Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: rabbyra    21/08/2012    2 recensioni
Prima di tutto grazie a "ChiaraLuna21" per aver accettato questa collaborazione! Parliamo di un Cross-Over: Gerkhan e Kranich, inviati a New York da un Generale dell'Interpool, hanno il compito di arrestare il vigilante Frank Castle noto come "The Punisher". La storia è stata scritta a quattro mani da me, che sono un fanboy del Punitore (che è un personaggio dei fumetti Marvel), e da "ChiaraLuna21", fangirl di "Squadra Speciale Cobra 11". Il prologo è in realtà solo una "descrizione" dei personaggi principali, naturalmente ognuno ha raccontato i suoi (xD)!!
Genere: Azione, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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N.B. by RabbyRa: Ricordo che sono due gli autori di questo crossover: RabbyRa e ChiaraLuna21! :) Quando ci sono i nostri nomi tra parentesi in rosso significa che la parte che leggerete è stata scritta esclusivamente da me o da Chiara. Tutto il resto l'ho scritto io, con la consulenza, supervisione e l'aiuto di Chiara! ^^


CAPITOLO V
REDENZIONE

 
Tom rimase immobile alla vista della calibro 50 del Punitore puntatagli contro da Budiansky. Mise via il telefono da cui voleva chiamare la polizia per concludere il lavoro.
Il tempo passò inesorabile, ma la situazione sembrava congelata. Se Budiansky era tanto disperato da minacciare Tom e Semir, voleva dire che la faccenda era più intricata del previsto.
 
«Non sparerà...» affermò Semir, guardandolo negli occhi. Budiansky cercò di non incrociare lo sguardo e continuò a tener salda la pistola.
 
«E' la conferma che aspettavo...» disse Tom, poi incrociò le braccia «Forse qualche criminale vuole uccidere il Punitore, è in combutta con loro... si è abbassato al loro livello...»
 
«N... no... non è un criminale...» Budiansky tremò, non aveva il coraggio di farlo. Aveva ricevuto l'ordine di eliminare qualsiasi presenza esterna di troppo...
 
«Abbiamo avuto modo di conoscere Castle, ha a disposizione sempre troppe carte... forse davvero sa qualcosa su chi la sta minacciando, mi dica chi è...» cercò di convincerlo Semir.
 
«Non lo farà... se spara, tutto questo lavoro sarà stato vano... e allora avrà davvero la coscienza sporca...» aggiunse Tom, riprese il telefono e lo riaprì. Il compagno gli intimò di non farlo, ma lui fece per comporre il numero, ma era solo un modo per provocarlo inspiegabilmente!
 
Il Capitano Budiansky tremò. Era spaventato, ansioso. Tirò giù il cane della pistola. Scosse la testa ancora una volta, come per perdonarsi di quello che stava per fare. Spinse il grilletto.
 
----------
 
Il vuoto oscuro in cui Frank Castle era caduto terminò d'un tratto. Spalancò gli occhi, sentì una piccola fitta alla schiena. I polsi erano cinti dietro la sedia su cui era stato legato anche per le caviglie. Tentò di divincolarsi, ma i nodi erano troppo stretti e le manette facevano il resto del lavoro. Si guardò intorno, la stanza in cui era stato isolato era priva di finestre e l'unica fonte di luce veniva da due lampadine accese. Guardò il tavolo vuoto davanti a lui, e la sedia posta di fronte.
 
«La più classica delle stanze degli interrogatori, ma questa ha tutta l'aria di non essere il Dipartimento di Polizia di New York...» pensò.
 
Proprio in quel momento, l'unica porta che dava nella stanza si aprì e apparve Tom, con in mano la Colt 50 del Punitore. Si avvicinò al tavolo e lì la posizionò.
 
«E' scarica...» Tom mostrò l'unica pallottola carica, poggiò anche quella sul tavolo.
 
«Generale Edgar Perìno... cosa ti dice questo nome?» domandò, poi prese posto di fronte a Castle, che lo seguiva con lo sguardo. Rimase in silenzio per un po'.
 
«Copriva i trasporti di droga di Fernando Juarez dall' Afghanistan al Messico, è così alto nella filiera che l' Interpol non è riuscita mai ad incastrarlo, e neanche io ad ucciderlo...» rispose, stava per dire altro ma si fermò, per lasciare intendere a Tom che sapeva molte più cose di quanto si poteva immaginare.
«Ha minacciato Budiansky, e lui ha minacciato noi. Sapevo che la tua 50 non era carica. Non prevedevi, anzi non volevi usarla, neanche solo per provare ad intimidirci e penso...» fece una breve pausa, raccolse la pallottola che giaceva innocua sul tavolo e la ruotò tra le dita «... penso che io, Tom Kranich e il mio collega, Semir Gerkhan, abbiamo avuto modo di conoscerti anche meglio del previsto»
 
«Kranich, non sono il tuo confessore, dimmi solo come va a finire ora» disse con voce rauca e fredda il Punitore.
 
Semir entrò nella stanza. Si avvicinò a Tom che stava finendo di parlare e strinse i denti, sapendo di avere poco tempo per convincere il Punitore ad accettare la richiesta che stava per fargli...
 
«Non voglio farti la predica, so che non servirebbe. Ho letto il tuo dossier, hai fatto della tua vita un gelido inverno, non ti interessa niente, non credi a niente, uccidi criminali ed è questo che ti tiene in vita...» continuò Tom. Semir lo fermò cortesemente.
 
«Ho parlato con Budiansky, Perìno sarà qui tra un'ora. Tu sai come incastrarlo, ne sono convinto. Aiutaci ad arrestarlo...» aggiunse Semir.
 
Il Punitore sorrise, scosse la testa.
«Se vi do le prove della sua colpevolezza, scompariranno insieme a voi e io sarò morto. Avrò persino due cadaveri innocenti sulla coscienza...»
 
«Avevi ragione al cimitero, non basta l'uniforme a fare un tutore della legge, ma è anche vero che non basta una calibro 50 a fare un Punitore...» Tom si alzò, raccolse la pistola e fece qualche passo avanti e indietro, riflettete. Semir poggiò le mani sul tavolo e si rivolse a Castle, che lo guardò negli occhi. Cercò di essere convincente.
 
«Non puoi pretendere di ammazzarli tutti. E poi? Cos'è che ti rende diverso dai malviventi che uccidi ogni giorno?»
 
«Hanno qualcosa da perdere...»
 
La risposta agghiacciante fece tornare in stasi quel momento di pausa riflessiva. Semir ricordò di aver letto dell'orrendo passato e delle terribili perdite che Frank Castle aveva sofferto, della Guerra, delle centinaia di morti sulla coscienza che aveva accumulato. Non seppe cosa dire, poi cercò di riprendere la parola.
 
«E il peso di tutte queste vittime?» gli domandò.
 
«Non è un peso, per me»
 
«E non credi possano cambiare?»
 
«Non credo nella redenzione»
 
Sudò freddo. Si sentì teso psicologicamente. Quel botta e risposta così freddo e calcolato, come le battute dirette che Castle sembrava conoscere a memoria. Come prese da un copione, come se Semir non fosse stato il primo a fargliele… e probabilmente era così.
Il Punitore cessò il silenzio e avanzò la sua di richiesta, sapendo di avere i due davanti a lui in ascolto.
«Perìno mi sta cercando, vorrà sapere da me dove ho nascosto i cinquanta chilogrammi di cocaina rubati ai Westies giorni fa. Probabilmente ha già ucciso Juarez, che ha fatto il mio nome...»
 
«Cocaina? Hai rubato e nascosto la droga che lui smercia?» Tom si avvicinò incuriosito, come vedendo uno spiraglio di luce.
 
«Non li ho nascosti, li ho distrutti» rispose, di nuovo gelido, il Punitore.
 
«Hai bruciato l'unica prova in grado di incastrarlo!?» domandò Semir meravigliato.
 
«Non basta una prova a fare un colpevole» ancora una volta, Castle rispose a tono, senza pensarci due volte. Per lui, le sue ragioni e i suoi pensieri erano già tutti scritti e marchiati a fuoco, idealmente, su quel teschio bianco che lo rappresentava. Castle conosceva bene quel Generale corrotto: era intoccabile, pericoloso, da lui irraggiungibile... almeno fino a quella sera.
 
«Perìno sarà qui tra un'ora. Se vi opporrete vi farà uccidere, e ucciderà anche me. Comprendo la vostra posizione, dovete far rispettare la legge. Capite voi cosa è giusto e cosa è sbagliato. Come vedete... il confine è molto più labile di quanto crediate in questo caso» concluse Castle, dopodichè non proferì altra parola. Attese che Tom e Semir uscissero in silenzio dalla stanza per fare la loro scelta morale, o immorale per chi avrebbe creduto nel suo "giusto" o nel suo "sbagliato".
 
«Non possiamo portarlo al distretto... Perìno farebbe accusare Budiansky e, se è come dice Castle, davvero non ci sarà modo di evitarlo» disse Tom, chiudendo la porta dietro di se.
 
«Non abbiamo niente contro Perìno, tranne la parola di Castle e, forse, la testimonianza di Budiansky... ma non so quanto può valere in tribunale, nella situazione in cui si trova» aggiunse il compagno scuotendo la testa insicuro.
 
«Tom, siamo due ispettori capo e siamo qui per far rispettare la legge... Budiansky ha una sola possibilità per salvare il suo onore, il suo lavoro e la sua vita... ed entrambi sappiamo qual è»
 
I due si guardarono, leggendo ognuno i pensieri dell'altro. Guardarono verso la porta della stanza dove era rinchiuso Castle, dispiaciuti e affranti. Non si aspettavano di dover fare una scelta così difficile.
 
----------
 
Il Generale Perìno scese da un'auto governativa parcheggiata al lato della strada. Era la prima volta che si occupava di un affare di persona. Di solito aveva un tramite, o un secondo e terzo uomo. Aveva perso tutti i suoi più validi collaboratori, grazie al lavoro senza sosta del Punitore. L'ultimo, di cui si era fidato e che aveva fallito, era stato Juarez, barone della droga messicano che Castle aveva sfruttato per stanare un covo della mafia irlandese.
Juarez aveva perso 50 kg, e forse anche di più, di cocaina finissima. Milioni di dollari mandati in fumo dalla furia punitrice di un vigilante a New York, ma gli unici che ne erano a corrente erano Castle, Kranich e Gerkhan. Aveva "assunto" Budiansky e ora era lì, all'ultimo stadio della sua filiale, per riprendersi la merce.
 
Si avvicinò alle scalinate che davano all'appartamento. Proprio in quel momento, dal portone principale uscì Budiansky, seguito da Tom e Semir.
 
«Come li ha convinti?» il generale indicò i due tedeschi, incuriosito, credendo di trovarli in uno stato "diverso".
 
«Basta il senso del dovere, Generale Perìno» Budiansky alzò le sopracciglia e sorrise appagato per la missione portata a termine.
 
«Lui dov'è?»
 
«Dove avevamo stabilito. Abbiamo fatto la cosa giusta, almeno da stanotte sarà tolto dalle strade e cesserà la sua furia omicida... beh... ovviamente...» Budiansky scese le scale, Semir e Tom lo seguirono muti come tombe.
 
«... Ovviamente ci penserà lei a portarlo al Distretto, vero?» e detto questo fece un occhiolino furtivo al generale. Lui annuì e si rivolse ai due alle sue spalle.
 
«Certo, è in buone mani, potete tornare alle vostre occupazioni signori, farò solo quattro chiacchiere con Castle prima di portarlo via e per lei Budiansky direi che siamo pari, è stato un piacere» porse la mano al capitano che ricambiò caldamente. Semir e Tom annuirono e fecero un lieve inchino rispettoso prima di andare per la loro strada, seguendo a ruota e a passo svelto Budiansky.
 
«Un solo colpo, Punitore» sussurrò Semir un po' affranto, guardando nel vuoto.
Poi ci fu solo il silenzio.
 
Le rare automobili che passavano lungo la strada erano l'unica confusione in quella notte fredda fuori Manhattan. Il suono di uno sparo, un unico sparo che rovinò il sonno a chi lo udì, fermò la notte e la tinse di sangue. Il sangue di un colpevole...

FINE.



Nota degli autori: e con questo capitolo si chiude la nostra fan fiction ^^ Ci sarà solo un breve epilogo scritto esclusivamente da Chiara. Come vedete l'effettivo finale è abbastanza "aperto", quindi ognuno potrà fare le sue deduzioni... almeno ho cercato di arrivare a questo risultato ^^'!

Per quanto riguarda la storia ho provato a fare un quinto ed ultimo capitolo con momenti di tensione psicologica che vanno a sostituire gli scontri a fuoco tattici dei capitoli precedenti... vedremo se ci son riuscito! :P Grazie a tutti per aver letto e vi lascio all'epilogo di Chiara ovvero la sua versione sul finale "aperto" ^^ (RabbyRa)
  
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