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Autore: Alkimia    20/08/2012    6 recensioni
[CONCLUSA]
Ha calcolato ogni cosa, a questo gli è servito quel suo lungo esilio. Per ogni percorso possibile ha trovato almeno due o tre vie di fuga. Aveva messo in conto anche l'eventualità di venire catturato nel caso in cui il suo piano con i Chitauri fosse fallito.
Mentre nella sua mente si dipana una mappa da seguire, Loki sa che non è più un prigioniero. È solo qualcuno in attesa di un'occasione, come lo è stato per il resto della sua vita.

Loki sfugge alla sua prigionia e torna sulla Terra per recuperare un oggetto di cui ha bisogno per riacquistare potere; potrebbe rubarlo o prenderlo con la forza ma quando lo trova, in quella singolare città che è Venezia, scopre che la situazione non è così facilmente risolvibile. Intanto, dal pianeta dei Chitauri arriva la vendetta di Thanos per la mancata promessa della consegna del Tesseract e la cosa finirà per coinvolgere anche i Vendicatori...
Genere: Azione, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thor, Tony Stark/Iron Man
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'A waltz for shadows and stars' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Capitolo diciottesimo


Nadia sente uno strano furore agitarle i pensieri, rimescolarli come il vento fa con il mare. È una voglia forte, prepotente di vincere, è un illudersi di potercela fare e di essere invincibile.
Non si era mai sentita così prima di questo momento.

«Io penso tu sia una guerriera. Tuo malgrado, ma lo sei»

Glielo aveva detto Loki, quella sera sul terrazzo dell'albergo. Prima che il cielo crollasse sopra le loro teste, quando lei credeva che fosse solo un ragazzo e... oh, il ricordo potrebbe farla quasi arrossire, quando i loro visi erano così vicini mentre parlavano e lei, in mezzo ai fumi dell'alcol, aveva pensato a quanto le sarebbe piaciuto che lui si fosse chinato a baciarla. Perché lo aveva pensato, e non era stata colpa della birra; lo aveva pensato anche dopo, a mente lucida.
Ammetterlo non le costa niente, non le fa nemmeno male. Dovrebbe averne paura, ma non è così, ormai tutti i danni possibili sono già stati fatti. Loki l'ha ingannata, manipolata, l'ha esposta al pericolo, è entrato nella sua vita e l'ha sconvolta, distruggendo pezzo dopo pezzo tutte le sue certezze, quella sua sensazione di essere al sicuro dal Male, quello con la M maiuscola. Non può farle nient'altro, può solo ucciderla, ma non ne ha motivo ormai, non ne ha nemmeno voglia forse.
E Nadia non prova alcun malessere emotivo nel rendersi conto che, se tornasse indietro, su quel terrazzo, pur sapendo tutto quello che sa ora, sarebbe lei a baciarlo.
Non c'è un motivo particolare, certe cose sono del tutto irrazionali. È stata come un'esplosione, lei è sopravvissuta al colpo, ma adesso ci sono delle schegge che le son rimaste conficcate nella carne. Loki è una di queste schegge, la più affilata, la più dolorosa.  
Si scopre quasi a sorridere nel chiedersi come si sentirebbe il dio dell'inganno se lei facesse una cosa del genere. Sarebbe compiaciuto perché riterrebbe la cosa una sorta di resa o sarebbe disgustato da un simile contatto con un'umana?
Non importa. Sono domande che non troveranno mai una risposta e si tratta solo di uno dei tanti rimpianti da aggiungere alla lista, perché quella è la notte della battaglia e Nadia sa che potrebbero non farcela neanche stavolta, che quell'isola è una trappola non solo per i demoni ma anche per tutti loro, nel caso in cui le cose si mettessero male.
Eppure lei ha solo voglia di andare incontro al suo destino e giocare quella partita.
Non ha più paura, o meglio ne ha ancora tanta, ma sente che non è più la paura a guidare le sue azioni. C'è uno strano senso di voglia di rivalsa: i demoni volevano ucciderla e lo hanno fatto. Ora vuole vederli andare tutti in cenere, uno ad uno. Non riesce quasi a pensare ad altro.
Lo sguardo di Nadia si fissa sulle mani di Natasha, intenta a infilare proiettili nel caricatore della pistola. Quanto vorrebbe saperne usare una...
Cosa?!
Si stupisce di quel pensiero. Le armi le hanno sempre fatto orrore, non è mai stata un tipo violento, non lo è diventato nemmeno adesso, però detesta sentirsi indifesa.
«Tu vieni con me, ok?» dice Clint, parandosi di fronte a lei.
La ragazza rivolge all'uomo un'occhiata interrogativa.
«Staremo su un punto alto, in modo che i demoni non possano raggiungerti. E se cominciassero a scalare le pareti, beh, diciamo che mi inventerò qualcosa»
«Spero che tu abbia molta fantasia» replica Nadia, con un mezzo sorriso
«Se non fossi stato una spia, sarei diventato un romanziere».
Hanno aspettato diversi giorni, chiusi in quella casa, che lei si riprendesse. L'attesa non ha fatto altro che caricarli tutti di sentimenti bellicosi, forse è per questo che sembrano tutti un branco di belve inferocite. Forse è per questo che anche lei si sente così. Nadia spera solo che il furore non faccia commettere sciocchezze a nessuno – ma non si permette di dar voce a questo pensiero, a lei potrebbero dare il nobel per la sciocchezza del secolo!
Non è stata una sciocchezza, ho salvato Pepper...
Pepper, certo. Lo sguardo di Nadia vaga nella stanza alla ricerca di Tony. I suoi occhi sono velati da un'ombra cupa, di certo lui lì è il più furioso di tutti, è quello che ha più cose da perdere perché non sta combattendo solo per la sua sopravvivenza e per un gruppo di sconosciuti. E Nadia sente un'angoscia terribile stringerle lo stomaco. C'è sempre stato qualcosa tra lei e Tony, una strana alchimia, una specie di colpo di fulmine e lei non sopporta l'idea che lui possa perdere la sua personale battaglia per salvare la sua donna. Anche se Nadia ha la certezza che Tony, che tutti loro, avrebbero combattuto quella battaglia anche se non fossero stati emotivamente coinvolti. Loro sono degli eroi, e solo adesso la ragazza capisce appieno il significato di questa parola.
Sì, deve fare qualcosa, deve almeno provarci.
Si alza di colpo e sale di sopra, al piano superiore dove Loki se n'è stato rintanato quasi tutto il giorno, con la sua stolida tendenza a volersi tenere alla larga dal resto del gruppo.
Certo, perché lui non fa parte del gruppo...
Il dio dell'inganno se ne sta con la fronte appoggiata agli scuri chiusi, fissa la strada da un piccolo buco nel legno scolorito, ma si volta appena la sente arrivare.
«Devo chiederti una cosa» mormora la ragazza, cercando il suo sguardo.
Una scintilla di malizia brilla in fondo agli occhi azzurri.
«La risposta è no a qualsiasi richiesta tu voglia sottopormi» risponde lui con una punta di dispettoso sarcasmo.
Nadia scuote la testa e alza gli occhi al cielo enfatizzando un'espressione esasperata,
«Devi fare una cosa per me» insiste.
«Devo? Sul serio? E perché mai?»
«Perché alle volte si fanno dei favori agli altri solo per essere carini. Il papà non te lo ha mai spiegato?».
Loki assume un'espressione serafica,
«L'ho ucciso prima che potesse farlo» risponde mellifluo, con uno dei suoi sorrisi crudeli e taglienti.
Ma Nadia ormai è ben oltre l'impressionabilità e lui sembra accorgersene, perché cambia espressione e assume un'aria di pacato distacco.
«Cos'è che vorresti?» chiede senza particolare calore, come a farle intendere che non è affatto scontato che l'accontenti.
«Voglio che Pepper sia la prima persona a cui estrai il demone dal corpo. Prima di qualsiasi cosa, prima di chiunque altro».
Loki arriccia le labbra, torna sarcastico, un serpente velenoso pronto a mordere.
«Questo genere di favoritismi non è una cosa molto eroica» le fa notare.
«Io non sono un eroe, infatti». Nadia sostiene il suo sguardo con durezza.
Loki le si avvicina, comincia a camminare in circolo attorno a lei, a passi lenti, con le mani incrociate dietro la schiena e le labbra strette ridotte a una fessura, fingendo un'aria pensosa.
«Vorresti assicurarti che la compagna di Stark venga tratta in salvo per prima» dice. «Io dovrei preoccuparmi della salvezza della donna di un mio acerrimo nemico. Perdona se sono ripetitivo, ma perché mai dovrei farlo?».
Nadia non ha davvero una risposta, non l'aveva pensata in questi termini.
«La salveresti comunque, devi per forza uccidere tutti i demoni se vuoi essere libero, no?» replica cercando di apparire convinta, cercando di dimostrare che quel suo camminare in cerchio attorno a lei come un avvoltoio non la metta affatto in soggezione. «Prima o dopo che differenza fa?».
«Se non facesse la differenza non me lo avresti chiesto. Tu vuoi che il tuo diletto Tony Stark abbia comunque il suo lieto fine, comunque vadano le cose. Dipendesse da me, ucciderei sia lui che la sua bionda donzella».
È vero, lo farebbe sul serio. Lo avrebbe già fatto se avesse potuto, la notte del primo attacco alla Corte dell'Angelo.
«Mi devi più di un favore. Io ti ho offerto un bombolone alla crema!» ironizza Nadia, come a ribadire che la sua crudeltà non basta a impressionarla, non più.
«Non è un'argomentazione sufficiente» replica Loki, l'angolo della bocca svetta all'insù in un sorriso sghembo che la ragazza non riesce a interpretare, non capisce se lui stia solo giocando o se faccia sul serio. «Potresti convincermi se solo avessi qualcosa da offrirmi in cambio, ma non ce l'hai. A meno che tu non abbia preso in considerazione l'idea di amputarti il braccio per farmi avere la pietra».
«Se tu potessi entrare in possesso della pietra semplicemente amputandomi il braccio, lo avresti già fatto la prima sera che hai messo piede qui a Venezia».
Loki si ferma di fronte a lei e si picchietta l'indice sul mento.
«Oh, giusto. Allora è come dico io, non hai niente da offrirmi in cambio».
Nadia ha voglia di tirargli un pugno. Forse qualche secondo prima stava solo giocando, ma adesso sta davvero cercando di farle perdere le staffe. E lui farebbe perdere le staffe anche a una statua di marmo.
«Perché? C'è qualcosa che vorresti?» replica astiosa, pentendosi quasi subito di quella frase così dannatamente equivoca e fuori luogo.
Quella tremenda avventura l'ha cambiata, la Nadia che era una settimana fa non avrebbe mai detto quelle parole o quanto meno avrebbe avuto la decenza di arrossire. La Nadia che era prima e la Nadia che è diventata adesso hanno almeno una cosa in comune: sono entrambe due idiote!
«Niente che non mi sarei già potuto prendere da solo» risponde Loki.
Crash...
L'ultimo scampolo di autocontrollo è andato a farsi benedire. La mano di Nadia scatta diretta al viso del dio, con tutta la forza di cui è capace. È un istante, un istante solo in cui lei fa persino in tempo a immaginare la brutalità dell'impatto, lo schiocco dello schiaffo contro la guancia pallida. Ma il colpo non arriva a destinazione, è un battito di ciglia, un attimo prima che la mano colpisca, Loki le ha afferrato il polso con uno scatto fulmineo e le sue dita ora si serrano con veemenza sulla sua pelle.
«Lo dicevo che sei una guerriera» dice il dio con un sorriso che è quasi terrificante. «Ma hai ancora molto da imparare».
E prima ancora che Nadia possa rendersene conto, prima ancora di riuscire a trovare un senso a quelle parole, sente le sue spalle impattare quasi dolorosamente contro il muro verso il quale Loki l'ha gettata, tenendola bloccata lì con il suo peso.
Il dio china il capo e preme la sua bocca sulla sua, con prepotenza. Nadia non vorrebbe dargliela vinta, ma quella è una partita che lei aveva già perso in partenza perché lui non ha sentimenti lei invece sì.
La ragazza china il capo all'indietro e lascia che Loki approfondisca il bacio. Non si aspetta alcuna tenerezza, non c'è nessuna dolcezza eppure c'è qualcosa di disperatamente caloroso nel modo in cui lui si ostina a prolungare quel contatto, nella leggerezza con cui le sue labbra sfiorano quelle di lei nei brevi istanti che si concede per riprendere fiato.
Loki si stacca lentamente dalla ragazza, senza smettere di fissarla. Ora Nadia fa una fatica immane a reggere il suo sguardo, ma si costringe a non abbassare gli occhi.
A un certo punto lui aggrotta le sopracciglia in un'espressione perplessa, è quasi buffo.
«Di che cosa stavamo parlando?» domanda serafico.
«Fai uno sforzo di memoria, sono certa che ti verrà in mente» replica Nadia, scoccandogli un'occhiata penetrante, prima di voltarsi e sparire in direzione delle scale.

***

«Allora, diamo inizio allo show?» chiede Tony, passando in rassegna con lo sguardo i suoi compagni, prima di indossare l'elmo dell'armatura. «Ricordate, la barche sono due grandi yacht bianchi, si chiamano Angie I e Angie II».
Steve Rogers arriccia il naso,
«Angie?» domanda.
«Come la canzone dei Rolling Stones, aggiornati! È irritante doverti spiegare sempre tutto»
«Ricapitoliamo» interviene l'agente Romanoff. «Thor raggiunge l'isola in volo, Stark ci aspetta a Piazza San Marco e spinge la barca con gli indemoniati fino all'isola mentre noi saremo sull'altra barca. Appena arriviamo a San Michele, Nadia e Clint trovano una postazione abbastanza in alto da essere al sicuro, ma non troppo distanti per permettere a Loki di utilizzare l'energia della pietra. Se i demoni dovessero disperdersi...»
«Interviene l'Altro» conclude per lei Banner, con un cenno di assenso.
Tony picchietta le dita contro la superficie lucida dell'elmo. Si ripete che andrà tutto bene, ma era quello che si era detto anche la volta precedente e invece era andata a finire con Nadia pugnalata a morte e i demoni ancora in circolazione.
«Ne abbiamo fatti fuori dieci la volta scorsa» riepiloga l'agente Barton. «Ne sono rimasti venti, si tratta solo di raddoppiare gli sforzi».
Se la matematica non è un'opinione...
Raddoppiare gli sforzi, sembra impossibile. Ma stavolta sono più preparati e meglio disposti alla prudenza. E stavolta i serpentelli non possono scappare.
Ma possono fare tante altre cose. Tutte bruttissime.
«Andrà alla grande» dice Steve Rogers con aria sinceramente convinta, come a voler dare sicurezza a tutti loro.
«Ah, non si dicono queste cose, nei film quello che le dice è il primo che muore» borbotta Tony, agitando l'indice con aria ammonitrice. «Ma forse quando guardavi tu i film ancora non c'era il sonoro»
«Stanotte non morirà nessuno» insiste Thor, mettendo su il suo grugno da divinità dalla scorza dura.
A proposito di divinità, dov'è la star dello show? Oh, eccolo lì, in cima alle scale.
«Quando sei più comodo, piccolo cervo» borbotta Tony, impaziente. «Non vorrai perderti il gran gala».
Lo osserva attraversare la sala, con il suo solito contegno da principino. Lo guarda e si chiede cosa ne sarà di lui quando tutto questo sarà finito, probabilmente Thor lo prenderà per la collottola e lo riporterà sull'Olimpo, e lo sbatterà nella più profonda segreta del suo palazzo d'oro per assicurarsi che non scappi un'altra volta.
Quale che sia la sorte di Loki dopo quella battaglia, non è affare loro. Il rocchettaro bastardo si merita di marcire in una fogna per il resto dei suoi giorni, fine della storia.
E Nadia? Cosa ne sarà di lei quando tutto questo sarà finito? Se non ha perso la ragione fino a quel momento non è detto che non lo faccia in seguito. Se non si è preoccupata della sorte di Loki fino a quel momento, non è detto che non si aggrapperà all'orlo del mantello di Thor implorando clemenza per il damerino con le corna, domattina, quando i demoni saranno spariti dalla circolazione – si spera – e ogni cosa sarà tornata al suo posto. Nadia prova qualcosa per Loki e Loki, nel suo modo assolutamente astruso e oscuro, deve avere un minimo di interesse per la ragazza, deve pur aver sviluppato un minimo di empatia nei suoi confronti, è l'unica con la quale riesce a mettere in fila più di due parole, è più di quanto lui abbia mai fatto con qualsiasi altro essere umano – se si escludono quelli che aveva soggiogato con il potere dello scettro.
Tony sente lo stomaco riempirsi di bile, per un attimo crede di essere sul punto di mettersi a vomitare.  
D'accordo, quello non è il momento di preoccuparsi di cose simili. Aiuterà Nadia a togliersi Loki dalla testa a forza di martellate in fronte se sarà necessario, ma decisamente non deve pensarci ora.
«Allora, pronti?» chiede, guardando ancora una volta la ciurma al completo. Tutti annuiscono. «Bene».
Tony si infila l'elmo, la visiera cala davanti ai suoi occhi e le schermate interne si accendono.
«Buona sera, signore» dice compita la voce di Jarvis.
Un attimo dopo sono fuori, nel piazzale davanti alla casa, schierati come un plotone di soldati.
«Avanti, facci vedere qualcosa di interessante una buona volta» dice Rogers voltandosi verso Loki.
Tutti i loro sguardi sono fissi sulla figura del dio dell'inganno, stagliata contro un muro di pietra. Per un attimo è come un fermo immagine che comincia a sgranarsi, i contorni del suo profilo vibrano impercettibilmente e per ogni vibrazione il suo corpo sembra moltiplicarsi.
Per un attimo, persino la compassata agente Romanoff strabuzza gli occhi.
Ora ci sono ben sette Loki davanti alla casa. Peggio del peggior incubo che si potesse sognare. E non si riesce nemmeno a distinguere qual'è quello vero.
«Ma che bravo...» borbotta Tony. Per quanto sarcasmo ci sia in quell'affermazione, Stark deve riconoscere che il dannato piccolo cervo è bravo sul serio, che sarebbe un meraviglioso alleato se non fosse pazzo e se stesse dalla parte giusta della barricata. Per quanto sprezzo ci sia nel modo in cui lo guarda, Tony sa, dentro di sé, che lo teme; quel volo oltre la vetrata è un ricordo indelebile nella sua mente, come pure lo sguardo folle e crudele di Loki mentre lo spingeva nel vuoto.
Quello che evidentemente è il vero Loki fa un cenno e i suoi cloni partono di corsa disperdendosi per i vicoli di Venezia.

***

Quella dannata città galleggiante non è mai ferma, c'è sempre il mare che scorre nei canali, che si increspa per il vento e urta contro gli argini sollevando schizzi. C'è sempre qualche turista che si attarda o qualche ubriaco che sembra sul punto di cadere giù da un ponte.
Loki vede tutte queste cose, vede con gli occhi dei suoi replicanti che corrono, inseguiti dai demoni dai quali si sono fatti trovare.  
Non è facile tenere a bada tutto questo e contemporaneamente correre verso Piazza San Marco, dove sono ormeggiate le barche che Stark ha tirato fuori non si capisce da dove. Nel mondo dal quale proviene lui è il rango a dare potere, su quel piccolo sciocco pianeta invece è il denaro, lì tutto può comprare, tutto è in vendita. Che cosa squallida.
Thor è già partito alla volta dell'isola, Stark starà aspettando su un tetto nei pressi del punto di ormeggio.
Loki ha una tremenda sensazione di vertigine. I suoi poteri sono cresciuti durante il suo esilio, ma adesso sta facendo qualcosa al limite dell'impossibile; non aveva mai provato a controllare le illusioni di se stesso a una tale distanza. Lo scalpiccio concitato dei piedi che corrono sul ciottolato si mischia ai rumori che provengono dalle visioni e lui si sente disorientato. Barcolla, urta contro un lampione.
«Non ti metterai a fare la femminuccia svenevole proprio adesso?» ringhia astiosa la voce dell'agente Barton.
«Che cos'hai?» domanda Nadia, afferrandolo bruscamente per la manica della casacca e trascinandolo lungo la strada senza attendere una risposta alla sua domanda.
Nella penombra di quella notte assurda, Loki sorride. Quasi lo diverte il pensiero di ciò che il destino è riuscito a fare con quella ragazza, le ha fatto tirare fuori i denti, ha sanato molte delle crepe sulla sua armatura. È un peccato che presto, troppo presto, scoprirà di essere debole come non lo era mai stata prima.
Le immagini di diversi luoghi di Venezia vorticano nella sua testa, davanti ai suoi occhi, impedendogli di vedere la strada. Lui si lascia guidare dalla ragazza, si sforza di tenere il ritmo di quella corsa precipitosa.
Potrebbe usare l'energia della pietra per stabilizzare i suoi poteri ed essere un po' più cosciente di sé, reprimere quella sensazione di stordimento e nausea ed essere padrone delle proprie azioni, ma sa che non ne vale la pena. C'è un motivo ben preciso per il quale ha voluto che la ragazza fosse presente mentre lui esorcizzava i demoni, un motivo che di certo non poteva permettersi di condividere con i suoi detestabili compagni di sventura: voleva attingere l'energia necessaria dalla pietra senza consumare quella che aveva accumulato nei momenti di calma. Ed è molta, è riuscito ad assorbire così tanto potere da poter attraversare l'intero universo, potrebbe sconfiggere qualsiasi nemico con tutta quell'energia che gli pulsa nelle vene ma non ha intenzione di sprecarla perché ora ha bisogno di sistemare le cose, riformulare i suoi piani, darsi nuovi obiettivi.
Come prima cosa, lo scettro...
L'energia che ha accumulato deve conservarla come un tesoro perché gli servirà per lasciare quel posto e poi tornare al momento più opportuno.
Alla fine i suoi disegni su come usare la pietra di Borr non sono stati del tutto stravolti, sono solo incappati in qualche imprevisto.
Una serie di sfortunati eventi...
Imprevisti che forse stanno per essere risolti. E magari qualcuno dei cari Vendicatori potrebbe persino rimetterci la vita, nel frattempo, suo fratello, perché no? Thor potrebbe avere un qualche incidente durante lo scontro sull'isola – lui, con tutta l'energia che ha accumulato, riuscirebbe benissimo ad adoperarsi affinché questo accada.
No, l'energia mi occorre per fare altro...
Non può permettersi il lusso di farsi prendere la mano dalla propria voglia di rivalsa. A Thor penserà in un altro momento – perché il momento in questione arriverà prima o poi, ne è certo. Adesso deve concentrarsi su altro.
«Eccole, le barche» esclama l'agente Romanoff.
«Un tempismo veramente pessimo» ribatte stizzito Rogers.
Loki scuote energicamente la testa e cerca di mettere a fuoco quello che ha davanti. Sono sul bordo del molo, dinnanzi alle barche, dal lato opposto della piazza stanno arrivando i demoni, lanciati come cani rabbiosi all'inseguimento di una sua copia.
«Sulla barca. Ora!» tuona Barton.
Loki si sente quasi sul punto di crollare a terra quando Rogers prende Nadia e l'allontana da lui.
«Permetti?» le chiede con fare cavalleresco – cavaliere anche nel pericolo, diamine, che razza di idiota!
A proposito di cavalleria, comunque Nadia sembra apprezzare più altri tipi di approccio, o quanto meno non ha avuto niente da recriminare riguardo al suo di approccio. In tutta onestà, Loki nemmeno si aspettava che lei avrebbe ricambiato quel bacio dato per sfregio. Ma nel momento in cui ha risposto alle sue labbra è diventato qualcosa di...
Piacevole?
Divertente. Sì, divertente. Nient'altro.
La ragazza non capisce cosa voglia da lei il soldato, annuisce meccanicamente e lui le cinge la vita con un braccio, poi spicca un salto e atterra sulla barca.
«Io... mi sono ricordato che soffro il mal di mare» balbetta Banner, dal nulla.
«Non hai portato la rivista di sudoku?» domanda Barton. «Salta su dottore! A bordo giochiamo a sasso, carta, forbici».
Loki non capisce di che diamine stiano parlando, fa solo in tempo a cogliere uno sbuffo di rosso sotto ai suoi occhi, i capelli della Romanoff che lo sta fissando in cagnesco, come se non aspettasse altro che una scusa per fare quello che sta per fare: prenderlo di peso e lanciarlo sulla barca. Lui atterra bocconi sul ponte, con un tale violenza che a un comune mortale avrebbe certamente rotto qualche osso – la signorina è forzuta per essere una vulvetta lamentosa. Si morde le labbra per trattenere un gemito di dolore e si solleva appena in tempo per vedere il suo replicante salire sulla barca ormeggiata accanto alla loro, seguito dai demoni che cominciano ad agitarsi, una volta scoperto l'inganno.
Venti paia di occhi di piombo fuso si puntano su di loro. Gli indemoniati aprono le bocche come per gridare, ma non esce alcun suono. Sono sul punto di lanciarsi sulla solo barca, quando Loki avverte le vibrazioni del motore e lo yacht parte rapidamente verso l'isola.
Mentre si allontanano dalla riva, vedono Stark attraversare il cielo e sparire in acqua. Sulla superficie nera e lucida del mare della Laguna compaiono le luci dei propulsori dell'armatura.
Ora che Loki può far sparire le illusioni di se stesso, si sente decisamente meglio. Si volta, restando steso di schiena sul ponte della barca e guarda gli altri che sono con lui.
Barton sta guidando lo yacht; Rogers è in piedi, braccia conserte e sguardo concentrato a osservare l'altra imbarcazione dove gli indemoniati si dibattono e fanno a pezzi il parapetto; la Romanoff osserva preoccupata Banner che si è rintanato in un angolo e ha una faccia decisamente sofferente.
Nadia si china su di lui e lo guarda con preoccupazione.
«Sto bene» le dice subito, in tono infastidito, cercando di rimettersi in piedi.
La barca sfreccia a una velocità impossibile, sollevando alti schizzi dall'odore salmastro.
«Che cosa stanno facendo?» dice la Romanoff all'improvviso, premendosi contro la ringhiera di acciaio lucido per osservare l'altra barca che è diversi metri dietro la loro.
Gli sguardi di tutti si catalizzano nello stesso punto.
Metà dei demoni si sono lanciati in acqua, con un balzo agilissimo che li ha portati a cadere vicino alla loro barca. Per quanto Barton stia spingendo i motori al massimo, quegli esseri nuotano disperatamente in una scia di spuma bianca.
Dopo una manciata di secondi sentono un tonfo sordo contro lo scafo.
Gli indemoniati cominciano ad arrampicarsi verso il parapetto, arpionandosi alla fiancata che graffiano con le dita. La barca rulla come per una tromba d'aria.
La Romanoff prova a sparare oltre le loro spalle, ma il rumore non li distrae dalla loro piccola scalata.
«Siamo quasi arrivati» annuncia Barton. «Teneteli a bada solo pochi minuti»
«Ti pare facile!» replica la sua collega, deglutendo nervosamente.
L'isola è così dannatamente vicina e loro sono così dannatamente senza speranza.
Se quelle schifose creature fossero sensibili al dolore, Loki renderebbe incandescente la ringhiera alla quale sono aggrappate, ma non c'è niente che lui possa fare.
Il Capitano lancia il suo scudo che ruota silenziosamente a mezz'aria, colpendo gli intrusi aggrappati al lato sinistro della barca. Metà di loro cadono in acqua.
Sul lato destro, un paio di demoni riescono a salire a bordo. Con quei loro volti inespressivi e quei loro occhi innaturali e i vestiti strappati che grondano acqua sembrano cadaveri di annegati che il mare ha fatto risorgere.
Loki si getta sui due intrusi prima che arrivino a Nadia. È pur sempre un dio, non avrà la forza bruta di Thor, ma è comunque più forte e resistente di un comune essere umano.
Le dita di uno dei mostri che tiene bloccati a terra gli affondano nella spalla, lacerando la carne. Il dio sente il sangue colare fino al petto e ringhia di furia.
Un colpo di pistola esplode a pochi centimetri da lui, lasciando storditi i due indemoniati per qualche secondo, quel poco che basta a Loki per gettarli in acqua, per poi scambiare un rapido sguardo con l'agente Romanoff, responsabile dello sparo. In un'altra circostanza, Loki troverebbe davvero interessante tentare di capire come si sentono tutti loro a doversi preoccupare della sua incolumità.
«Sei ferito». Nadia fa appena in tempo a pronunciare queste parole che un demone arriva alle sue spalle, l'agguanta e la trascina in acqua.
Il demone e la ragazza spariscono sotto la superficie nera del mare.
«No!» Loki lancia un grido di sconcerto che viene coperto da un sinistro scricchiolio.
«Adesso basta» dice una voce, una voce cavernosa e vibrante.
I loro sguardi vengono catturati dalla figura che incombe in angolo a poppa.
Il vento sta portando via gli ultimi brandelli di quella che una volta era la camicia di Bruce Banner. Al posto del timido dottore adesso c'è Hulk.
Il gigante verde lancia un urlo da spaccare i timpani, scuote la testa come un cavallo imbizzarrito e prima ancora che tutti loro abbiano il tempo di spaventarsi si tuffa in acqua facendo oscillare lo yacht.


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Note:
Da qualche capitolo a questa parte, Loki ha smesso di essere collaborativo con la mia penna. Qualsiasi cosa lui faccia non è opera mia.
Non so esattamente quali siano i tempi di percorrenza dal molo di Piazza San Marco all'isola di San Michele, quindi non ho voluto dare indicazioni di tempo precise senza contare che quello che succede durante il tragitto è talmente concitato che i tempi della narrazione sono molto più lenti di quanto siano i tempi “reali” dei fatti che accadono.
Sì, ehm... forse riguardo all'isola mi sono presa un po' troppe licenze poetiche, non credo abbia un punto di costa sabbiosa.
Hulk mancava all'appello, un po' mi dispiace che sia “arrivato” solo ora.
Come si sente Loki a dover gestire i suoi replicanti a distanza è pura improvvisazione, spero che sia plausibile.

Ci leggiamo sabato con il nuovo capitolo :)

PS: a proposito di Loki. Loki e Thor. Loki e Thor ad Asgard. Loki e Thor e i loro bei tempi andati e tutta un'altra seire di cose folli... mi sono cimentata con una breve raccolta di episodi sul passato del caro Bambi... per chi volesse dare un'occhiata, la storia è nel fandom di Thor e si intitola Una goccia di splendore.
   
 
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