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Autore: Charlene    20/08/2012    11 recensioni
Collaborazione tra me e PichShrooms_BOOM. Le nostre menti si sono unite. Che cosa ne uscirà, chiedete? Leggete e lo scoprirete.
~Dedicata alla forte amicizia che si è creata tra di noi malgrado la distanza che ci separa.
Sento i suoi passi farsi sempre più vicini. Oddio, oddio, oddio! L'ansia comincia a prendere il sopravvento sulla mia ragione e sul mio corpo. Vedo le sue mani strisciarmi addosso rapide e noto una lama sottile e affilata appoggiarsi lentamente sulla mia pelle. Vedo il sangue uscire, sento il dolore annebbiarmi la testa...
Genere: Dark, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Boris, Hilary, Kei Hiwatari, Un po' tutti, Yuri
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sesto:

CØMPLICAZIØNI.

 

Hilary scese le scale e uscì di casa, chiudendosi la porta alle spalle. Non ne aveva molta voglia, ma contemporaneamente voleva stare con i suoi amici, e con Kei. Quindi si era costretta a prepararsi, a mettersi un filo di trucco e a trascinarsi fuori di casa.
Un tempo non era così.
Takao la accolse con un sorriso: -Eccoti. Kei sta arrivando.-
-D’accordo.-
-Come va?- le chiese, stringendola a sé.
-Sto bene.-
Kei arrivò dieci secondi dopo, come al solito guidando come un pazzo. Frenò a un metro da loro e suonò il clacson.
-Kei, porca miseria! Quando la smetterai?!- esclamò Hilary. Kei le sorrise da dietro il parabrezza: -Salite.- disse solo. I due sospirarono e obbedirono.

 

*

Karolina arrivò in fretta e furia al Planet, sempre più convinta che la casa dove abitava fosse maledetta.
Quella chiamata l'aveva spaventata parecchio, le aveva rovinato la serata. Non aveva perso nemmeno tempo a prepararsi, era uscita di corsa dall'abitazione senza badare se avesse spento o meno le luci e senza chiudere la porta di casa a chiave. Non si sarebbe più sentita al sicuro da sola, neanche se avesse ingaggiato delle guardie del corpo.
Akira notò subito la preoccupazione che tormentava la ragazza, era quasi palpabile. Inizialmente pensò che fosse ancora turbata per la morte di Lisa -d'altronde lo erano tutti-, ma poi si accorse che a renderla così era ben altro. Ipotizzò che le fosse successo qualcosa. Quando provò a chiederglielo, lei lo freddò con un secco "niente!", facendogli intendere che non aveva la benché minima intenzione di affrontare l'argomento. Pensò c'entrasse Boris, dopotutto a lungo andare si doveva essere per forza affezionata al ragazzo - pessima cosa. Magari avevano avuto qualche discussione o qualcosa di simile. Tuttavia, conoscendo Karolina, sapeva che non sarebbe mai stata di pessimo umore per un diverbio qualsiasi.
Da quando era arrivata non aveva proferito parola; si era limitata a rispondere a monosillabi, giusto quando le veniva chiesto qualcosa. Era un comportamento piuttosto insolito, considerando il suo essere piuttosto incline al dialogo.
-Sicura che vada tutto bene? Sei piuttosto taciturna!- le chiese Nataliya, accorgendosi anche lei che c'era qualcosa di strano in Karolina quella sera.
Karolina non rispose. Anzi, neppure l'aveva sentita. Era immersa nei suoi pensieri, come se stesse vivendo in un mondo tutto suo. In un mondo al quale solo lei poteva avere accesso. Nataliya, comunque, non si diede per vinta: riprovò ad attirare la sua attenzione ponendole nuovamente la domanda.
La ragazza la guardò con aria vacua, la classica espressione di chi era appena caduto dalle nuvole. Cercò di ricomporsi, riassumendo quella posizione decisa e sicura di se. -Sì, tutto bene.-
Sperò con tutto il cuore di essere stata convincente, ma il suo tono di voce la tradì.
-Hai la voce tremula... Hai pianto?-
-No, Aki. Sto bene, davvero!-
Akira si girò verso Nataliya, consapevole del fatto che entrambi avessero gli stessi sospetti. Nataliya scrollò le spalle, incapace di capire cosa veramente preoccupasse Karolina.

 

*

-Credo che il piccoletto abbia bevuto troppo.-
Yurij era ormai abituato a vedere Ivan in quelle condizioni. Ogni sera era sempre la stessa storia: lui si ostinava a bere fino allo stremo, tornando a casa in delle condizioni veramente pessime. Era saputo e risaputo che Ivan non fosse in grado di reggere l'alcool, eppure nessuno riusciva a impedirgli di bersi un cocktail dietro l'altro. Quando si metteva in testa una cosa era quasi impossibile fargli cambiare idea.
-Non lo avrebbe fatto se qualcuno avesse evitato di offrirgli continui giri di bevute.- disse Sergey, lanciando una frecciata a Boris. Lo guardò con fare poco amichevole; odiava vedere i suoi amici star male, per giunta a causa dell'alcool. Gli piaceva bere, ma senza esagerare. Peccato che Boris non fosse di quell'idea.
-Andiamo..! E' sabato sera anche per lui!- cercò di giustificarsi Boris, mandando giù un altro sorso di solo-lui-sapeva-cosa.
-Bello passarsi il sabato sera chiuso in un bagno a vomitare.- ironizzò acidamente Yurij, ghignando divertito nell'immaginarsi il piccoletto in condizioni di degrado. Si era chiuso da qualche minuto in bagno, dando l'ordine di lasciarlo solo. Disse di essere in grado di cavarsela. Il rosso aveva dei dubbi a riguardo, ma preferì lasciarlo fare. Dopotutto quelli erano solo ed esclusivamente fatti suoi.
-Dai, Boris, sei stato tu a farlo bere troppo, solo per divertirti un po’- lo accusò Sergey, rincarando la dose.
Boris alzò le mani in segno di resa, sorridendo. -Va bene, ok! Forse è stata colpa mia, ma lui è maggiorenne. Giusto?-
-Sì, lo è, anche se spesso non lo sembra affatto.- rispose il colosso biondo, inarcando un sopracciglio.
-Ha l'età consona per assumersi le sue responsabilità. Nessuno l'ha costretto, poteva tranquillamente rifiutare.-
Effettivamente il suo discorso non faceva una piega, ma da amico avrebbe dovuto aiutarlo a darsi dei limiti. Sergey ci ripensò: tutto sommato si stava parlando di Boris. Lui era pur sempre Boris Huznestov. I discorsi astratti sull’amicizia non avevano senso se rapportati a lui.
-Beh, io vado a vedere se ha bisogno di qualcosa.- proclamò alzandosi dalla sedia e avviandosi verso il bagno, lasciando Yurij e Boris da soli in compagnia dei loro drink.
Yurij sorrise sinistramente, sedendosi nel posto più vicino a Boris. -Più tardi cosa vuoi fare?- gli chiese, guardandolo fiducioso. Sapeva che non si sarebbe bruciato il sabato sera andando direttamente a dormire. Boris avrebbe sicuramente proposto qualcosa, era il bello di frequentarsi con lui.
-Ci stavo giusto pensando.-
Boris, in verità, stava pensando a tutt'altro: Kei gli aveva riferito di aver visto Brooklyn insieme a Julia, il che lo infastidì parecchio. Non gli andava affatto giù che lei uscisse con quel... tale. Non poteva proprio sopportarlo, risvegliava i suoi famigerati istinti omicida. Presto Brooklyn avrebbe fatto una brutta, bruttissima fine, fosse stata l'ultima cosa che avrebbe fatto. Se lo promise. Attendeva solo l'occasione propizia per agire.
-Potremo andare da me...- propose Yurij, con una certa aria annoiata. In quella città non c'era mai niente da fare, era tutto sempre così monotono... Avrebbe voluto trovare una svolta tale che gli avrebbe permesso di divertirsi come si deve, almeno per una volta.
Boris sospirò, per niente convinto. La voglia che aveva di chiudersi in casa equivaleva a quella che doveva forzarsi di farsi venire ogni mattina per andare a scuola, il che era tutto dire. -Mh.-
-Che razza di risposta è?!- chiese Yurij ridacchiando.
Boris gli sorrise, per poi tirargli un pugno amichevole sulla spalla. -Non criticare le mie risposte!- aggiunse scherzando.
-I tuoi mugugni, volevi dire.-
-Quel che sono!-

*

Kei si sporse per vedere che fine avesse fatto Takao. Era andato ad ordinare e ancora non si era visto tornare.
-Ma dov’è? Ho sete- sbuffò.
-C’è il mondo oggi, ci sarà una fila spaventosa.- gli rispose Hilary.
-Ho sete- ripeté lui, seccato. Hilary sorrise: quando ci si metteva, anche Kei sapeva essere infantile e impaziente.
Notò che stava sorridendo, e smise di lamentarsi. –Oh.- disse solo, concentrando la sua attenzione su di lei. Hilary lo guardò, incuriosita. –Sì?-
-Fallo ancora.-
-Che cosa?-
Kei si sporse e le diede un bacio all’angolo della bocca: -Sorridi ancora.-
Hilary non poté fare a meno di obbedirgli. Appoggiò la fronte sulla sua.
-Grazie per essere qui.- gli disse piano. Se non ci fossero stati lui e Takao al suo fianco, lei non aveva idea di come avrebbe fatto a superare tutto quanto. Sempre che si potesse dire che l’avesse superato, ovviamente… Trovare il cadavere di una ragazza in un lago di sangue non era certo il modo migliore per farlo.
Kei era di per sé una persona poco loquace, così non disse nulla, ma le diede un altro bacio in risposta. Non era nemmeno tipo da smancerie in pubblco, in effetti.
Takao li vide da lontano, mentre tornava con i cocktail (quella sera non era il caso di aspettare che i pochi camerieri riuscissero ad avvicinarsi al tavolo), e non seppe se essere felice o meno. Sapeva bene che i suoi migliori amici si amavano; il problema era l’impossibilità di andare avanti per più di un mese senza che succedesse qualcosa. Kei aveva un caratteraccio e talvolta lo faceva prevalere su tutto, Hilary aveva a sua volta la testa dura e difficilmente si lasciava mettere i piedi in testa da lui. Per non parlare di una delle principali cause scatenanti dei litigi, se così si potevano definire i gelidi scambi tra loro quando discutevano: Yurij Ivanov.
Takao tornò e poggiò i bicchieri sul tavolo di legno.
-Ci sono due miliardi di persone in questo posto. Non chiedetemi come ho fatto a non morire in fila.- sospirò, sedendosi.

*

-Ok, lo porto a casa. È in condizioni pietose.- annunciò Sergey nel frattempo, dall’altra parte del locale, tornando al tavolo. Boris ridacchiò, e Yurij gli tirò una gomitata. Il gigante scosse la testa, ma sorrise a sua volta: -Dovreste vederlo anche voi. È sul pavimento e dice che va tutto bene.-
-Ok, meglio se lo porti a casa. Poi ci raggiungi?- chiese il rosso, ma Sergey rispose negativamente: -Mi avete fatto venire un’emicranea pazzesca, accidenti a voi. Vado a tirarlo fuori da lì, voi vedete di non esagerare.- si raccomandò, consapevole dell’inutilità della cosa.
-Sì mamma.- risposero i due, in coro.

“Deve essere stata Julia, mi ha terrorizzata per vendicarsi. Di certo c’è una spiegazione semplice e io mi sto fondendo il cervello per niente.” pensò Karolina, isolata nei suoi ragionamenti, mentre Akira e Nataliya chiacchieravano animatamente di cose che, almeno in quel momento, non la interessavano.
“Ha molti amici, magari ne ha assoldato uno per telefonarmi. Se è così, me la pagherà cara.” continuò, mentre quella voce spaventosa e profonda le invadeva la mente, ancora.
“Sì, ha indovinato che stavo tremando. E allora? Si capiva che ero spaventata. Non è successo niente, devo smetterla di pensarci.”
-Sono d’accordo, Akira!- esclamò all’improvviso, uscendo dallo stato catatonico. –Il professore di filosofia sta diventando strettissimo con i voti, di questo passo nessuno avrà la sufficienza.- disse, guardando prima l’uno e poi l’altra. I due erano abituati a questo fenomeno, e sorrisero: forse per il resto della serata Karolina sarebbe stata di compagnia.

*

Hilary scosse la testa quando vide passare vicino al loro tavolo Sergey che trascinava letteralmente un Ivan completamente ubriaco fuori dal locale.
-Ce la faccio!- sbottò, ma quando Sergey lo lasciò andare barcollò vistosamente di lato. La castana diede una doppia gomitata a Kei e Takao e indicò loro il divertente quadretto.
-Strano, non bevono mai.- osservò ironicamente Takao.
Kei pensò immediatamente che se c’erano quei due, allora doveva esserci anche Yurij. Più tardi lo avrebbe salutato.
Hilary si aspettava che il suo… “ragazzo” tendesse occhi e orecchie fin da subito, alla ricerca del suo amico del cuore. Tuttavia non lo fece, tornò invece a loro due.
-Stavo pensando…- iniziò, attirando la loro attenzione. –Che ne dite di una vacanza?-
I due si illuminarono, come quando i genitori comunicano ai propri figli piccoli che sarebbero andati tutti insieme a Disneyland. Kai trattenne un sorriso.
-Una vacanza?- ripeté Takao.
-Sì. Mio nonno ha una villa in Italia. Ne ha ovunque, in realtà…- divagò, interrompendosi per sorseggiare il suo drink. Da quando lui e suo nonno avevano “chiarito”, gli costava molto meno chiedergli un favore. -Potremmo stare lì per qualche giorno.-
Hilary era al settimo cielo: -Mio dio, sì!-
-Quando partiamo? Subito? Grandioso, Kei! Tuo nonno ogni tanto risulta utile!- disse Takao, facendo un cenno al cameriere, che però non si accorse minimamente di lui. Certo che il servizio in quel posto faceva schifo.
-Andiamo quando volete.-
L’idea gli era venuta semplicemente vedendo le persone nei corridoi, a scuola. Fissavano Hilary, in modo fastidioso. Lei era quella che non accettava il suicidio della sua migliore amica, quella che vedeva omicidi dove non c’erano, quella che trovava cadaveri in giro per la scuola. Era la soap opera dell’istituto. Portarla via da quel manicomio per un po’ era la soluzione ideale. E Kei teneva troppo a lei per non cercare una soluzione.
-Dov’è che andate?- chiese una voce accanto a loro. Boris li guardava con la solita aria sarcastica, era la sua espressione di base.
-Andiamo a farci una vacanza in una delle ville del nonno di Kei!- rispose Hilary, pregustandosi già l’Italia.
-Grandioso!- rispose Boris, mentre Yurij alle sue spalle piantava il proprio sguardo su Kei. –Ottima cosa, almeno ti rilassi un po’.- continuò, rivolto alla castana. L’aveva vista abbastanza sull’orlo di un esaurimento nel corso degli ultimi mesi.
-Sì, geniale. Sentite, noi stiamo andando al Tumblr a dare un senso alla nostra serata, qui è una bolgia. Venite con noi?- intervenne Yurij, poggiando una mano sulla spalla di Kei. Si irrigidì, e il rosso se ne accorse.
-Tutto, pur di non rifarmi la fila.- rispose Takao, già in piedi.
-Hanno inventato i camerieri.- gli fece notare Boris, mentre si incamminavano verso l’uscita. –Ecco, vallo a dire proprio a loro! Non sono mai stato ignorato così in vita mia, dico davvero! Secondo me lo fanno apposta…-
I due iniziarono a lamentarsi, e Hilary si aggiunse alla loro filippica. Kei e Yurij rimasero leggermente indietro.
-Dove la porti?- chiese il russo, mostrandosi disinteressato.
-Li porto in Italia.- rispose l’altro, ermetico.
-Che romantico.- continuò Yurij, e Kei non poté non accorgersi di una strana nota nella sua voce.
-Scusa?-
-Niente.-
Kei gli lanciò un’occhiata, mentre tirava fuori le chiavi della macchina dalla tasca. –Che c’è, Yurij?-
-Niente. Davvero, è una cosa bella.-
-Mh.-
I dialoghi tra loro erano sempre piuttosto poveri, ma almeno nessuno dei due sottointendeva mai niente. Erano entrambi molto diretti. E in quel momento Yurij era più che strano.
Uscirono all’aria aperta e raggiunsero gli altri, già intorno all’auto di Kei.
-Ehi, ho sentito Rei e mi ha detto che il Tumblr è talmente pieno che non si può nemmeno entrare!- esclamò Takao, rimettendo il cellulare in tasca.
Gli altri sbuffarono in coro.
-Ma perché la gente non se ne sta a casa?- esclamò Ivanov, allargando le braccia.
-Allora andiamo da te?- chiese Kei a Yurij, che annuì. Si sedette dietro accanto a Boris, che non aveva smesso un secondo di parlare con Takao (l’alcool gli faceva quest’effetto; quanto a Takao, era logorroico in qualunque momento), mentre Hilary saliva davanti, vicino a Kei.

*

Karolina salutò Akira e Nataliya e rimase immobile davanti alla propria casa. Non aveva la minima voglia di tornare lì dentro e passare tutta la notte da sola. Aveva bevuto molto più di quanto di solito si permettesse, e per quanto avesse tentato di tranquillizzarsi in merito all’accaduto, la sua mente non era riuscita a toglierle quell’ansia.
Aveva provato a chiamare Boris, ma non le aveva risposto. E non era tipa da andare oltre il secondo tentativo, così aveva lasciato perdere. E ora era completamente sola, di nuovo, in quella casa troppo grande e troppo vuota.
Bastò il fruscio di una foglia nel giardino per farla sobbalzare e addirittura strillare. No, era impossibile fare finta di niente. Si voltò e iniziò a correre, fermandosi solo a molti, molti metri da quel posto.
-Ehi Boris, quella non è la tua pseudo-ragazza?- chiese Kei. Boris si sporse dal finestrino. -È Karolina. Kei, fermati.-
Hiwatari obbedì e frenò bruscamente, per la precisione dopo essere salito sul marciapiede. –Scusate.- aggiunse poi, senza dare alcun segno di sentire realmente quelle scuse. Boris scese dall’auto: -Ehi. Che fai qui da sola?- le chiese, avvicinandosi. Karolina sembrò realizzare solo in quel momento la sua presenza: -Eh?- chiese, respirando affannosamente.
-Perché stai ansimando, hai corso? Sei sudata.- le disse, tendendo un braccio verso di lei. Ma Karolina si ritrasse.
-Ehi, si può sapere che diavolo ti prende?- sbottò Boris, la cui poca pazienza era nota a tutti.
-Non urlare! Mi fa male la testa!- esclamò lei di rimando, guardandolo con un’aria poco sana.
-Che c’è, hai bevuto? Perché sei sola?-
Lei si mise le mani sulle orecchie: -Lasciami in pace, Boris!-
Il russo non stava capendo niente, così le prese le braccia e tolse le mani dalle orecchie: -Smettila di fare la pazza, mi spieghi che cosa succede?-
La sua reazione fu piuttosto violenta. Si liberò dalla presa di Boris con uno strattone, e lo spinse. –Non mi hai risposto! Ti ho chiamato due volte e… e tu non mi hai risposto!-
Lui sgranò gli occhi e prese il cellulare, per poi constatare le due chiamate perse.
-Avevo il telefono silenzioso, non ho sentito!-
-Ok, va bene!-
Kei, Yurij, Takao e Hilary erano letteralmente ammassati contro i finestrini aperti per sentire la assurda discussione. Stavano urlando entrambi.
-Karolina, non starai facendo questo casino perché non ti ho risposto?!-
-No! Anzi, non me ne frega niente, puoi tornartene con loro. Tanto sono sempre la tua seconda scelta!-
Boris rise, senza allegria: -Non ti starai riferendo a Julia, vero?-
-E a chi se no?!-
-Ma l’ho lasciata!-
Fu Karolina a ridere, stavolta: -Dopo mesi! Dopo averla fatta uscire di testa e… sai una cosa, non voglio stare con uno come te!-
Il russo allargò le braccia: -Cosa?!-
-Quello che hai fatto a Julia! Magari domani lo farai a me! Se non te ne importa niente già da ora, figuriamoci fra qualche tempo!-
-Ma chi ti ha detto che non me ne importa niente?! Stai straparlando!-
-Oh, invece so benissimo cosa sto dicendo! Non te ne importa niente, Boris! La mia compagna di banco è… è morta e tu hai praticamente fatto finta di nulla e… e io ti ho chiamato, e tu non hai risposto!- gridò, ormai fuori controllo. Aveva davvero avuto bisogno di lui in quei momenti. Le serviva qualcuno che la capisse davvero, e quel qualcuno era lui. La sua famiglia faceva schifo, la sua compagna di banco era morta, qualcuno l’aveva minacciata, era sola e spaventata.
-Ma… ma sei tu la prima a non aver fatto una piega!-
Kei si mise una mano sugli occhi. Mossa sbagliata, Boris.
-AH NO?!-
-No!-
Karolina tese una mano, pronta a schiaffeggiarlo, ma lui fu più svelto e la bloccò, spingendola contro al muro. Kei aprì la portiera, temendo che Boris potesse compiere qualche gesto di cui si sarebbe presto pentito. Sapeva quanto riusciva ad essere impulsivo.
-Lasciami!-
-E tu smettila di fare l’isterica!-
Karolina si divincolò, invano: -Non sto facendo l’isterica! Avevi detto di conoscermi! Avevi detto di sapere qualcosa di me, ma dopo quello che hai detto… dopo quello che hai detto, è evidente che non sai un cazzo! E LASCIAMI!- gridò, sentendo la stretta aumentare. Kei, da dietro, afferrò i polsi di Boris e riuscì a fare in modo che la lasciasse.
Karolina sentì le spalle doloranti. Sgusciò di lato, guardando Boris con un’espressione talmente carica d’odio da far paura. Che il russo ricambiò in pieno.
-Non voglio più vederti. Riprenditi quella poveretta di Julia, e stai fuori dalla mia vita.- concluse, prima di girare sui tacchi e andarsene, sforzandosi di non barcollare.
Boris rimase immobile, guardandola allontanarsi. Kei continuava a tenergli i polsi dietro la testa, anche lui piuttosto sconcertato. Erano in una posa alquanto divertente, ma in quel momento nessuno riusciva a trovare un lato comico alla vicenda.
-Che cazzo hanno tutte quante?!- ringhiò Boris, liberandosi con irruenza dalla stretta di Kei.
-Che cazzo hanno?!- ripeté. Sembrava fuori di sé dalla rabbia.
-Calmati…- tentò Kei, ma fu ignorato. Boris indicò Hilary, il dito tremava: -Tienitela stretta! Non è psicopatica e… e non urla, quindi tieniti questa ragazza! Che problemi hanno tutte quante?!-
Hilary e Kei si lanciarono un’occhiata sconvolta. Yurij scese dalla macchina e si accostò a Boris: -Ora datti una calmata. Stiamo dando spettacolo.- gli disse.
L’altro annuì, senza modificare la sua espressione.
-Che faccia l’accidenti che vuole. Non me ne frega proprio niente, andiamo.-
Aveva lasciato Julia per lei, e Karolina lo piantava in asso così, con una scenata isterica priva di senso. Come diavolo si era permessa?
Takao e Hilary sembravano particolarmente colpiti dall’accaduto. Hilary si sporse dal finestrino: -Kei, non mi sembrava che stesse tanto bene. Non è il caso di lasciarla da sola.-
Yurij non gli lasciò il tempo di rispondere.
-Vai subito a prenderla, idiota! Non vorrai lasciarla sola in quelle condizioni, vero?-
Boris fece per tornare in macchina, per niente intenzionato a fare ciò che Yurij gli aveva detto (o ordinato?).
-Non ci penso neanche! Può anche morire!-
E così dicendo, chiuse la portiera della macchina bruscamente.
-Aspettatemi qui, vado da lei.-
Kei annuì, senza ribattere. Conosceva Yurij e sapeva quanto non potesse fare a meno di rimediare ai pasticci che combinava di continuo Boris. Inoltre Karolina era palesemente ubriaca e, in quanto a quello che aveva detto, era sconvolta e con il morale a pezzi. Era troppo tardi per lasciare che una ragazza girovagasse per la città in quelle condizioni.
-Karolina, aspetta!-
Lei si accorse di qualcuno che le correva dietro e si spaventò. Strillò, sobbalzando e inginocchiandosi a terra, lasciandosi immobilizzare dalla paura.
-Ehi! Per quale motivo reagisci così? Va tutto bene!- si chinò su di lei e la aiutò a rialzarsi. A renderla così non doveva essere solo l'alcool, c'era sicuramente dell'altro dietro. Yurij capì quello che nessuno aveva capito in un’intera sera.
-No! Non c'è niente che va bene! Io...- il suo labbro inferiore cominciò a tremare, chiaro segno che stava per scoppiare a piangere.
Yurij l'abbracciò, malgrado quello non fosse un comportamento che si potesse ritenere tipico del suo carattere. Tuttavia doveva riuscire a calmarla in qualche modo.
-Senti, ti porto a casa. Ok?-
A quel punto lei si immobilizzò. Sentì le gambe sul punto di cedere: no, a casa non ci voleva proprio tornare!
-No, ti prego! Non mi lasciare sola lì dentro!-
Yurij non capì il senso di quella frase. Le cose si stavano complicando di continuo.
-E cosa vorresti fare? Vagare per la città da sola tutta la notte?-
Scosse la testa, lasciandosi sfuggire qualche lacrima. -Se quel... quello stronzo mi avesse risposto, non starei così ora!-
-Non trovi di star facendo troppe storie per delle chiamate senza risposta? Hai esagerato ad accanirti così su di lui.-
-Ok, fammi la ramanzina anche tu ora!-
Si allontanò da lui, con l'intento di andarsene. Ma Yurij l'afferrò per un braccio e la tirò a sé, abbracciandola di nuovo: -Non voglio farti nessuna ramanzina, voglio solo che ti calmi. Vuoi venire da me? Ma ti avverto: c'è anche Boris.-
-Non voglio più vederlo!-
Yurij le mise una mano davanti alla bocca, per impedirle di urlare ancora. Non sopportava la gente che strillava di continuo, gli mandava in tilt il sistema nervoso.
-D'accordo! C'è un posto in cui ti è gradito andare, di grazia?-
Se Boris poteva essere cocciuto, lei sapeva esserlo ancora di più. "Santa pazienza!" pensò.
Lei si scostò la mano di lui dalla bocca, con un gesto un po' brusco. Poi rifletté sul fatto che stava facendo tutto questo solo per lei, per aiutarla. Si pentì di aver lasciato così Boris, ma ormai era troppo tardi per tornare indietro. Il suo orgoglio difficilmente le permetteva di tornare sui suoi passi. Accantonò per qualche istante quel pensiero, concentrandosi su Yurij cercando di formulare una frase con un senso logico - cosa assai complicata, visto lo stato in cui si trovava.
Il suo viso si addolcì e tentò di sorridergli. -Potresti accompagnarmi da Nataliya? Abita dalle parti di casa di Boris.-
Yurij annuì, offrendole il braccio al quale avrebbe potuto aggrapparsi onde evitare improvvise cadute. Lei lo accettò, ma il suo improvviso mal di testa le fece perdere ugualmente l’equilibrio. Si rialzò a fatica, appoggiando la testa sulla spalla di Yurij.
Iniziarono a camminare e raggiunsero gli altri.
-Vado con lei, aspettatemi sotto casa mia.-
Non diede il tempo a nessuno di rispondere, ormai aveva deciso.
Boris li guardava andare via, sentendo la rabbia fargli ribollire il sangue.
Si voltò di scatto verso Takao, poi guardò Hilary. -Mi ha già rimpiazzato! Avete visto?!-
Hilary gli lanciò un'occhiataccia, doveva smetterla di essere così fastidiosamente impulsivo.
-Vuoi darti una calmata?! Il tuo migliore amico sta solo rimediando ai tuoi continui errori!-
-Ma ha iniziato lei!-
Hilary alzò gli occhi al cielo, esasperata. -Smettila di fare il bambino, santo cielo! Stai dicendo continue idiozie!-
-Per me può anche morire, lo ribadisco!-
Kei, a quel punto, perse completamente la pazienza. La sua sopportazione era andata letteralmente a farsi benedire. -Smettetela tutti quanti! Tu, Boris, sei un idiota! Discorso chiuso! Non voglio sentire più nessuno fiatare!-
Mise in moto la macchina, lasciando tutti senza parole. Nessuno osò emettere un suono e la tensione divenne padrona del momento.
Takao fu l'unico a commentare: -Sai Kei, delle volte mi spaventi.-


Ed eccoci alla fine anche di questo nuovo capitolo! Speriamo che sia di vostro gradimento! Attendiamo le vostre opinioni. Ci tenevamo, inoltre a dirvi che siamo felicissime nel vedere che ancora molti lettori sono interessati a questo storia. Vi promettiamo che non spariremo più -salvo qualche piccolo imprevisto! Ci faremo perdonare, non temete! ;)

Vostre Charlene&Pich.

  
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