TWIN SPIRITS
LA RITROVATA E LA NUOVA FAMIGLIA
“SAREMO TUTTI UNA
SPLENDIDA FAMIGLIA, VEDRAI”
-Chissà
che faccia faranno i miei ragazzi vedendomi dopo tanto tempo…
-
Sicuramente ti salteranno addosso e ti riempiranno di baci!
Keiko sorrise. – Magari solo Yoh.
Hao… non lo vedo da quando l’ho partorito…
-
Ma sì, ti vorrà bene anche lui…
-
Non credo, la sua vera madre è..
-
Allora ti tratterà con indifferenza e sprezzo. – Mikihisa
si voltò verso la moglie – Contenta?
Lei
lo guardò sottecchi, poi sospirò e tornò a guardare la strada.
-
Guarda che io dicevo sul serio.
Varcarono
la soglia di casa lentamente, misurando ogni passo. Un tempo era stata anche
casa loro, e prima ancora casa di Yohmei e Kino. Quella casa veniva ereditata
da ogni generazione degli Asakura, e non solo in
occasione di un matrimonio.
Yoh ne era già entrato in
possesso perché aveva convertito Hao, ed era il
minimo che la casata potesse fare per lui. Inoltre aveva deciso che ci sarebbe
venuto a vivere col fratello e la fidanzata, nonché qualsiasi
amico che ne avesse bisogno.
A
volte sembrava un rifugio per profughi, altre volte un
minuscolo nucleo familiare, altre un campo di battaglie e altre, più
recentemente, un nido d’amore.
Quel
giorno era tutto.
Per
prima cosa, Keiko e Mikihisa
entrarono in salotto, costatando che era un campo di
battaglia, con patatine, pop corn, film, cuscini,
vestiti e fumetti sparsi dappertutto – senza considerare la spessa coltre di
polvere sui preziosi soprammobili. Poi passarono per il corridoio che conduceva
in cucina, constatando che almeno quella zona di casa
era ancora intatta – salvo per il vetro incrinato di un quadro.
Arrivati
in cucina, si ritrovarono di fronte ad una scena che non rientrava in nessuna
delle categorie precedentemente elencate: Yoh si stava preparando bacon e pancetta in una stanza
pulitissima, senza la minima traccia di sporco.
Quando entrarono, lo fecero con timore: il loro figlio non
sembrava più nemmeno lui, era totalmente diverso, un altro ragazzo. Aveva
ancora i capelli lunghi e li teneva raccolti in una coda alta, e indossava una
tuta da ginnastica di quelle che usava alle scuole medie
qualche anno prima. Naturalmente con gran odio
per l’odio verso educazione fisica.
Keiko sospirò, serena. – Ciao.
-
Ciao – rispose l’altro, senza spostare lo sguardo dalla padella.
-
Non ci vediamo da tanto tempo e mi saluti così?
-
Beh, non saprei cos’altro dirti…
-
Ah! – esclamò Keiko, illuminandosi
in volto e battendosi una mano sulla fronte – Che equivoco, tu sei Hao! Scusami, che stupida… Non ti avevo riconosciuto, sai,
mi avevano detto che Yoh si era fatto crescere i
capelli come i tuoi e vedendoti qui… ti ho scambiato
per lui, scusami!
-
Capita – rispose semplicemente lui, facendo spallucce.
-
Già, avrei dovuto capirlo dalla voce, ma a quest’età la voce dei ragazzi cambia
e magari anche quella di Yoh… va beh! Chiedo scusa. Però mi spieghi almeno come puoi essere tanto ordinato in
cucina e un terremoto in salotto? Si vede che ci sei stato solo tu lì e…
-
Ah, sì, beh… - l’Omnyoji tornò al suo bacon,
girandolo con una paletta di ferro – Ieri sera mi stavo annoiando da morire e
non potevo nemmeno entrare in camera o andare a dormire che c’erano certi
rumori…
-
E Yoh?
Hao sorrise. – Era
lui la causa dei rumori.
Keiko lo guardò enigmatica. Lui cercò di
tranquillizzarla.
-
Lui e Anna, s’intende.
Keiko sbiancò. – Intendi che…
-
Sì.
-
Ma ha solo sedici anni!
-
Non è un impedimento. E poi ne sta per fare
diciassette, a giorni…
Mikihisa cercò di dire qualcosa alla moglie, ma questa si
scostò da lui e se ne andò al piano di sopra alla
carica, come un soldatino.
I
due rimasti in cucina si guardarono. Mikey
assottigliò gli occhi e squadrò il figlio. – Dirlo con più tatto no, eh?
-
E perché? Tanto lo avrebbe scoperto in una maniera
peggiore se fosse andata subito di sopra pensando che stesse semplicemente
dormendo…
Arrivata
di fronte alla porta della stanza di Yoh, chiusa, deglutì e sospirò. Si preparò un sermone di
cose da dire che faceva paura anche a lei stessa ed entrò nella stanza, tirando
piano la porta scorrevole per creare ansia a chi ne fosse stato all’interno.
Era
una stanza vuota, il futon gettato per terra e
l’armadio che sputava i vestiti come se fosse in indigestione. Invece era solo disordinato, come tutto quello che
riguardava Yoh, del resto.
La
sua delusione venne dissipata subito dal pensiero che,
se lei fosse stata nei panni di suo figlio, sarebbe andata a farlo nel letto
matrimoniale. Quindi si voltò sui tacchi e si diresse
nella suddetta stanza. Ancora una volta la porta era chiusa.
S’udì
un gemito.
Poi
la lieve voce di Anna che cercava di svegliare Yoh dicendo che aveva sentito delle voci, proprio mentre Keiko entrava troneggiando nella stanza.
-
Signora Asakura! – trillò la ragazza, cercando in
fretta e furia un lenzuolo per tirarselo
fino al petto – Non sapevamo del suo arrivo,
non…
Lo
trovò in fondo al letto, per terra e lontano da dove si trovava prima
dell’irruzione nel dolce mondo. Non era mai stata così in agitazione, Anna si
sentiva quasi inferiore, tutta nuda e colta in flagrante di fronte alla madre
del ragazzo cui si era concessa la notte precedente. Afferrò il lenzuolo e si
coprì tutta, mentre il suo viso intonava una splendida variazione scarlatta per
la vergogna subita.
-
YOH! – tuonò Keiko mentre Anna raggiungeva il suo
scopo – Che sta succedendo qui!
La
stanza era quasi più sottosopra di quella precedente, salvo il fatto che,
essendo la stanza sua e di Mikihisa, era solo
sconvolta dai vestiti e dal letto ultrasfatto. E suo
figlio, al vedere la madre, sbiancò come lei poco prima.
-
Mamma, ma che ci fai… qui… - Anna gli passò un lembo di lenzuolo per coprirsi.
Vide il suo volto rosso e sconvolto, e scorse il suo corpo nudo malamente coperto dal lenzuolo che le stava porgendo.
Evidentemente sua madre doveva aver fatto prendere un colpo anche a lei.
-
Che ci faccio io? Che ci fate
voi, qui, piuttosto!
Il
ragazzo impiegò appena un secondo a decidere quale tipo di risposta sarebbe
stato più efficace: poteva dire “che te ne frega” o “scusami” allo stesso modo
di “lo avrai fatto anche tu ai tuoi tempi”. Alla fine optò per una risposta che avrebbe potuto placare l’ira della
madre.
-
Ma non stiamo facendo niente di male, in fondo, no? Che sarà mai…
-
Lo sai che non tollero questo comportamento in casa mia! E’ questo quello che io e tuo padre ti abbiamo insegnato? – le guance
le erano diventate scarlatte, era davvero infervorata.
Il
sermone continuò per una decina di massacranti minuti, fino a che non si bloccò
al rumore di passi provenienti dal corridoio. Mikihisa
e Hao fecero capolino da dietro lo stipite della
porta entrambi sorridendo e dicendo: – La colazione è pronta!
La
situazione invece si congelò. Keiko li bruciò con lo
sguardo e Yoh e Anna divennero
ancora più bordeaux per la vergogna di essere visti in quella situazione anche
da loro due. Anna in particolar modo, visto che erano
due uomini.
-
Scusate.. – mormorò Yoh,
intuendo l’imbarazzo della sua ragazza che gli si stava nascondendo dietro la
schiena – Vi spiacerebbe andarvene!?!?!
-
Come? Ma… Abbiamo sentito Keiko
urlare e… e..
Hao comprese ed ebbe il buon senso di tirare Mikihisa per un braccio trascinandolo giù e lasciando la
sua frase incompleta. S’udirono per le scale le sue scuse: - Ma io pensavo che
foste già vestiti!!!
Keiko chiuse la porta e riprese
il sermone. – Tornando a noi, spero che
un episodio del genere non capiti mai più sotto a questo
tetto, almeno fino a quando non avrai compiuto diciott’anni
e sarai libero di fare quello che vuoi! E In quanto a
te, Anna, sappi che…
-
Ehi, lasciala stare! – Yoh alzò un braccio come per
difendere la sua ragazza, mentre i suoi pugni si stringevano sempre più sul
lembo del lenzuolo che poco prima gli era stato passato da lei per coprirsi le
parti basse. Ovviamente non c’era nulla da coprire che la madre non avesse già visto a suo tempo, ma l’imbarazzo di rimanere a
discutere quasi impotente, col torso nudo e muscoloso in bella vista era
comunque enorme – Anna non c’entra niente, è colpa mia, okay! Qual è la
punizione?
I
suoi occhi decisi incrociarono lo sguardo furibondo della madre, reggendo il
suo sguardo più di quanto lei potesse immaginare. Anna
deglutì a forza e resse la situazione tenendosi un pochino meno nascosta dietro
Yoh, ma comunque altezzosa e
pronta a sfidare anche lei la signora Asakura, se ce
ne fosse stata la necessità.
Poi,
proprio mentre sembrava che la situazione dovesse precipitare di male in peggio, Keiko sorrise.
-
Bene, era quello che volevo sentire.
I
due ragazzi si sentirono mancare il fiato nei polmoni. Yoh
abbassò il braccio facendolo cadere letteralmente e disse: – Come, scusa?
-
Sì – disse la donna voltandosi verso la porta per uscire dalla stanza – Volevo
vedere se eri davvero pronto per un passo del genere, tutto qui.
Anna
prese parola, pronta ad affrontare l’umiltà per superare la situazione e
migliorare la sua posizione per quanto potesse
fare. – Mi scusi se l’ho delusa.
Keiko si bloccò sull’uscio e si voltò radiosa. – Non
pensarlo minimamente, Anna. Mi hai reso la madre più appagata del mondo.
Sbrigatevi a vestirvi, la colazione si fredda!
E uscì.
Yoh e Anna rimasero immobili
come statue di sale, imbambolati da ciò che era successo. Dovevano riordinare
le idee e in più erano troppo imbarazzati per fare
qualcosa di diverso dall’imbarazzarsi.
-
Ma… - balbettò Yoh,
voltandosi verso Anna – Che significa?
-
Penso che abbia dato in escandescenze solo per vedere la tua reazione.
-
Non è tutta giusta, allora.
-
Io avrei fatto lo stesso.
-
Umpf, e figurati!
Yoh si alzò dal letto e si stiracchiò la schiena,
sbadigliando sonoramente. – Certo che mio padre è proprio un babbeo…
Anna
annuì.
-
E anche Hao, insomma… lui lo
sapeva e…! – s’illuminò – Scommetto che ha detto che
eravamo vestiti ed è salito portandosi su papà per metterci ancora più in
imbarazzo!
-
Beh, ammetterai che ci è riuscito.
-
Già, e alla grande… - ammise lui abbattuto per l’umiliazione di esser stati
visti, lui e la sua ragazza, nudi dal padre, dalla madre e dal fratello
gemello. Lanciò un’occhiata alla finestra per assicurarsi di non esser stato
visto da nessun’altro anche adesso che si erano liberati
dal lenzuolo. Fortunatamente la tortura era finita.
La
conversazione poi si spostò in camera di lui, mentre pescava tra i vestiti
qualche cosa da mettersi su e mentre Anna, nella sua stanza, indossava il suo
abituale vestitino nero senza maniche.
-
Tua madre cosa avrebbe detto? – le chiese Yoh mentre
lei gli trovava una camicia da mettersi addosso – Intendo, al posto di mia
madre.
-
Forse… nulla – gli lanciò una camicia gialla – Non so.
Può anche darsi che mi avrebbe fatto i complimenti per
la bella scelta…
-
Questo lo stai dicendo tu, però!
-
Sì, hai ragione. Complimenti, Anna, per la bella scelta, allora… - concluse
lei, e gli stampò un bacio sulla guancia.
Quando
entrambi fecero capolino in cucina, si accorsero che
riuscivano a mantenere un’aria indifferente con più facilità di quanto si erano
aspettati l’uno dall’altra poco prima nella stanza. Avevano deciso infatti che non avrebbero più toccato quell’argomento e
che, quindi, non sarebbero nemmeno arrossiti o montati su tutte le furie a
nessuna delle provocazioni eventuali.
-
Finalmente, il bacon si è tutto raffreddato e ora fa schifo… - li salutò Hao, ridacchiando sotto i baffi mentre porgeva loro la
padella – Va beh, d’altronde siete arrivati voi in ritardo…
-
Tu comunque non ci avevi svegliati – ribattè acido il fratello, intento a versarsi la colazione
all’Inglese nel piatto.
-
Dovevo? O potevo..? Chissà come vi avrei trovati.. no no no, non avevo voglia di litigare o di lottare ancora per
inezie. Altra pancetta, Anna?
E
lesse il pensiero di lei. Era molto più acido di
quanto potesse trasparire dalla sua espressione.
Evidentemente non le era affatto piaciuto il risveglio.
Proprio
per quel motivo, durante il pasto nessuno parlò più, eccetto
per qualche “passami il..” da parte di uno o
dell’altro dei commensali.
Durante
la mattinata, invece, furono tutti molto più loquaci ed attivi: MIkihisa era stato avvisato da Yoh stesso del malessere di Hao e
dei suoi ‘problemi sciamanici’ ed era questo il
motivo per cui era andato a trovarli; Keiko, invece,
voleva semplicemente vedere i figli ancora una volta prima di ritornare
definitivamente nella residenza dei nonni Asakura.
Quindi, entrambi i genitori si spartirono i figli, Mikey il maggiore e Keiko il minore. Il primo andò a parlare in salotto e la
seconda in giardino. Anna, invece, andò a fare la spesa al mercato con Manta e
non si fece rivedere fino al tardo pomeriggio.
-
Dunque, stando a quanto mi ha detto Yoh – disse Mikihisa, mentre si sistemava il cuscino sotto al sedere per stare più comodo – Stai perdendo furyoku, giusto?
Hao sbuffò. Era già patetico pensare alle sue
disgrazie, figurarsi com’era umiliante doverne discutere per trovare una
soluzione col suo secondo padre, per giunta di gran lunga
meno esperto di lui in queste faccende, vista la sua misera età! – Sì..
-
E non hai sentito nulla?
-
Sentito? – il ragazzo alzò un sopracciglio, chiedendosi cosa significasse
quella domanda.
-
Sì, dentro di te! Un malore, una sensazione, qualsiasi cosa! Magari di inverso alla sensazione che provi quando invece accumuli furyoku.
Appoggiò
le mani al tavolo e se ne rimase lì a fissare il figlio in
attesa di una risposta, fissandolo da dietro la sua maschera di legno. Perché avesse un becco in mezzo, Hao
non lo comprese mai. Lo fissò dunque a sua volta, scrutandone i pensieri:
giunse al ricordo di MIkihisa
della sua nascita, di quando Spirit Of Fire lo aveva colpito quando lui era ancora un infante. Hao inspirò: non si ricordava questo dettaglio della sua
ultima vita, ma quella maschera che aveva di fronte era il risultato di un suo
stesso gesto.
“Quando hai finito di leggermi i pensieri, puoi degnarti di
rispondere? Sono qui per aiutarti”, lesse infine nella
sua mente.
-
Sì, hai ragione. Scusami, è che… non ci siamo mai conosciuti per bene, non so
come misurarmi con te.
Quello
che aveva di fronte, si disse Mikey, era un altro Hao. Yoh era stato capace di
compiere la più grande impresa mai esistita. E forse
non se ne rendeva nemmeno conto.
-
Okay. Fa niente, in fondo.. hai ragione pure tu! –
alzò le mani come fa un criminale che si arrende,
imitandolo solo nel gesto; poi si alzò in piedi, ergendosi in tutta la sua
enorme statura, e s’incamminò oltre la porta – Facciamo una passeggiata, ti va?
Il
fruscio dell’erba sotto ai piedi era magnifico,
refrigerante. – Mamma? – chiamò Yoh, vedendo la donna
che gli era seduta accanto che, lentamente, si stava voltando verso di lui. Per
fissarlo.
-
Che guardi? – chiese, scrutandola a sua volta e
mandando a memoria tutti i lineamenti dolci del suo
viso, fino a perdersi nell’oscurità dei suoi occhi – Perché mi fissi così?
Era
tentato di sbirciare nei suoi pensieri per trovare subito una risposta alla sua
domanda, ma si trattenne. Era sua madre…
-
Cosa guardo, dici? – Keiko
sorrise – Sto guardando mio figlio, che domande!
-
Ma no! – ironizzò lui – E che altro, mica mi stai guardando per la prima volta!
Il
viso di lei s’adombrò un poco. – Per la prima no,
certo che no.. ma per l’ultima… non so.
-
L.. l’ultima? – Yoh si tirò su a sedere, allontanando
la sua attenzione da qualsiasi cosa la potesse distogliere dal discorso –
Perché dici così, tu non..
-
Sono un po’ malata, non lo nascondo.
Un
refolo di vento attraversò il luogo in cui si trovavano, costellando di puntini
della pelle d’oca le loro braccia. – Malata?
-
Sì, Yoh, mi dispiace dirtelo in questa maniera ma è
così: l’altro giorno sono andata in ospedale per accompagnare tua nonna Kino alle analisi mensili e, mentre aspettavo in sala
d’attesa, un medico mi ha notata ed è venuto a parlare
un po’ con me. Quando Kino è uscita dallo studio, il
medico si è congedato e, poco prima di sparire tra i corridoi, mi ha detto “lei
ha un cancro, giusto?”. Era una semplice supposizione, ma lo sai
come sono fatta io e.. – sospirò, rendendo più lieta la maschera che celava il
suo vero volto, che Yoh riusciva a vedere nella mente
senza che lei lo sapesse – E così sono andata da un dottore a farmi visitare.
Il medico dell’ospedale aveva avuto un intuito incredibile, doveva averlo
capito da qualche cosa nel mio viso o nel mio comportamento, non so… fatto sta che è vero: ho un cancro.
A
Yoh sembrava che si fosse preparata il discorso tempo prima. Non era affatto sconclusionato, ne impreciso. Era perfetto. Malgrado
ciò, la cosa lo stava spaventando a morte.
-
Per questo… - cominciò, abbassando lo sguardo e ignorando i saluti del padre e
del fratello che, qualche metri dietro di loro, dicevano di stare andando a
fare una passeggiata - Per questo hai detto che poteva essere l’ultima volta
che ci vedevamo…
Keiko annuì lentamente. – Non ti
preoccupare, anche se non so quando giungerà il mio momento, posso dirti con
certezza che sono assolutamente fiera di te, Yoh.
E questo mi appaga a sufficienza, anche se 39 anni mi sembrano ancora pochi per
una vita, al giorno d’oggi…. Hai… trasformato Hao, ed è una cosa magnifica. Ora non mi sento più in colpa
per avervi generato! – disse, ridacchiando sotto i baffi per la sua ultima
affermazione. Poi abbassò di colpo la
mano che le copriva la bocca secondo la buona usanza
delle donne quando ridono e continuò. – In realtà, adesso sono molto più
sollevata, davvero. Sapere che Hao non tormenterà più
ne la nostra famiglia ne gli altri sciamani..
-
E tutto il mondo – puntualizzò il figlio.
-
E, sì, tutto il mondo, è davvero un grande sollievo.
Una soddisfazione, poi, sapere che è merito tuo.
Yoh incrociò il suo sguardo. – E’ merito tuo, non mio. Tuo, di papà, dei nonni e dell’infanzia felice che mi avete fatto
avere. Grazie.
Entrambi
distolsero lo sguardo. Lei si mise a fissare le nuvole
che scorrevano veloci nel cielo celeste, lui invece abbassò gli occhi
impuntandosi su un filo d’erba spezzato. Poi si alzò in piedi, di scatto, come
se fosse stato folgorato da un fulmine. – Puoi restare qui da noi fino a che…
beh, per quanto vuoi! Non devi per forza tornare dai nonni,
resta qui… con me… di tempo ancora ce n’è, no? Ti prego, resta!
Keiko distolse
l’attenzione dalle nuvole molto lentamente, quasi svogliatamente. Sospirò dolcemente al
figlio, che la guardava impaziente di una risposta, rosso in volto.– Mi spiace dirlo, Yoh, ma tu stesso mi
hai dimostrato che non è più tempo di avere la madre sotto lo stesso tetto. Sei
grande, ora, e devi continuare da solo. Non fraintendermi, lo sai benissimo che
io darei tutto quello che ho pur di rimanere con te ancora un po’, ma non dev’essere così. Non sei un bambino, devi
capirlo.
Il
vento li sorprese un’altra volta. Yoh aveva quasi le
lacrime agli occhi, dentro di se diceva, urlava, “No… no!”, ma più in fondo
all’anima sapeva che sua madre aveva ragione, ancora una volta. La voleva
ancora con lei, improvvisamente si sentiva come se non avesse passato
abbastanza tempo con lei. Si sentiva persino un bimbo sperduto, in qualche
meandro dell’anima.
Chinò
il capo ed annuì a forza, mentre la madre si alzava e lo abbracciava
teneramente, come non si ricordavano di aver mai fatto. Yoh
tirò su col naso e cinse a sua volta le spalle di Keiko,
rendendosi conto che era alta poco più di lui. Da piccolo aveva sempre fatto a
gara con i nonni a vedere chi era più alto, mentre lei, lei era sempre stata
molto più alta di lui, l’aveva sempre superato.
Rimasero
lì in quella posa, immobili, per una quantità di tempo che nessuno era in grado
di distinguere. La si poteva definire anche una posa
comoda, appoggiati e stretti l’uno all’altra senza che niente e nessuno
interferisse in alcuna maniera. Poi una foglia cadde dall’albero dietro di loro
e l’incanto si ruppe. Keiko salutò il figlio e
s’incamminò verso l’ingresso della casa, lasciandolo solo in giardino.
Sua
madre sarebbe morta, e lui non avrebbe potuto farci niente. A che era valso,
dunque? A che era valso tutto, tutto! Gli allenamenti, il torneo… tutto era
finalizzato a vivere in tranquillità, in famiglia. Sarebbe rimasto con i nonni,
un fratello e il padre. Niente madre.
Poi
un pensiero che si stava sviluppando da un po’ giunse
a termine e lo spinse a chiedere: - Mamma! Non puoi guarirti? Con
un’operazione, o qualcos’altro…?
La
donna era appena sull’uscio quando sentì la voce del ragazzo. – Sì, in teoria
sì. In pratica no, è troppo costoso.
Quelle
parole colpirono duramente Yoh rompendo qualcosa di
sconosciuto, che s’infranse dentro di se in silenzio, come una brocca di vetro.
Keiko varcò l’ingresso e si sedette in cucina, dove Anna
stava guardando un telefilm.
Yoh attese ancora in giardino, frullando il cervello
quasi letteralmente per cercare soluzioni possibili e realizzabili che
avrebbero potuto sottrarre sua madre da quel destino.
-
Non c’è niente che tu possa fare. Sono operazioni molto costose.
Si
voltò di scatto: la figura trasparente del suo spirito custode era alle sua spalle, con la sua aria fiduciosa e rasserenante
velata da inevitabile tristezza.
-
Tu dici? Non c’è alcun modo per guadagnare i soldi che servono?
Il
samurai annuì, poi gli disse la somma esatta che gli aveva riferito Mikihisa durante il loro incontro prim’ancora
che entrasse in casa quella mattina.
-
Sono sempre l’ultimo a sapere le cose, eh? – ribatté stizzito lo sciamano,
guardandolo sottecchi – Una cosa così importante, poi!
-
Oh, ti prego Yoh! Non fare così, proprio perché è
importante non te lo abbiamo detto noi ma tua madre in
persona! Ti prego, metti da parte l’orgoglio, sei comunque
un bambino, dopotutto…
-
Stai scherzando! Io non sono un bambino, chiaro!?
-
Ah sì? – incalzò Amidamaru. Voleva vedere dove
sarebbe andato a parare il suo padrone.
-
Sì, ormai sono grande, ho sedici anni e la notte scorsa sono diventato un uomo,
quindi non trattarmi più come un bambino!
Lo
spirito inarcò un sopracciglio. – Sei diventato uomo? Ma
se non hai nemmeno la barba!
-
Cosa c’entra, quella varia da persona a persona!
-
E allora?
-
Pensavo lo sapessi, dalle urlate che ha fatto mia
madre.. lo avrà sentito tutto il vicinato!
-
Ma che cosa!
-
Che ho fatto sesso con Anna! Ma
tu dov’eri? Anzi, è da un po’ che scompari per giornate intere, senza farti più
vedere…
Amidamaru rimase così tanto di stucco nell’apprendere
l’avventura di Yoh che non fece caso a ciò che gli
aveva chiesto subito dopo. Ma mentre lo fissava in
volto, riusciva a leggergli negli occhi una scintilla tutta nuova, matura.
Annuì
e scomparve.
-
EHI! Non mi hai risposto! – protestò lo sciamano al vento.
-
Anna, sappi che sono davvero contenta. Per te e mio figlio, certo non avrei
pensato che la scintilla fosse già in azione, ma sono
soddisfatta del tuo compito. Sei sempre rimasta al suo fianco, e te ne sono
grata.
Posò
la tazza di infuso alle erbe che le aveva preparato la
ragazza e sorrise. Anna era di fronte a lei, seduta dall’altro lato del
tavolino ma non stava sorridendo. – Mi piacerebbe poter contribuire alla spesa
dell’operazione. Purtroppo la mia famiglia mi ha lasciata
senza dote, e non possiedo null’altro che me.
-
E’ più che sufficiente. Per me, il modo migliore di andarsene è senza lasciar
nulla in sospeso, e sono contenta che sia così. Quanto ai giorni che mi
rimangono.. – tossicchiò un poco, coprendosi la bocca
con la mano – Li passerò come se non ci fosse questo spiacevole epilogo, come
se dovessi semplicemente pensare a cosa cucinare la sera o dove andare per le
vacanze estive. A proposito, tu e Yoh avete già pensato a dove andrete? Porterete con voi anche Hao?
Anna sorrise. – Non credo che lui muoia dalla voglia di
venire al mare con noi. Comunque, non abbiamo ancora
deciso nulla. Mi piacerebbe andare fuori dal Giappone,
però. Dopo il torneo, questo paesaggio mi sta un po’ stretto, non mi
spiacerebbe vedere nuovi orizzonti.
-
E come ci andrete?
-
Con l’oversoul di Amidamaru, è il mezzo più rapido ed economico. Sempre che
lui e Yoh non litighino
ancora… ultimamente non vanno molto d’accordo, più o meno da quando lui ha
messo in atto il suo piano per assomigliare ad Hao.
-
E non sono in sintonia?
-
Esatto. Nonostante questo, Yoh
continua ad aumentare le sue abilità spirituali.
-
A discapito del fratello, però.
-
Sì… infatti..
temo che dietro al rapporto instabile di Yoh e
Amidamaru ci sia proprio questo ìtrasferimento’
di furyoku.
Tacquero.
Dall’ingresso si udirono voci, poi passi distinti. Si muovevano lentamente,
quasi all’unisono ma si sentiva perfettamente che erano due persone, una più
leggera dell’altra. Poi se ne aggiunse una terza,
dello stesso peso di quella più leggera.
Hao, MIkihisa
e Yoh entrarono nello stesso istante in salotto.
Tutti e tre sorridevano. Keiko non lo diede a vedere,
ma anche lei era radiosa. Yoh se n’era fatta una ragione e si stava riprendendo. Doveva
aver compreso.
-
Abbiamo tutti una grande notizia! – annunciò Mikey, allargando le braccia e indicando se stesso e i
ragazzi – Hao ha suggerito
di fare razzie e saccheggi nei villaggi di campagna per sostenere la spesa
dell’operazione e io e Yoh abbiamo aderito all’idea! Contenta, tesoro?
Anna sputacchiò un po’ di tisana, finendo quasi per strozzarsi; riacquisita la
sua solita flemma, poi, continuò a sorseggiare altezzosa la bevanda fingendo di
non aver sentito quell’idiozia.
Keiko, invece, se la prese a cuore e li sgridò
severamente anche solo per aver pensato una cosa del genere, ma ben presto si accorse di esser stata presa in giro. – Ah, ma io… Lo
sapevo, non potevate prendere sul serio una simile idea!
E
il resto della giornata passò dolcemente, senza intoppi ne amarezze,
come i tre giorni successivi. Una sera fecero persino un gioco di società preso
da un programma in tv, con quasi le stesse particolarità del quiz. Mentre giocavano, la conversazione, da discorsi del più e del meno,
piombò radicalmente nel problema di Hao. Yoh era curioso e non era riuscito a trattenersi per una
conversazione privata. Perlomeno, aveva avuto il buon gusto di parlarne
telepaticamente.
“Perché ti preme tanto, il problema è mio”, aveva risposto
acido l’omnyoji, guardandolo sprezzante.
“
Beh, sai com’è… sei mio fratello, e poi la cosa riguarda anche me, non
credere!”
Naturalmente,
bloccarono il gioco non appena le loro menti si
toccarono. Anna comprese subito cosa stessero facendo, ma i due adulti no. Non erano abituati a quelle conversazioni invisibili e vennero bloccati dalla ragazza non appena cercarono di
interferire. – Stanno parlando in privato – disse lei,
scostando una ciocca di capelli biondi dal viso per farlo risaltare in tutta la
sua freddezza – Ultimamente fanno così, invece che appartarsi s’impuntato nella
telepatia. E’ una noia quando lo fanno, ma il bello è che non si accorgono più
di nulla che accade intorno a loro!
-
Pensavo che solamente Hao avesse quel potere –
puntualizzò Mikey, sistemando le sue carte in mano –
Poi mi ha detto che Yoh lo ha scoperto così, senza
accorgersene e io non ci ho creduto.
-
Se continuano per più di un’ora, verrà mal di testa prima ad
Hao e poi a Yoh, per poi
diventare entrambi di un carattere impossibile – continuò Anna.
Keiko li contemplò a lungo. In realtà li stava guardando
e non lo stava facendo. Vedeva i suoi piccoli neonati nel loro primo giorno di
vita. Ogni volta che ci ripensava, non arrivava mai allo spiacevole momento in
cui il maggiore dei due aveva richiamato il suo spirito del fuoco per andarsene
via, senza farsi più rivedere per tredici anni. Preferiva modificare il ricordo
in modo tale da vederli assieme, anche se tutto era accaduto quando Yoh ancora non era uscito alla luce.
Vide
poi, nel presente di quella serata in salotto, Hao
sollevare la testa di scatto, come folgorato, per poi voltarsi con espressione
stupita verso di lei. Keiko sentì i suoi occhi accesi
come il fuoco fin dentro l’anima: erano esattamente come quell’ultimo sguardo prima
che se ne fosse andato, come quel saluto silenzioso da neonato.
E lui lo sapeva. Malgrado i
ricordi della donna non fossero pensieri leggibili, e lui stesse litigando col
fratello, le loro menti si toccarono e Hao sentì i
sentimenti di Keiko Asakura
direttamente nella sua anima. Come prima cosa sentì il suo amore, denso e
profondo come non lo aveva mai sentito
dentro di se. In quel momento, l’omnyoji tornò a
pensare alla sua vera madre. Era da allora, dall’epoca in cui viveva con lei,
che non sentiva un calore simile. Anche la vicinanza
con Yoh e l’intesa con Mikihisa
ottenuta quel pomeriggio erano sentimenti molto forti, caldi e rassicuranti, ma
non erano minimamente paragonabili a ciò che stava sentendo in quel momento.
Si
voltò verso il fratello e comprese. Lui aveva sempre
avuto quel calore, ed era in parte anche quello ciò
cui anelava quando diceva che voleva unirsi a lui. Voleva divorare il suo
spirito quando la sua abilità fosse arrivata al
limite, per poi diventare Shaman King.
Voleva la sua forza d’animo, voleva quel sentimento,
quella stretta al cuore.Comprese anche cosa significasse stare in una famiglia: era quel bellissimo
sentimento che stava provando mentre giocava, anche se di malavoglia, ad uno
stupido gioco di società. Cosa gli era stato
privato per tutta la vita, per tutta la sua millenaria vita! E
lo stava scoprendo ora che quella fantastica donna lo stava per lasciare…
Scosse
la testa e si preparò a parlare. Sapeva perfettamente che quello che avrebbe
appena detto avrebbe rotto il silenzio in una maniera a dir poco clamorosa.
-
Ripensandoci, in effetti una maniera per salvare Keiko c’è. E non è fare razzie. –
spostò lo sguardo su ogni volto in quella stanza, godendo
della loro impazienza e del loro stupore – Non so se ve lo ricordate, ma
io sono ancora uno sciamano di grandissimo livello, in grado di utilizzare
tecniche mai viste prima. Ho anche appreso, fra le altre tecniche, il Cho Senji Ryakketsu.
La tecnica della risurrezione.
Una
scintilla si accese in ognuna delle loro menti, meno che in quella di Yoh.
-
Ma.. – disse – Così la mamma dovrà morire comunque…
Hao socchiuse gli occhi, guardandolo di sbieco. Il
fuoco nelle sue iridi non era più letale, ma comunque
raggelante. – Beh, no. Questo solo nel caso non riuscissimo a fare in tempo, l’ho detto per non far svanire
le speranze: la resurrezione esiste. Ed è provato, tu stesso, Yoh, sei tornato dall’Inferno una volta..
e Ren circa tre, se non mi sbaglio.
Anna
posò sonoramente le carte sul tabellone. – Molte volte, invece, sono state
curate le ferite direttamente con questa tecnica. Non puoi fare lo stesso?
-
No – rispose l’altro, pacato come sapeva sempre essere
– Quelle che si curano sono ferite della carne, e a parte il medico che ha
diagnosticato il cancro a Keiko, questa non è una
ferita esterna. Almeno fino ad ora. Possiamo aspettare il momento in cui il
malore cominci a manifestarsi anche esternamente e poi curarla del tutto. Non
male come proposta, eh?
Hao lo aveva detto con aria beffarda, come se stesse
gabbando tutti con il suo modo di fare, come se nessuno ci avesse potuto
pensare all’infuori di lui. Keiko si alzò in piedi
lentamente, poi sembrò svenire mentre il suo corpo dolcemente ed
improvvisamente crollava giù, ma in realtà stava semplicemente cercando di
cogliere di sorpresa il figlio maggiore per abbracciarlo di gioia. Sapeva bene
che un gesto simile lo si poteva fare con degli amici
o dei bambini, ma non ci pensò su molto: voleva bene ad Hao,
in quel momento più che mai. Lo strinse con forza pari all’abbraccio nel
pomeriggio con l’altro figlio, Yoh, e il suo volto
bagnò di lacrime la camicia del ragazzo che, impietrito, non muoveva un muscolo
e rimase senza fiato. Felicemente senza fiato.
-
Grazie… -singhiozzò lei, avvinghiandolo sempre di più – Grazie Hao, figlio mio…
-
Lo sai.. – chiese Anna mentre sollevava il lenzuolo
per entrare nel letto – Lo sai che cosa mi ha detto tua madre mentre mi
salutava, prima di partire con Mikihisa?
Yoh rispose con un cenno del capo. – No, che ti ha
detto?
-
Che è contenta di noi due – spiumacciò il cuscino con
forza – E che è convinta che sarò una buona moglie, e un’ottima madre.
-
Addirittura! – esclamò l’altro da sotto il letto, in missione per ritrovare il
calzino scomparso – E nient’altro? Che magari ti
vedrebbe bene come imperatrice del
Giappone, no?
Quando riemerse, un cuscino lo atterrò senza preavviso. –
Non mi credi? – ribatté acida lei, senza scomporsi per la botta che il suo
ragazzo ha ricevuto cadendo all’indietro.
-
Ma certo! Certo che sì, Anna, è che…
niente. Anch’io sono sicuro che un giorno saremo
una splendida famiglia… Perché è
convinta che sarai una buona madre?
-
Ottima – precisò l’altra, prendendo al volo il suo cuscino per poi rimetterlo a
posto e sdraiarsi nel letto – Ha detto che se sono riuscita a migliorarti così
tanto semplicemente con la mia determinazione, posso
benissimo crescere figli diligenti e obbedienti senza problemi. Il che la
renderebbe ancora più orgogliosa.
-
Oggi praticamente non ha detto altro.. almeno dopo la
strillata di stamattina!
Entrò
anche lui nel letto, rievocando, senza nemmeno accorgersi, le gesta della notte
precedente. Anche la ragazza sdraiata al suo fianco ci
stava pensando, ma con malinconia. Mentre rigirava tra
le dita una bretellina della camicia da notte, si
disse che non riusciva a pensare a niente di più bello, e che probabilmente non
lo avrebbero mai più fatto così.
Yoh si voltò su un fianco non appena sentì nei pensieri di lei quella sensazione spiacevole e dilatò la
mente per cogliere i pensieri di Hao dall’altro lato
del piano che si arrovellavano sul concetto di ‘madre’
e di ‘famiglia’. Probabilmente, prima
o poi anche lui avrebbe trovato la ragazza della sua vita e avrebbe
rimediato a quel vuoto che lo aveva sempre tormentato. Quando
però Hao si accorse che i suoi pensieri non erano più
cosa privata si mise a ridacchiare e disse una frase che lasciò molte rogne nel
cervello di Yoh. “Non crederai che in mille anni io
non abbia mai lasciato nulla dietro di me! E’ solo che… per i miei scopi, l’avevo dimenticato.”
Restrinse
il raggio della telepatia alla stanza in cui si trovava in quel momento, la
camera da letto matrimoniale che un temo fu dei suoi
genitori. Percepì la presenza certa di Anna, oltre
alla propria. Ma ne percepì anche una terza, molto
debole e quasi inpercettibile.
Si
mise di scatto a sedere, ruotando gli occhi attenti e vigili per tutta la
stanza. Non c’era nessuno, oltre a loro due.
Ma allora di chi era quella flebile presenza?
Cercò
di seguire la sua traccia con molta attenzione, ma ogni tanto scompariva per
poi ricomparire alla sua destra. Si voltò: ancora una volta, vide solo Anna.
-
Che c’è, Yoh? – chiese lei
con voce assonnata, sentendo l’inquietudine del fidanzato.
Lui
non rispose per non perdere ancora il contatto. Dilatò al massimo delle sue
capacità la mente e continuò a scrutare ogni centimetro della stanza.
Poi, ricondotto ancora una volta nel suo
inseguimento nel luogo in cui Anna lo fissava stralunata, comprese. La fissò a sua volta, poi
fissò il lenzuolo che la copriva, concentrandosi in un punto ben preciso del
suo corpo sottostante. In un’altra stanza della casa, sentì Hao
ridacchiare.
-
Anna - disse, mentre un sorriso gli si illuminava in
volto – Tu... hai già fatto il test di gravidanza?
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Bene!
Siamo giunti al termine di questa FanFiction che mi
ha impegnata dal 30 gennaio 2006!
Non
so ben definire questa fine, quindi dirò soltanto che per me la fine migliore è
quella che porta ad un nuovo inizio e qui, miei cari lettori, c’e n’è più
d’uno! ^^
Come
mi sento sollevata! MI è piaciuto molto anche il finale, con l’ultima frase
rimasta così in sospeso… già già! ^___^
Naturalmente,
ma è quasi palese, devo ringraziare voi tutti, lettori e recensori, per
l’enorme ed insperato sostegno che mi avete fornito durante tutta la stesura
della fic! GRAZIE!!!
GRAZIEEEEEEEEEEE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Non
so proprio come avrei fatto senza di voi! Ç__ç E la fic
è già finita… un po’ di malinconia me la lascia dentro, devo dire… prima mi avvicinavo al pc e dicevo: “ devo
aggiornare Twin Spirits!” e ora… devo aggiornare
molte altre fic, certo, ma non più questa!
Beh,
era naturale. Prima o poi, si finisce. Magari un
giorno farò un sequel…
Ma
bando ai sentimentalismi, ringraziamo questa enorme
folla di sostenitori! MI avete fatto raggiungere l’apice del
successo, non avevo mai ricevuto così tante recensioni in una fic sola, senza contare questo capitolo sete arrivati a 99
recensioni! Roba da capogiro per una piccola crapa come la mia! Come vi posso
ringraziare? Ci sono! Elencherò tutte le povere anime che mi hanno recensita (anche solo una volta) dalla prima all’ultima
comparsa!
Ancora
grazie! Non immaginate quanto sia importante il
sostegno dei lettori!
a
special thanks to:
Mao chan
Miya
Lunetta
kristin
shin-shi
Elie_chan
Yoru
Kia&AlterEgo
Miyu chan
Rachele
Francesca Akira89
Nuwanda
MorganIce
Nanau
Didith
Lady Antares D.L.
Ayako-Chan
inuyashalove
nagoya
didiblack
lucy-92
merryluna
yohandanna
Scintilla
...
Mi
fate commuovere... ditemi voi se c’è il bisogno di un sequel,
io non lo so! Se però il finale di questa fic è
enigmatico come quello del manga… lo scrivo subito! ^^
Baci,
Shark Attack
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TWIN SPIRITS
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THE END!
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