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Autore: Mao_chan91    04/03/2007    2 recensioni
Vite si sfiorano, scontrano, intrecciano.
L'egoismo diventa chiave della sincerità; il passato qualcosa da allontanare.
Genere: Romantico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Elric, Riza Hawkeye
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Rewrite


Capitolo sesto


Questa fan-fiction è un’AU, dunque ambientata in un universo alternativo, in questo caso semplicemente il mondo moderno. Niente alchimia od altro, dunque, ma determinate situazioni interpersonali sono le stesse,o almeno inizialmente.


Disclaimer: I personaggi qui presenti non appartengono a me, ma alla somma Hiromu Arakawa, autrice di FMA. Mi appartiene solo questa fan-fiction ed ogni singola frase, idea o concetto.

-

Lo ha osservato ancora, crollare sul divano affondandovi, Black Hayate a trottare per la stanza gioioso, leccandole le mani, reclamando la sua cena.

Guidata da un istinto strano e piacevole gli si è seduta accanto, più accanto di quanto non abbia mai fatto, avvicinando insicura il viso a guardarlo negli occhi, intrecciando le dita alle sue, premendo forte, torcendogliele per scatenargli una qualche sorta di mite reazione, turbato sgomento, ma l’ha solo guardata un poco, trattenendo il fiato.

Lei si è sentita stupida, ed ha sciolto la presa dalle sue dita, levandosi in piedi e fissandolo ancora a lungo.

Non so cosa fare.

Non c’è niente di giusto da fare.

Gli passa una mano sulla tempia, gentile, e gli scosta i capelli sudati con tenerezza.

Sente che se c’è qualcosa di giusto da fare, ora, è essere più gentile.

Tenera e gentile.

E lei stessa interpreta questo come tenerezza più che materna, ma è seccata e confusa, e non vuole sentirlo distruggersi, raggomitolandosi stretto su sé stesso.

Lui tende la mano, come in preda ad una qualche strana visione, e la fissa vuoto, stringendole piano il viso.

"Posso ascoltarti se vuoi. Posso sempre ascoltarti."

Riza si sente agitata e tremare, mentre lui non è lui e cerca conforto nel mite chinarle il capo all’altezza del suo, stringerla ad una pressione gentile di labbra cui lei non si sottrae, avanzando nella sua bocca col tastare rozzo e confuso della lingua in cerca di contatto e vita.

Lui si sente caldo e la lascia dopo un poco, fissando il suolo piattamente in muta giustificazione e ricerca di perdono, rosso scuro e più turbato che mai.

Lei smette di fissarlo ed indietreggia piano.

Non avrebbero entrambi voluto, ma nonostante questo è stata un’unione carica di calore e reciproco incoraggiamento.

E’ stato dare e ricevere, d’un appagamento così equo da parer surreale, e giusto.

E’ qualcosa di cui si ha sempre bisogno.

E ne abbiamo entrambi bisogno.

"Non rifarlo." mormora spezzata lei, sperduta nel sapore amaro ma estatico delle labbra giovani e fresche di lui.

Non sente nemmeno la necessità di ferirlo, perché per un istante, per un misterioso e miracoloso istante, si è sentita felice con lui.

E lui è così immaturo e piccolo da parere lì lì per urlarle che è solo un moccioso in preda ad un capriccio, e che questo è sbagliato.

Cristo, lo sa, lo sa benissimo.

Ma sa anche che finché questo può essere chiamato reciproco abbraccio, reciproca presenza e tangibilità lei vuole essere lì.

Negarlo, ma essere lì.

Gli occhi aurei e velati d’umido incrostato d’egli la interrogano al lungo sul significato di quel suo sostare stringendosi una ciocca di capelli tra le dita mordendosi le labbra, insicura e paralizzata come una ragazzina, la catturano ed inteneriscono sommamente.

Rilassa le sopracciglia strette agli occhi e la fronte muta in liscia mentre lo fissa così, scomposto, muto e concentrato.

Supplichevole.

"Ti prego." pare dirle senza nemmeno sbattere le palpebre, sperduto e penosamente contratto in orrido patire "Fammi dimenticare. Aiutami a dimenticare ogni cosa tranne la mia esistenza. Nutri il mio ego di fiducia e rendimi vivo."

Può vedere i suoi occhi brucianti di supplica e determinazione, lacrimare senza smettere di guardarla.

Non possono perdere di vista chi sono, ma possono rammentarselo con forza.

"Io sono Riza. Riza. Non Winry. Lo ricorderai, Edward Elric?" domanda ella, tremula e avvinta dai suoi occhi affilati e taglienti su di lei.

Dolorosi.

Non può più farne a meno, e non sa nemmeno lei cosa prova, se ossessione o appassionata necessità di stringersi ad un corpo, ma lui l’ha tastata gentilmente con le labbra e con la lingua, e, soprattutto, con la mano l’ha toccata.

Non l’aveva mai fatto, e sa che l’agitazione ha sconvolto i suoi nervi e rovesciato la sua emotività.

Sa che sarebbe tutto terribilmente simile ad approfittarsi di lui, ma a diciott’anni potrà ben sapere quanto lei cosa vuole.

"Riza. Riza. Ti prego, sta’ con me."

E lei cala su di lui perdendo anche l’ultimo scrupolo morale, lenta e calda, ma con mani così fredde, così fredde.

Le scalderò.

Sono troppo fredde perché non ne soffra.

Troppo fredde.

E le mani di Riza sono tanto fredde quanto dolci mentre sfilano leggere la felpa rossa dal petto di lui, attento lavoratore chino sulla zip della gonna di lei.

Sul divano morbido si stringono, e lei sprofonda teneramente il capo sul suo petto biondo, fronte carezzata dal mento puntuto di barba ignorata per giorni ma ancora fine, pronta a sussultarvi senza far rumore aprendo le gambe.

Abbiamo entrambi bisogno di qualcosa da proteggere, per sentirci forti.

Lui la stringe, nuda e saporita tra le sue labbra curiose ed infantili, sul corpo d’altezza un poco inferiore, sullo stesso bisogno di sentire qualcosa.

Abbiamo entrambi bisogno di un petto ampio su cui sussultare.

Si guardano negli occhi per tutto il tempo, nudi ed ignoranti come due bambini, scaldandosi di strette salde e tenere.

Per lui tutto sta iniziando; per lei tutto sta ricominciando.

Sono perfettamente uguali mentre si sfiorano, si baciano e si tastano sentendosi vivi, entrando l’uno nell’altra e contorcendosi, perlacei e dagli occhi stanchi.

Riza ed Ed.

Ed e Riza.

E non esiste altro.

-

Quando Edward riapre gli occhi ha la schiena a pezzi, ed un braccio di lei pende mollemente al lato del divano, leggera come una morbida coperta su di lui, che si sente come ubriaco; e non ricorda niente, ma ricorda lei.

Non vuole fare un singolo scatto, perché la vede serena come una bambina, su di lui, con i capelli ancora raccolti ma terribilmente in disordine.

Glieli scioglie piano, e se l’accomoda meglio in cuore, raggomitolata ed insicura come non l’ha mai potuta vedere.

Vuole che lo veda con lei ed intento a fissarla, al risveglio.

Le mani di entrambi sono ora bollenti.

-

I giorni si urtano, infrangono e raccolgono i propri pezzi confusamente, sicché loro due non ne hanno un ricordo preciso.

Si parlano meno dell’usuale, leggono molto ed i loro sguardi s’incontrano solo se per caso.

Se si urtano si scusano e tentano di non sfiorarsi oltre, ebbri di confusione, gioiosi e timidi non come amanti usuali ma ragazzini al primo e casto bacio.

Se i corpi li guidano si stringono e baciano teneramente, morbidi ma quasi meccanici, privi di volontà razionali.

Ecco il disastro dell’uomo cinico: se riesce ad essere felice gli pare tutto irreale.

Assapora frettolosamente ogni cosa volgendo già lo sguardo al giorno in cui la pura bramosia si scioglierà e con esso la felicità di una piacevole convivenza.

Sono un idiota, un idiota.

E sono gelidi e caldi d’un tempo, intorpiditi dal disagio infantile che li avvicina ed allontana.

E’ come se fossero rimasti bambini.

"Ed?"

"Mh?"

"Senti, io penso proprio che dovresti finire gli studi ed andare all’università. Pagherò ogni cosa. E...e poi... " inizia lei tentennante, per poi stupirsi della propria regressione a tenera ragazzina, pur senza darsene eccessiva pena.

Insomma, non è che ci sarà un poi.

E’ questa la cosa sciocca, fondamentalmente.

"...nulla."

"Nulla?"

"Non è che basti una notte a rotolarci sul divano e qualche bacio istintivo a far esistere un noi...ed io...sono...io sono... "

Impegnata?

Oh, no, sciocca donna, non lo sei.

Roy non c’è, non torna, non torna.

Cancelli i messaggi in segreteria perché Ed non li senta, e non sai nemmeno tu cosa ci sarebbe di male in questo.

Roy è persino un possibile partito, che ti prometterebbe una vita ricca e serena.

Stabile.

Edward è un ragazzino immaturo bisognoso di affetto ed un muro che lo isoli dal mondo esterno ed i suoi traumi.

Lui è tenerezza, non è altro.

Lui è la fiamma giovane e viva che ha acceso una notte d’amore con il suo tocco rozzo ed impacciato.

Quel tocco rassicurante che l’ha rilassata tastandole le clavicole in una maniera un po’ strana e giocosa, parlandole gentile e spaventoso all’orecchio e spingendola a morderglielo teneramente per non rabbrividirne ancora.

Lui è qualcuno che l’ha stretta ed è entrato in lei senza più uscirne, scaldandola e sostando a lungo in pace, in un Paradiso troppo rassicurante e bianco per desiderare uscirne.

Ha ripensato a lungo a quella notte bramandolo ancora e ancora, e ribadendosi più volte che un singolo anno d’età la scampa dall’essere una bieca e stolta pedofila.

Ed un giorno lui troverà una ragazza giovane e sottile, una nuova Winry che non odierà mai, dimenticando tutto il resto.

La toccherà, la amerà sotto fresche coperte e la sposerà, e vivrà felice con tanti figli, mentre lei sarà incatenata ad una vita ancora non scissa dalle sue debolezze con Roy Mustang, che l’amerà tantissimo pur senza completarla come un ragazzino è riuscito a fare in poche ore.

E farà male per sempre.

"Riza? Riza, io...credo di voler restare qui."

Lui è in piedi e lei non se n’è accorta, titubante nell’accostare le dita alle labbra, mordendole ferocemente.

Si sente tremare e senza forze, odiando profondamente questa sua mancanza di forze ed il proprio sentirsi orribilmente sola e sperduta.

"Resto." ripete lui paziente, raggiungendola e stringendola con braccia leggere, senza possenza ma con un briciolo d’animo che gl’impone di non far piangere un’altra donna.

Riza deve vivere.

E lui vuole provare a vivere con lei, così sciocca e facilmente frantumabile che è ora lì lì per crollare in un vasto oceano scuro, e non c’è terra, non c’è aria.

Il fiato gentile di lui sillaba ancora e ancora promesse gentili alle sue clavicole, che lei non può sentire ma la sua carne ricorderà.

-

La vigilia di Natale li ha sorpresi e lasciati senza fiato.

Lei abbassa la testa, al mattino, sapendo che la tradizione si ripeterà, come ogni anno, ma vuole fermarla.

I messaggi in segreteria si sono limitati a rammentarglielo più volte, con annesse scuse perché il lavoro soffocante aveva impedito all’adorabile Roy Mustang di irromperle in casa con la copia delle chiavi in suo possesso da un cinque annetti buoni per le emergenze.

Edward dorme ancora sul divano, rilassato e con la bocca spalancata ronfando come un bambino beato.

E con la pancia scoperta dalla canottiera, che si affretta a coprirgli.

Possiede ancora quella sorta di tenerezza che le mani intuitive di Riza, che dal primo tocco hanno abilmente individuato ogni zona sensibile in lui e quali tasti toccare, del suo petto come delle fibre più intime del suo animo, per farlo sentire gioioso e rilassato, caldo ed appagato.

Per non causargli problemi.

Solerte e ridente gli ricopre il ventre che si gratta un poco nel sonno, sfiorando leggermente con le labbra il lobo del suo orecchio mentre si gira, cautelandosi per non svegliarlo prima del tempo, ed osserva la contraddizione che è e sarà sempre quel bambino timido tra le sue braccia, allergico al tocco per difesa personale e caratteraccio invidiabile, ma così indifeso.

Tutti sono indifesi e liberi nel sonno.

Svegliarlo sarebbe un tradimento.

Sorride appena, vestendosi per portare a spasso Back Hayate, ma Roy è qui prima del tempo, sorprendendola mentre rialza la zip dei pantaloni di velluto vicino al letto di Ed, ancora guardandolo, mentre il cagnolino bianco e nero corre ad accogliere l’ospite.

E Riza aveva previsto tutto, tranne una buona risposta da dare se colta senza il tempo di rifletterci.

Edward è diventato l’alcool estasiante ed oblioso dei suoi nuovi giorni, e si è sentita girare la testa e ridere forte più e più volte come non aveva mai fatto, in improvvisi impeti di incredula letizia.

Roy Mustang posa un panettone sul tavolino vicino ad Ed, stringe gli occhi sottili e si passa una mano dalla tempia ai capelli con forza, incredulo ed avvilito.

Ha perso importanza, e Riza esce fuori con lui, guinzaglio alla mano, solo per non svegliare il ragazzo dormiente e maledettamente grazioso.

Eternamente egoista, eh?

Non andrà tutto bene, ma non cambierà nulla.

Si limiterà solo ad assumere maggiore concretezza.

-

Note: Sì, qui siamo ancora a Natale. Sì, ho scritto tutto ciò circa l’anno scorso, è stata a lungo in lavorazione, la storia. E ben lieta di aver ritrovato una commentatrice in più, che ringrazio vivamente, senza scordare Setsuka, per quanto sia rimasta un pochino sgomenta di tutta quella disapprovazione verso Winry; ovviamente può tranquillamente essere che si tratti di antipatia a pelle, o forse segui solo l’anime, che, ribadisco, la svaluta molto.

Tendenzialmente, è un personaggio abbastanza detestato da chi segue solo quello, e se è così anche per te posso capirti perfettamente, per quanto tenda a consigliare la lettura del manga a destra e a manca, e fino in fondo, anche, perché oltre a meritare, sviluppa al meglio un po’ ogni personaggio; finisce che non ce n’è davvero uno detestabile, per l’approfondimento accurato e profondo, dunque potrebbe piacere anche a te.

Ribadisco inoltre che l’unico punto debole di Winry possa essere il pianto, ma lo vedo come semplice sfogo; lei è una delle poche persone normali, là in mezzo, e dev’esserci anche una certa frustrazione, in mezzo al tutto, poiché è anche l’unica che non può fare molto, ma per questo stesso motivo è realistica.

Non piange per farsi compatire, né si trastulla nella sua condizione di orfana (Anzi, nell’anime viene mostrato solo il suo pianto rabbioso da bambina, ben giustificabile, e rabbia verso Mustang; nel manga se soffre lo fa quando è da sola, senza condividerlo con altri, tendenzialmente, sfogandosi solo in una certa situazione abbastanza spoilerosa, per il punto in cui è il manga in Italia ora.)

E’ un personaggio spontaneo e se sembra troppo felice non è detto che lo sia sul serio, ma che lo faccia per non preoccupare gli altri, quando la situazione di essi è più grave (ad essere sinceri, un tempo lo facevo anch’io. E fidati, non è piacevole.); le parole più dure che può rivolgere ad Ed o Al sono volte a scuoterli e peraltro più brusche nell’anime, quasi assenti nel manga.

Questo non è volto né al fartelo adorare, né semplicemente piacere, davvero; più che altro, spero, a fartela tollerare un poco di più, non altro, anche perché farà anche un’altra comparsa, devo dirtelo, ma solo un’altra, ed il pairing della storia ormai è…ehm, evidente, dunque non preoccuparti.

Ma questo non è assolutamente lo spazio “difendiamo le nostre opinioni e personaggi”, per quanto un confronto di opinioni sia sempre piacevole, dopotutto, dunque scusami ^^;.

Ecco, ora ho quasi finito; al prossimo capitolo XD;.

[Ringrazio tanto Sìl perché mi ha dato basi sulla risposta, da sola avrei meditato di più ed avrei postato tardi il capitolo, che già è in ritardo. Ma posterò comunque il prossimo questo sabato ^^]

  
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