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Autore: Lelaiah    21/08/2012    3 recensioni
Se Ryan fosse costretto a riprendere gli studi a causa di un nuovo nemico?
E se questo nemico fosse, strano ma vero, un Gangrel?
Un vampiro in grado di trasformarsi in animale è diffilce da scovare, ancor di più quando sembra che si nasconda nella scuola frequentata proprio da Strawberry.
Tra situazioni imbarazzanti, missioni sotto copertura e dure battaglie, riusciranno le nostre eroine a sconfiggere anche questa nuova minaccia?
E cosa accadrà tra Ryan e Strawberry, uniti nella comune lotta e in qualcosa che ha a che fare con sentimenti mai sospettati?
Inutile dire che il racconto è incentrato sulla coppia sopracitata e che, ahimè, Mark sarà presto smollato...
Buona lettura, spero vi piaccia! :)
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap. 4 Sensi di colpa Questo è un capitolo di transizione e, a parte l'episodio con le fan di Ryan, è abbastanza calmo... il bello arriverà nei prossimi :)
L'ho caricato ora perchè nei prossimi giorni avrò dei problemi con la linea telefonica e non riuscirò a rispettare l'aggiornamento a "giorni alterni"...
Spero che questo capitolo vi piaccia comunque, buona lettura :)



Cap. 4 Sensi di colpa


-Mi dica, dottore, come sta?- chiese un Kyle decisamente agitato al medico appena uscito dalla stanza di Ryan. –Sono il tutore.- si affrettò ad aggiungere in spiegazione alla domanda inespressa del suo interlocutore.
-Si calmi, per favore. Il ragazzo è fuori pericolo.- annunciò calmo l’uomo. A quelle parole i due amici sentirono la tensione sciogliersi. Vedendo che i suoi interlocutori avevano ritrovato un po’ di serenità il dottore continuò il suo discorso. –Abbiamo riscontrato due costole rotte e una incrinata senza contare che il taglio che aveva all’altezza del polso ha reciso, anche se di poco, una vena. È stata necessaria una trasfusione.- concluse consultando il referto medico che aveva in mano.
-La prognosi?- la voce del moro tremò. Non era mai successo che Ryan fosse oggetto degli attacchi degli alieni e in vita sua non aveva mai avuto incidenti.
-Dovrà rimanere in ospedale per tre giorni, poi potrà tornare a casa, ma dovrà rimanere fermo il più possibile dato che abbiamo dovuto ingessargli gran parte del busto.- disse. –Se possibile, potrei sapere come si è ferito?- chiese gentilmente il medico.
-Un incidente in moto.- quella era la bugia che lui e Strawberry avevano deciso di raccontare per giustificare l’accaduto e la sua successiva assenza da scuola.
-Capisco. Se volete vederlo…- fece un gesto verso la porta. –Non fatelo stancare però.- si raccomandò prima di stringere la mano a Kyle e andarsene.
-Entriamo?- chiese titubante la rossa. Si sentiva ancora dannatamente in colpa nei confronti del biondo. Al cenno d’assenso dello chef aprì la porta ed entrò cautamente.
Appena sentì il battente richiudersi, Ryan si voltò verso di loro. Sul volto aveva un’espressione afflitta.
-Hanno detto che dovrò rimanere fermo per più di un mese.- annunciò con voce stanca, quasi annoiata.
-E tu farai quanto detto.- chiarì il suo migliore amico.
-Sì, mamma…- nella voce dell’americano c’era una nota di ironia. I suoi occhi però erano spenti, quasi inespressivi.
-Vedo che non hai perso il senso dell’umorismo.- ridacchiò Kyle. –E’ un buon segno.
-Già.- annuì stancamente Ryan. –Ci sono anche le altre?- chiese soffermandosi a guardare Strawberry che, da quando era entrata, non aveva ancora alzato lo sguardo, rimanendo oltretutto in assoluto silenzio.
-No, sono rimaste al locale.- rispose il ragazzo.
-Pie e Tart si sono proprio impegnati questa volta, eh?
-Sì, ma hanno detto che lo facevano solo per tenere occupate le ragazze mentre Quiche sistemava altre faccende.
-Ne sono certo… comunque non è riuscito né ad uccidermi né a portare via Strawberry, vero?- chiese rivolgendosi poi alla ragazza.
Lei, senza alzare lo sguardo dal pavimento, annuì. Kyle e Ryan la guardarono interrogativi.
-Che cos’hai? Il gatto ti ha mangiato la lingua?- indagò il biondo. Si aspettava la solita linguaccia in risposta, invece la mew si girò ed uscì a capo chino, senza ribattere nulla. –Ma che l’è preso?- Ryan guardò l’amico. L’altro scosse la testa e tornò a fissare la porta chiusa.   
 
  Strawberry, appena fu uscita, si abbandonò su una sedia affianco alla porta della camera di Ryan. Si coprì il viso con le mani, chinandosi in avanti per non far vedere a nessuno le proprie lacrime.
Si sentiva in colpa. Maledettamente.
Se non fosse stato per la sua trovata d’imprigionare il chimero, Ryan adesso non sarebbe in quella stanza d’ospedale con delle costole rotte e una cicatrice al polso. Aveva notato subito il bendaggio leggermente sporco di sangue e in quel momento la voce l’era morta in gola. Il medico aveva detto che la vena era stata recisa di poco, ma se Quiche avesse sferrato il colpo con più precisione probabilmente Ryan avrebbe rischiato la morte per un salasso non voluto.
Ripensava e ripensava all’accaduto, rivivendone ogni momento con estrema chiarezza.
Era persa nella propria commiserazione quando d’un tratto il cellulare prese a squillare. La ragazza non aveva per nulla intenzione di rispondere ma, non appena visto il nome del chiamante, riacquistò un po’ della vitalità che la caratterizzava.
Asciugandosi il viso con dorso della mano rispose:-Pronto?
-Ciao gattina, sono Mark. Come stai?- la salutò allegro il suo fidanzato. Già, si erano dichiarati da poco, ma lei aveva una cotta per lui già prima che cominciasse la storia delle mew mew.
-Ciao Mark! Io sto bene, grazie.- domandò, fingendosi allegra.
-Senti… sei libera adesso?- come spesso accadeva, da un po’ di tempo a questa parte, le telefonava sempre per invitarla ad uscire.
Strawberry s’incupì. -Mi dispiace, oggi proprio non posso.- rifiutò.
Mark non sembrò notare il suo tono di voce e così le chiese:-Avete il Cafè pieno di clienti?
-No, non sono al locale. Sono all’ospedale.- la rossa si morse il labbro inferiore.
Dall’altro lato del telefono ci fu silenzio per qualche istante, giusto il tempo per assimilare la notizia.
-Sei all’ospedale? Strawberry ti è successo qualcosa?! Stai bene?- Mark era allarmato. Strawberry non se ne rallegrò come avrebbe fatto in altre occasioni, in quel momento non le importava sapere quanto il suo ragazzo tenesse a lei.
-No, no, io sto bene.- lo rassicurò.
-Meno male.- lo sentì sospirare. –Allora come mai sei lì?
-Ehm… si tratta di Ryan. Ha avuto un incidente in moto.- disse. Sapeva che i due ragazzi mal si sopportavano e sicuramente a Mark non sarebbe dispiaciuto più di tanto. “No! Ma che dico? Mark è una persona altruista.”, si disse.
-Mi dispiace. Come sta?
-Se glielo chiedessi risponderebbe che ha avuto giorni migliori, comunque non è grave. Lo dimetteranno tra tre giorni.
-Capisco. Rimandiamo l’appuntamento a domani?- chiese speranzoso.
-Non so. Dobbiamo organizzarci al Cafè, ti mando un messaggio questa sera.- rispose lei. Effettivamente dovevano decidere sul da farsi e ora che Ryan era fuori gioco per qualche tempo, diventava un po’ più complicato mandare avanti il locale e il progetto contemporaneamente.
-Va bene. A questa sera, micetta. Ciao!- e chiuse la chiamata.  
La ragazza ripose il cellulare nella tasca della divisa con un sospiro. Aveva mentito a Mark e questo non le piaceva affatto, ma lo aveva fatto a fin di bene.
Era ancora immersa nei suoi pensieri quando sentì la porta aprirsi e ne vide uscire Kyle. Stava ridendo tra sé e sé.
-Non cambierà mai…- mormorò prima di accorgersi di Strawberry. –Oh, sei qui. Ryan voleva parlarti.- le disse avvicinandosi.
-Non me la sento.- ammise lei scuotendo la testa.
-C’è qualcosa che non va?- Kyle si sedette sulla sedia accanto a quella della rossa.
-E’ stata colpa mia, mia, capisci?- affermò con decisione. Alzò lo sguardo involontariamente e mostrò al ragazzo le sue guance rigate di lacrime. –Mi sento in colpa.- concluse riabbassando lo sguardo.
-Non devi né piangere né autocommiserarti.- sussurrò il cuoco poggiandole una mano sulla spalla. –Ryan voleva che te lo riferissi… e ha aggiunto che se domani arriverai in ritardo solo perché lui non c’è ti farà lavorare il doppio quando si sarà rimesso.- dicendo ciò le sorrise.
Anche Strawberry non potè farne a meno e lasciò che un sorriso sincero le illuminasse gli occhi.  
-Grazie. Senti Kyle puoi accompagnarmi a casa? Non me la sento di venire al Cafè.- nel suo sguardo si poteva leggere una muta supplica. Il ragazzo riuscì a coglierla ed annuì.
Con calma si avviarono fuori dall’edificio.


-Ragazze fate silenzio, per favore.- la voce di Kyle risuonò per tutto l’edificio. Tutte e quattro le mew mew si voltarono ad osservarlo e in silenzio attesero le sue parole. –Dobbiamo organizzarci finchè le cose non si saranno sistemante.
Le quattro annuirono.
-Per prima cosa chiuderemo per un po’ il locale, giusto il tempo per le riparazioni. Siete d’accordo?- continuò. La risposta fu positiva ed unanime. –Bene. Mi occuperò io di Ryan quando tornerà dall’ospedale, vi chiedo solo di comportarvi come sempre e di darci dentro col lavoro, dato che aumenterà un po’.
-Non ti preoccupare Kyle.- lo rassicurò Lory. –Tutte noi ci impegneremo al massimo.- aggiunse esternando quello che, probabilmente, era il pensiero comune.
-Vi ringrazio infinitamente.- il ragazzo si sciolse in un sorriso di riconoscimento. –Ora andate a casa, inizieremo i lavori domani mattina.
Detto questo si congedò da loro con un inchino e si diresse in cucina. Le ragazze invece si chiusero nello spogliatoio.
-Sarà dura ragazze.- commentò Mina aprendo il proprio armadietto. –Ho il sospetto che dovrò lavorare anche io.
-Esatto. Dobbiamo collaborare tutte quante.- convenne Lory.
-Soprattutto dobbiamo aiutare Kyle!- intervenne Paddy salendo sulla panchina. Tutte alzarono lo sguardo su di lei. –Faremo anche la sua parte, se necessario!
-E’ un bel pensiero, Paddy, ma nessuna di noi sa cucinare.- le ricordò la mew verde.
-Già, è vero…- la ragazzina si afflosciò sulla panca, improvvisamente avvilita.
-Su, ora andiamo a casa a riposare. Domani ci aspetta un duro lavoro.- intervenne Pam. La questione fu così liquidata e ognuna tornò a casa propria ripensando agli avvenimenti della giornata.

  Strawberry uscì dal bagno ancora fumante, prese un asciugamano e si frizionò i capelli carmini. Stropicciandosi gli occhi per il troppo sonno si diresse verso le scale. S’inginocchiò e augurò la buonanotte ai genitori, intenti a guardare la televisione in sala. Quando ebbe ottenuto risposta si trascinò fino in camera sua, richiudendosi la porta alle spalle.
Fortunatamente non l’avevano messa in castigo a causa della sua nottata passata al Cafè.
Si fermò sulla soglia di camera sua, ripensando a quello che era successo quel giorno.
Se non ci fosse stata probabilmente Ryan…
Scosse la testa, non volendo pensare a quell’eventualità.
Iniziò ad asciugare le ciocche bagnate col phon mentre lasciava vagare i pensieri verso altri lidi.
Ritornò alla telefonata fatta poco prima a Mark, in cui gli aveva detto che non potevano vedersi nemmeno domani. Lui ne era rimasto deluso, ma le aveva promesso che si sarebbero visti al più presto.
Dopo le parole del suo fidanzato le tornò nuovamente in mente quella scena: l’espressione di Quiche e quella di Ryan, ogni singolo gesto.
Ed ecco che il senso di colpa l’attanagliò, chiudendole lo stomaco. Cercò di ignorare quella sensazione con ogni fibra del suo essere.
Quando si voltò verso il letto sentì improvvisamente la stanchezza assalirla, si lasciò cadere sulle coperte a peso morto e sprofondò subito nel mondo dei sogni.
  Purtroppo, però, quella notte non avrebbe dormito molto.  

  Il sole arrivò finalmente a svegliarla. Quel giorno non sarebbe arrivata in ritardo a scuola. Si era dovuta alzare presto da letto, su richiesta di Kyle, per andare al Cafè a discutere alcune questioni.
Sbadigliando, ripensò al motivo che l’aveva indotta ad alzarsi e un moto di angoscia l’assalì. I ricordi presero a scorrere, come se si trovasse nuovamente davanti al Cafè Mew Mew.
Arrivata lì aveva trovato l’edificio nelle stesse condizioni del giorno prima: sventrato su un fianco e ridotto altrettanto malamente all’interno. Kyle l’aveva accolta con un dolce sorriso come a rassicurarla che presto sarebbe tornato tutto alla normalità.
-Grazie per essere venuta.- il ragazzo le si era avvicinato.
-Di cosa devi parlarmi Kyle?- aveva chiesto. Lui le aveva fatto segno di seguirlo in cucina. Strawberry non aveva protestato e aveva raggiunto la stanza, in cui aleggiava il dolce profumo della pasta frolla.
-Vuoi della cioccolata calda?- il moro aveva indicato un pentolino sui fornelli. Evidentemente aveva preparato del cioccolato fuso per guarnire le sue torte. Al sì della ragazza aveva tirato fuori due tazze dalla credenza. –Vorrei chiederti una cosa.- aveva continuato, versando attentamente il liquido caldo.
-Dimmi pure.
-Quiche era veramente intenzionato ad uccidere Ryan?- era stato diretto come poche volte prima d’ora. Nella sua voce si poteva benissimo avvertire una nota di preoccupazione.
La ragazza aveva esitato a rispondergli e si era limitata a chinare il capo.
-Sì.- aveva infine ammesso. Nemmeno lei riusciva ancora a credere che l’alieno sarebbe potuto arrivare a tanto. Inoltre, lui non aveva mai attaccato altri che loro cinque.
-E scommetto che il motivo non era perché sappiamo del vampiro.- aveva supposto Kyle, porgendole la tazza. Lei l’aveva presa con attenzione ed era andata a fissare la cioccolata al suo interno vorticare leggermente.
-Non è solo per quello. Quiche ha detto che il loro piano era danneggiare l’apparato di ricerca e fare in modo che chi porta avanti le ricerche non potesse più farlo.- era stata costretta a rivelare.
Il cuoco era rimasto a lungo pensieroso, sorseggiando ogni tanto la sua cioccolata.
Alla fine aveva tratto le sue conclusioni. –Volevano togliere di mezzo Ryan perché lui è la mente del progetto e con la sua morte per gli alieni diventerebbe tutto più facile.
Quella verità aveva sconvolto Strawberry: non credeva che Quiche e i suoi due fratellastri si sarebbero potuti spingere a tanto.
-Non riesco a crederci, ma dopo aver visto Quiche colpire Ryan in modo così efferato sono costretta a farlo.- aveva cercato con lo sguardo Kyle e lui le aveva sorriso incoraggiante.
-Vedrai che non ritenteranno la stessa mossa.- le aveva assicurato. –Andrà tutto bene.
-Lo spero.- si era augurata, portandosi la tazza alle labbra per sorseggiare lentamente la cioccolata fumante. –Dovevi parlarmi solo di questo…?
-No. Anche di Ryan.- aveva ammesso. La rossa aveva aggrottato le sopracciglia. –Sai che oggi tornerà a casa, no? Ecco, ieri io e le ragazze abbiamo discusso della situazione.- stava per continuare, ma la ragazza lo aveva interrotto.
-Perché non mi avete chiamata?- la sua voce si era alzata di un’ottava. Il moro l’aveva guardata con un’espressione stupita.
-Non mi era sembrato il caso, non eri nelle tue migliori condizioni.- aveva semplicemente detto. Lei stava per ribattere, ma lui l’aveva zittita con un gesto. –Comunque, abbiamo deciso di tenere chiuso il locale per un po’, giusto il tempo per le riparazioni. A Ryan penserò io, non dovete preoccuparvi, solo mi servirà una mano col Cafè se vorrò continuare a portare avanti il progetto.
-Capisco. Ma se dovessi avere bisogno potrei aiutare io Ryan… sì, insomma, è stato per colpa mia se… se è successo quel che è successo.- aveva farfugliato imbarazzata.
Kyle aveva sorriso. –Ti ringrazio. Credo che basterà il tuo massimo impegno nella gestione del Cafè con le altre, ma se dovessi avere bisogno ti terrò in considerazione.
-Kyle… ehm… come sta… lui?
-Intendi Ryan?
Lei aveva annuito.
-Tutto sommato bene. Certo non riesce a muoversi come vorrebbe a causa delle costole rotte e dell’ingessatura, ma non ti preoccupare. La sua testardaggine lo farebbe camminare anche sui carboni ardenti, quindi questa, per lui, è solo un’altra conseguenza del progetto.- aveva assicurato con un leggero sorriso al pensiero dell’amico.
-Meno male.- Strawberry aveva sospirato, prendendo un altro sorso. D’un tratto, però, le era venuta in mente una cosa e così aveva deciso di chiedere a Kyle:–Per quanto riguarda la sua missione nella mia scuola?
Lui era parso sorpreso, ma si era ripreso subito.
-Mi era passato di mente, però… ora che mi ci fai pensare bisogna sistemare un po’ di cose. Sai se in questo periodo ci sono gite o simili?
-No, che io sappia no.
–Bene. Rimane il problema dell’assenza di Ryan a scuola.
-Se è per quello, io posso parlare con i suoi professori e dire che ha avuto un incidente con la moto e che rimarrà a casa per un po’.- aveva proposto.
-Sì, è un’ottima idea. Per le ricerche sul vampiro non c’è da preoccuparsi, me ne occuperò io.- aveva detto allegro. Ora che tutto era stato organizzato si sentiva più sereno.
-Allora è deciso. L’unica sarà non farmi uccidere dalle sue fan. Ti rendi conto? Ryan ha delle fan!- lo aveva detto con un tono di voce incredulo.
-Sì, me lo ha detto e non sembrava contento della cosa.- aveva riso il ragazzo.
-Io non le capisco, bah!- aveva rivelato scuotendo il capo. –Ora è meglio che vada.- lo sguardo le era caduto sull’orologio della cucina, che segnava le sette e trequarti.
-Buona giornata, Strawberry.- le aveva augurato.
Con un sorriso di risposta lei era uscita.
Così come era uscita dalla porta era riemersa anche dai propri ricordi. Lanciò un’occhiata all’orologio sul cellulare e fece una piccola smorfia. Il momento della verità non era lontano.
   Ripensando a quello che si era accordata di fare con Kyle le si serrò lo stomaco, ma tentò di scacciare la preoccupazione e chiuse il cancello di casa.
Ma l’evidenza rimaneva: non se la sentiva proprio di affrontare le compagne di classe di Ryan e nemmeno, s’è per questo, l’intero fan club. Però non aveva molta scelta dato che doveva collaborare per mandare avanti il locale e il progetto. E poi era colpa sua se il biondo ora era impossibilitato a condurre ricerche.

  Sospirando, attese che il semaforo diventasse verde.
Era una sensazione strana poter andare a scuola camminando e non correndo come una forsennata. Con un mezzo sorriso si avviò alla volta del liceo Daikan.
Per strada non incontrò né Mimi né Megan, che sicuramente stavano ancora dormendo come tutte le mattine, dato che loro tre si ritrovavano puntualmente a dover sfiancarsi per arrivare al suono della campanella.
Girò l’angolo ed ecco comparirle davanti il grande edificio scolastico. Si apprestò ad attraversare la strada quando sentì qualcuno chiamarla a gran voce.
-Strawberry!- all’ennesimo urlo si voltò. Con sua sorpresa vide Mark agitare la mano in segno di saluto qualche metro più indietro. Istantaneamente le venne da sorridere e tutti i problemi passarono in secondo piano. –Ciao, micetta!- la salutò con un bacio sulla guancia.
-Ciao Mark!- esclamò lei, rossa in viso. Istintivamente andò a coprire le orecchie spuntatele sulla testa.  
-Oggi non sei in ritardo, come mai?- le chiese, accostandosi.
La rossa si portò una mano dietro la nuca, ridacchiando nervosamente. “Adesso cosa gli dico? Come cosa gli dico?! Su, Strawberry, devi dirgli la verità e basta!”, si disse. –Sono dovuta andare al Cafè.- rivelò infine.
-Al Cafè? E come mai?- Mark parve confuso.
-Sì, vedi… ieri un albero del giardino è caduto, buttando giù un fianco dell’edificio.- raccontò. Ovviamente era una bugia inventata di sana pianta per giustificare quell’enorme buco creatosi nel locale e il suo innaturale anticipo.
-Capisco. Non ci sono stati feriti, vero?
-No, no. Solo danni ai tavoli e all’interno del locale.
-Meno male.- il ragazzo continuò a camminare, dirigendosi verso l’entrata della scuola, affiancato da Strawberry. D’un tratto si fermò e si voltò verso di lei. La mew rosa lo guardò con un misto di preoccupazione e curiosità. –Senti, Strawberry, oggi ti andrebbe di andare al parco Inohara?- chiese.
Subito la sua fidanzata arrossì. -Intendi i-io e te?- balbettò.
Lui annuì, sorridente.
Stava per rispondergli che le sarebbe piaciuto moltissimo quando le tornò in mente la chiacchierata avuta quella mattina con Kyle. Così com’era arrivato il suo entusiasmo scemò fino a scomparire. –Mi dispiace. Ma in questi giorni dovrò lavorare al Cafè per le riparazioni.- disse abbacchiata.
-Oh, no. Non puoi farti sostituire?- chiese Mark cercando una soluzione. –Io questa settimana non ho gli allenamenti e pensavo di trascorrere un po’ di tempo insieme.
-Non posso. Adesso che Ryan non può lavorare non posso proprio mancare.
-Ho capito.- fece sconfitto. “Ryan questa volta hai vinto tu”, non riuscì ad evitarsi il pensiero. –Sarà per un’altra volta.
-Sì!- Strawberry gli fece un sorriso a trentadue denti. –Ehm, adesso devo andare. Ho una cosa urgente da fare.- disse sentendo l’orologio suonare le otto.
-Ti lascio allora. A domani, micetta.- Mark le schioccò un tenero bacio a fior di labbra e si avviò verso la propria classe.
Lei rimase imbambolata per alcuni istanti, poi si riscosse ed entrò anche lei nell’edificio.

  Ci aveva messo ben dieci minuti abbondanti a trovare la classe di Ryan perché i corridoi erano gremiti di alunni intenti ad entrare in aula o chiacchierare e la scuola non era per niente piccola. Alla fine aveva trovato l’aula. Piegandosi sulle ginocchia per riprendere fiato cercò di darsi un contegno. Quando sentì solamente i battiti del proprio cuore si apprestò a bussare alla porta chiusa, oltre la quale proveniva distinta la voce di un professore intento a fare l’appello.
-Sì? Avanti.- sentì dire quella stessa voce.  
Strawberry inspirò ed aprì la porta, inchinandosi subito davanti all’uomo.
-Buongiorno professor Ibata. Sono Strawberry Momomiya.- sciorinò raddrizzandosi.
-Vieni, entra.- la invitò cortesemente. La rossa mosse timidamente un passo dentro la stanza. Si sentiva tutti gli occhi puntati contro e le sue orecchie sensibili intercettavano anche i commenti che si stavano scambiando le ragazze. –Di cosa hai bisogno?
“Qualcuno mi aiuti!”, implorò dentro di sé. Cercò d’ignorare le battutine degli alunni e si concentrò sul professor Ibata. –Ecco… i-io s-sono un’amica di Shirogane.- balbettò a disagio lanciando sguardi preoccupati alla folla di ragazzi. Appena udito il cognome di Ryan tutte le ragazze si rizzarono sulle sedie come se avessero proteso le antenne per captare meglio quello che lei e il professore si stavano dicendo.
-Ah, Shirogane. In effetti oggi non lo vedo.- commentò l’uomo, osservando il banco vuoto del biondo.
-Sì. Mi ha chiesto di riferire che sarà assente per diverso tempo.- Strawberry lo fissò insistentemente negli occhi, ignorando le occhiate malefiche. “Queste mi uccidono!”, realizzò.
-Come mai? Gli è successo qualcosa?- chiese preoccupato.
-In effetti… sì. Ieri ha avuto un indicente in moto.- a quella frase calò un silenzio di tomba. La ragazza si voltò preoccupata a guardare gli alunni e notò che le ragazze della classe stavano trattenendo il fiato. La notizia le aveva proprio sconvolte. “Quando sapranno la prognosi creperanno d’infarto? Non sarebbe male, però…” pensò sadica.
-Un incidente?- le fece eco l’uomo. –Oddio, non sarà grave, vero?
-No… cioè, hanno riscontrato due costole rotte ed una incrinata. Lo hanno ingessato, ma è tutto a posto.- s’interruppe per dare un’occhiata alle “gatte morte”, come le aveva identificate appena entrata: sempre in apnea. –Inoltre si è tagliato il polso all’altezza della vena, ma gli hanno dato dei punti e hanno risolto.
-Per fortuna non è successo il peggio.- sospirò sollevato il signor Ibata. –Quanto tempo dovrà rimanere a riposo?
-Un mese, forse un po’ di più.
Ecco, Strawberry aveva sganciato la bomba, la terribile notizia che Ryan Shirogane sarebbe stato assente per ben un mese, privando tutte le sue ammiratrici della sua presenza.
-NOOOO!- un urlo improvviso riempì l’aula. La rossa si voltò sconcertata verso la classe e vide le ragazze disperate che, con le mani nei capelli, piangevano a dirotto.
Cavoli, avevano talento per il melodramma…
-Ragazze, calmatevi!- l’uomo cercò di riportare l’ordine. Ma le ragazze non volevano smettere di lamentarsi. Rinunciando a riottenere il silenzio, l’insegnante si rivolse a Strawberry dicendole:-Grazie. Puoi andare.
Lei non aspettava altro. Con un inchino veloce uscì dall’aula e si dileguò.   
Appena fu fuori da quel manicomio si appoggiò al muro e tirò un sospiro di sollievo.
“Capisco perché a Ryan non piaccia la scuola… questo è un motivo più che valido.”, pensò staccandosi dalla parete ed imboccando la strada per la propria aula, parecchio lontana. “Quelle sono pazze da legare! Come si fa a disperarsi per l’assenza di un compagno?!”, la cosa le pareva assurdamente innaturale. “Bah! Comunque adesso è meglio che mi sbrighi a tornare o mi beccherò una sgridata…”, e prese a correre.
Arrivò in classe qualche secondo prima del prof, che stranamente era in ritardo, e si accomodò al proprio banco. Subito Mimi e Megan le fecero capire che dopo doveva spiegare loro dov’era andata. Sospirando, la rossa si dedicò alla lezione.

-Ah, Strawberry! Fermati!- in mezzo alla calca di studenti che uscivano dalla scuola s’intravide la chioma bionda di Mimi.
L’amica sembrò non sentirla e continuò a camminare verso il cancello.
-Strawberry fermati!- le due ragazze presero a correre, cercando di evitare le persone che capitavano loro davanti. –STRAWBERRY!
Questa volta la ragazza si fermò e si guardò intorno spaesata, cerca di essere stata chiamata. Quando si voltò indietro vide le sue due migliori amiche farle cenno di aspettarle. Confusa la rossa non si mosse ed attese che la raggiungessero. Ansimando si piegarono sulle ginocchia.
-Ragazze, che vi prende?- chiese chinandosi al loro livello. Megan la guardò storto. –Perché quella faccia?
-Strawberry, saranno cinque minuti che ti chiamiamo! Sei diventata sorda!?- la rimproverò la ragazza dagli occhi acquamarina.
-Scusatemi. Non vi avevo proprio sentite.- si giustificò l’amica, ridacchiando imbarazzata.
-Va be’, ti scusiamo, a patto che tu ci dica dove sei stata prima di venire in aula.- disse Mimi guardandola decisa.
-D-dove sono stata? Perché volete saperlo?- farfugliò arretrando.
-Perché arretri?- chiese indagatrice l’amica bionda.  
-No, ma cosa dici?
-Strawberry, smettila. Dicci dove sei stata.- le imposero le due. La rossa scosse la testa con decisione e fece per correre via quando le due ragazze le piombarono praticamente addosso, bloccandola. –Dove pensi di scappare?
-Ragazze lasciatemi! Sono stata in bagno, lasciatemi!- urlò la mew neko.
Le sue due amiche si guardarono poco convinte prima di dire:-Non ti crediamo!
L’altra sospirò sconsolata. “Come faccio? Non posso dir loro che il nuovo arrivato è Ryan e che è qui per cercare il nostro nemico. Aiuto! Come posso fare? Non mi lasceranno finchè non saranno soddisfatte!” pensò cercando una via d’uscita.
-Allora? Vuoi che cominciamo col solletico?- la minacciò Megan. Strawberry la guardò terrorizzata: non c’era un metodo migliore per farla parlare perché lei soffriva troppo il solletico.
Cercando di sembrare impassibile dichiarò che non si sarebbe piegata per nulla al mondo e loro non avrebbero saputo nulla. Allora le due amiche la trascinarono sotto un albero che costeggiava il viale e presero a farle il solletico a più non posso.
-Basta! Basta! Va bene!- capitolò.
Le due si scambiarono uno sguardo soddisfatto e la lasciarono andare, permettendole di riprendere fiato. Quando ebbe regolarizzato il respiro le chiesero ancora una volta dove fosse stata.
-Nell’edificio delle superiori.- rivelò.
-A-ah! Sei andata lì per indagare sul conto del nuovo arrivato?- chiese Mimi con il tono di chi aveva capito tutto.
-Ehm, non proprio.
-Quindi? Perché sei andata lì?
-Diciamo che non ho più bisogno di sapere chi è il nuovo arrivato…- lo disse chiudendo gli occhi come per paura che la potessero uccidere.
-Cosa?!- entrambe balzarono in avanti, afferrandole le mani. –Sai chi è?!
Strawberry aprì un occhio e sussurrò:-Sì.
-Allora? Chi è? Dai, diccelo!!- la pregarono.
“Kami, aiuto!”, pensò. –Devo proprio?- domandò. Alla risposta affermativa delle amiche decise di continuare anche perché non poteva fare altrimenti. –Ryan Shirogane.
Mimi e Megan rimasero zitte. Strawberry le fissò preoccupata temendo che la notizia fosse stata per loro uno shock troppo forte.
-Proprio lui? Quel Ryan?!- esclamò speranzosa Mimi. Nonostante il rifiuto del ragazzo ogni volta che lo sentiva nominare balzava come una molla. Allo sguardo della compagna la rossa non potè far altro che annuire. –Wow! Non ci credo! Ryan Shirogane qui a scuola da noi!
-Mimi, calmati, ti prego.- supplicò la mew mew.
-Quindi oggi sei andata da lui?- intervenne Megan. Strawberry si voltò verso di lei, imbarazzata.
-Ma no, cosa vai dicendo?- cercò di smentire. –Dovevo comunicare una cosa al suo professore da parte sua.- si affrettò a spiegare.
-Che cos’era?
-Ehm… ha avuto un incidente in moto e per un mese non potrà venire a scuola.- aveva nuovamente sganciato la bomba. Chissà che reazione avrebbe ottenuto questa volta.
-Oh, mi dispiace.- fece Megan leggermente rabbuiata. Certo da lei non ci si poteva aspettare una reazione diversa dato che era una ragazza calma e riflessiva. Quella che la preoccupava era Mimi: sapere che il ragazzo per cui aveva preso una sbandata aveva rischiato la vita poteva provocarle uno shock non indifferente.
Infatti la vide chinare il capo. Strawberry scambiò uno sguardo con la compagna dagli occhi azzurri e piegò la testa d’un lato, abbassandosi.
-Ehm, Mimi? Tutto ok?- azzardò a chiedere.
L’altra non rispose, ma subito dopo le due sentirono un singhiozzo.
“Oh, no! Adesso si mette a piangere… ti prego… no!”, supplicò tra sé la ragazza. –Mimi? Allora?
Questa volta la bionda alzò il capo e, asciugandosi una lacrima, disse:-Povero Ryan. Mi dispiace tantissimo.
La rossa sospirò. Fortunatamente la sua reazione non era stata sconvolgente come aveva temuto.
-Ehm… senti, Strawberry…- la voce di Mimi la raggiunse, distogliendola dai suoi pensieri.
-Sì?- chiese timorosa.
-Possiamo venire a trovare Ryan?- lo urlò con quanto fiato aveva in gola. Per poco la sua interlocutrice non ci rimase secca.
Quando si fu ripresa dallo spavento la guardò pensierosa: aveva uno sguardo supplichevole tanto simile a quello di un cucciolo abbandonato che avrebbe sicuramente ceduto, accordandole il permesso. Stava per rispondere un rassegnato sì quando le tornò in mente la promessa fatta a Kyle di essere il più possibile presente e disponibile al Cafè. Era vero. Doveva aiutarlo dopo il disastro combinato dagli alieni e poi, sicuramente, se Mimi fosse andata a trovare Ryan lui l’avrebbe sicuramente trattata male. Inoltre al suo caratteraccio si aggiungeva il periodo da schifo che stava passando a causa di Quiche. No, non poteva proprio dire di sì.
-Mi dispiace, Mimi. Il Cafè è chiuso per riparazioni e noi abbiamo molto da fare.- la ragazza stava sicuramente per ribattere che lei non avrebbe disturbato, ma Strawberry la precedette –Inoltre Ryan non vuole assolutamente essere visto con un aspetto da invalido, diciamo, senza contare che sarà sicuramente più scorbutico del solito.
L’amica aprì bocca per protestare, ma poi si trattenne. Sconfitta, chinò il capo e mormorò:-Ho capito. Salutalo da parte mia.
-Ci puoi contare. Ora, scusata ragazze, ma devo proprio andare!
Prese a correre in direzione del cancello, agitando la mano in segno di saluto.  
Accelerò l’andatura dato che era in ritardo. Certo, questa volta non avrebbe (molto probabilmente) dovuto sorbirsi le lamentele di Ryan e poi voleva aiutare Kyle il più possibile.
Con un balzo felino salì su un albero e imboccò una scorciatoia scoperta da poco.
In breve arrivò davanti alla costruzione rosa del Cafè Mew Mew, sul cui portone campeggiava il cartello con su scritto “CHIUSO”.
Si diede una sistemata ed aprì lentamente le ante della porta di legno.
-Strawberry!
L’interpellata incassò il capo nelle spalle, sperando ardentemente di sparire. Lentamente si voltò verso la fonte dell’urlo e si ritrovò davanti una Mina ancora più arrabbiata del solito, anzi iraconda era il termine giusto. Dietro la morettina, le quattro ragazze assistevano alla solita scena quotidiana.
-Sei in ritardo! Lo sai che devi arrivare puntuale, lo hai promesso a Kyle! Almeno questo periodo vedi di darti una regolata!- strepitò.
-Non è colpa mia! Mimi e Megan mi hanno fermata mentre uscivo e mi hanno fatto il terzo grado!- replicò urlando a sua volta. Rimasero a fissarsi in cagnesco finchè la ragazza ricca non distolse lo sguardo.
-Tutte scuse.- mormorò la mew bird andandosene. Strawberry si trattenne dal mandarla a quel paese e si avviò in cucina.
-Kyle! Scusami, scusami tanto!- s’inchinò non appena entrata. Il moro si voltò a guardarla con ancora un cucchiaio sporco di riso in mano. Quando la vide inchinata scoppiò quasi a ridere.
-Non preoccuparti. È solo un leggero ritardo, stai migliorando.- la rassicurò con un dolce sorriso.  
-Meno male.- sospirò raddrizzandosi. –Senti, cosa posso fare?
-Hai portato dei vestiti vecchi come ti avevo detto?- s’informò.
-Sì, certo.
-Allora vai negli spogliatoi, cambiati e poi vai nel salone. Lì troverai le altre.
La rossa annuì per poi scomparire dentro lo spogliatoio.
Poco dopo eccola comparire nel grande salone del Cafè, semidistrutto a causa dell’ultima visita degli alieni. Sospirando sconsolata alla vista dell’enorme voragine in uno dei fianchi dell’edificio si avvicinò a Pam, vestita con una salopette e una bandana. Strawberry si sentiva stranita ad osservarla in abiti che non fossero la divisa da cameriera o il costume di battaglia.
-Pam.- la chiamò. La modella si voltò e la salutò con un breve cenno del capo. –Cosa devo fare?- chiese facendo spaziare lo sguardo all’intorno.
-Vai ad aiutare Lory. Dovete sgombrare tutto il salone dai detriti.- le spiegò concisa.
-Ho capito. Vado.- detto questo raggiunse la mew verde, appena uscita in giardino. –Lory, ti aiuto.
-Grazie, Strawberry.

  La sera arrivò veloce.
Senza neanche rendersene conto le ragazze avevano ripulito il Cafè dai detriti e dalle macerie e Kyle aveva iniziato a scaricare i mattoni e tutto l’occorrente per ricostruire il muro.
-Bene, ragazze. Si è fatto tardi è meglio che andiate a casa.- disse il cuoco asciugandosi il sudore che gli imperlava la fronte. –Vi ringrazio infinitamente.
-Di niente, Kyle.- disse sorridente Lory.
-E’ il minimo dopo che ci prepari tutti quei dolcetti squisiti.- fece Paddy.
-Figurati. Non è stato nulla.- aggiunse Mina. Pam, invece, si limitò a uno dei suoi sguardi.
-Allora a domani. Buonanotte.- sorrise congedandosi dalle dipendenti. Stava per avviarsi nella propria stanza quando si sentì chiamare da Strawberry.
-Kyle, aspetta!
Voltandosi se la ritrovò davanti.
Prendendo un profondo respiro lei alzò il capo. -Senti, volevo dirti che domani arriverò puntuale.- asserì con voce ferma.
Il ragazzo si sciolse in un sorriso di riconoscenza e le accarezzò i capelli. -Ti ringrazio.
-Ehm… stai andando da Ryan?- chiese un po’ titubante.
“Ti manca, Strawberry?”, si chiese il moro, ma si limitò a dire:-Sì. Voglio vedere se è ancora a letto o se sta lavorando come penso.
-Lavorare?!- la mew rosa era stupita. Come si poteva lavorare quando si aveva ingessata buona parte del corpo? Certo, il lavoro di Ryan consisteva nel tentare di salvare il mondo, ma non per questo doveva trascurare la sua salute.
-Sai com’è fatto…- si scambiarono uno sguardo eloquente. –E’ più testardo di un mulo, a volte.
La ragazza non potè fare a meno di sorridere.  
-Va bene, allora ti lascio a Ryan.- disse la rossa avviandosi alla porta. Stava per varcare la soglia quando si sentì richiamare: questa volta era stato Kyle a fermarla. –Sì? Dimmi…
-Se vuoi vederlo domani vieni in anticipo.- disse criptico.
Vederlo? Chi, Ryan!?
  Era una cosa assolutamente impensabile che lei sentisse la mancanza di quel… quel… quell’irritante ragazzo, per non dire di peggio. Vedendo la sorpresa sul volto della cameriera il moro si affrettò ad aggiungere con un sorriso:-Buonanotte Strawberry.
La mew si riprese solo grazie alla suoneria del cellulare, che la avvertiva di uno squillo perso da parte della madre. Probabilmente si stava preoccupando come suo solito perché non la vedeva rientrare prima del coprifuoco prestabilito; lei aveva cercato più volte si spiegarle che gli orari con il Cafè non erano mai sicuri, ma la donna sembrava non voler proprio capire.
Sospirando prese la cartella e uscì, richiudendosi la porta alle spalle.
  
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