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Autore: REAwhereverIgo    21/08/2012    3 recensioni
Che succederebbe se una ragazza con autostima pari allo zero si innamorasse di un bellissimo motociclista? E se le sue sorelle si mettessero in mezzo per darle una mano, rischiando di peggiorare la situazione?
Spero che questa storia sia di vostro gradimento, io di sicuro mi divertirò a scriverla! Rea
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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                                            Un nuovo anno

Ringraziando tutti i santi esistenti di avere la camera al piano terra e, quindi, di poter uscire dalla finestra senza sfracellarsi al suolo, Rea aprì le persiane e si calò nel giardino, andando a nascondersi dietro ad un cespuglio. Se fosse rimasta un altro minuto nella sua stanza, sarebbe esplosa: Emma e Laura continuavano ancora a cercare di farle aprire la porta e non erano intenzionate a desistere.

Sedendosi con le gambe strette al petto, la ragazza cercò di fermare il panico che l’aveva assalita e di pensare razionalmente: adesso che si faceva?

Avrebbe potuto dire che stava solo canticchiando una canzoncina, ma era una bugia: quando era sola, tirava fuori tutta la voce che aveva nei polmoni e non si fermava fin quando non si sentiva stanca. Inoltre, sapeva che le sue sorelle non l’avrebbero bevuta.

Forse, allora, poteva inventarsi che aveva lo stereo acceso. “Peccato che noi non abbiamo lo stereo” si ricordò. L’unica soluzione possibile le pareva che fosse espatriare, a questo punto.

Si mise a passeggiare sul marciapiede che c’era subito fuori dal suo giardino, quando una moto arrivò a tutta velocità e la superò. Le passò così vicino da spaventarla, facendole lanciare un grido.

Ma sei pazzo?!” gridò in direzione del motociclista. Non pensava che l’avrebbe sentita; non pensava che si sarebbe fermato; ma soprattutto, non pensava che sarebbe tornato indietro.

Bloccandosi per la paura, Rea si accorse della scemenza fatta. Questa serata va di male in peggiopensò.

Il centauro si stava avvicinando pericolosamente e la ragazza si mise a fare i calcoli per capire quanto ci avrebbe messo a rientrare in casa prima che lui arrivasse, ma le sue gambe erano immobili e lei non riusciva quasi nemmeno a respirare. Ora mi picchia, o mi rapisce. O, peggio, mi ammazzasi disse in preda alla paura. Si sentivano storie del genere ogni giorno al telegiornale: ragazze violentate e poi uccise per una minima stupidaggine.

Stava per mettersi a urlare quando il motociclista si tolse il casco, e lei spalancò la bocca dallo stupore: sotto quell’affare c’erano un viso splendido e due occhi neri come il petrolio che la fissavano.

Chiedo scusa per averti fatta spaventare” le disse, portandosi una mano dietro la testa.

Ehm…” Rea non sapeva nemmeno che dire. Aveva il cuore che batteva forte.

Tutto ok?” le domandò, vedendola immobile. La ragazza si riscattò e si allontanò.

Se tu fossi passato solo un centimetro più vicino al marciapiede, mi avresti tagliato un polso!” lo sgridò arrabbiata.

Mi dispiace, sul serio, non credevo di essere così stretto con gli spazi. Puoi perdonarmi?” le chiese, sfoderando un sorriso a sessantaquattro denti. I suoi modi di fare la fecero, se possibile, irritare ancora di più: ma da dove usciva fuori questo tipo?

Gli sciocchi come te non si perdonano, anzi dovrebbero sparire dalla faccia della terra!” rispose. Non sapeva nemmeno lei da dove le uscisse tutta quella sicurezza.

Il ragazzo rise di cuore e appoggiò il casco alla moto.

Hai la lingua che taglia, lentiggine. Sarà il caso che io stia attento” la prese in giro.

Come mi hai chiamata?” si arrabbiò Rea, diventando rossa da capo a piedi.

Non mordere, lentiggine, non voglio che ti venga un infarto per colpa mia” le assicurò. La ragazza si avvicinò di un passo e lo fissò.

Potrei benissimo chiamare i carabinieri e farti arrestare per tentato omicidio, lo sai?” lo avvisò.

Ma davvero? Io non ti conosco, non so chi tu sia né dove vivi. Stavo solo passando con la mia moto per strada. Se tu chiamassi i carabinieri, non solo io farei in tempo a fuggire, ma tu passeresti per la visionaria che pensa che tutti ce l’abbiano con lei” rispose lui, avvicinandosi a sua volta. Rea lo studiò e poi scosse la testa.

Mi stai già antipatico, motociclista dei miei stivali” decise. Fece per allontanarsi, ma lui la richiamò.

Ehi, lentiggine, stai attenta a dove cammini” si raccomandò ridendo.

Va’ al diavolo!” rispose lei. Che tipo.

 

Rientrò in casa senza nemmeno pensare al perché ne fosse uscita, e subito fu assalita dalle sorelle. Maledicendo mentalmente quell’idiota per averla distratta, fu costretta a mettersi a sedere davanti alla torta che lei stessa aveva preparato e a subire le domande delle due.

Allora? Da dove viene quella voce?” iniziò Emma.

Soprattutto, perché nasconderla?” continuò Laura.

Fatevi gli affari vostri” rispose lei, arrossendo e abbassando lo sguardo.

Ma questa è una dote che devi tirare fuori!” s’infiammò la mora, battendo una mano sul tavolo. Rea sobbalzò e la fissò.

Ma quale dote e dote? Stavo cantando una canzone e basta” minimizzò.

E basta? Stavi cantando in maniera divina!” le fece presente. Ecco, lo sapeva: non era stupida, si rendeva conto delle sue doti, però non voleva che altri sapessero (soprattutto le sue sorelle) perché le conosceva e sapeva che avrebbero fatto di tutto per tirare fuori la sua voce davanti ad un pubblico. Il solo pensiero le faceva venire la nausea.

Non è niente, sul serio! Cantate anche voi quando ascoltate qualcosa che vi ispira, perché io vengo messa sotto accusa e voi no?” provò ad argomentare una debole difesa.

Io sono stonata” rispose Laura.

E io non ho una bella voce” concluse Emma. Non poteva dar loro torto, avevano ragione entrambe, però doveva trovare un appiglio per uscire da quella situazione.

E io non sono brava. Discorso chiuso. Vi va una fetta di crostata?” disse velocemente, con un sorriso finto stampato in volto.

Discorso chiuso un cavolo!” si arrabbiarono le ragazze. Rea sapeva che stava per cedere, lo sentiva dentro.

Da quand’è che sai di essere così brava?” le domandò Laura. Provò a resistere, tentò con tutta sé stessa ma, alla fine, si arrese.

Evitò di fissarle mentre parlava, soprattutto perché non sopportava quegli sguardi curiosi e affamati di notizie.

Avevo tre anni, credo, quando ho iniziato a imparare le canzoni e a cantarle. Non ricordo un periodo in cui io sia stata senza musica, anzi penso che sia stata più presente di tante altre cose nella mia vita. Canto ogni tanto, quando voi non ci siete, così, solo per sfogarmi” spiegò con un’alzata di spalle.

E perché non ce l’hai mai detto?” chiesero all’unisono.

La ragazza strinse le labbra in una smorfia contrariata.

Io non so cantare davanti a qualcuno. Mi viene l’ansia e mi sento come se avessi la bocca impastata e le labbra secche. La voce si soffoca in gola e ho la nausea

Che schifo” commentò Emma. Rea rise.

Adesso lo sapete, quindi finiamo qui il discorso. Non mi va di parlarne” disse poco dopo.

Ma…” provò a ribattere la mora, ma Laura la fermò.

Va bene, basta così” accettò.

Mentre la ragazza si voltava per prendere un coltello per tagliare la torta, la bionda fece l’occhiolino alla sorella e sorrise, colpevole.

 

 

Sono già stanca il primo giorno di scuola” disse Rea, accasciandosi sul banco.

A chi lo dici. Mi sono dovuta svegliare alle sette per essere pronta in tempo” rispose Emma. Lei la guardò male.

Quello solo perché sei lenta a prepararti. Io mi sono alzata con mezz’ora di ritardo rispetto a te ed ero pronta dieci minuti prima” la provocò.

L’importante è che ce l’abbia fatta” ribatté la mora.

Come fate a prendervi in giro già di prima mattina? Io non mi ricordo nemmeno come mi chiamo!” domandò Laura, con la testa appoggiata alle mani e gli occhi semi-chiusi.

Siamo più sveglie di te” rispose Rea, ridendo.

In quel momento arrivò il professore di fisica e matematica, che sbatté il registro sulla cattedra per richiamare l’attenzione dei ragazzi.

Buongiorno e buon inizio anno a tutti” li salutò, sorridendo. Dal suo aspetto tutto si sarebbe potuto dire tranne che sembrasse un insegnante di matematica: era alto e muscoloso, con i capelli castani e gli occhi verde-celeste. Qua e là aveva qualche ruga, ma non gli si poteva negare il fascino evidente che emanava. Si era guadagnato la stima dei ragazzi quando si era presentato solo come “Professor Jason”, senza cognomi o formalità. Praticamente gli davano del tu e ci parlavano come se fosse uno studente anche lui.

Emma ne era innamorata da due anni, ma il fatto che lui fosse un professore la fermava ogni volta dal dire qualcosa di più intraprendente che gli potesse far capire il suo interesse. Non vedeva l’ora che arrivasse la fine della scuola per poterci parlare per bene e vedere se riusciva a combinare qualcosa.

Adesso facciamo l’appello” annunciò, prendendo in mano il foglio con i nomi degli alunni. Rea aveva notato subito che c’era un banco vuoto proprio dietro di lei, ma non avrebbe saputo dire di chi era: tutti i ragazzi che aveva in classe da quattro anni erano lì, si era ripetuta tutto l’elenco in testa due volte per esserne sicura. Che ci fosse qualcuno di nuovo?

Stevens?” chiamò il professore. Tutte e tre alzarono la mano e si fecero vedere.

Com’è sexy!” sussurrò Emma, seduta accanto a lei. Laura alzò lo sguardo al cielo e le fece segno di smetterla. Erano tutte e tre nella stessa fila, messe l’una vicina all’altra, e non facevano altro che parlottare quando i professori spiegavano. Rea si era accaparrata il posto accanto alla finestra, così da poter osservare la strada e farsi venire qualche idea per una storia. Era bloccata da quasi un mese, e questo la faceva sentire costretta.

Ah, scusatemi, abituato all’elenco dell’anno scorso non avevo visto un nome nuovo: c’è Fabio Daniels?” chiese Jason, scrutando la classe. I ragazzi si guardarono attorno, e Rea fissò automaticamente il banco vuoto dietro di sé.

Dev’essere uno molto responsabile, se manca già il primo giorno” commentò Rea.

Sono qui!” disse una voce che proveniva dalla porta.

Sentire la voce, girarsi di scatto e riconoscerlo fu tutt’uno, così come incrociare il suo sguardo e sentire la tachicardia assalirla.

Bene, allora direi che ci siamo tutti. Prendete i quaderni, quest’anno cominciamo subito con le spiegazioni dei nuovi concetti” annunciò Jason.

Mentre il nuovo arrivato si sedeva, Rea abbassò la testa e pregò chiunque fosse lassù che lui non l’avesse riconosciuta. Quel gesto fece solamente in modo che lui la fissasse curioso e sorridesse.

Ma guarda chi c’è qui! Buongiorno, lentiggine” la salutò. Lei strinse i denti e lo ignorò.

Cercare di mimetizzarti con il banco non farà in modo che io non ti veda, lo sai?” le fece presente, togliendosi il giacchetto di pelle.

Non voglio che tu non mi veda, ti sto solo ignorando” rispose.

E perché mai? Abbiamo avuto un bellissimo momento l’altra sera” la prese in giro lui.

Lascia stare” rispose la ragazza. Fabio rise forte, attirando subito l’attenzione della classe e facendo fermare la spiegazione del professore.

Qualche problema, Daniels?” chiese, incuriosito.

No, no, mi scusi” rispose, trattenendo la risata. Jason tornò alla sua equazione e lo ignorò, mentre Rea si mise a far finta di prendere appunti.

Emma e Laura, non capendo cosa stesse succedendo, si scambiarono uno sguardo confuso.

 

 

  
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