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Autore: Garfield    21/08/2012    3 recensioni
Storia scritta tempo fa... Durante una lezione noiosissima di chimica organica al pomeriggio. Perché ero a quel corso? Masochismo? Forse... Fortuna che ero buona in compagnia! ;)
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chimica con musica

Chimica organica con Katy Perry in sottofondo

 

 

Sono in classe ormai da un’ora e sono pronta ad immolarmi quale vittima sacrificale per ogni esigenza, in mancanza di sacrifici a Dei conosciuti, inventatene di nuovi, basta che qualcuno ponga fine alla mia esistenza!

Non ne posso più.

Chimica organica. Questo è il titolo, nonché l’argomento, del corso a pagamento che sto facendo di pomeriggio, in preparazione ad eventuali test d’ingresso delle università.
Non basta l’esame di maturità, che mi aspetta a Giugno, per far colare il mio morale a picco, anche la scelta dell’università porta quel poco buon umore rimasto in prossimità di un crollo totale.
Chimica organica. La chimica organica riguarda tutto quello che è formato da carbonio. Questa è l’unica cosa che ho capito in otto ore di lezione, nove con quella appena conclusa.
Non mi era sembrato tanto male all’inizio. Due ore alla settimana da dedicare al corso, nel quale non è obbligatorio studiare, il test alla fine sarà auto-valutato senza che i professori lo prendano anche solo in mano e con la frequentazione di almeno l’ottanta percento delle lezioni sarà assegnato un credito. Senza contare un eventuale aiuto che ti fornisce poi per i test d’ingresso. Insomma mi sono iscritta al corso di chimica organica convinta di aver fatto un’ottima scelta.

Venti ore ed altrettanti euro sprecati.

Non ci sto capendo niente, ma poiché ormai i soldi sono andati e la presenza, almeno corporea, vale come credito…. È chimica sia!

 

Dopo dieci minuti di pausa il professor Serrati riprende la lezione.
Fisso la lavagna interattiva chiedendomi quale malvagia creatura ha ideato quella materia. Vedo delle formule che legano addirittura dieci atomi di carbonio!
A mano a mano che il mio sguardo prosegue la lettura della schermata iniziano ad aggiungersi alla lunga catena vari radicali.

Quante lettere!

Sorrido entusiasta ed inizio a ricopiare sul mio squadernino la lunga fila di simboli con i vari collegamenti. Ci sono “C” e “H” dappertutto! Fisso affascinata quella scritta, potrebbe essere una piccola parte di un essere vivente.
Il mio entusiasmo si spegne velocemente. Dopo cinque minuti di spiegazioni da parte del prof il mio cervello ha deciso di scollegarsi automaticamente.

Lancio un’occhiataccia all’insegnante. Non è l’insegnante che ho avuto l’anno scorso, al mattino, nelle lezioni di chimica inorganica. Grazie al cielo.
La mia professoressa di chimica inorganica spiegava benissimo, mentre persino una scimmia sarebbe da preferirsi a lui.
Secondo la sua mente bacata, l’unico modo per far apprendere qualcosa a noi ragazzi è strillarcelo nelle orecchie. Per quanto io possa verificare su me stessa, non funziona molto bene.
Nella prima lezione che ci ha fatto, aveva annunciato di non avere la voce a causa di un mal di gola, ma io rimasi sorpresa di notare come il suo tono fosse normale, uguale a quello di qualsiasi altro insegnante. Solo dopo ho capito che quella è stata una fortunatissima eccezione.
Dal secondo giorno aveva iniziato a strillare.

Odio chi mi grida addosso, tanto meno se non ho fatto niente per meritarmelo!

Infatti, il professor Serrati non strepita perché arrabbiato, ma semplicemente perché quello è il suo tono di voce destinato all’insegnamento. Figurarsi come sbraita da arrabbiato…
Mi guardo intorno. Sono seduta in ultima fila. Grazie al cielo oggi sono riuscita ad occupare i posti in fondo, l’ultima volta ero arrivata tardi ed ero finita davanti al prof. Alla fine della lezione ero diventata mezza sorda.

Accanto a me è seduta Emma, una mia compagna di classe che ha scelto, come me, di presenziare a questo supplizio.

« Susanna… »

Mi volto a guardarla, allarmata dal suo sussurro. Dopo sessanta minuti di grida, sentire un mormorio è traumatico.

« Cosa c’è? » Chiedo ad un tono di voce più elevata del suo. Inutile, mi si sono rovinati i timpani.

« Shhh. Non gridare, se no ci sente… » Mi riprende quella e io sbuffo infastidita. Non è colpa mia!

« Ricordami perché sono qui e non sul terrazzo di casa mia a prendere il sole? » Mi supplica.

Guardo fuori dalla finestra. Dopo due giorni di pioggia finalmente il sole è tornato a splendere. Ritorno con lo sguardo ad Emma.

« Sei qui perché devi studiare chimica organica per l’università, ricordi? » Cerco di non mettermi a piangere dalla disperazione. Emma è il piccolo genio della classe, eppure anche lei ha rinunciato a stare dietro alla lezione.

Guardo il suo quaderno. È pieno d’appunti scopiazzati dalla lavagna, si vede che non c’è niente di suo, ma almeno lei ha tentato di seguire. Guardo il mio quaderno e vi trovo una caricatura del professore che ho fatto durante tutta la prima ora. È molto carina, c’è la medesima faccia da dinosauro, lo stesso bozzo anomalo sulla testa spelacchiata e la pancia prominente verso l’esterno.

« Ritenta. Non ci sto capendo nulla della lezione.»

Ho definitivamente perso la mia amica, che ora si è afflosciata sul banco, distrutta.

Ci penso un attimo. Perché siamo qui? Ah, vero!

« Abbiamo pagato e se facciamo presenza, almeno corporale, ci danno il credito! »

Lei sbadiglia. « Hai ragione…» Mi risponde solamente.

In compenso arrivano delle grida fenomenali da parte del professore.

« VOI LÀ IN FONDO! SI, PROPRIO VOI! » Ormai non tento più di coprirmi le orecchie, mi sono abituata. « SE DOVETE CHIACCHIERARE ANDATE FUORI, CAPITO?! SIETE QUI PER STUDIARE… »

Faccio finta di continuare ad ascoltarlo ed annuisco cercando di assumere un’espressione pentita.
Dopo un po’ finalmente torna a strillare verso qualcun altro.

 

Emma ed Io ci rassegniamo ed ognuna ritorna a farsi i cavoli propri sperando in un tempestivo intervento della campanella. Dopo altri quindici minuti sono distrutta e annoiata a morte, quando all’improvviso si sente in sottofondo della musica.
Mi guardo intorno stupita, mentre nell’aria risuona la canzone di Katy Perry, “Firework”.

 

You just gotta ignite the light
And let it shine
Just own the night
Like the Fourth of July

 

Il mio animo si risveglia! Sono così contenta di questa distrazione che bacerei chiunque si è dimenticato di mettere il cellulare silenzioso.
Cambio idea velocemente quando scopro che il soggetto in questione è orribile, pieno di pustole sul mento, con gli occhiali tali quali a fondi di bottiglia e i capelli neri lunghi e unti, peggio di quelli di Piton (Harry Potter).

La canzone va avanti imperterrita.

 

Cause baby you’re a firework
Come on show ‘em what your worth
Make ‘em go “Oh, oh, oh!”
As you shoot across the sky-y-y

 

Il ragazzo lo prende in mano e fa per spegnerlo, ma si blocca quando capisce di stare per essere intercettato dal professore.

Baby you’re a firework
Come on slet your colors burst
Make ‘em go “Oh, oh, oh!”
You’re gunna leave ‘em fallin’ down-own-own

 

Il professore, finalmente muto, si guarda intorno infuriato. Sembra una mitragliatrice, ora cerca di inquadrare il bersaglio, poi si ferma, punta sul soggetto incriminato. Mi scopro a trattenere il fiato, mentre il professore Serrati fissa il ragazzo con ancora il cellulare in mano. Sono sicura, è pronto a sparare.

 

Boom, boom, boom
Even brighter than the moon, moon, moon
It’s always been inside of you, you, you
And now it’s time to let it through

 

È la fine. Le grida si sentono anche in Giappone, ne sono sicura. Con le mani a coprirmi le orecchie assisto alla scena divertita e canticchio tra me e me la canzone di Katy Perry.

 

Cause baby you’re a firework
Come on show ‘em what your worth
Make ‘em go “Oh, oh, oh!”
As you shoot across the sky-y-y

 

 

Ecco un buon metodo per avere l’attenzione degli studenti!

Nella mia immaginazione spunta Angelo Pintus (Colorado) che imita il prof Serrati e si mette a ballare gridando:

« DA ADESSO IN POI SI FA LEZIONE CON KATY PERRY! »

Dopo poco, proprio come Pintus…

 « BASTA! BASTA! CHE È STO BORDELLO?! »

 

In realtà il professore si è limitato a strillare contro il colpevole per venti minuti buoni, mentre il cellulare ha smesso di squillare dopo poco, poiché il ragazzo era così traumatizzato dalle urla che non è riuscito a chiudere la chiamata.

Nessun balletto da parte del prof. Grazie al cielo.

Almeno la lezione è finita in fretta e finalmente, al suono della campanella mi fiondo giù per le scale con Emma alle calcagna.

« Liberi! Liberi di brillare alla luce del sole…Come fuochi d’artificio! Boom, boom, boom… »

 

  
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