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Autore: Emi Nunmul    21/08/2012    2 recensioni
“In realtà siamo ancora lì, vero?”
“Vero.”
“Le stelle non possono appartenerci più davvero?”
“Davvero.”
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Qualche melodia lontana ed indistinta suona nelle loro menti. Con le mani poggiate sull’erba fresca, umida, tengono il naso rivolto all’insù, al cielo notturno. Stelle, stelle, stelle, tante stelle, più o meno luminose, più o meno sorridenti ed accoglienti. Null’altro c’è lì. Solo loro due. Guardano le stelle, ci si perdono con le labbra increspate in qualche smorfia indefinibile, gli occhi che brillano di mille ricordi, mille cose lasciate scivolare dalle loro mani.

Si sono ritrovate fra le stelle, dove s’aggrappavano. Si sono ritrovate dov’erano sempre state, e sfogliano il futuro fra pagine di brillanti. Il futuro mai vissuto, senza alcuna possibilità di disegnarlo, ma è lì e lo guardano come un film in alta definizione. Il futuro che cercavano di raggiungere tendendo le mani verso il cielo, viaggiando per giorni, mesi, anni, ogni tanto perdendosi, fermandosi, raggomitolandosi in note e parole più infinite dell’universo. In note e parole che raccontavano l’universo.

Sono cadute entrambe. Si sono fatte male, e per non avere ulteriori danni hanno dovuto poggiare le mani a terra. Le stesse mani con cui reggevano qualcosa di prezioso, ora andato infranto, ridotto a polvere di stelle, inutile, ma bella. Tanto bella da fare male, tanto bella da far sorridere, tanto bella da far piangere, tanto bella da far sentire complete queste due sventurate. E guardano quel disastro con occhi sgranati, ancora increduli. Piangono da dentro, protendono timorose la mano verso quei brillantini, ma rinunciano. Rinunciano con tanta paura. Con la paura di rimettere tutto a posto, con la paura di volare di nuovo.

Sfogliano ancora il futuro fra le stelle. Vedono un sacco di colori, vivono un sacco di storie, adesso che si perdono a guardare, lontana, la Terra.
“In realtà siamo ancora lì, vero?”
“Vero.”
“Le stelle non possono appartenerci più davvero?”
“Davvero.”


Due adolescenti stanno sedute sull’erba che s’estende per uno spazio senza limite, come l’universo. In qualunque punto di quel luogo si possono sempre vedere le stelle. È sempre notte, una notte che non fa paura. È la notte in cui si tengono per mano, è la notte in cui guardano un po’ indietro ed un po’ in avanti.
Scelgono di guardare il futuro in cui sorrido, almeno per una volta.
È la notte in cui sono possono apprezzare davvero il miracolo di essere nate sotto lo stesso cielo, nella stessa era.









NdA: Che dire... Sono le cinque e mezza del mattino ed ho appena finito questa cosa fra un pianto e l'altro. E non ho da spiegare molto, ecco. L'unica cosa che vorrei specificare è che completamente senza alcuna pretesa. Sono parole buttate a caso e non avevo alcun filo logico in testa, quindi...
   
 
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