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Autore: Fog_    20/08/2012    5 recensioni
SOSPESA.
Ho sempre pensato che il mio più grande sogno fosse stare con lui, Lorenzo, il bello e impossibile della mia scuola.
Per quanto i miei sentimenti nei suoi confronti potevano essere sinceri non doveva essere poi una gran cosa fare la sua schiavetta personale, diventare una delle sue ragazze "usa e getta".
Questo, però, l'ho capito solo dopo una settimana a Londra.
Naturalmente non è stata la città in se per se a farmi cambiare idea, ma la gente che ho incontrato.
Quattro ragazzi meravigliosi che si fanno chiamare "16 Underground".
Harry, Ryan, Lenny e Chris, le mie speciali "rock star".
Harry, chitarrista e "bad boy" della situazione; Ryan, batterista dalla battutina sempre pronta; Lenny, il bassista gay e lui, Chris, il cantante dal passato difficile che mi ha rubato il cuore.
Non so dove sarei, ora, senza di loro.
Probabilmente starei ancora leccando il culo al bello e impossibile, che poi, tanto impossibile non era.
Questa è la storia di come la musica ha cambiato la mia vita e la dedico a voi, ragazzi, e sopratutto a te, Chris. Grazie di essere tutto ciò di cui ho bisogno.
WE ROCK!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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FUCK THIS SHIT, I’M GOING TO LONDON
 
Sfida:
1.        Scegli un personaggio, una coppia o un fandom
2.        Apri la tua cartella di musica e seleziona la modalità causale e fai partire.
3.        Scrivi una drabble-flashfic che sia collegata alla canzone che sta andando. Hai tempo fino al termine della canzone per terminare la drabble: inizi con l’inizio della canzone e finisci quando finisce, niente esitazioni! Non importa quanto è scombussolata la tua drabble.
4.        Scrivine 10, poi pubblicale.

Non so cosa voglia essere questo "gioco". Forse un modo per scusarmi della mia assenza, forse il segno che la storia sta per continuare, forse nato dal fatto che questi personaggi mi mancavano tanto. Quindi eccomi qui, a chiedere perdono con queste drubble su tutte le varie coppie. non linciatemi, anche perchè, devo ammetterlo, mi siete mancate. Alla prossima, tranquille, non sparisco più ;)


 



 
1.Falling for you – Busted (Chris/Serena)
 

Serena mi passò davanti sorridendo, dirigendosi verso la parete con le chitarre elettriche.
«posso?» chiese allungando una mano verso la Fender, la mia preferita. Le feci un cenno con la testa, acconsentendo divertito.
Felice, si impossessò dello strumento e corse a connetterlo all’amplificatore. Sembrò soffermarsi qualche minuto a pensare, poi attaccò una qualche canzone che aveva in testa e diede il via a quel mio spettacolino personale.
Appoggiai il gomito sul bracciolo della poltrona e sul palmo della mano lasciai cadere il mento, stanco dalla nottata che avevo passato. Sveglio, a pensare a lei.
Lasciai che il mio sguardo, pigro, vagasse su Serena. Mi fermai ad osservare ogni suo singolo movimento, perché in tutto c’era una parte di lei. Da come cambiava posizione delle dita sulle corde a come corrugava la fronte per raggiungere una nota più alta. Il suo sorriso mentre cantava. I capelli che le volavano ovunque. L’energia che metteva in ciò che faceva. La determinazione sul suo viso.
È bellissima, ed è mia pensai con un tuffo al cuore. Un sorriso si spalancò sul mio viso e non potei far niente per evitarlo, anche se dovetti correggermi. Serena era uno spirito libero, indomabile, non era di nessuno. Per il momento, concedeva a me l’onore di prendermi cura di lei.
Me ne stavo affezionando troppo in fretta.
«perché sorridi?» chiese lei dopo aver smesso di suonare senza che nemmeno me ne accorgessi. Lasciò la chitarra sull’amplificatore e mi si avvicinò, abbastanza da poterle afferrare i fianchi. Un brivido mi scosse anche solo per quel misero contatto.
«cosa mi hai fatto?» domandai, più a me che a lei. Serena mi guardò divertita sfoggiando un meraviglioso sorriso sghembo. La tirai su di me, stringendola tra le mie braccia mentre lei si accoccolava sul mio petto. Si allungò per lasciarmi un bacio sotto il mento, così ne approfittai e la sorpresi poggiando le mie labbra sulle sue.
Non si fece ripetere l’invito due volte e approfondì subito il bacio, rendendo estremamente eccitante anche solo stare seduta sulle mie gambe, in cantina, con più di due strati di vestiti addosso.
Cosa mi hai fatto?




2.Marry you – Bruno Mars (Ryan/Mic)

 
 Quella sera l’aria era frizzante, ma decisamente calda per essere a marzo e, soprattutto, a Londra.

O forse, più semplicemente, era la ragazza dai capelli bruno ramati che mi correva davanti a farmi sentire caldo.
«prova a prendermi se ci riesci» gridò mentre, a piedi scalzi, calpestava il prato inglese del giardino. Pochi metri dietro di lei si estendeva la piscina.
«arrivo» gridai a mo’ di grido di battaglia mentre mi lanciavo al suo inseguimento. Ci rincorremmo per uno spazio indefinibile di tempo, nascondendoci dietro gli alberi o tra i cespugli, finchè non sentii i polmoni bruciare per le risate e la mancanza di fiato. Mi piegai con una mano a tenermi il fianco, esausto, e vidi Mic fare lo stesso. Così, con un guizzo negli occhi, approfittai del momento e con uno scatto e un placcaggio in piena regola, le fui addosso.
«Piombare sul nemico mentre è distratto? Questo non è leale» si lamentò lei, cercando di divincolarsi dal mio corpo. Prima che potesse anche solo provarci, però, le bloccai i polsi con le mani e le gambe con i piedi, spostando il peso sulle ginocchia per non farle male.
«non c’è nessuna regola che lo vieta» obbiettai avvicinando il viso al suo, quasi automaticamente.
Le feci un occhiolino e lei rise, il suo respiro sulle mie labbra mi fece rendere conto di quanto effettivamente fossimo vicini. C’era una cosa che ero davvero tentato di fare, ma non volevo rovinare tutto, così decisi che era ora di cambiare posizione. Uno sguardo davanti a me mi suggerii cosa fare.
Feci finta di aiutare la ragazza ad alzarsi, poi la sollevai tra le mie braccia e corsi verso la piscina, illuminata a intermittenza dal rosso, dal verde e dal blu.
«no, no, no» iniziò a protestare lei, ma era troppo tardi. Mic si strinse a me mentre volavamo oltre il bordo della piscina.
«tu sei pazzo» gridò una volta risaliti in superficie. Il mascara era colato dagli occhi e i capelli le si erano appiccicati al viso.
«sembri un panda» commentai sorridendo mentre qualcosa mi si arrovellava nello stomaco.
«e tu sei un idiota» fece lei di tutta risposta con una smorfia. Ci guardammo per qualche attimo, seri, poi scoppiammo entrambi a ridere. «credo che mi mancherai una volta tornata a casa» confessò tornando seria. Un po’ di tristezza invase i suoi occhi.
«puoi sempre restare qui…» proposi altrettanto serio. Nascondendo i miei movimenti grazie all’acqua estrassi un elastico dal polso. Mic mi guardò interrogativa.«…diventando mia moglie!» esclamai con un sorriso  a diecimila watt. La sensazione allo stomaco aumentò.
«è una proposta?» chiese maliziosa, ma sul punto di scoppiare a ridere.
«ci puoi giurare!» risposi mentre la mia mano cercava la sua. La alzai oltre il livello dell’acqua e, con quella libera, feci fare due giri dell’elastico intorno al suo anulare. La vidi arrossire e spontaneamente sorrisi.
«ciao moglie»
«ciao marito»
Poi scoppiammo, di nuovo, a ridere senza tregua.



3.When you are gone – Avril Lavigne (Chris/Bryan) [Flashback]


 
Ehi, Bryan.
È passata una settimana da quando te ne sei andato.
Credo di non essermi ancora rassegnato al fatto di averti perso e ammetto ti aspettarti  tutte le mattine davanti alla porta, convinto che prima o poi la macchina familiare di tuo fratello venga a prendermi per portarci a scuola. Non succede mai.
Ieri tua madre mi ha chiesto di andare da lei per darle una mano a svuotare la tua stanza. Volevo essere forte per lei, sai quanto bene le voglia, ma non ce l’ho fatta. Non abbiamo neanche avuto la forza di ordinare quel caos che c’è in camera tua. Però ho preso qualche maglietta, quelle dei nostri viaggi. Hanno ancora il tuo profumo, così le indosso e mi sento meno solo.
Perché è questo che sono: solo.
Georgia cerca di riavvicinarmi, vuole usarmi ancora come bambolotto per i suoi giochetti, sia chiaro che non ho intenzione di ricadere nella sua trappola.
I ragazzi fanno finta di niente, ci evitiamo a vicenda.
Jack ha il setto nasale rotto.
L’ho colpito, ma è stato lui a provocarmi. Se devo dirla tutta, non è l’unico che ho preso a pugni negli ultimi tempi. Prendo tutto a pugni. Devo pur sfogarmi in qualche modo, anche se questo mi causa lividi violacei  e graffi. Non importa, almeno mi distrae. Non serve dire che papà non è contento, mamma è preoccupata.
Ma tu non ci sei più quindi non c’è nessuno a impedirmi di fare cazzate.
Sai, oggi ho conosciuto un ragazzo, un tipo astratto. Ride per le sue stesse battute, fa skate e suona la batteria, Jake l’avrebbe subito considerato sfigato, eppure non è male. Soprattutto, sotto quella montagna di riccioli e il cappello da baseball, ha degli occhi dello stesso colore dei tuoi. Mi da un po’ di sollievo.
Ma quel muro della soffitta dipinto a metà è ancora lì, da finire e che mai finirà.
La macchina di tuo fratello non si ferma più davanti casa alle sette.
Non ci sono più le ragazze in fila per una foto con noi all’Abercrombie, perché non c’è più un “noi”.
Il banco accanto al mio è vuoto.
La finestra della tua camera è sempre spenta.
Non si sentono più i palloni da basket  rimbalzare nel tuo cortile.
La verità è che mi manchi, mi manchi ogni giorno di più.
Non sono abbastanza forte da nasconderlo. Sono un buono a nulla, forse tu eri l’unica cosa giusta della mia vita, forse non ti meritavo neanche. Grazie per avermi sopportato tutti questi anni.
Sappi che ti voglio bene e te ne vorrò sempre, scusa se non l’ho mai dimostrato a dovere. Avrei voluto dirtelo più volte.

Per sempre il tuo migliore amico,
 Chris.
 




4.Sono solo parole – Noemi (Serena/Lorenzo) [Spoiler]

 

Cercare un equilibrio che svanisce ogni volta che parliamo
E poi lasciare che la nostalgia passi da sola
E prenderti le mani e dirti ancora: sono solo parole.

 

 

«Ehi» la stretta di una mano sul mio polso preannunciò quelle parole, ma non servì girarmi per capire a chi apparteneva. Il mio cuore, perdendo un colpo, mi aveva già dato la risposta. Solo una persona, oltre Chris, mi faceva questo effetto.
«Ehi Lorenzo» lo salutai sorridendo mentre lui mi affiancava per sorridermi a sua volta.
«Ieri non sei venuta» disse rabbuiandosi. La sua espressione afflitta scatenò in me sensi di colpa e rimorso a volontà, ma avevo fatto bene. Passare del tempo sola con Lorenzo non mi faceva bene, abbatteva tutti i muri che gli costruivo intorno per convincermi che a me di lui non importava più niente, e non era una cosa buona.
«scusa» sussurrai guardandolo e non erano solo le scuse per non essere uscita con lui ieri,ma per tutto. Per tutte le volte che lo avevo respinto, che gli avevo risposto male, che l’avevo snobbato. Certo, era per il suo bene, ma lui non poteva saperlo. E poi, faceva male anche a me.
«Vieni, facciamoci un giro» propose senza ammettere repliche. Mi guidò per i corridoi di scuola tenendomi il polso finchè non arrivammo nel cortile interno, dove due classi si sfidavano a pallavolo. Quando ci sedemmo su un muretto leggermente più appartato fece scivolare la sua mano nella mia, intrecciando le nostre dita. Mi fece un sorriso ma nei suoi occhi leggevo solo tanto rimpianto.
«Se solo…se solo ti avessi conosciuta prima» disse con un sospiro spostando lo sguardo sulle nostre mani. Ne accarezzò il dorso con il pollice e un brivido mi percorse. Il cuore sembrava felice di quel contatto. Perché mi faceva sentire tutto questo? Perché ogni volta che c’era lui mi si apriva un vuoto dentro? Perché non avevo ancora allontanato la sua mano? Perché doveva essere tutto così difficile?
Lo fissai mentre cercava di nascondere il suo imbarazzo, mentre cercava di fare il duro, mentre fingeva che le nostre mani fossero la cosa più interessante lì intorno pur di non incrociare il mio sguardo. Era bellissmo.
Mi resi conto, però, che non era giusto stare così. Non era giusto per me, per Chris e per lui, quindi sciolsi il contatto.
Fu come staccarsi da una parte del mio corpo.
Lorenzo fece una mezza smorfia che doveva passare per sorriso.
Avrei tanto, davvero tanto voluto abbracciarlo.
Ma, soprattutto, avrei voluto dirgli tutto ciò che stavo provando in quel momento.


(con questa che segue ammetto di aver barato, dato che mi sono capitate due canzoni con contenuto simile le ho unite per creare una sola drabble un po'....particolare)

5.Whatever you like – Anya Marina (Serena/Chris)
6.Hit me like a man – The Pretty Reckless (Serena/Chris)
 

Il silenzio regnava sovrano nella soffitta.
Tutto intorno a noi sembrava essere addormentato, spento. Dato che erano le due di notte non era neanche un cosa tanto assurda.
Chris se ne stava seduto per terra, la schiena contro la parete e una gamba al petto, l’altra stesa. C’era un’elettricità pazzesca.
Giravo per la stanza, fingendomi tranquilla, mentre mi guardavo in giro sotto la luce tenue dei led.
«Gli altri dormono?» chiesi, anche se conoscevo già la risposta.
«Si» rispose Chris con uno strano tono che mi fece rabbrividire. Dovevo trovare una distrazione.
Poi, la mia attenzione fu catturata da un portasigarette con i colori della Jamaica gettato sul disordine del tavolino basso davanti al divano. Lo aprii sperando con tutti il mio cuore che fosse pieno, ma le mie preghiere furono esaudite a metà. C’era una sola sigaretta. Meglio di niente.
Mentre la prendevo alzai lo sguardo verso Chris e lo trovai intento a fissarmi incuriosito, con una strana luce negli occhi. Gli mostrai la sigaretta e lui fece un cenno accondiscende.
Afferrai un accendino rosso da lì accanto e la accesi, poi mi mossi con l’intenzione di tornare dal ragazzo ma me lo trovai a pochi centimetri di distanza. Aspirai e gli passai la sigaretta, lui fece altrettanto.
Una strana idea mi passò in mente, forse un po’ bizzarra, ma quella notte era tutto concesso. Così posai una mano sul suo petto e spinsi Chris all’indietro finchè la sua schiena non toccò di nuovo il muro. Mi riappropriai della sigaretta e mi allontanai da lui di qualche passo. Aspirai ancora e glie la cedetti, mi sarei avvicinata a lui un po’ ogni volta che mi sarebbe tornata.
Chris lo capì e sorrise con gli occhi. Il suo sguardo, quel suo sorrisetto sfacciato e il fumo che fuoriusciva dalla sua bocca formavano una combinazione così eccitante che i miei pensieri avevano il bollino rosso. Avrei voluto saltargli addosso e potevo scommettere qualsiasi cosa che per lui era lo stesso. Nonostante tutto, comunque, riuscimmo ad finire la sigaretta trattenendo i nostri istinti. Mancavano all’incirca due tiri e i nostri corpi quasi si sfioravano. Chris fece il suo, incatenandomi in quel suo sguardo speciale, poi dischiuse le labbra e lasciò che il fumo scivolasse sul mio viso. Sapevo benissimo cosa significava. Mi passò la rullata, ormai arrivata al filtro, e diedi l’ultimo tiro, imitando il gesto del ragazzo. Chris non mi lasciò neanche il tempo di gettarla che si avventò su di me, tirandomi per i fianchi. Allungai le braccia intorno al suo collo e andai incontro al qualsiasi cosa sarebbe successa quella notte, eppure il suo baciò fu lento e delicato. Mi sarebbe piaciuto se solo non mi sentissi come se stessi per scoppiare, così cercai di renderlo un po’ più movimentato. Chris rise contro le mie labbra e accettò l’invito, ribaltando le posizioni e facendo finire me con le spalle al muro, sbattendomi con una forza tale che la sentii nelle ossa. Ma non mi importava. Piuttosto lasciai a metà quel bacio per iniziare a succhiare leggermente la pelle alla base del suo collo, staccandomi solo quando le sue mani accompagnarono il tragitto della mia maglietta lungo tutto il mio busto per poi gettarla alle sue spalle. Ora era il mio turno.
Afferrai i lembi della maglietta che gli doveva fungere da pigiama e lentamente li portai verso l’alto. Questa volta fu lui l’impaziente. Me la tolse di mano e se la lanciò oltre la testa a velocità supersonica, tornando subito sulle mie labbra. Sentii le sue dita sfiorarmi la gamba mentre con quelle libere faceva disegni astratti sulla mia schiene ormai nuda, coperta solo dal reggiseno. Qualcosa mi diceva che preso ci saremmo librati anche di quello, nel frattempo, però, mi godevo per la prima volta il calore del suo corpo contro il mio, i suo sospiri mozzati, il sapore di sigaretta sulla sua lingua, gli occhi resi vacui dal desiderio.
In quel momento volevo Chris più di ogni altra cosa al mondo, e lo volevo in ogni modo umanamente possibile.
 



7.VCR – The XX (Lenny/Harry) [Flashback]


 
Ci vollero dieci minuti per trovare le chiavi di casa nelle tasche di Harry.
Quel giorno non era più ubriaco del solito, ma ci era voluto molto più tempo per smuoverlo dal quel maledetto pub e ora protestava dicendo di non voler andare a casa. Chissene, ero io a comandare dato che lui non era nella condizione adatta. Non riusciva più neanche a tenere la chitarra in mano, come pretendeva di suonare ancora?
Riuscimmo ad entrare nell’appartamento senza fare troppo rumore così, con Harry appoggiato completamente su di me, mi diressi in salone dove lo mollai sulla sua poltrona reclinabile. Quella vicinanza mi aveva provocato una strana sensazione che cercai di scacciare, ma era sempre lì, pronta a distruggere la mia vita.
Andai in bagno per rinfrescarmi un po’ le idee e quando tornai da Harry lo trovai intento a vedere un documentario in tv sulla riproduzione degli elefanti.
«Quanta vodka hai bevuto per rendere interessante questo strazio?» chiesi gettandomi sul logoro divano e guardandolo, in attesa di una risposta che non sembrava arrivare.
«E se fossero due maschi?» domandò invece lui riferendosi ai due elefanti che si montavano. Scoppiai a ridere per nascondere l’imbarazzo che mi aveva preso. Non volevo parlare con Harry di certe cosa.
«Insomma, qui tutti si fanno problemi sui gay, ma anche quegli elefanti potrebbero essere gay e nessuno se ne lamenta. Che problema hanno gli umani? L’amore è amore» disse corrugando la fronte come se quel discorso gli costasse una fatica incredibile. Nelle condizioni in cui era, comunque, era anche tanto se i suoi neuroni formulavano frasi compiute. «Insomma, in questo momento potrei anche alzarmi e darti un bacio, cosa ci sarebbe di sbagliato?»
Harry si girò verso di me, cercando appoggio, e il mio cuore prese a battere furiosamente. No, stupido cuore, stai al tuo posto. Sotto il mio sguardo strabiliato, poi, Harry si alzò e venne verso di me. Non capì la serietà del suo discorso finchè lui non avvicinò il suo viso al mio e mi baciò, di certo non come si bacia un amico. Fu veloce, passionale e piuttosto strano, del resto era la prima volta che baciavo un ragazzo, ma mi resi conto di volerne ancora e ancora. Sapevo di non dover sentire tutto ciò che invece sentivo in quel momento, eppure non ci trovavo niente di sbagliato.
Quando si allontanò sentii le labbra gonfie e pulsanti, in bocca mi era rimasto il suo sapore.
«è come baciare una ragazza» disse scrollando le spalle con aria innocente.
Si, purtoppo però ora è confermato, a me non piacciono le ragazze.


 



8.Colder Weather – Zac Brown Band (Serena/Chris) [Spoiler]


 
Era inverno, ormai.
Non sapevo quanto tempo era passato dall’ultima volta che l’avevo visto o sentito. Avevo un vuoto dentro, una voragine che non sapevo come riempire. Ero fredda come il vento che soffiava impetuoso fuori dalla finestra.
C’era una tazza di caffè nella mia mano, il telefono nell’altra. Scorrevo lentamente le vecchie foto, presa da un attacco di malinconia. La mia mano tremava e fui costretta a chiudere gli occhi per evitare che una lacrima traditrice attraversasse la mia guancia. Niente lacrime, avevo promesso.
Quasi percepii la sua mano, il suo tocco così familiare, sfiorarmi la guancia. Vidi il suo volto, quel mezzo sorrisetto strafottente che per una volta non era riuscito a nascondere la sua tristezza. I suoi occhi, lucidi. L’ultima volta che l’avevo visto.
Lanciai il telefono sul letto, stremata dai ricordi. Mi accasciai sul materasso, in posizione fetale, stringendomi le gambe al petto per colmare la voragine sempre più spalancata. Sii forte, mi ripetei per la centesima vota, ma come potevo quando tutto ciò che volevo era lontano centinaia di chilometri da me? Neanche a farlo apposta, poi, da quel giorno sarebbero stati otto mesi da quando avevo incontrato quello strano ragazzo con il cappellino di lana e la reflex al collo. A quel pensiero non potei far altro che cedere alla mia debolezza e lasciare che le lacrime scorressero libere. Non ero abbastanza forte.
Tra i miei singhiozzi silenziosi quasi non mi accorsi di un rumore estraneo che aveva invaso la stanza. La suoneria del cellulare.
«pronto?» dissi sperando di dissimulare lo strano tono di voce. Mi sdraiai supina, con lo sguardo rivolto verso le foto appese sul soffitto, e con la mano libera cercai  di asciugare le lacrime.
Dall’altra parte del ricevitore si sentì un sospiro stremato.
Il mio cuore perse un colpo.
«Mi manchi» disse la sua voce, rotta, inconfondibile.
«Mi machi anche tu» risposi mentre le lacrime riprendevano a scorrere. Nessuno dei due disse nient’altro, ma nessuno  chiuse il telefono. Restammo lì, ad ascoltare i nostri respiri, a cercare di calmarci, a colmare quel vuoto che ci attanagliava.
Noi non finiremo mai.




9.The frist time ever I saw your face – glee club (Serena/Lorenzo) [Flashback]

 
 
«Serena, ti prego, rallenta» le grida di Francesca erano lontane e parzialmente coperte dai battiti frenetici del mio cuore. Non rallentai, se avessi perso il passo non sarei riuscita a riprendere la corsa. E questo non andava bene.
Guardai l’orologio, erano quasi  le 18. Dovevamo sbrigarci.
Una folata di vendo mi colpì il viso, la ringraziai perché mi spazzò via i capelli dal volto. Rabbrividii, ma più correvo e più capivo che non era per quel leggero venticello. Non so, era una sensazione strana … avevo un formicolio alla base del collo, come se i miei sensi fossero all’erta. Si, ma all'erta per cosa? Avrei voluto potermi spiegare cosa mi stava succedendo, ma non ne avevo idea.
«SERENA» scesi dal marciapiede e feci per attraversare, ma il grido di Francesca  mi bloccò. Mi voltai verso di lei e notai la sua espressione spaventata, anzi, terrorizzata. Aveva  ripreso a correre verso di me.
Il resto accade in una manciata di secondi. Il rombo di un motore attirò la mia attenzione, veniva dalla mia sinistra. Mi girai tanto abbastanza da notare che ero in mezzo alla strada, una strada deserta, tranne per una luce che sembrava venire verso di me.
I miei riflessi non erano pronti e la luce era troppo veloce, chiusi gli occhi e aspettai il peggio, per un secondo credetti davvero che quella potesse essere la fine.
L’unica cosa che sentii, però, fu una leggera pressione all’esterno del piede sinistro, poi il rombo del motore cessò. Spalancai gli occhi e la prima cosa che vedi fu uno scooter nero a qualche centimetro da me, poi un paio di occhi verdi che mi fissavano.
«O mio Dio, Serena» le braccia di Francesca furono presto sulle mie spalle, ma quasi non le sentii. Ero stordita, il cuore sembra volermi uscire dal petto, ma continuai a guardare lui. Il ragazzo sul motore. Non mi chiese scusa, non parlava, non si muoveva, non sembrava neanche respirare, mi guardava e basta.
Poi scosse la testa, come per risvegliarsi da un sogno, i capelli castani gli cadono sugli occhi e pensai che fosse  il ragazzo più bello che io avessi mai visto.
Francesca mi trascinò via, costringendomi a distogliere lo sguardo, ma non riuscivo a camminare. Avevo le gambe molli, forse per lo spavento.
«O mio dio, sai chi è quello?» chiese lei con gli occhi spalancati dalla sorpresa quando fummo abbastanza lontane. La guardai Interrogativa.
«LORENZO ALFIERI!» esclamò come se non conoscere il suo nome fosse un reato. «Che stronzo però, non ti ha neanche chiesto scusa»
«si, che stronzo» risposi, ma non lo pensavo davvero. Piuttosto tornai a guardare il luogo del nostro “quasi incidente” e lui era ancora lì. E stava guardando me. Si, proprio me, non c’era nessun altro per strada. Il mio cuore perse un colpo.
Lorenzo Alfieri.


 



10.With me – Sum 41 (Serena/Chris) [Spoiler]

 
Il presentatore dal palco chiamò i 16 Underground. Era il loro momento, la sfida finale.
Chris si trattenne ancora qualche secondo prima di andare, fingeva di essere tranquillo, ma sapevo cosa stava provando. E non solo per l’esibizione, ma per tutto.
«Andrà bene» dissi poggiandogli una mano sulla spalla, lui fece un mezzo sorriso. «Siete grandi»
Puntò i suoi occhi nei miei, guardandomi con qualcosa di strano che non riuscii a decifrare.
«Scusa se rovinerò tutto» fece poi, prima di andarsene senza aggiungere altro. Rimasi imbambolata lì, a fissarlo mentre raggiungeva il centro del palco accompagnato da un orda di applausi e a chiedermi cosa significassero le sue parole. Si girò verso Lenny e con un cenno del capo gli diede il via. Il moro attaccò a suonare, ma non sembravano gli accordi della canzone che avevano deciso. No, no, non potevano sbagliare all’ultimo. Iniziai ad agitarmi per loro. Avevano lavorato tanto, non potevano perdere. Chris ne sarebbe uscito distrutto.
Poi fu proprio lui a parlare, lo sguardo dritto verso il pubblico.
«Vorrei dedicare questa canzone a una persona speciale, spero tu capisca quando sei importante e che… essere amici non mi basta» il pub fu invaso da urla e fischi di apprezzamento.
Sentii tutto il mio corpo scosso da un fremito. Portai la mano, ormai tremante, sul cuore, come a voler calmare il suo pulsare impazzito. Gli occhi di tutti, nel backstage, si posarono si di me. Persino degli estranei avevano capito che c’era qualcosa in sospeso tra noi due.
Chris iniziò a cantare e non mi importò più di niente e di nessuno. Aveva la sua chitarra preferita, la mia bandana al polso, la voce carica di emozione. Dovevano essersi messi d’accordo prima sulla canzone perché gli altri non sembravano sorpresi da quel cambio. Cantarono” With me” dei Sum 41 ed ogni parola, ogni nota, lasciava in me un segno indelebile.
Al ritornello Chris lanciò uno sguardo  preoccupato verso di me e quando gli sorrisi lo vidi rilassarsi completamente. Aveva paura del mio rifiuto, ma io non avrei mai potuto dirgli di no.
Forse aveva ragione lui, forse essere amici a noi non bastava.
Noi eravamo destinati a qualcosa di più grande;
   
 
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