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Autore: Ayako83    21/08/2012    6 recensioni
E mentre la stava guardando, questa mugugnò e si mosse appena nel sonno e un profumo dolce fruttato arrivò alle narici di Natsu. Non che non l'avesse notato appena aperta la porta, visto il suo olfatto sviluppato, ma ora era così intenso e vicino da non poter essere ignorato. Era un profumo a lui familiare e inebriante, che da troppo tempo non sentiva più e che ormai ricordava solo mescolato ad un odore di medicinali e disinfettante. Chiuse gli occhi ed inspirò più a fondo per assaporandone meglio la fragranza e notò una leggera variazione in essa rispetto a quella che ricordava.
Genere: Angst, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Lucy Heartphilia, Natsu
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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“Davvero non è più riparabile? Sarebbe un bel guaio, ora che è arrivata fino a questo punto“ domandò un uomo brizzolato sulla cinquantina, vestito in un completo nero.
“Purtroppo ha subíto dei danni alla memoria centrale, oltre che all’intera struttura. La riparazione sarebbe abbastanza costosa e richiederebbe tempi lunghissimi, almeno sei mesi. Si farebbe molto prima a ricostruirla da nuova” rispose una donna in camice bianco.
“Miss Brandy, non abbiamo tutto questo tempo, dovrebbe saperlo. I vertici vogliono dei risultati il prima possibile. Non c’è alcun bisogno che le ricordi cosa le succederebbe se, dopo tutti i soldi che sono stati investiti, dovesse fallire la missione”
“Lo so benissimo signore. Questa volta cercheremo di essere più prudenti”.
 
Lucy si svegliò, sentendo alcune voci discutere nella stanza accanto. Aprì gli occhi a fatica, per quanto potessero concederle le palpebre appesantite per il troppo dormire, cercando di focalizzare dove si trovasse. La vista annebbiata e un dolore lancinante alla testa le impedivano di mettere a fuoco le forme e l’unica cosa che riuscì a capire era che si trovava in una stanza dalle pareti bianche. Cercò di mettersi a sedere puntellandosi con le braccia e quando i polpastrelli toccarono la superficie su cui era distesa, sentirono che era morbida, ma allo stesso tempo ruvida. Ci mise un attimo, poi realizzò di essere coricata su di un materasso, ricoperto da pesanti coperte non troppo confortevoli. In quel momento, l’odore asettico di disinfettante giunse alle sue narici e, mentre cercava di sollevarsi, avvertì una fitta improvvisa all’altezza dello stomaco, che la obbligò a distendersi nuovamente. Allungò le mani cercando di toccarsi la pancia, ma sentì che queste erano impedite nei movimenti da alcuni cavi. Istintivamente sollevò il braccio sinistro per quanto riusciva e si mise ad osservarlo, cercando di focalizzare cosa poteva tenerla bloccata. Si concentrò il più possibile per riuscire a mettere a fuoco cos’era piantato nel suo avambraccio. Da quell’oggetto partiva un piccolo tubo che andava verso l’alto e, seguendolo, riuscì a distinguere un’asta con attaccata una sacca.
“Una flebo… Quindi sono in ospedale” realizzò.
Non riuscendo a muoversi pensò di chiamare qualcuno, ma nel momento in cui cercò di parlare, non riuscì ad emettere alcun suono se non alcuni rantoli sommessi; si accorse di avere la bocca e la gola asciutte, probabilmente a causa della scarsa idratazione.
 
Mentre pensava a come riuscire a farsi sentire, le voci della stanza accanto ripresero a parlare, questa volta con toni più accesi.
 
“Miss Brandy, non possiamo costruire una nuova Doll e neppure riparare il modello L-01. Le chiedo di recuperare il materiale che può ancora essere riutilizzato, ammesso che ce ne sia, e procedere allo smantellamento” ordinò l’uomo.
“Capisco signore, ma…”.
“La missione sarà presa in carico dal modello L-00”.
“Ma… Signore… Il modello L-00 potrebbe risultare instabile… Lo abbiamo scartato a causa della sua resistenza ad archivio. Durante la missione all’isola di Tenrou…”
Ma non riuscì a terminare la frase, interrotta dal suo interlocutore che, decisamente spazientito, prese parola. “Miss Brandy, sta forse insinuando che la mia memoria ha qualche problema? Ricordo benissimo cosa accadde durante quella missione. Ma se non erro il problema era stato risolto. Oppure devo iniziare a dubitare anche delle capacità  dell’ingegnere Hibiki, oltre che delle sue?”
 
La donna deglutì, poi, con lo sguardo rivolto al pavimento, riuscì solo a sussurrare:
“Come desidera, Signor Purehito”.
 
 
Lucy, che aveva udito tutta la conversazione, iniziò a tremare. Sapeva bene che essere in quella stanza non significava nulla di buono e, a giudicare dalle sue condizioni, la Doll che presto sarebbe stata smantellata era lei. Solo… Non riusciva a capire come si fosse ferita a quel modo: la vista era ancora annebbiata e iniziava a pensare che si fosse danneggiato qualche circuito interno; inoltre non riusciva nemmeno ad alzarsi, segno che anche il sistema per la deambulazione era stato compromesso. Sì, la demolizione era l’unica soluzione. Le Doll più fortunate –ma davvero si poteva parlare di fortuna?-, quelle che venivano danneggiate in modo lieve ma comunque rese inutilizzabili per le missioni, venivano trasformate in bambole per il piacere di uomini e donne lussuriosi; passavano coi loro noleggiatori le ore per cui questi avevano pagato facendo tutto ciò che essi desideravano, poi, al termine del loro lavoro, le loro memorie venivano cancellate ed erano nuovamente pronte per diventare l’oggetto del desiderio più sfrenato del nuovo cliente con cui avrebbero passato le ore successive.
 
Per questo una Doll non si sarebbe mai sognata di disubbidire agli ordini. Farlo significava perdere definitivamente la propria identità a causa della ciclica formattazione dei dati che avveniva nel passaggio da un cliente all’altro. Diventare un semplice automa era ben peggio che essere smantellata. Almeno, così la pensava Lucy.  
 
 
Doveva scappare. Cercò di scendere dal letto, ignorando il dolore alla pancia e concentrandosi sui movimenti che il suo corpo doveva fare. Si mise a sedere e poi si girò sul lato sinistro, facendo cadere le gambe penzoloni: non avvertiva alcuna reazione dagli arti inferiori, ma non sapeva cos’altro fare. Prese un grosso respiro e, aiutandosi con le braccia, si lasciò scivolare giù dal letto, ma il risultato fu disastroso: le gambe, come fossero di cemento, non si distesero e quando i piedi toccarono terra il corpo era totalmente sbilanciato in avanti a causa della spinta che la ragazza si era data. Quando realizzò che stava cadendo, Lucy cercò di portare le braccia avanti per riparare il viso ma la flebo bloccò momentaneamente il braccio sinistro; il contraccolpo fu così violento da stracciare l’ago dalla vena, mentre il suo busto compiva una leggera rotazione, facendola sbattere violentemente a terra sul fianco.
 
Il frastuono provocato dalla caduta sua e del treppiedi che sorreggeva la flebo attirò l’attenzione dell’uomo e della donna che stavano discutendo nella stanza accanto, i quali si precipitarono subito da Lucy. Le lacrime scendevano copiose dagli occhi della ragazza, rigandole il volto, segno dell’eccessiva umanizzazione del prodotto. L’uomo se ne accorse e sentenziò, deciso
 
“Miss Brandy, direi che non è il caso di indugiare oltre. La sopprima e proceda come stabilito”.
 
Gli occhi di Sherry Brandy iniziarono a bruciare, mentre il respiro le morì in gola; si sforzò di deglutire e di riprendere a respirare regolarmente per bloccare le lacrime che minacciavano di uscire: quella bambola era la prima che lei avesse mai creato. Per lei era come una sorella e non avrebbe mai avuto il coraggio di fare ciò che le era stato richiesto.
 
 
Per progettarla si era basata sul modello L-00, costruito dal suo insegnante, il professor Heartphilia. L’uomo si era talmente affezionato alla sua invenzione da darle il nome della sua defunta figlia, Lucy. Il linguaggio di programmazione usato dal professore per la sua creazione era piuttosto vecchio e spesso la Doll riscontrava dei problemi nell’esecuzione dei comandi impartiti tramite Archivio, che utilizzava un linguaggio più recente: per questo fu deciso dal consiglio di astenerla dal compiere determinate missioni. Ma questo “paradiso” per il modello L-00 durò fino alla morte del professore, avvenuta due mesi prima: da allora avevano ricominciato ad utilizzare la Doll per i più svariati incarichi.
 
“Miss Brandy, ha capito quello che le ho detto? La sopprima immediatamente”
 
“Ma…..” cercò di replicare la donna.
 
“Devo pensare ad un’insubordinazione? Se non vuole farlo lei lo farò io. E se proverà ad impedirlo, potremmo considerare la nostra collaborazione terminata”.
 
Gli occhi della donna si spalancarono, la bocca distorta in una smorfia di terrore. Questa volta non riuscì a fermare le lacrime, che iniziarono a rigarle il volto.
 
“No! No! Farò come vuole” rispose lei con voce supplichevole.
 
“Sto aspettando” replicò secco l’uomo.
 
Lucy, ancora a terra, aveva assistito impotente alla scena. Atterrita, cercò di gridare, di chiedere pietà, qualsiasi fosse stata la sua colpa, ma nessun suono uscì dalla sua bocca. Era davvero tutto finito? Non aveva alcuna possibilità di sopravvivere?
 
Sherry, intanto, si era alzata ed era andata nella stanza in cui aveva discusso con Purehito fino a qualche minuto prima, per tornare con una siringa piena di un liquido verdastro. Si chinò accanto a Lucy e le sollevò appena la testa, appoggiandola sulle sue gambe; poi avvicinò le labbra all’orecchio della ragazza
 
“Ti voglio bene” sussurrò.
 
Le baciò la fronte poi, sotto lo sguardo inquisitore dell’uomo, che voleva accertarsi che la richiesta venisse portata a termine dalla dottoressa, infilò l’ago nell’avambraccio destro della sua Doll.
 
 
 
 
 
 
“No! No!” cercava di gridare invano la ragazza.
 
“…eglia! Ehi Lucy!”
 
 
“Noooooooooo!” urlò Lucy, alzandosi a sedere di scatto, il corpo freddo madido di sudore e il volto rigato dalle lacrime.
 
“Ehi Lucy!” disse Natsu cercando di attirare la sua attenzione “Tutto bene?”
 
La ragazza indietreggiò di scatto, andando a sbattere contro la testiera del letto.
 
“Lucy! Sei decisamente più strana di ieri!” disse Happy, accucciato ai suoi piedi.
 
“Io…io…” balbettò la bionda terrorizzata, mentre i suoi occhi, si posavano ora su Happy, ora su Natsu come a cercare di capire le loro intenzioni.
 
Plue si avvicinò a lei, tirandola per la canottiera e guardandola con aria decisamente preoccupata. La bionda lo abbracciò, iniziando ad accarezzargli la testolina bianca.
 
 
Senza distogliere lo sguardo dalla ragazza, Natsu si mise a sedere sul materasso.
 
“Certo che se ti agiti così tanto nel sonno… Non posso darti tutti i torti se poi butti giù delle dosi massicce di sonnifero per dormire” bofonchiò nel tentativo di calmarla.
“Eh?” fece lei di rimando, mentre il terrore provato durante il risveglio stava pian piano passando.
 
“Beh, urlavi come una pazza!” disse sornione il gatto.
 
Il volto di Lucy, pallido, si tinse di un leggero rossore “Io… cosa ho detto?” chiese con un filo di voce.
 
“Mah… Niente di che… Gridavi come una mammoletta! Magari hai sognato un qualche insetto… O forse un topolino…” disse Natsu ironicamente, voltandosi verso Happy, che era alle sue spalle, a chiedere conferma “Vero Happy?”
 
“Cì”.
 
Un cuscino centrò in pieno la testa del ragazzo.
 
“Stupido!” urlò Lucy.
 
“Ahi!” disse Natsu massaggiandosi il punto colpito. Poi, fulmineo, si voltò di nuovo verso Lucy e si avvicinò a lei, fissandola negli occhi “Vedo che stai già meglio!” le disse sorridendo.
 
 
La bionda si irrigidì. Saranno stati si e no a dieci centimetri di distanza: la ragazza poteva sentire il respiro dell’altro sulla sua pelle e, quando il fiato del ragazzo le carezzò il collo umido di sudore, rabbrividì.
 
Solo in quel momento si accorse di avere freddo e cercò di cacciarsi le coperte fin sopra alla testa, ma le lenzuola erano intrappolate sotto il corpo di Natsu.
 
“Mmmh? Hai freddo?” chiese il ragazzo, mentre posava una mano sulla fronte di Lucy per misurarne la temperatura “Sei ghiacciata. E sudata” constatò.
 
Lucy arrossì imbarazzata e sbottò “Stavo appunto cercando di coprirmi. E se ti sposti forse ci riesco!”.
 
“Aspetta, se ti corichi ora rischi di prendere un malanno” la fermò Natsu “Happy, puoi portare un paio di asciugamani inumiditi?”
 
“Aye!” rispose l’amico, volando a tutta velocità nel bagno e ritornando poco dopo con quanto richiesto, passando una salvietta a Natsu ed una a Lucy.
 
Il ragazzo iniziò a tamponarle la schiena e la ragazza balzò in piedi strillando
 
“Cosa stai facendo?”
 
“Beh, non penserai di riuscire a tamponarti la schiena da sola? Ma scordati del resto… Per quello non ti aiuto!” disse Natsu indispettito.
“E quando mai ti avrei chiesto di asciugarmi il corpo, razza di maniaco!” urlò lei, mentre gli strappava la salvietta dalle mani e la porgeva a Plue.
 
“Ci penso da sola!” terminò secca.
 
“Bel modo di ringraziare” rispose Natsu irritato voltandosi dall’altra parte, visibilmente offeso.
 
“Umpfh” borbottò Lucy sedendosi sul letto ed iniziando a tamponarsi il viso con l’asciugamano datole da Happy. Iniziò subito a sentirsi meglio.
 
“Né, Lucy. Non soffiarti il naso nella mia salvietta” la pregò Happy.
 
La ragazza si fermò e si mise a fissare in malo modo il gatto.
 
“Certo che no! Non è mia abitudine soffiarmi il naso nelle salviette, tanto meno in quelle degli altri” rispose lei stizzita.
 
“Meno male. Altrimenti domattina non avrei saputo che salvietta usare per asciugarmi dopo il bidet. E’ una settimana che devo andare a comprarne una nuova e quella è l’unica rimasta” disse il micio tutto contento.
 
“Aaah! Che schifo!” urlò Lucy tirandogli l’asciugamano “Mi hai dato la tua salvietta del bidet?”
 
“E quale dovevo darti? Non mi fido a darti quella per il muso e quella per il bidet di Natsu… Beh… Non è propriamente in ottime condizioni… Però se preferivi quella…” fece in tutta la sua ingenuità.
 
“Gattaccio! Ti stacco i baffi ad uno ad uno!” urlò Lucy, cercando di prendere Happy che prontamente le sfuggì alzandosi in volo.
 
“Dai, stavo scherzando!” le disse cercando di calmarla.
 
“Sono già le quattro del mattino. E’ meglio se torniamo a dormire ancora un po’” li interruppe Natsu, alzandosi dal letto.
 
Stava per dirigersi verso la porta della stanza, quando sentì che qualcosa lo stava trattenendo. Si voltò e vide Lucy, il volto rosso rivolto verso il pavimento, che con la mano stava tirando un lembo della maglia.
 
“Che c’è ora?” chiese secco.
 
“Scusa per prima. Non volevo… Ecco… Essere scortese. Grazie per l’aiuto” sussurrò la ragazza.
 
“Occhei, scuse accettate” disse, ma quando fece per andarsene, sentì che Lucy non aveva ancora mollato la presa.
 
“Cosa c’è ancora?”
 
“Potreste… Tu… e Happy… Ecco… Restare… emh… finché non mi sono addormentata?”
 
Natsu si chinò portando il volto all’altezza di quello di Lucy. La scrutò per qualche secondo, poi, mentre un ghigno malvagio si dipingeva sul suo volto disse
“La principessina ha paura? Avevo ragione a pensare che fossi una mammoletta”
 
Le guance di Lucy si infiammarono, però questa volta di rabbia “Fa come se non ti avessi detto nulla. Buonanotte” disse secca, per poi tirarsi le coperte fin sopra la testa.
 
Natsu si scoprì divertito nell’osservare le reazioni di quella ragazza. Certamente il profumo e il viso erano maledettamente simili a quelli di Lisanna, ma caratterialmente erano come il giorno e la notte. Anche il fisico, aveva potuto osservare, era diverso: Lucy era decisamente più formosa.
 
Cercò di stuzzicarla ancora per vedere cosa avrebbe risposto questa volta “Potrei anche farlo… A patto che anche io e Happy possiamo dormire nel letto. Con te”.
 
Il volto della ragazza fece capolino dalle lenzuola, fissandolo seria.
 
“Se promettete di non fare nulla, ci sto”.
 
Quella reazione, decisamente diversa da quella che si sarebbe aspettato, lo spiazzò.
 
“Beh, stavo scherzando per quanto riguarda il dormire” disse grattandosi la testa, mentre si sedeva sul letto, la schiena appoggiata contro la testiera “però resteremo fino a che non ti sarai addormentata. Poi torneremo di là”.
 
Lei gli sorrise, poi, un po’ timorosa, gli chiese “Né, Natsu… Puoi darmi la mano?”
 
 
Lui la guardò perplesso, poi le rispose sorridendo
 
“Sei proprio una bambina, Lucy”.
 
E la prese per mano.
 
 
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Eccomi! Scusate il ritardo nell’aggiornare, ma sto studiando come una pazza per gli esami imminenti! Viste le tematiche trattate, ho dovuto mettere il rating arancione, almeno per ora, più avanti potrebbe anche diventare rosso… Forse a qualcuno avevo risposto alle recensioni dicendo che in questo capitolo si sarebbe capito qualcosa della missione di Lucy… Mi scuso immensamente, ma, alla fine, della missione non ho detto una fava… Però almeno avete capito qualcosa di più sul titolo (e solo su quello temo… -.-)!
Vi avviso che non sono pienamente soddisfatta di quello che ho scritto, specie per Natsu, che ogni capitolo che passa sfugge sempre di più al mio controllo, diventando sempre più OOC! L  Ma mi affido alle splendide recensioni che ogni volta lasciate per sapere cosa ne pensate voi!
Ma passiamo ai ringraziamenti: grazie a midori no yume ed ErzaScarlet_  per aver inserito questa storia tra le seguite e ringrazio Saralasse, _Alluka_ , Krizia, I n o r i e lucy_chan93 che commentano e mi sostengono!!! Grazie anche a chi legge e basta! E un ringraziamento speciale al mio otouto-chan, che legge e mi consiglia sulla parte informatica della trama (visto che sono negata)!!!
Alla prossima
Un bacio
Aya-chan
  
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