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Autore: bambi88    04/03/2007    6 recensioni
Una missione quando non c'è più speranza. Gli opposti si scrutano, si osservano, ma non riescono a leggersi dentro. Loro. Come granelli di sabbia nello sterminato oceano della morte. " Ora che era rimasta sola Lei odiava il mondo. Ma più di tutto odiava Lui"
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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sakura e neji

Sakura passò una mano tra la sabbia fredda, lasciandola scivolare tra le dita dischiuse.
Stese le gambe sul bagnasciuga umido, tremando impercettibilmente.
L’aria gelida e una nebbia sottile l’avvolgevano, mentre il suono delle onde la cullava.
Respirò profondamente l’aria salmastra del mare ed un sorriso, ormai raro sulle sue labbra, illuminò quell’angolo di notte.
Un’ombra le si avvicinò alle spalle, incombendo minacciosa
- sbrigati…non abbiamo tempo da perdere-
la ragazza si voltò, fissando la figura con uno sguardo glaciale prima di tornare a scrutare l’orizzonte, con disinteresse.
Sakura strinse il pugno fino ad avvertire un’intensa fitta di dolore.
Avvicinò le gambe al petto, come per cercare calore.
Ora che era rimasta sola, Sakura odiava il mondo.
Ma più di tutto odiava lui.
Neji.

Un minuscolo bagliore di fiamma rischiarava due semplici giacigli, nascosti tra le dune e la poca vegetazione.
Neji, seduto accanto il piccolo focolare, lo ravvivava con un bastoncino, spostando i legni ripetutamente, meccanicamente.
Questo Sakura odiava di lui.
Freddo. Lucido. Controllato. Metodico. Distaccato.
Lui ed il suo rancore erano sopravvissuti.
Loro erano morti.

I suoi passi silenziosi si imprimevano sulla sabbia come foglie sulla superficie dell’acqua.
Si sedette sul suo pagliericcio senza fare rumore.
Poggiò la guancia sulla ruvida stoffa, serrando gli occhi cerulei.
Non voleva vederlo.
O forse non voleva che lui la vedesse.

Silenzio.
Sakura poteva avvertire distintamente persino il rumore del suo cuore.
Strinse ancora con più forza le palpebre, mentre una lacrima le solcava il viso.
Silenzio.
Un silenzio che lei aveva implorato quando nelle orecchie risuonavano le urla delle persone che amava, ora era insostenibile.
Silenzio.
Sono morti tutti, si ripeteva nella mente, come un’inestinguibile ritornello.
Tutti tranne lui.

- dato che tu sei sveglia ed io stanco, il primo turno di guardia sarà il tuo-
la voce del compagno attraversò come una lama rovente i pensieri della ragazza.
Sollevò il capo, lasciando scivolare via un’ultima lacrima nel suo solco splendente.
A forza si alzò in piedi, mostrando la schiena a Neji che, seguendo i suoi spostamenti con lo sguardo, si avvolse tra le coperte.

Siamo rimasti solo noi Sakura.
Noi che non riusciamo a ridere.
Noi che abbiamo sempre lottato per sconfiggere l’odio che ci ruggiva dentro.
Noi che siamo così lontani e distanti.
Eppure, Sakura, siamo rimasti davvero solo noi.

Sakura stirò le stanche membra, tornando a fissare un punto lontano all’orizzonte.
Non poteva permettersi di perdere lo sguardo tra le stelle.
Come amava fare quando era una bambina.
Quando nulla, nulla, le poteva presagire il suo dolore.
Quando bastava un sorriso di Sasuke, appena il suo incresparsi di labbra, o la risata forte e vigorosa di Naruto a farla sentire sicura.
Ora gli occhi di Neji, distanti e lontani, la tenevano a distanza.
Ora che lei aveva bisogno di aver paura, non poteva essere debole.

Sono caduti Sakura, come foglie secche.
Li vedevamo morire e tornavamo nelle nostre case.
Li vedevamo uccidere e continuavamo a combattere.
Perché era la guerra Sakura.
Non potevamo evitare che accadesse.

Sola.
Sakura si sentiva sola, nonostante il lento respirare del suo compagno.
Possibile definirlo compagno poi?
Inavvicinabile e distaccato.
Sakura si voltò verso di lui, sospirando di rabbia.
I suoi lineamenti regolari apparivano ritmicamente, seguendo il ritmo delle fiamme.
Con uno scatto tornò a fissare l’orizzonte.
Perché Sakura sapeva di essere sola.
Nonostante il calore del suo corpo steso accanto a lei.

Perché Sakura siamo morti anche noi.
Morti dentro.
Aridi e spogliati di ogni sogno.
Perché se fisso i tuoi occhi, nella vi leggo della ragazza di un tempo.
Perché se fissi nei miei occhi…il vuoto.
Neanche più l’odio vi traluce oramai.

 

Un vento freddo si era alzato e la sabbia sottile le lambiva il corpo, seguendo ogni antro, ogni sporgenza, ogni cicatrice.
Sakura alzò un lembo della coperta che si era gettata sulle spalle, coprendosi la bocca e il naso.
Con un gesto del capo, allontanò la polvere leggera che si era impigliata tra i suoi capelli ed i ricordi che si erano incagliati tra i pensieri.
Un rumore lontano la fece sobbalzare.
Afferrò uno shurikan tra le mani gelide e, stringendolo forsennatamente, si ferì ad una mano.
Avvertì il sangue scivolarle dalle dita e cadere, goccia dopo goccia, a terra, lento.
Il silenzio ora era solo interrotto dal lento gocciolio e dalla furia del vento, che non sembrava placarsi.
Tornò al focolare, ricoprendolo di sabbia, soffocando ogni singola lingua di fuoco.
Il buio calò in quell’ansa di spiaggia.
Sakura tornò a fissare l’orizzonte, sempre più stanca, sempre più sola.

A noi Sakura non interessa più di nessuno.
Abbiamo scordato cosa voglia dire amare, o forse, non vogliamo ricordarlo.
Perché siamo stanchi di soffrire per qualcosa di così effimero, di così passeggero.
Perché l’amore, Sakura, non muore.
Ma le persone si.

Doveva ritrovare la tranquillità.
Si sedette su un masso e lasciò ondeggiare le gambe.
Canticchiava un canzone di un tempo lontano, che solo vagamente riusciva a ricordare.
Un motivetto semplice che forse aveva sentito da Naruto, mentre passeggiavano, spensierati, tra le stradine di Konoha.
Raccolse un sassolino rotondo e lo lanciò lontano.
Non lo sentì toccare la superficie marina. Forse si era perso.
Perso. Sakura aveva perso tutto.
Anche per colpa sua.
Il vento si stava calmando.

 

Dovremmo consolarci Sakura.
Ma io non ci riesco ad avvicinarmi a te.
Perché Sakura siamo lontani e distanti.
Perché io per te non sono mai cambiato.
Perché io  ho rifiutato tutto.
Perché per me Sakura il tuo pianto non ha mai avuto senso.
Tu piangi Sakura.
Io lotto.
Entrambi però abbiamo fallito.

La notte era scesa e con le sue ali oscure avvolgeva ormai cielo e terra.
La linea dell’orizzonte era indistinguibile, come inghiottita da fauci tetre.
Si alzò dalla scomoda posizione nella quale si era raggomitolata e raggiunse il giaciglio del compagno.
Lo scosse con un piede, finché non vide i suoi occhi sgranarsi all’improvviso.
Distolse lo sguardo e si avvicinò al giaciglio, gettandovi la coperta.
- è destino che tu ora ti svegli, Neji…- gli disse, con un tono ironico di scherno
- non vorrai farlo aspettare…- aggiunse, chinandosi sul lettino improvvisato.
Ascoltò il frusciare rapido della coperta, i capelli lunghi ricadere sulle sue spalle, i suoi passi allontanarsi.
Afferrò un lembo della coperta e lo premette con forza tra le dita, che diventarono ancor più pallide.
Represse un singhiozzo che le saliva, lento, lentissimo, per la gola e tentò disperatamente di addormentarsi.

Sakura odiava Neji.
Lo odiava perché solo lui, di tutti coloro che lei aveva amato era sopravvissuto.
Lo odiava perché era freddo, lucido, controllato, metodico, distaccato
Ma più di tutto lo odiava perché anche se erano così dannatamente vicini, lui era sempre così incredibilmente assente.
Perché lui non sentiva che sotto al suo rancore, al suo schernirlo, al suo ostentato disprezzo vi era un’insostenibile bisogno di lui.
Perché lui non era lì a stringerla quando lei si sentiva sola.
Perché lui sembrava allontanarsi sempre più.
Perchè i caldi sorrisi di lei non avevano, o non potevano, scaldare quella coltre di gelo che si era costruito intorno. La sua difesa.
Perché lui non la odiava e non la amava.
Perché lui era disposto solo ad ignorarla.
Sakura non odiava Neji.
Sakura odiava l’assoluta indifferenza di Neji.

- è l’egoismo il tuo più grande difetto, Sakura-
Quella voce.
La sua voce.
Forse quella frase l’aveva solo immaginata.
Forse la sua disperata immaginazione aveva concretizzato un bisogno arcano.
Spalancò gli occhi e cercò nella notte la sua figura, il suo profilo.
Nulla.
Neji era scomparso, nascosto negli angoli più oscuri, o nelle nicchie di profonde.
O forse aveva deciso di andarsene ed abbandonarla.
La ragazza strinse le spalle, indifferente.
Nulla aveva importanza.
Sakura ormai aveva perso ogni speranza.
Sakura si sentiva sola.

Egoista.
Ecco cosa sei Sakura.
Non ti sforzi di comprendere cosa tutti gli altri hanno perso.
Non sei l’unica ad aver lasciato morire il tuo amore, i tuoi amici, i tuoi maestri.
Perché Sakura abbiamo tutti imparato a vivere.
Solo tu sei ancora attaccata alla vita che da ragazzina desideravi.
Rinuncia Sakura.
Non siamo più bambini.
Cresci Sakura.
Almeno tu prova a crescere, perché io proprio non ci riesco.

Neji la vide addormentarsi lentamente, come un incendio che dopo il febbricitare eccitato delle fiamme torna ad essere controllato.
Vide i suoi lineamenti rilassarsi, le sue mani lasciare la coperta che stringevano nervosamente.
Sakura non avrebbe mai saputo nulla di lui.
Forse a lei bastavano solo i ricordi, come quelli bastavano a lui.
Si sedette accanto ad una roccia e scrutò l’orizzonte.
Un fiotto di luce calda squarciò la sottile e glaciale nebbia
L’alba stava per arrivare.

 

 

Spero vi sia piaciuta...anche se è un pò strana, lo so..^^"...sono bene accetti commenti!!

  
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