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Autore: 1rebeccam    20/08/2012    12 recensioni
"Sarebbe tutto così semplice. Non ci vuole niente. Un secondo, un secondo soltanto per perdermi nei tuoi occhi e dirti che ti amo... Vorrei avere la forza di aprire la porta e stringerti tra le braccia, perché lo so che sei ancora qui. Ti sento, sento il tuo dolore e anche la tua rabbia."
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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...Li nasconderemo nella camera di Lucas, faremo credere che volesse tradirlo e ricattarlo.
Lucas ruba i documenti per averlo in pugno e gli fa credere che siamo stati noi e che abbiamo scoperto la sua vera identità,
così lui, messo alle strette, è dovuto uscire per forza allo scoperto!...




La Resa Dei Conti


*
Una Notte Infinita

*
33° Capitolo
 




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Nesbit si allontana di qualche passo, continuando a sfogliare il registro con gli occhi sgranati.
-Carter, chiama il giudice Thomposon.-
-Il giudice federale, capo?-
-Che ci piaccia o no, questo è un caso federale, dobbiamo lavorare con l’FBI, ma prima voglio parlare con il giudice.-
Castle si sporge verso Beckett, cercando di parlarle sottovoce.
-Kate… l’FBI! Se i federali facessero controllare le impronte sui documenti? Come facciamo a spiegare le nostre?!-
Beckett annuisce in maniera impercettibile e si rivolge al collega.
-Detective Nesbit, ho dato la caccia all'assassino di mia madre per anni, quei documenti sono la prova che il governatore era il drago... ci permetterebbe di dargli un'occhiata, prima che i federali ne prendano possesso?-
Lui corruccia la fronte per un momento, guardando i fogli che ha tra le mani.
Kate guarda Rick, per un attimo le si ferma il respiro, pensando che Nesbit potesse sentire il battito accelerato dei loro cuori e mangiare la foglia, invece, dopo essersi passato ancora una volta la mano sui capelli, come a rimettere a posto le idee, il detective sorride sotto i baffi.
-Beh… credo che abbiate il diritto di vedere con i vostri occhi…-
Tentenna ancora un attimo, un secondo in cui Beckett pensa che un poliziotto coscienzioso, li avrebbe muniti di guanti, ma quando Nesbit passa i diversi fogli ad ognuno di loro e consegna a lei il registro, facendoglielo sfogliare attentamente, capisce che il collega ha ‘voluto’ credere alla loro versione e avrebbe fatto in modo che ci credessero anche i federali, a costo di dovere ammettere con il giudice e il suo capo, di avere commesso un errore madornale, facendo toccare tutto a chiunque. Alla fine, le notizie contenute in essi, sono così incredibili e terribili da digerire, che chiunque li avesse avuti tra le mani, compresa L’FBI, non avrebbe fatto caso a nient’altro, cercando di risolvere il tutto prima possibile.
-Grazie Nesbit!-
Sussurra Beckett, restituendo il registro nelle sue mani, dopo averlo sfogliato qualche minuto, lui annuisce sorridendo e ricomincia a studiarlo, pagina per pagina.
-Qui c’è il resoconto della seconda attività del nostro governatore, anno dopo anno, non solo da quando è diventato governatore, ma da prima, quando ancora suo padre era il capo della polizia ed era a capo dell’organizzazione prima di lui. Segnava tutto in maniera meticolosa. Questo registro incrimina praticamente mezza ‘città bene!’ Ci sono nomi importanti legati ai Jordan e ai loro affari sporchi: banchieri, senatori e perfino membri del congresso.-
Continua a sfogliare le pagine con calma, tornando a sedersi davanti a loro. 
-Il governatore e suo padre, prima di lui, si occupavano di riciclaggio, prostituzione, gioco d’azzardo, per non parlare del fatto che manovravano la politica e il governo a loro piacimento; avevano messo su una società a lungo termine e nella posizione che ricoprivano, anche perfetta. Questo registro è una bomba, sfido io che Jordan è venuto a parlarle di persona, signor Castle, se davvero aveste messo voi le mani su questi documenti, lo avreste distrutto… e non solo lui! Aspettate un attimo…-
-Che c’è ancora Jason?!-
Chiede Esposito, notando un cambiamento nell’espressione di Nesbit.
-Ci sono i nomi di Loockwood, Freeman e altri mai sentiti, accanto a somme di pagamento, date ed altri nominativi, suddivisi mese per mese, anno dopo anno e accanto ad ogni nominativo c’è la scritta ‘eliminato’!-
-Lockwood e Freeman erano cecchini… potrebbero essere omicidi su commissione?-
Ipotizza Ryan, fingendo di non sapere cosa ci sia scritto in quelle pagine, Nesbit solleva le sopracciglia guardandolo dritto negli occhi e alla fine annuisce.
-Potrebbe essere!-
-9 gennaio 1999…-
La voce di Kate scandisce lentamente la frase, lasciandola in sospeso. Rick si gira di scatto a guardarla, ma anche lo sguardo degli altri si posa su di lei, dopo quel sussurro.
-Come dice Beckett?-
Chiede Nesbit e lei risponde con lo stesso sussurro, continuando a guardarsi le mani.
-Mia madre… è stata uccisa il 9 gennaio 1999.-
Nesbit sfoglia le pagine fino al gennaio di quell’anno e con le dita segue una riga, che legge quasi sillabando.
-9 gennaio 1999 / Johanna Beckett / Dick Coonan / 80.000 dollari.-
Beckett conosce già quella pagina. Nel pomeriggio l’ha letta e riletta, come se volesse farsene una ragione, ma sentirla pronunciare a voce alta, una voce reale che non è solo nella sua testa, le provoca la nausea per l’ennesima volta. Chiude gli occhi e abbassa la testa quasi a toccarsi le ginocchia e Castle le mette la mano sulla sua, stringendola con forza. 
-80.000 dollari! Questo è il valore di una vita!?-
Nesbit le poggia una mano sulla spalla, parlandole con tono quasi paterno.
-Ha trovato l’assassino di sua madre. Questa è la prova che il governatore Jordan, ha ordinato la sua morte… ce l’ha fatta Beckett! Tredici lunghi anni… ma è riuscita a darle giustizia… e, sfogliando ancora queste pagine, sono sicuro che daremo giustizia anche ad altre vittime, di cui forse, non abbiamo mai saputo, grazie al suo coraggio e alla sua caparbietà…- 
Lascia a metà la frase, quando gli occhi di lei, velati di lacrime, lo guardano con gratitudine. Si sente attraversare dal dolore di quello sguardo e non può fare a meno di sorriderle sinceramente.
Carter richiama l’attenzione di Nesbit, che si volta di scatto, schiarendosi la voce.
-Capo, il giudice Thomposon in linea.-
Nesbit si allontana, parla concitatamente per qualche minuto, dopo di che comincia ad annuire e a ripetere ‘si signore’. Quando chiude la chiamata si rivolge ai suoi uomini.
-Tra poco il giudice federale sarà qui, assieme ad una squadra dell’FBI. Catalogate bene tutto, non toccate più del necessario e tenete sotto controllo i giornalisti e i curiosi là fuori, al momento non deve trapelare niente, né sulla morte di Jordan, né sulla documentazione trovata. Questi li tengo io.-
Conclude, richiudendo con cura i documenti in una busta di cellophane.
 
In meno di 15 minuti la zona viene attorniata da suv neri dai vetri oscurati, una decina di uomini in completo scuro e cravatta, si dividono tra l’interno e l’esterno della casa.
Ancora lampeggianti, ancora voci, ancora squilli di cellulare, ancora confusione.
Il giudice federale, Harry Thompson, fa il suo ingresso con due agenti dell’FBI e si dirige dritto nello studio, dove ascolta Nesbit con attenzione, controlla i corpi per un paio di minuti e poi si sofferma sui documenti. Mezz’ora dopo, fa cenno all’agente speciale Gage di avvicinarsi.
-Mandate una squadra a perquisire anche gli uffici del governatore e dei suoi collaboratori, chiudete l’accesso a chiunque, da adesso nessuno deve più entrare in quell’edificio, tranne noi. Chiudete tutte le vie di fuga, aeroporti, ferrovie, pullman e traghetti; le persone segnate su questo registro vorranno svignarsela in fretta, ma io li voglio tutti in gattabuia, dovesse trattarsi anche del Presidente, e… Gage, faccia accompagnare il procuratore nel mio ufficio, subito! Voglio interrogarlo di persona. Che sia piantonato finchè sarò di ritorno, anche se dovesse aspettare seduto nella sala interrogatori fino a domani mattina.-
L’agente Gage annuisce e si dirige all’uscita, parlando all’auricolare.
 
Le ore successive sono state interminabili.
Il giudice Thompson, vista la gravità della situazione, senza tenere conto delle condizioni di Castle, l’ha interrogato assieme a Beckett, Ryan ed Esposito per ore, dapprima separati, poi messi a confronto, sui fatti svolti quella sera, tornando indietro fino all’omicidio Freeman, alle accuse rivolte a Beckett per la morte del killer, per arrivare all’inizio di tutto e cioè all’omicidio di Johanna Beckett, cercando di mettere insieme i pezzi e capire, come il tutto fosse legato alle attività del governatore Jordan e alla sua morte.
Il medico legale, dai primi rilievi, ha confermato che il colpo mortale, è stato sparato a Jordan dalla pistola che Lucas Cane, impugnava ancora quando è morto e che la dinamica si è svolta come Castle e Beckett l’avevano raccontata.
Finalmente verso le due del mattino, Thompson decide di prendersi una pausa e bere un caffè.
-Jason, lo so che qui è tutto un casino e che volete sistemare la cosa prima possibile, ma Castle davvero non ce la fa più.-
Esposito si rivolge all’amico quasi supplichevole.
-E’ sfinito e l’analgesico che gli ha dato il medico sta esaurendo l’effetto, è seduto su quel divano da quasi 5 ore!-
Nesbit annuisce con comprensione.
-Lo so, me ne sono reso conto anch’io e l’ho già detto al giudice, abbiate ancora un po’ di pazienza.-
-Ma… che cos’è successo?!-
Sono le due del mattino e il giudice Hemerson, si guarda attorno spaesato dal caos attorno a lui, senza rendersi conto che il suo arrivo improvviso e, soprattutto, inaspettato, ha colto tutti di sorpresa.
-Signor giudice, cosa ci fa lei qui?-
Chiede Stan, tradito dal tremolio della voce che lascia ad intendere un certo nervosismo.
-Mi hanno appena dato gli esami preliminari della nuova autopsia, sapevo che aspettava mie notizie nonostante l’ora, così stavo per chiamarla avvocato, ma mentre ero in auto, ho sentito alla radio della presenza dei federali a casa del governatore, non hanno dato spiegazioni, ma hanno anche pronunciato il nome di Beckett. Governatore, federali, Beckett… puzza di guai! Così ho pensato di venire a vedere di persona. Cosa diavolo è successo?-
Chiede alla fine, mentre si guarda attorno, si soffrema su Castle e Beckett, per poi rivolgere lo sguardo corrucciato su Stan.
-Allora? Perché sono feriti? E come mai la sua cliente è riapparsa magicamente qui in casa del governatore? E lui dov’è?-
-E’ una lunga storia, signor giudice… il governatore è morto!-
Hemerson sgrana gli occhi.
-Giudice, il governatore Jordan era… beh… si, era l’uomo che Beckett e la sua squadra hanno soprannominato il drago, pare che avesse una doppia vita, ma questo glielo spiegherà meglio il detective Nesbit.-
-Il governatore era… il drago?-
Guarda tutti allibito e si sofferma su Beckett.
-Ci sono le prove per queste accuse incredibili, suppongo?-
Lei si alza e lo guarda dritto negli occhi.
-La polizia ha trovato dei documenti che lo inchiodano, prove certe e inconfutabili. Il governatore Jordan era il mandante dell’omicidio di mia madre e mi ha incastrata con la morte di Freeman… è già tutto nelle mani di federali.-
Risponde con voce monotona, come se stesse ripetendo una cantilena noiosa ed infinita.
Hemerson è incredulo e scioccato, come tutti del resto, Stan si avvicina e quasi sottovoce gli chiede quello che si stanno chiedendo tutti da quando lui è arrivato.
-Giudice, ha accennato agli esami preliminari della nuova perizia…-
Lascia in sospeso la frase, quando Hemerson annuisce serio, intuendo che sono sulle spine per il nuovo referto.
-Non posso ancora dire nulla di preciso, ma sembra che le dichiarazioni del dottor Jensen, abbiano trovato riscontro nelle analisi preliminari del medico legale incaricato dal tribunale. Appena avrò il referto completo e sarò messo al corrente su quello che è successo qui, riconducibile all’omicidio Freeman, vedrò di formulare una decisione sulle accuse al detective Beckett… al più presto.-
-Finalmente… una buona notizia!
Balbetta piano Castle, appoggiando la testa sulla spalliera del divano.
-Certo, Beckett è ancora agli arresti… ed è anche scappata!-
Sottolinea Hemerson, abbassando lo sguardo su di lei, scostando dal naso gli occhialini tondi. Stan sta per ribattere, ma il giudice lo blocca.
-La prego avvocato Corbin, è notte fonda e siamo tutti stanchi e quello che mi avete appena detto, mi ha lasciato sconcertato. Non formulerò nessuna opinione legale, finchè non avrò valutato ogni prova sicura e le novità degli ultimi minuti.-
-Lo capisco benissimo, signor giudice, ma si rende conto che questa serata è stata dura per la mia cliente e per tutti noi, quando i federali avranno terminato con l’interrogatorio, Beckett dovrà essere condotta al carcere femminile… se potessimo evitarlo…-
Stan parla con calma, sfoderando il suo miglior sguardo da cucciolo indifeso, tanto che Hemerson sorride, scuotendo la testa.
-Pensa che dare gli arresti domiciliari alla sua cliente, fino alla prossima udienza, vista la situazione attuale, possa essere una buona idea da parte mia?
L’avvocato Corbin sorride annuendo e il giudice sospira.
-Certo… dovremmo trovare subito qualcuno disposto a prendersene la responsabilità!-
Castle alza la mano di colpo, tanto velocemente, da fare una smorfia di dolore accompagnata da un lamento, ma non demorde comunque, stringe i denti, cercando di rimettersi dritto.
-Io… io sono responsabile…-
Riesce a dire, provocando un altro sorriso del giudice.
-Davvero?! Lei… è responsabile!? Hemerson scuote ancora la testa. Va bene! Detective Beckett, da questo momento lei è sotto la responsabilità del signor Castle, mi raccomando non se la svigni. Io vado a parlare con Nesbit... sempre che voi siate d’accordo.-
Il giudice si allontana e Castle gira la testa, sempre appoggiata alla spalliera del divano e si rivolge alla donna seduta accanto a lui.
-Bene Beckett! Pare che tu sia sotto la mia custodia… spero ardentemente che non mi distruggerai casa, per scappare ancora!-
Esclama serio. Lei si avvicina e ignorando tutto e tutti intorno, gli sfiora le labbra con le sue.
-Non ho intenzione di andare da nessuna parte, senza di te!-
Lui resta un attimo interdetto e gli altri si guardano sorridendo.
-Si, lo sapevo che sareste stati carini insieme…-
Esclama Stan tutto contento e finalmente si lasciano andare ad una risata liberatoria.
-Sto soffocando, ho bisogno di uscire. Non possiamo aspettare fuori nel giardino?-
Sbuffa Castle e Ryan lo aiuta ad alzarsi.
-Certo, appoggiati a me, ti accompagno.-
Escono tutti nel parco e si sistemano su una delle panchine di marmo che circondano il patio.
La notte è fresca e i lampioncini sono sopraffatti dalle luci colorate delle macchine della polizia, fuori dalla recinzione i giornalisti sono aumentati, qualcuno si sporge per guardare dentro, ma gli agenti posti ad ogni metro del perimetro, li bloccano anche nella visuale. Nessuno sa ancora della morte di Jordan, ma è ovvio che ci sia un cadavere, o forse di più, visto che ben tre macchine dell’ufficio di medicina legale, sono pronte nel parco, con i portelloni aperti.
-Credo che tra un po’ potrete andare.-
Dice loro Nesbit, uscito anche lui, dopo avere estorto al giudice federale il permesso per lasciare andare i testimoni.
Un agente fa segno al detective di guardare verso una delle entrate laterali, dove una guardia sta cercando di allontanare due donne, che, parlando concitatamente, cercano a tutti i costi di oltrepassare la recinzione.
-Detective, due signore vogliono assolutamente entrare, chiedono di lei.-
-Sono mia madre e mia figlia, Nesbit.-
Dice Castle guardando verso di loro preoccupato e il poliziotto annuisce.
-Le faccia passare agente.-
Martha e Alexis si precipitano verso di lui, ma si fermano a qualche centimetro di distanza, notando la benda alla guancia e la camicia insanguinata.
-Papà!-
-Richard!-
Martha gli mette una mano sul viso.
-Santo cielo Richard, cosa ti ha fatto?-
Lui allarga le braccia e cerca di sorridere.
-Se non mi stritolate troppo, potete anche abbracciarmi.-
Si stringono a lui piano, Alexis lo guarda in viso, poi i suoi occhi pieni di lacrime si girano a guardare anche Kate e nota che il suo labbro è gonfio e violaceo e anche il collo presenta dei lividi tutto intorno.
-State bene? Dopo che Stan ha chiamato non abbiamo saputo più niente, sono passate delle ore, eravamo preoccupate, così abbiamo deciso di venire.-
-Va tutto bene tesoro, siamo un po’ acciaccati, ma stiamo bene.-
Martha stringe nel suo abbraccio anche Kate e nello stesso momento, dalla casa escono gli assistenti del medico legale con due barelle, mentre quella che contiene il corpo del governatore Jordan, è lasciata sulla porta.
Martha osserva suo figlio in silenzio, con gli occhi sgranati e imploranti. Rick si sente stringere il cuore.
-E’... è morto… mamma!-
Il coroner sta chiudendo la cerniera del sacco nero sopra un ciuffo di capelli grigi e lei riporta lo sguardo sul corpo. Chiude gli occhi e stringe la camicia di suo figlio nel pugno, mentre la barella le passa ad un paio di centimetri, per venire caricata sul furgone mortuario. Il portello posteriore viene chiuso con forza e lei sussulta tra le braccia di Rick, che la stringe a sé.
-Detective Nesbit!- Lavoce del giudice Thompson li riporta alla realtà. -Con i signori per il momento abbiamo finito. Potete tornare a casa, fermo restando che sarete interrogati ancora nei prossimi giorni.-
Nesbit annuisce e il giudice torna dentro insieme ai suoi uomini per continuare le indagini. Esposito si rivolge ai suoi amici con un sospiro di sollievo.
-Andiamo, vi accompagno io. Ryan, tu e Stan seguiteci con una delle macchine di servizio.-
Mentre si avviano alle auto, Castle si ferma, richiamando l’attenzione del detective.
-Oh, a proposito Nebit! Fossi in lei, farei qualche indagine anche sul capitano Johnston.-
Nesbit corruccia la fronte.
-Qualcuno elencava i nostri movimenti minuto per minuto al governatore e l’unico che poteva farlo è il nostro amato capitano, come ho detto, fossi in lei, controllerei le telefonate al dodicesimo, secondo me è così stupido da avere usato il telefono dell’ufficio.-
Detto questo lo ringrazia e si dirige verso l’auto, aiutato da Alexis, mentre Nesbit dà ordine a due dei suoi uomini di scortarli fino a casa e di restare lì a disposizione.
 
Il tragitto verso casa è silenzioso, ognuno è perso dentro un vortice di stanchezza, paura e dolore. I giorni seguenti sarebbero stati intensi e difficili, ma volendo vedere il bicchiere mezzo pieno, come aveva sussurrato Johanna all’orecchio di sua figlia, è finita bene. Questo caso, almeno per quello che riguarda Kate Beckett, è definitivamente chiuso e loro sono vivi, malconci e feriti nel corpo e nell’animo, ma vivi. Certo, di strascichi ce ne sarebbero stati; con il passare dei giorni sarebbe diventato tutto più chiaro e probabilmente ancora più doloroso.
Kate si volta a guardare Rick, seduto dietro, tra madre e figlia, con gli occhi chiusi.
Alexis è stretta al padre.
In un paio di giorni è stata sopraffatta dalla paura dello sparo al cimitero, dal passato di sua nonna che si è riflesso prepotentemente anche nella sua vita, da quel segreto che comunque, non avrebbe cambiato il rapporto meraviglioso che ha con la sua famiglia.
Martha ha un’espressione distrutta.
La preoccupazione e i ricordi delle ultime ore, l’hanno segnata parecchio, ma, quando ha visto il sacco nero contenente il corpo senza vita del padre di suo figlio, è come invecchiata di colpo. Ha abbandonato quell’uomo per proteggere suo figlio, ma non l’ha dimenticato. Castle ha ragione. Non si smette di amare qualcuno perché scopri qualcosa di orribile su di lui e lei ha continuato ad amarlo.
Pensava di essere riuscita a lasciarsi tutto alle spalle, ma quella mattina, al solo sentire pronunciare il suo nome, era stata sopraffatta dai ricordi, dalla nostalgia, dalla paura e dal dolore e scoprire che il suo nome era legato anche all’omicidio di Johanna, l’aveva annientata ancora di più, com’era successo a Rick.
Anche lui, adesso, è perso nei suoi pensieri.
I suoi occhi esprimono stanchezza, sta male fisicamente e si vede, ma il male che ha dentro al cuore è ancora più forte. Ha spiattellato la verità in faccia a suo padre in un momento di rabbia e di paura, con disprezzo, convinto di odiarlo a morte, ma quando lui lo ha protetto da quel proiettile, si è sentito spiazzato… e la cosa più strana, è che anche lei ha provato la stessa cosa: la cattiveria di Jordan, il gelo di quello sguardo, il ghigno del suo sorriso mentre la chiamava insistentemente Katherine, come a prendersi gioco di lei fino alla fine; niente le avrebbe fatto immaginare che potesse salvare la vita di un figlio mai conosciuto.
Torna a sedersi comoda e appoggia la testa al sedile, guarda per un attimo Esposito, che ricambia lo sguardo e le sorride, riportando subito dopo l’attenzione sulla strada. Chiude gli occhi, ringraziando il cielo che le ha regalato quei due fratelli fantastici, pronti a tutto per lei.
Con gli occhi chiusi e un turbinio di immagini nella mente, cerca di capire quali sentimenti abbiano preso posto dentro il suo cuore. Ha sempre immaginato che, risolto l’omicidio di sua madre, conosciuto il nome di chi ha commissionato la sua morte, si sarebbe sentita più leggera, come libera da un peso enorme, sollevata dalla sensazione di vendetta e giustizia che l’avrebbe inebriata. Invece quello che prova al momento è esattamente… niente!
Come può sentire… il niente?
Si sente completamente svuotata.
Sentimenti come giustizia, vendetta, indignazione, sollievo e gioia, non fanno parte del suo essere.
Dopo aver visto morire l’assassino di sua madre, la felicità e il sollievo avrebbero dovuto prendere il posto dell’immenso dolore provato fino a qualche ora prima, invece riesce a pensare soltanto al dolore di Rick, al suo cuore, alle sue ferite.
Sente solo un’infinita stanchezza, per il resto è orfana di ogni sentimento possibile.
Ha solo voglia di stringersi a Rick e ricambiare quello che lui è stato per lei negli ultimi quattro anni.
Vuole solo proteggerlo, curarlo nelle ferite dell’anima, scaldarlo con il suo sorriso e addormentarsi tra le sue braccia… per un tempo infinito.



Continua...



Angolo di Rebecca:

Non è un gran capitolo, me ne rendo conto,
definiamolo di passaggio!? Però Nesbit mi piace troppo... è tanto simpatico e tanto... AMICO!

Stanno tornando a casa, sono tutti acciaccati, soprattutto nel cuore... 

 

  
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