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Autore: alegargano1    21/08/2012    2 recensioni
salve eccovi un altra mia storia questa volta mi cimenterò sul genere dei licantropi ma ve li presenterò sotto tutt'altro aspetto rispetto a quello classico (almeno per quanto riguarda il comportamento) bene ho detto abbastanza buona lettura spero vi piaccia
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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CAPITOLO 1

LA NOTTE IN CUI TORNO’ IL RE GUERCIO

Era una fredda sera di ottobre, stava piovendo a dirotto e un treno viaggiava attraverso la campagna per raggiungere l’ultima stazione.

Non era un treno molto grande,  era composto da una sola carrozza, né appariscente se non per il fatto che era praticamente nuovo.

In quella zona non passavano mai treni di grandi dimensioni, non ce n’era bisogno.

Quello era un territorio molto isolato, difficile da raggiungere, con solo poche strade a collegare i piccoli paesi del posto.

Era un luogo tranquillo, ed era per questo che Gilbert era diretto li, o per meglio dire stava tornando li.

Due anni prima era stato costretto ad andarsene, l’avevano umiliato, scacciato come un cane rognoso, e costretto all’esilio, e lui aveva chinato il capo e aveva obbedito per proteggere i suoi cari, aveva vagato per tutta la regione spostandosi di città in città, in attesa del momento di agire per riprendersi tutto quello che gli era stato sottratto, e ora quel momento era arrivato.

A riscuoterlo dai suoi pensieri fu il capotreno che avvisava dell’arrivo al capolinea, Gilbert si guardò intorno e constatò di essere rimasto l’unico passeggero ancora a bordo del treno, non si stupì più di tanto non era raro infatti che dei viaggiatori si trovassero da soli raggiunta quella stazione.

Diede un occhiata fuori dal finestrino, la pioggia non accennava a diminuire, né tantomeno a cessare, al contrario non faceva che aumentare, ma a lui non importava, gli piaceva la pioggia, la pioggia lava via ogni cosa.

Sceso dal treno Gilbert si guardò attorno per vedere se in sua assenza qualcosa era cambiato, e sorrise nel vedere che era rimasto tutto come il giorno della sua partenza.

Quella vecchia stazione in disuso di cui ormai rimaneva solo la presenza, circondata dalla aperta campagna, distava circa cinque chilometri dal paese più vicino, ed era un luogo completamente isolato, a Gilbert venne da ridere, le persone discutevano su quanto fosse decadente e pericoloso quel luogo fin da prima che lui nascesse, e invece nonostante l’andar del tempo era ancora li e niente era cambiato.

La pazienza non era mai stata uno dei suoi pregi, stava aspettando l’autobus da un quarto d’ora e stava iniziando a stancarsi, così decise di non aspettare ulteriormente, e di avviarsi da solo, diede un ultimo sguardo all’area circostante per assicurarsi di essere realmente solo, poi fece uno scatto e comincio a correre a una velocità disumana, ma in fondo lui non aveva assolutamente niente di umano.

Mentre correva sentì aumentare progressivamente la pendenza della strada, e guardandosi attorno vide il paesaggio cambiare radicalmente, dalle sconfinate campagne che si estendevano a perdita d’occhio, alle intricate e fittissime foreste tipiche delle colline, Gilbert prese un profondo respiro, quell’aria frizzantina cosi leggera e fresca da pizzicare la gola a chi non vi fosse abituato gli era mancata terribilmente, li la natura era praticamente incontaminata, l’uomo non osava interferire con essa, poiché ne aveva profondo rispetto e timore, e Gilbert era molto felice di constatare che nulla di tutto ciò era cambiato.

Accelerò il passo, correva cosi velocemente da non sentire la terra sotto i piedi, fremeva dal desiderio di tornare a casa, voleva rivedere i suoi amici, la sua famiglia e bearsi della loro presenza e del loro affetto.

Ma dovette arrestare la sua corsa poco dopo trovandosi di fronte due loschi figuri, li osservo per un istante e un sorriso maligno si fece largo sul suo volto, e rivolgendo si ai due disse “Chi vi manda? Quell’ idiota di David? O quella palla di lardo di Gustav”.

Uno dei due si fece avanti, e con fare spavaldo disse “Noi siamo membri del potente clan dell’artiglio di mezzanotte”.

Gilbert sbuffo e disse “Quindi vi manda Gustav, bene riferitegli che entro l’alba di domani avrò ricavato un trofeo dalla sua testa” detto questo, fece per  andarsene, ignorando la presenza dei due come se neppure ci fossero, ma uno di questi gli afferrò un braccio, e guardandolo torvo disse “Non hai capito, il capo ci manda per eliminarti” e con queste parole estrasse un coltello a serra manico, e glielo pianto in gola ma rimase impietrito nel vedere che Gilbert non aveva fatto nemmeno una piega.

Gilbert guardò l’individuo dinanzi a se, e sfilandosi il coltello dalla gola disse “Dato che hai fatto una cosa così stupida, deduco che tu non appartenga alla nostra stirpe, peccato perché ora che hai visto, sono costretto a ucciderti”.

Gilbert alzò un braccio, e con un movimento fulmineo, lo affondo nel torace del sicario, il rumore delle costole che andavano in frantumi, dei muscoli che si laceravano e degli organi che si squarciavano, riecheggio in quella sera di pioggia, fino a coprire lo scrosciare dell’acqua.

Il sicario rimasto era impallidito di fronte a quella scena agghiacciante, e con voce tremante si rivolse a Gilbert, dicendo “T -tu che razza di mostro sei”.

Non ricevette alcuna risposta, ma venne sconvolto da una visione raccapricciante, Gilbert si era voltato verso di lui, e il bagliore di un lampo aveva illuminato di una macabra luce il suo volto, mostrando due famelici occhi gialli.

Il sicario comincio a correre senza voltarsi indietro, gridando per il terrore, Gilbert fece un ghigno diabolico e un pensiero gli attraversò la mente – Era da tempo che non mi capitava di dover dare la caccia a una preda, finalmente avrò l’occasione di divertirmi un po’ ”.  

Con questi pensieri, il suo corpo venne invaso dagli spasmi inizialmente flebili per poi aumentare sempre di più, e man mano che questo accadeva il suo corpo mutava, diventava più massiccio, la sua stazza, la sua statura, la sua muscolatura, si erano almeno triplicate, e una fitta peluria lo stava lentamente ricoprendo, poi a mutare fu la sua testa, le orecchie scomparvero per poi essere sostituite da delle nuove da lupo, le mascelle si allungarono e il suo viso venne contorto in un muso di lupo, quando la mutazione fu completa, dell’uomo non era rimasto nulla,  al suo posto, si ergeva una bestia enorme, un lupo dalle fattezze umane, che scomparve alla velocità del fulmine.

Gilbert si stava divertendo, la caccia lo intrigava, e quell’umano stava facendo il suo gioco, era scappato su un sentiero che portava in mezzo alla foresta, ed era sparito tra gli alberi, era buio, e la pioggia copriva la maggior parte dei rumori, ma nonostante questo, Gilbert sapeva esattamente dov’era.

Riusciva a sentire ogni passo che quell’uomo poggiava a terra mentre correva affannosamente  sul terreno che si faceva sempre più fangoso, quando improvvisamente udì un tonfo, segno che la sua preda era caduta.

Sul muso da lupo di Gilbert si dipinse un ghigno, reso spaventoso dalle zanne che splendevano nel buio di quella tempesta.

Ben presto trovò le tracce e i segni della caduta della sua preda, e nella fossa fangosa che si era formata, trovò le tracce del suo sangue; il ghigno da lupo di Gilbert si fece ancor più largo e inquietante.

Stava andando di bene in meglio, la preda si era ferita, e ora per lui sarebbe stato uno scherzo trovarlo; si chinò all’altezza del suolo, e cominciò ad annusare la fossa.

Nonostante l’odore pungente della terra umida, Gilbert riuscì a trovare la pista e si lanciò all’inseguimento; sfrecciava tra gli alberi come un fulmine e l’odore della preda si faceva sempre più intenso: una puzza acre e fastidiosa accentuata dal sudore e dalla pioggia.

Infine, eccolo li che correva furiosamente nel vano tentativo di fuggire, ma ben presto la fatica prevalse sulla paura, e l’uomo si accasciò contro un albero; il respiro era affannoso e il viso contratto in una smorfia dove si mescolavano fatica e dolore.

Si teneva il braccio, segno che era quella la parte lesa.

Gilbert si mosse lentamente, senza fare alcun rumore  per non essere scoperto, finché non riuscì ad arrivare alle spalle della preda e con un assalto fulmineo assalirlo al collo strozzando un grido di terrore.

Gilbert era soddisfatto, la caccia era finita e lui si era divertito, ma ora aveva ben altro a cui pensare; Gustav aveva saputo del suo ritorno e questo rappresentava un grosso problema.  In più voleva vederci chiaro: da quando in qua i licantropi facevano entrare nel branco degli esseri umani?.

Prese un sentiero che portava sulla cima della collina e una volta giunto a destinazione, si posizionò su un altura ;la vista che si godeva da lì era magnifica, si vedeva ogni cosa, tutti i paesi della zona
circondati dal verde.

Si soffermò a guardare il suo paese natale, accennando un sorriso, per poi volgere lo sguardo al cielo, ormai il temporale era cessato, e l’aria si era fatta più leggera, Gilbert prese un profondo respiro per poi emettere un ululato tale da essere udito per tutto il territorio.

Nel frattempo in paese, un ragazzo si stava rilassando nella tranquillità della sua casa seduto su un divano rivestito con delle federe color crema, mentre sorseggiava un calice di vino rosso, stava aspettando la sua ultima conquista, il divertimento per quella notte era assicurato, la sua fama di donnaiolo incallito avrebbe subito un ulteriore balzo in avanti, ma a lui non importava, con il suo aspetto poteva avere qualsiasi ragazza volesse, era abbastanza alto, dal fisico asciutto e ben proporzionato, la pelle candida faceva risaltare i capelli biondi, che ribelli gli incorniciavano il viso che ricordava quello di un principe delle favole, decorato da due gemme del colore del deserto che gli facevano da occhi.

Il ragazzo si stava crogiolando nel suo relax, quando d’improvviso udì un ululato tremendo, ma anziché avere una qualunque reazione di sconcerto, fece un enorme sorriso divertito, sussurrando tra se e se un “Bentornato Gilbert, non ci vediamo da un pezzo e amico” con queste parole prese il telefono per chiamare la ragazza che quella sera avrebbe dovuto “fargli compagnia” e dire “Ciao piccola, senti mi spiace ma dobbiamo rimandare il nostro dolce incontro a un altro momento, ho appena scoperto di avere un impegno improrogabile che necessita di tutta la mia attenzione” non attese nemmeno una risposta e chiuse la conversazione, per poi uscire di casa e dirigersi verso il punto di raduno.

Intanto in un'altra zona del paese, un altro ragazzo era intento ad allenarsi, anche se a vederlo non sembrava affatto che ne avesse bisogno, era a dir poco massiccio, con un fisico da culturista che sembrava essere stato scolpito nella pietra, e la sua pelle bronzea non faceva che accentuare questo dettaglio, aveva dei corti capelli castani, e dei grandi occhi del colore del bronzo, che decoravano un viso dai lineamenti marcati.

Il suo allenamento comprendeva il sollevamento pesi, utilizzando due bilancieri come manubri, era arrivato alla quindicesima serie, e si era fermato un attimo per riposare e riprendere le forze, ma un attimo prima di riprendere il suo allenamento, udì un ululato incredibile, e un pensiero gli attraversò la mente - Gilbert vecchio marpione, ce ne hai messo di tempo a farti vivo – e in un lampo scomparve in direzione della cima collina.

Sulla cima della collina, si era radunato un vero e proprio esercito in attesa del suo condottiero, decine di individui avevano risposto al richiamo di Gilbert, e davanti a quell’esercito come due baluardi, si erano posizionati i due ragazzi presentati poc’anzi che vedendosi si erano salutati affettuosamente, il primo a parlare fu il biondo che disse “Hei Felix, a quanto pare alla fine hai avuto ragione tu, quello scemo e tornato davvero” e Felix compiaciuto disse “Era prevedibile Benny, quello psicopatico non ci avrebbe mai abbandonato” e i due cominciarono a ridere di gusto, finche un nuovo ululato non attirò la loro attenzione, e dalla cima di un altura comparve un ragazzo, poco più alto di Felix e Benny, magro e dall’apparenza gracile, ma come si suol dire l’apparenza inganna, infatti il ragazzo nascondeva un fisico perfetto, certo non paragonabile a quello di Felix ma altrettanto lavorato, aveva dei folti capelli neri con riflessi color dell’ argento, e degli incredibili occhi color del petrolio che si confondevano col buio della notte, ma ciò che spiccava maggiormente sul suo viso, era una profonda cicatrice che attraversava l’occhio destro partendo del sopracciglio e fermandosi allo zigomo.

Nel vederlo tutti i presenti ebbero un sussulto, come se avessero visto un fantasma, e un vociare concitato si levò all’istante dalla folla, ma quello sgomento durò poco, poiché Felix e Benny attirarono l’attenzione di tutti dicendo, “Fratelli licantropi del clan zanna spezzata non abbiate timore, e date un caloroso bentornato, al nostro capobranco, Gilbert l’invincibile re guercio” e con quelle parole un boato di applausi si levo per tutta la vallata sotto gli occhi di un compiaciuto Gilbert.

  
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