Libri > Shadowhunters
Segui la storia  |       
Autore: ClaryMorgenstern    20/08/2012    4 recensioni
Clary la ignorò e guardò meglio la statua. Non potè che concordare con Jace su quell'obbrobrio. Le ispirava un disgusto immenso, come d'altronde i demoni che voleva rappresentare. Le unghie sembravano scintillare di sangue fresco, e gli occhi erano vacui, scolpiti senza pupilla e..
Si mossero.
[Crossover The mortal instruments   /   The infernal devices]
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

So all my best is dressing old words new.
W. Shakespeare.


VIII
Old words.

 
La puntualità non era mai stata il suo forte.
Non tenendo conto di tutte le volte che in ritardo arrivava a scuola, erano davvero troppe per poterle contare, basti pensare alla puntualità che aveva avuto nel litigare con sua madre e scappare di casa la sera stessa in cui Valentine aveva trovato Jocelyn. Per non parlare poi dell'assurda puntualità che aveva avuto nell'innamorarsi di Jace, nel momento più incasinato sia della sua vita che di quella del ragazzo, come se qualcosa di più grande di lei e di lui l'avesse spinta tra le sue braccia. La puntualità che aveva avuto nel baciare Jace nel corridoio dell'istituto, facendo così che Simon, inevitabilmente, li vedesse.
Insomma, Clary e il tempo proprio non andavano d’accordo.
Così, quando poi si voltò, capì subito che quella sera aveva avuto la puntualità sbagliata nel trovarsi da sola con Will.
Era seduto su una delle panche di pietra grezza con indosso la tenuta da cacciatore. La giacca scura era abbandonata lì accanto e uno strato sottile di neve vi era appoggiata sopra, segno che doveva aver ricominciato a nevicare da quando il ragazzo era arrivato. Teneva uno stilo in mano e sulla pelle bianca della spalla stava disegnando un'iratze.  Aveva un vago odore di città metropolitana: Cenere, metallo e whisky.
La ragazza si schiarì la voce, facendo qualche passo nella neve fresca.  «Non volevo disturbarti» disse. «Non riuscivo a dormire»
Will la guardava e basta. Forse per la prima volta da quando l'aveva incontrato, quasi due settimane prima, non vi era quella solita spavalderia che animava lo sguardo degli Herondale. Erano accessi, infuocati come un camino ardente. O come una fiamma ossidrica, dato il colore. «Neanche io» rispose il ragazzo. Indicò con lo sguardo i fogli e la matita che Clary aveva con sé, stretti sotto il braccio. «Volevi disegnare?»
Anche Clary osservò il materiale. Ah, già. Era venuta a disegnare. La sua soluzione a tutti i mali dell'anima. Guardandosi intorno, però, non vide nulla che la ispirasse.
A parte Will, ovviamente. Il viso del ragazzo era illuminato dalla luce tenue della luna che filtrava da dietro la cortina di nuvole che minacciavano ancora una volta neve, ed era una meraviglia. Non perché fosse diverso dal solito, no. Ma quella sera aveva un'espressione tremendamente..mortale. Gli occhi azzurri avevano quell'esatta venatura triste da cavaliere condannato a morire che Clary aveva sempre sperato di vedergli sul viso.  Clary scosse le spalle, come cercando di togliersi di dosso quel pensiero.  «Già»
«Sei alla ricerca di un soggetto?» chiese l'altro, sinceramente curioso.
Clary si avvicinò, passando sulla neve semi disciolta. «Ti offri volontario?» chiese, sedendosi sulla panchina. Era fredda contro il suo sedere e ancora leggermente umida.
Will fece un sorriso tirato. «Rendendomi così il tuo Dorian Gray?» la sbeffeggiò.  «L'artista è un creatore di cose bellissime, Clary. E io sono già bellissimo.»
La ragazza, che 'Il ritratto di Dorian Gray'  l'aveva letto, riconobbe la citazione. «Non credo di essere all'altezza di Basil Hallward» mormorò guardandosi le mani, un po' imbarazzata.
Lo sguardo che Will le lanciò era carico di divertimento. «Non è un romanzo troppo.. esplicito per una donna?»
Clary accennò un sorriso. «Io vengo dal XXI secolo, Will. Questo è niente
«Capisco» disse lui, in risposta. Lo sguardo perso chissà dove, nel buio.
«Sai» cominciò a dire lei, catturando di nuovo la sua attenzione. «Ogni tanto mi chiedo cosa succederebbe, se rimanessimo bloccati qui.» mormorò sovrappensiero. «Se non vedessi più mia madre, né il mio patrigno, né il mio migliore amico.»
«Ci sono cose peggiori che non vederli più» disse Will. Clary gli lanciò un'occhiataccia. Perché gli uomini dovevano essere così criptici?
Non glielo doveva chiedere. Non glielo avrebbe chiesto. No.
Glielo chiese.
«I tuoi genitori sono morti?»
Will arcuò un sopracciglio scuro. «Chissà perché, sono in molti a esserne convinti. No, i miei genitori sono vivi e al sicuro.»
E fu il modo in cui disse 'al sicuro', con la voce flebile, ma dura, come se pronunciarle gli procurasse dolore, a convincerla a non fargli altre domande, anche se quelle gli pungevano la gola.
Così posò la matita nell'angolo in alto a destra del foglio, disegnando sovrappensiero un iratze. «Come ti sei ferito?» gli chiese.
Sorprendentemente, non le rispose come avrebbe fatto un Herondale, con arroganza e lode alle proprie gesta semi-suicide, ma distolse lo sguardo dal suo e sussurrò: «Gli Shadowhunters si feriscono spesso, dovresti saperlo.»
Clary annuì, mentre aggiungeva inconsciamente delle linee che nell'iratze originale non c'erano. «Il che mi porta a chiedere..» continuò il ragazzo, stavolta guardando lei. «..come mai tu non hai cicatrici.»
La ragazza alzò di scatto lo sguardo e tentò di coprire le mani, anche se non aveva senso ormai. Will la guardava incuriosito. Non che lei non avesse cicatrici. Ne aveva parecchie, collezionate in quei mesi. Ma la sua pelle non era ancora una mappa di guerra, ma solo un terreno in cui era scoppiata qualche mina.
Provò a fare la finta tonta. «Io ho cicatrici.»
Questa volta Will arcuò entrambe le sopracciglia. Accidenti. Pensò Clary. È davvero bello. «Non provare a prendermi in giro, Clarissa. Non ti si addice»
Clarissa. Dovevano smettere di chiamarla così. Clary represse a stento un brivido che le risaliva la colonna vertebrale. Valentine è morto. Si ripetè. O non è ancora nato. Comunque, non può farti male.
Non che avesse paura di Valentine. Non ne aveva mai avuta. Ma, si sentiva strana nel farsi chiamare così. Clarissa. Nessuno l'aveva mai chiamata così, tranne lui. E ogni volta che sentiva il suo nome per intero, le sembrava di essere tornata sulla spiaggia del lago Lyn, muta e immobilizzata, in balia della spada mortale sorretta dalle mani di suo padre. Cacciò giù il nodo che aveva alla gola. Non era una bella sensazione.
Dato che lei non rispondeva, Will tese il braccio. Non aveva abbassato la camicia, e la pelle tesa dai muscoli sembrava ancora più bianca alla luce della luna. Clary si chiese perché non stava morendo di freddo. Incise su di essa spiccavano le rune, nere come il cielo stellato sopra le loro teste, e, più pallide e sottili, le cicatrici di Will. Erano tantissime e si andavano intrecciando sulla sua pelle in lungo e in largo, senza lasciare spazio. Questa vita di cicatrici e morte. Aveva detto Hodge. Mai come quando vide quelle cicatrici le parve più vero.
Quasi per istinto, Clary tese il suo braccio accanto a quello del ragazzo. Eccole, le sue cicatrici. Quattro in tutto: Una sul gomito, di cerchi concentrici, fatta dallo stilo di Jace. Una sul polso, il segno di un morso di demone e delle piccole scheggiature alle nocche. Davvero patetico, in confronto a Will.
Abbassò il braccio e vide, rialzando lo sguardo, che Will la stava fissando. «Te lo dirò se mi dici come ti sei ferito.» e si risedette, prendendo il disegno lasciato a metà.
Era convintissima che non avrebbe mai ammesso di essere stato picchiato. Ne sarebbe andato del suo orgoglio, e Clary lo sapeva quanto i Nephilim fossero dannatamente orgogliosi.
 E invece si sbagliava. Chissà perché, con Will succedeva spesso. Il ragazzo resse il suo sguardo a lungo e a Clary parve di vederci qualche sorta di rispetto, sepolto sotto quell'azzurro. Poi coprì la spalla ferita abbassando la maglietta pesante della tenuta con un veloce strattone. «Sono stato coinvolto in una rissa, in una taverna nei pressi di Soho. »  borbottò velocemente.  «Cercavo informazioni su un mondano coinvolto in un furto di una Pyxis.»
Clary fermò la matita. «Un mondano?»
Will liquidò la sua domanda con un gesto della mano. «Tocca a te» le disse.
La ragazza abbassò lo sguardo sul suo foglio e continuò quello che stava facendo, anche se non sapeva ancora  con esattezza cosa fosse. «Non sapevo di essere una Nephilim fino a sette mesi fa.»
Gli lasciò il tempo di assorbire la cosa. Alzando lo sguardo, dopo qualche momento,  Clary vide che Will aveva lo sguardo lontano, ben oltre il limitare dei cancelli dell'istituto di Londra. «Fammi indovinare» Prese un mucchietto di neve caduta sopra la panchina e la modellò con le mani, nervosamente. «I tuoi genitori hanno lasciato l'Enclave e non ti hanno mai detto la verità su chi eri fino a che non sono venute le autorità a chiederti di unirti a loro.»
Clary lo fissava incantata.  E' questo che ti è successo? Non le sembrava una così buona ragione per essere un così antipatico stronzo. L'avevano abbandonato, quando poi lui aveva accettato? O erano stati loro ad averlo cacciato di casa? Dio, cosa non avrebbe dato per saperne di più. «Mia madre è scappata quando era incinta nel mondo mondano. Da mio padre, che non era esattamente un angioletto» mormorò Clary, piatta. «Non funzionò, comunque. Lui la trovò.»
Anche Will la guardava. Nei suoi occhi azzurri Clary non vide nulla. Come un mare di calma piatta. «Per questo sei inorridita quando l'hai visto oggi?»
Clary si morse la lingua. No. Avrebbe voluto rispondere. Sono inorridita per Jace. Perché per quanto possa scuotermi la vista di Valentine, a lui fa sentire qualcosa di peggio: La mancanza.
«Si» rispose soltanto. Era troppa cosa da spiegare in poche parole. Qualcosa di troppo personale. Troppo doloroso.  Lasciò cadere la matita sulla panchina umida. Aveva disegnato un'altra runa, partendo dall'iratze. Ma era diversa, decisamente. Era come se avesse unito all'originale un'altra, altrettanto complessa e lineare, incastrandola a metà.  «Dammi il tuo stilo. Ho lasciato il mio in camera»
Il ragazzo glielo porse in silenzio. Clary si alzò e si posizionò davanti a Will, a pochi centimetri dal viso del ragazzo. Le guancie le andarono in fiamme. Clary amava Jace da morire, ma ciò non significava che fosse cieca. La luce che accarezzava morbida il viso di Will gli illuminava la pelle e le guancie, leggermente rosa per il freddo, e gettava le ombre delle ciglia sugli zigomi dandogli un'aria carina e quasi infantile. Alzò lo stilo davanti agli occhi di Will, e quando lui capì la sua tacita domanda, annuì, sempre silenziosamente.
Quindi Clary posò lo stilo incandescente sulla pelle fredda del braccio del ragazzo. A parte una leggera smorfia di dolore, quando lo stilò passo sulle cicatrici della sua spalla, sembrava non la vedesse nemmeno. Appena ebbe finito, fece un passo indietro.
Osservò le cicatrici fresche di quella sera, sulla mandibola e sulle nocche, insieme al livido violaceo sullo zigomo destro. Passarono dal bianco argenteo lasciato dalla runa ad un rosa pallido, come di scottatura e alla fine scomparvero, senza lasciare traccia. «Deve essere fatta quando non sono ancora guarite del tutto» disse Clary, spiegandolo più a sé stessa che a Will. «e le cicatrici spariscono»
Il ragazzo la guardò per qualche istante, sorpreso. Poi passò una mano sulla mandibola una volta lesa «Grazie» mormorò, troppo sopreso per dire qualcos'altro.
Clary strinse tra i denti il labbro inferiore. «Così, non hai più visto i tuoi genitori» disse, incapace di trattenersi. Era più forte di lei. Proprio non riusciva a tenere quella boccaccia chiusa. Glielo diceva sempre anche Jace.
Ecco che lo sguardo del ragazzo tornava sulla difensiva. La fissò con astio, fissando i suoi occhi azzurri nei suoi verdi. Era come se la stesse valutando, e Clary si sentì vagamente come un cavallo da prezzare.
E capì che Will stava combattendo contro sé stesso, per decidere se confidarsi o no con lei. E Clary non capì perché dovesse farlo. In fondo, lei era un'estranea in quel paese e in quel secolo e, soprattutto, nella vita dell'istituto di Londra.
Eppure, ci fu qualcosa che fece sciogliere il ghiaccio negli occhi del ragazzo «Da cinque anni» disse secco. «Vivono nel Galles.» aggiunse.
Clary avrebbe voluto chiedergli come mai non vivesse con loro, ma non lo fece. Sentiva Will come sfuggirgli dalle mani e non voleva si ritrasformasse nel Will che era stato fino a quel pomeriggio. Invece si sedette e riprese foglio e matita. «Non ci sono mai stata» gli disse. «Com'è lì?»
Will la guardò scettico per qualche momento, come se non potesse credere che lei gli stesse chiedendo proprio del Galles, prima di parlare. «C'è la primavera» rispose. «E qualcosa che sembra estate. I prati verdi non sono nemmeno paragonabili alle colline londinesi, ma ci sono immense foreste ancora intatte, senza qualcuno a distruggerle per costruire le ferrovie.»
Clary intanto disegnava. Pendeva dalle sue labbra e ogni parola che usciva insieme ad un leggero sbuffo di fiato congelato dalla bocca di Will si tramutava in un tratto della sua matita. Le parlò delle foreste, dei boschi incontaminati in cui cacciava insieme a suo padre. Del lago in cui, d'estate, sua madre aveva insegnato a nuotare a lui e a sua sorella, Cecily. Dell'immensa biblioteca della casa dei suoi in cui suo padre gli aveva letto tanti libri, quando lui non sapeva ancora leggere. E Clary si trovò a disegnare un piccolo Will, seduto sulle gambe di un uomo identico a lui mentre gli leggeva qualcosa, davanti a un fuoco acceso. Sorrise di rimando disegnando il sorriso che immaginava sul viso di Will. I bambini, si disse, dovrebbero sempre essere felici.
Si fermò solo quando sentì dei passi nella strada. Anche Will scattò in piedi, improvvisamente in silenzio, agguantando la giacca. Si voltò verso di lei, la guardò per qualche istante, e a lei parve di vedere gratitudine in quelle iridi azzurre. E quindi se ne andò in un battito di ciglia. Sparì dalla sua vista un secondo prima che Clary vedesse Jace, Izzy e Alec arrivare ai cancelli dell'istituto, stanchi e coperti di neve.
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Shadowhunters / Vai alla pagina dell'autore: ClaryMorgenstern