarebbero state solo parole, davvero. Non aveva senso
pronunciarle. Si limitò ad annuire piano, e quando rialzò la testa, parve accorgersi solo in
quel momento di quanto erano vicini.


Tremò appena nel vedere il volto arrossato di Ethan a pochi centimetri dal suo, e lasciò
vagare gli occhi neri su tutti i dettagli, i capelli biondi che gli ricadevano
scompigliatamente sulla fronte, il suo sguardo azzurro, il profilo del naso, le sue labbra.


Sbatté di nuovo le palpebre, e qualcosa che sapeva di fuoco ardente sembrò montarle
dentro, mentre lei cercava a tutti i costi di placarlo, di dominarsi.


Una voce, vicinissima al suo orecchio destro, le sussurrò dolcemente di non controllarsi, di
lasciarsi andare. Il cuore le batteva all'impazzata, sentiva tutte le emozioni bruciarle sulla
pelle rendendola bollente, mentre la voce si faceva sempre più forte.


«Non trattenerti, tesoro!» le sussurrò con veemenza. «Posso dartelo, puoi averlo!»

«Sedra, tutto bene?» esclamò Ethan preoccupato, e appoggiò una mano sulla sua.

La fanciulla non riusciva più a resistere: sentì la voce avvolgerla sempre con più forza, la
sentì ovunque, potente, inevitabile. In un ultimo, disperato, tentativo, chiuse gli occhi con
forza, e si alzò in piedi di scatto.


«Sedra!» fece Ethan, alzandosi a sua volta, e si avvicinò alla ragazza di spalle, sfiorandola
appena.


Lei trattenne il fiato, in affanno. Il corpo le tremava tutto, poi, di colpo, si fermò. Rilassò i
pugni stretti, lasciò scorrere naturalmente il respiro, e riaprì gli occhi.


«Sedra?» la chiamò lui un'altra volta, interrogativo.

La ragazza sorrise, si voltò, ed aprì la bocca per parlare.

   
 
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