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Autore: sheeranscheeks    20/08/2012    14 recensioni
------SOSPESA-----
"Sapete che succede quando non si č pių abituati a ricevere amore?
Succede che non ti fidi pių, che preferisci stare solo.
Succede che quando qualcuno ti dice ''Ti voglio bene'' rispondi con un sorriso e pensi ''Come no''.
Succede questo, non sei amato per molto tempo e, quando trovi qualcuno che ti ama davvero, muori di paura."
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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“E già viene la sera.
Il tramonto  innaffia i campi d'oro liquido e i pioppi,
simili alle mucche dello stagno,
hanno bagnato nei fossi i piedi scalzi.”
Sergej Aleksandrovič Esenin

 

I pochi e superstiti fili d’erba che si affacciavano sulla Copper Lake Avenue frusciarono al passaggio veloce di una Range Rover nera, una strada che attraversava un grande deserto di verde nel Winsconsin. 
Gli alberi che sembravano fare un inchino verso la strada, erano spogli, cosparsi solamente da qualche foglia verde sulla cima, e da alcune rosse. Il viaggio da Philadelphia era stato silenzioso, accompagnato dalla musica rock punk che usciva dagli auricolari bianchi della Panasonic incassati nelle orecchie di Eveleen.
Teneva gli occhi chiusi, stringendo le gambe al petto tentando di mettere a tacere il cuore e l’irrefrenabile sensazione di caduta nel vuoto, senza nessun sostegno.
Un inglese sedeva alla sua sinistra, mantenendo lo sguardo impenetrabile puntato sulla strada sterrata che percorrevano velocemente.
I ricordi, come film archiviati nei cassetti della sua memoria, erano proiettati sulle palpebre della mora.
La faccia preoccupata e impaurita dei genitori le comparve come una foto, mentre si allontanavano dalla macchina bianca e nera che con le sirene accese la stava portando in carcere.
Inutili furono i tentativi di convincere i poliziotti che non aveva nessuna colpa, e che quello era stato solamente un incidente: rimase in un angolo della prigione, in posizione fetale, trattenendo il respiro per non odorare la puzza di marcio che si stagliava tra le sbarre di ferro.
Dal fondo del corridoio grigio e freddo, di cemento armato, le urla di una donna  che chiedeva cibo risuonavano come campane nella notte.
Nessuna visita.
Vi rimase per una notte, la più lunga che avesse mai vissuto.
Da quel momento, la decisione di tutti di spostarla in un riformatorio a mille miglia di distanza, risparmiandole gli anni di galera.
Sospirò, mentre una lacrima le rigò il volto, posando la guancia bagnata contro il sedile guardando il Sole tramontare dietro una cascina abbandonata; picchiettava il dito a ritmo di Guts, ingoiando un nodo che le si era formato in gola, attirando l’attenzione del riccio.
Il cielo aveva colto sfumature blu dall’oceano, lasciando uno squarcio bianco che si intravedeva oltre una collina ricoperta di alberi. Le nuvole erano diventate minacciose, rendendo il paesaggio oscuro, incombendo su una fattoria che velocemente passò sotto lo sguardo pensieroso di Eveleen.
Era quasi un giorno che erano in viaggio per la Lincoln Hills School, e dalla partenza non avevano scambiato alcuna parola, solamente degli accenni con la testa da parte della mora che si rifiutava di sorridere ai futili racconti di Harry.
Una voce calda e roca sovrastò la musica che risuonava nella testa della ragazza, costringendola a togliere gli auricolari; posò gli occhi su quelli verdi dell’amico, che, sorridendole, le strinse la mano.
Pronunciò la prima frase che apriva la canzone “My kind of love” di Emeli Sandè, muovendo la testa a destra e sinistra a ritmo di musica: «Ti ricordi?» le chiese accarezzandole la mano delicata.
Scosse la testa, cercando di evitare il sorriso che era comparso sul volto del riccio, colmo di ricordi dolci e lontani: «Avevo un anno quando ti vidi per la prima volta tra le braccia di tua madre» disse, iniziando quello che sarebbe stato un lungo discorso.
La ragazza guardò una macchia sul finestrino davanti a lei, sussurrando le parole della canzone che suonava a basso volume nella macchina, prima che una risata riecheggiasse sovrastandola: «Appena mi avvicinai, iniziasti a strillare come un demone» continuò, cercando di placare l’estasi che lo travolgeva ogni volta che parlava di come la ebbe conosciuta.
Le mani si intrecciarono, mentre si avvicinarono alla bocca del riccio, che baciò il dorso di quella pallida e fredda di Eve: il tocco fu leggero, fuggiasco, delicato, come il tocco di una rosa.
L’Inglese fece per parlare, aprendo lentamente la bocca che ancora sfiorava la mano, ma una voce delicata lo anticipò: «Quando ti rivedrò?».
Gli occhi si posarono su un incrocio, diventando improvvisamente seri, prendendo una sfumatura di verde più scura, cupa, quasi misteriosa; scrollò le spalle, prima di indicare un edificio.
Lei annuì, confermando che quello era il riformatorio dove avrebbe passato i prossimi due anni. 
Sorpassarono un cancello in ferro, non riuscendo a decifrarne il colore, ormai soffocato dalla ruggine, ritrovandosi in una fitta nebbia che incombeva su qualsiasi cosa si trovasse sulla sua strada. L’orologio sul cellulare nero di Eveleen indicò le 21.02, e il Sole era quasi totalmente nascosto dietro ai pini all’Orizzonte.
La mora aprì con un colpo deciso la portiera, sforzando gli occhi di mettere a fuoco l’ambiente circostante che andava ad illuminarsi con l’accensione di alcuni lampioni. 
Cercò, nella luce fievole, la figura imponente e rassicurante dell’amico: il respiro le si mozzò vedendolo al suo fianco, con le valigie in mano: «Quindi questa sarà la tua scuola?» chiese alzando le sopracciglia, e incamminandosi nel sentiero che portava ad una porta.
Rimase a guardare il grande edificio, mentre il ragazzo si allontanava, scrutando ogni singola foglia d’edera che si arrampicava su di esso, nascondendo i contorni marcati del riformatorio; riprese fiato, inspirando l’odore di erba bagnata, prima di incrociare lo sguardo di Harry che le faceva segno di avvicinarsi.
Le foglie che ricoprivano il sentiero, creando un tappeto verde, attenuavano il rumore provocato dalle Vans nere di Eveleen che aveva trasformato la passeggiata in una corsa per raggiungere l’amico.
La porta in vetro permetteva di intravedere un hall colma di ragazzi che urlavano, tenendo le mani possenti chiuse in pugni verso l’alto: «Scappiamo» sussurrò, con un filo di eccitazione nella voce.
Gli occhi sorridenti da cerbiatto della mora non si staccarono da un ciuffo rosso di capelli assorbito dalla folla, mentre il riccio al suo fianco poggiava delicatamente le valigie a terra: «Io devo tornare alla panetteria se voglio arrivare a fine mese, e tu devi stare qui» rispose poggiando il suo petto contro la schiena della ragazza, e portando le braccia intorno alla sua vita.
 
 
 
Questa é una piccola introduzione, solo per far capire come sono le cose.
Se ve lo chiedete, no, Harry non è famoso. O almeno per il momento.
Spero in critiche, per migliorare quello che  non va bene.
Il primo capitolo spero di postarlo al più presto, an che se ci metterò molto(ci tengo all’ordine e al capitolo scritto perfetto.
Star Collision.
   
 
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