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Autore: Shiniii    21/08/2012    2 recensioni
C'è stato qualcosa fra Steve e Tony, Il giorno prima, qualcosa che fece cambiare tutto. "Steve era incredulo. Tutta la notte passata a pensare di non essere abbastanza e poi ritrovarsi 18 ore dopo a stare in un posto dove Tony Stark in persona non aveva mai portato nessun altro."
Evoluzione della storia fra Tony e Steve con piccoli accenni demenziali.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era il caos.
Era buio, caldo, l’aria polverosa e pesante, detriti ovunque, pezzi di muri per le strade.
Il rumore era assordante, fra spari e ferraglia.
Macchine ammaccate e scaraventate qua e là, fra allarmi che suonavano e urla.
Si distingueva solo una strada principale, e la visuale era proprio dal bel mezzo di questa.
Tony.
Era sporco e sangiunante qua e là, vestito normalmente, senza armatura, stava correndo verso di lui, diperato.
Uno sparo.
Tony si accasciò su di lui, dopo un sussulto.
 
Steve spalancò gli occhi, di colpo senza riuscire a muoversi, nel letto di casa Stark.
Era frastornato, tutto quel silenzio continuava ad essere assordante.
 
Era solo un incubo.
 
I battiti di Steve erano velocissimi.
Era rimasto completamente sconvolto da quel pensiero orribile e il più triste che poteva avere.
Ci mise qualche minuto a rendersi conto che Tony era accanto a lui, accovacciato come un bambino, che gli teneva la mano.
L’esperienza appena vissuta da Steve nel suo sogno fu quasi completamente spazzata via da tutta quella dolcezza inaspettata che era accanto a lui.
In effetti Tony si addormentava sempre più tardi e si svegliava sempre prima dell’altro.
Cap sorrise al pensiero che Iron Man sapeva essere la persona più dolce del mondo, quando era con lui.
Gli baciò la fronte delicatamente, e cercando di non svegliarlo si alzò dal letto il più piano possibile, nell’intento di dirigersi in cucina a bere un bicchiere d’acqua e riprendersi del tutto.
 
Tony fu svegliato da un piccolo rumore che però gli sembrò molto più forte.
Stordito, allungò una mano nel buio, accarezzando le coperte e aspettandosi di incontrare con le dita il corpo di Steve. Ma non c’era.
Si alzò troppo in fretta, ma ignorò il giramento di testa per dirigersi fra le stanze e trovare il capitano, che probabilmente aveva anche causato il rumore che lo aveva svegliato.
Steve era in cucina, serio ed un pò sconsolato, appoggiato con la schiena al bancone con un bicchiere in mano, ed ancora in mutande.
Tony lo osservò per qualche istante, cercando di capire se preoccuparsi o meno. Non voleva vederlo triste.
Si avvicinò aspettando che fosse l’altro ad iniziare la conversazione.
“Oh ti ho svegliato...scusa..”
Disse distrattamente, dopo averlo appena guardato. In realtà gli dispiaceva di averlo svegliato più di quanto lo dava a vedere, ma in quel momento non lo reputò importante.
L’incubo l’aveva stordito.
“Tutto bene?” Tony lo accarezzò con un pò di preoccupazione.
“Sì.”
“Non è vero.”
“Lascia stare, vai a letto”
“Questa è casa mia e faccio quello che voglio”
Non c’era niente da fare, Se Tony Stark voleva qualcosa la otteneva, a costo di sembrare arrogante. Anzi, lui era arrogante, a prescindere.
“Ho fatto un brutto sogno” Disse sospirando.
Steve sapeva che probabilmente sarebbe stato preso in giro, collegando i brutti sogni ai bambini.
“Tipo?”
Steve decise di smettere di guardare il pavimento e cominciare a guardarlo in faccia.
“C’era una specie di guerra, tu mi correvi incontro e mi salvavi la vita, prendendoti un colpo al posto mio...e mi morivi in braccio.”
Bevve l’ultimo goccio d’acqua sollevando il più possibile il bicchiere, come per autopremiarsi di aver raccontato il sogno abbastanza velocemente da non pentirsene.
Tony aveva intuito che nel sogno accadeva qualcosa di terribile, visto lo stato che aveva Steve, ma l’ultima cosa a cui avrebbe pensato era di esserne il protagonista.
Ci fu un silenzio a cui nessuno fece troppo caso, a causa dei pensieri.
Tony più che chiedersi come consolare Steve, si chiese se quel sogno potesse essere rapportato alla realtà.
Gli avrebbe davvero salvato la vita?
Avrebbe perso tutto, tutto ciò che aveva costruito, la fama, i soldi, il fatto di essere Iron Man.
Ma in confronto, ciò che più gli faceva paura, era perdere Steve.
Lui era il suo passato, il suo presente e sarebbe stato sicuramente parte del suo futuro.
Aveva ammirato Capitan America da quando era piccolo, e ora era lì con lui, era suo, e lo rendeva felice.
Era inutile sfuggire all’evidenza, stare con Steve era una di quelle cose che scopri all’improvviso e si impossessano di te come se ci fossero sempre state.
Lui amava Steve, era un dato di fatto ormai.
E sì, avrebbe dato la vita per lui. Perchè...
“Tony?”
Steve lo guardava, e l’altro si accorse che il suo sovrappensiero non era certo piacevole in una situazione del genere, doveva dire qualcosa.
“L’avrei fatto.”
Tony fissava il tappeto della cucina, sapendo di aver detto qualcosa che nessuno dei due si aspettava.
Si voltò verso l’altro, perdendosi nei suoi occhi azzurri come per cercare in loro il coraggio di continuare.
“Te l’avrei salvata la vita”
Steve non sapeva che dire, che fare. Perso nella situazione, lo abbracciò.
 
 
Steve aveva già messo le sue valige nell’ingresso, anche se mancava ancora qualche ora alla partenza.
La luce del sole entrava nella sala centrale in raggi opachi che illuminavano la polvere sospesa per aria.
Sul divano brillò la luce dello smartphone che gli aveva regalato Tony, che veniva usato dal propretasio solo il 10% delle sue potenzialità.
Era un messaggio di Tony.
Steve si lanciò sul divano, prima di spingere il touch screen per leggere,  con la certezza che la comunicazione fosse del tutto inutile. Visto che Tony era al piano superiore.
“Che hai addosso?”
Steve immaginò di salire al piano di sopra solo per fare notare all’altro la sua espressione, e fargli notare anche  quanto fosse inappropriato e...
No. A Steve piaceva anche questa parte di Tony.
“Un completino da cameriera.”
Gli rispose lentamente per la poca praticità nel trovare le lettere, poi inviò.
Tony stava nel suo ufficio, seduto su una sedia girevole in pelle nera, e sorridendo all’idea di un capitan america in completo maiden.
“Aahh, magari <3”
Dopo il suono del messaggio arrivato, susseguì la risata di Steve.
Strano per lui, ma quella mattina si sentiva eccitato, non ai livelli abitudinali di Tony certamente, ma sarebbe andato volentieri al piano di sopra, a interrompere qualsiasi cosa stava facendo l’altro e...
“Pensavo preferissi quando non avevo niente addosso...”
Tony lesse immediatamente il messaggio, più volte per essere sicuro. Steve in genere non aveva quelle uscite, ma Sicuramente non gli sarebbe dispiaciuto sene avesse avute più spesso.
Si mise in una posizione più attenta, con un sorriso malizioso.
“No, mi piace quando ce li hai e non fai storie per farteli togliere. Anche se quando non te li fai togliere è divertente...”
Anche Steve aveva un sorriso malizioso.
Non sapeva bene quale risposta dare, così scrisse e cancellò un paio di volte, forse perchè il sangue nel cervello stava affluendo in altre parti.
“Come ti piacerebbe divertirti ora?”
Tony si alzò dalla sedia ridacchiando fra se e se, pensando a quale sarebbe il modo migliore di reagire a quella richiesta esplicita.
Steve stava a gambe aperte e le mani dietro la nuca, un sopracciglio alzato ed un gonfiore in mezzo ad i pantaloni beige.
Tony entrò nella stanza velocemente, contraccambiando il sorriso e avventandosi verso il divano, su Steve, come un vampiro.
La sua mano scivolò lentamente sotto la maglietta bianca di Steve, mentre lo baciava profondamente.
Steve non riuscì a trattenere un sorriso, con gli occhi chiusi, fra i piccoli morsi sulle labbra.
Tony prese le gambe dell’altro e le trascinò sul divano chiaro fino a sdraiarlo. Steve non oppose alcuna resistenza, e mentre pensava seriamente all’idea di cambiare ruolo e saltargli addosso, Tony cominciò a sbottonargli i pantaloni, fin troppo lentamente, strusciando contemporaneamente sul cavallo dei pantaloni.
Steve fece cadere la testa indietro, con un sibilo, e l’altro finì per baciargli il collo, opponendo sempre più forza contro il suo corpo, e la foga si impossessò di lui.
Steve riprese il controllo di sè, afferrò Tony e lo fece sdraiare sul lato opposto del divano, mettendosi a cavalcioni su di lui e sfilandogli la maglietta con tanta foga da quasi strapparla. Cominciò a leccargli il collo, mordergli l’orecchio e sportare le sue mani sui jeans di Tony, che per tutte quelle sensazioni gemette inarcandosi.
Steve si tolse la maglietta, e si richinò subito su Tony, ansimante. Continuò a leccargli il collo, il petto, fino al reattore. Sapeva che era una cosa che lo faceva impazzire.
Il respiro caldo e la lingua di Steve intorno al reattore erano una scossa di emozioni che fecero gemere Tony, come sempre.
Steve lo spogliò definitivamente e anche Tony ricambiò e si ritrovarono nudi e sudati, nonostante la stagione ancora non estiva.
Dopo varie strusciate, Steve alzò le gambe di Tony, e dopo un momento di esitazione affondò lentamente godendosi ad occhi socchiusi l’espressione dell’altro che si mordeva un labbro dopo aver quasi urlato.
Era bellissimo, sia lui, sia quello che stava provando.
 
 
 
“Tonyy!”
“Sii?”
“Muoviti!”
“Guarda il Jet è mio.”
“Si ma non lo piloti tu”
Tony sospirò, con un trolley in mano e uno zaino in spalla, diretto speditamente verso la porta.
Steve alzò gli occhi al cielo, sollevò i suoi bagagli controllando che non avessero scordato nulla, uscì dalla stanza chiudendo la porta con un piede e si affrettò a raggiungere Tony che probabilmente era già arrivato in macchina.
Avevano salutato gli altri la sera prima, cenando fuori, e Steve ricordò con affetto Thor che gli si era avvicinato e gli aveva chiesto di portargli qualcosa da Roma; Gli sembrò molto interessato a qualsiasi posto esistesse sulla terra, probabilmente per il fatto che proveniva da un’altro pianeta.
 
“Mi prendi il cellulare? L’ho scordato sul tavolo”
Tony sorrise come per scusarsi.
Steve aveva voglia di picchiarlo.
Mise le valige nel portabagagli e senza chiuderlo salì a grandi passi fino alla stanza, la aprì, afferrò il cellulare e...
In quel momento vibrò.
Un  nuovo messaggio.
Da Bruce.
Steve non riuscì a trattenersi, infondo Tony era il suo ragazzo no?
“Hey, grazie di tutto, per ieri...sei grande”
 
Cosa?
 
“Tony?”
“...Che ho fatto?” Tony notò l’espressione di Steve.
L’ultima volta che Steve si era arrabbiato non è stato un bello spettacolo.
Hey, grazie di tutto, per ieri...sei grande
“Eh?”
“Il tuo amichetto Bruce, ti ha mandato un’altro dolce messaggino.”
Non era la prima volta che Bruce si manifestava con frasi simili, e a Steve non andava troppo a genio.
“L’ho solo aiutato a...”
“Sì, sì, scienza e tecnologia sono le uniche cose che vi uniscono.”
Tony e Bruce si ammiravano a vicenda, questo non si poteva negare, ma nella testa di Tony non era mai passato il pensiero che potesse esistere qualcosa di più.
Ma d’altronde era normale che Steve fosse geloso.
“Sì, solo quello.”
Tony conservò un tono fermo e sicuro, fissandolo negli occhi.
“E per me ci sei solo tu”
Continuò, sossurrandogli all’orecchio.
Si sedettero in macchina, Steve leggermente abbacchiato, o forse solo assonnato.
“Comunque sei carino quando fai il geloso, diventi tutto rosso”
Non era vero, ma Steve non si era certo guardato allo specchio.
Partirono.
Destinazione aereoporto.
Destinazione Roma.



Ok, non mi picchiate. Non ho scritto per davvero molto tempo,
e questo capitolo non è nemmeno un gran chè, è che non ho molte idee. Chiedo perdono.
Se avete letto e vi è piaciuta, ma anche se non vi è piaciuta, vi prego, recensite
perchè mi rende felice quando mi fate sapere cosa ne pensate <3
  
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