Trecentotrentanove
They say it’s your birthday
It’s my
birthday too
Loro dicono che è
il tuo compleanno
È anche il mio
Datele un amore
felice o infelice, ma che sia amore
Solo tu
Solo io
Posso trovarti
Solo io
E inginocchiarmi
Solo io
Per innalzarti
Mio sole, mi senti?
Solo io
Da quante lune
Solo io
Ti aggiusto il cuore
Solo io
Io sono un'ombra
E tu sei il sole
Mio sole, rispondi
(È Delicato, Zucchero)
Krasnojarsk, notte del 26 Febbraio 1843
Forradalom, 9 Perspektíva Szabadság
Casa Zirovskij
Aveva esagerato.
Lo capiva dallo sguardo
triste e confuso di Natal'ja, quanto aveva esagerato.
Le aveva accarezzato i
capelli fino allo sfinimento, per farsi perdonare.
I suoi meravigliosi,
serici e lunghissimi capelli d'oro.
Gli erano mancati.
Lei era incredibilmente docile,
non fiatava quasi.
A Gee dispiaceva vederla
così.
Gli dispiaceva davvero.
Non ci riusciva proprio,
ad essere cattivo con lei.
Ci aveva provato, ci aveva
provato tante volte...
Ma non ci riusciva.
-Ascolta, Lys, io posso...
Posso dimenticare. Giuro che ci
proverò. E mi dispiace per quello che è successo, ma... Forse sono uno dei
tanti cretini che passano le giornate a struggersi per amore, ma io non sto a
guardare mentre la mia donna diventa la donna di un altro-
-Non sarò mai la donna di
Feri. Lo sai-
-Non abbastanza! E
soprattutto non ci credo-
-Secondo te perché non
sono andata fino in fondo?-
-Forse hai capito che non ne valeva la pena?-
-Cretino...-
Alja scosse la testa, e
Gee smise di ridere.
-Per lui sarebbe stata la prima volta-
George sgranò gli occhi.
-Cioè, non ha mai...-
-Mai. Ha
infranto i cuori di non so quante prostitute che gli si sono praticamente
gettate tra le braccia, ma non l’ha mai fatto. Non ha mai tradito il suo amore
platonico... Platonico fino a due giorni
fa-
-A ventitré anni?-
Natal’ja lo fulminò con lo
sguardo.
-Aspettava me-
-Dio, che idiota! Io ne
avevo undici, quando papà mi ha presentato le sue "amiche" della casa
di Madame Mathilde, a Liverpool... Le
"figlie adottive" di Madame Mathilde, sai...-
-E io tredici, con te, ma
che diavolo importa?!-
-Non hai capito, Lys...
Non è un idiota per questo, ovviamente...
Ma perché aspetta te... La mia Natal'ja!-
-La tua Natal’ja è tornata da te- gli ricordò Lys, dolcemente.
-Per sempre?-
-Per più di sempre, Gee-
Sabato 27 Febbraio
1843
Diciottesimo compleanno di
Natal’ja
Ventiduesimo compleanno di
Geórgos
Ancora una
volta, fu Gee il primo a svegliarsi.
Ma quello
non assomigliava nemmeno lontanamente a un mattino qualsiasi.
Era il mattino del 27, Sabato 27 Febbraio 1843.
Gee non
aveva dormito molto, quella notte.
Lys, da
quando era tornata, si addormentava tranquilla, ma aveva tolto il sonno a lui.
Gli
sembrava perfino più bella di prima, e l'averla quasi persa gli faceva ancora
più male.
La
guardava dormire con le lacrime agli occhi, bruciava di gelosia fino a non
sentire più il cuore.
Fuori non
sembrava esserci nessun inferno climatico -o perlomeno non era ancora
scoppiato-, quindi decise di uscire, anche solo per un attimo.
Si sedette
sul primo guardino e si guardò intorno, seppur consapevole che neanche quel
giorno avrebbe trovato qualcosa di nuovo.
Tutto
bianco, tutto ghiacciato.
Tutto così incorreggibilmente Siberiano.
Non si
smentiva proprio mai, quella terra spietata.
Lì il sole
lo conoscevano solo per sentito nominare.
Sedendosi,
però, aveva sentito un fruscio...
Se fosse
stato a Sparta, in un bosco del Taigeto, avrebbe potuto essere un serpente, uno
di quei bei serpenti verdi e turchesi che piacevano tanto a sua zia Dejanira, e
un po' meno a lui, quando si avvicinavano troppo.
Ma in
Siberia i serpenti morivano assiderati, come del resto gran parte degli altri
esseri viventi...
Compreso lui.
Con grande
stupore, raccolse qualcosa di cartaceo e reso umido dalla neve.
Un... Biglietto?
Sempre più
perplesso, lo aprì e lo lesse.
Era
brevissimo, solo quattro righe, ma il contenuto era fulminante.
Quasi
quasi avrebbe preferito il serpente spartano.
Almeno i
serpenti greci non scrivevano biglietti in cirillico...
E soprattutto non scrivevano quelle cose!
Суббота 27 Февраль 1843
Subbóta 27 Fevrál’ 1843
Coraggio, Gee...
Non possono essere tutti fedelissimi come te!
Fai gli auguri alla mia Lys e non disperarti
troppo.
F. D.
George strinse quel
biglietto nel pugno fino a ridurlo alla metà delle sue precedenti dimensioni,
un insignificante coriandolo.
Cercò di lanciarlo il più
lontano possibile, ma era troppo leggero, e gli ricadde esattamente sui piedi.
Lo bruciò con lo sguardo,
ma nemmeno così riuscì a cancellare quelle parole terribili, quell'affronto.
Un biglietto del genere
era stato la rovina di Puškin.
Georges d'Anthès aveva
insinuato qualcosa su sua moglie, la bellissima Natal'ja Gončarova -Natal'ja, appunto-, e Aleksandr l'aveva
sfidato a duello.
Com'era andata a finire,
poi, l'avevano visto tutti.
Con la sua morte, il 29
Gennaio 1837 a San Pietroburgo.
Con la morte di uno dei più
grandi scrittori e poeti della Russia di tutti i tempi, il più meraviglioso
moscovita di Mosca.
Poi d’Anthès era stato
arrestato e detenuto nella Fortezza di Pëtr e Pavel -ma perché i duelli in
Russia erano illegali, non perché quel damerino francese aveva ucciso Aleksandr Sergeevič Puškin!-, e in
seguito condotto a Corte davanti allo zar, che l’aveva perdonato e congedato.
Tra infami ci s’intendeva fin troppo bene.
Considerato ch’era perfino
il marito di Ekaterina Gončarova, la sorella di Natal’ja Puškina, che
aveva sposato il 10 Gennaio, soltanto diciassette giorni prima...
D’Anthès aveva
ventiquattro anni, come Natal’ja Gončarova-Puškina, e Aleksandr
trentasette.
Gee, a differenza di Puškin,
sapeva benissimo che quelle di Feri non erano solo insinuazioni.
E d'Anthès non aveva
datato e spedito la sua lettera il 26 Maggio, proprio il giorno del compleanno di
Aleksandr. No, Georges D'Anthès si era
risparmiato le bastardissime sottigliezze di Feri Desztor.
Ad ogni modo, doveva
chiederlo a Lys: lei era a San Pietroburgo sia il 27 Gennaio 1837, il giorno
del duello -svoltosi alla Cërnaja
Rečka-, che il 29, il giorno della morte di Aleksandr per le ferite
inflitte da d’Anthès.
Aveva partecipato alla processione davanti alla
casa del suo scrittore preferito insieme a Feri, Lys.
Victor Hugo e Aleksandr Puškin
erano sicuramente due grandissimi uomini a cui assomigliare, ma Gee avrebbe
preferito essere privato di quell'onore, avrebbe preferito non assomigliargli
affatto, piuttosto che esclusivamente nei traumi sentimentali.
Davanti alla porta di Casa
Zirovskij, però, adagiato sulla candida neve, c'era un altro biglietto, dal
destinatario inequivocabile.
Наталья, a Natal'ja, recitava l'intestazione,
rigorosamente in cirillico.
Per fortuna che Gee un
poco l'aveva imparato, il russo, in nove anni con Lys.
Lo aprì senza farsi
scrupoli.
Dopo quello che gli avevano combinato Alja e Feri,
il suo gesto poteva essere considerato solo legittima difesa da un altro
eventuale colpo al cuore.
Lo lesse con gli occhi che
gli bruciavano per la luce intensa del mattino siberiano e lo sforzo per capire
e tradurre in greco quella lingua assurda.
Mia adorata Lys, per quanto io ti ami più di ogni
mio sogno e speranza di Rivoluzione, non riuscirai a farmi pentire di quello
che ho scritto a Geórgos.
Te lo scordi, Nataljetshka.
Se la notte del 24 Febbraio tu fossi rimasta a casa
tua, probabilmente oggi mi sarei risparmiato di far soffrire come un cane il
tuo bel maritino greco con il mio biglietto d'auguri...
Ma lo sai anche tu come sono andate le cose, angelo
mio.
Ti ho permesso di tornare da lui, non ho
approfittato delle tue debolezze di quella notte, e spero almeno che ne sia valsa
la pena...non chiedermi altro.
E dà un buffetto su una guancia al tuo tesoro da
parte mia.
Sai quello che penso e penserò fino all'ultimo giorno
della mia vita...
Non avrei mai dovuto lasciarti andare via.
Non avrei mai dovuto lasciarti uscire dalla mia
camera.
Sai che io soffro più di voi, in ogni caso.
Per sempre tuo,
Feri
Gee stracciò anche quello,
ed esitò un attimo davanti alla porta.
Magari quel bastardo aveva scritto una lettera
anche per ognuno dei loro figli...
Dei suoi figli.
Solo suoi e di Natal'ja.
Poi la spalancò, finalmente
deciso sul da farsi.
Andava a riprendersela.
Ma non con la violenza, la
furia e la follia del giorno prima...
Andava a riprendersela come avrebbe fatto prima del
24 Dicembre 1843.
Natal'ja era tornata da lui...
E aspettava soltanto che
lui la perdonasse con il cuore, oltre che con le parole.
Forse quel momento era arrivato.
Prima di rientrare in
camera, si chiese se non lo stesse facendo solo per vendicarsi di Feri e della
sua odiosa strafottenza...
Ma no, non poteva essere.
Per quella si era già vendicato
il giorno prima, riempiendolo di botte.
Lui rivoleva Natal'ja...
La sua Natal'ja...
Quella che Feri non avrebbe mai avuto.
Tornò in camera stando
molto attento a non fare rumore, si sdraiò di nuovo accanto a Lys e la svegliò
con un bacio.
-Gee, non sono mica Cenerentola...- borbottò Alja, con la sua solita dolcezza.
-Cenerentola è l'unica
principessa delle fiabe che non si sveglia con un bacio, sai?-
La biondina gli rivolse
uno sguardo vacuo.
Ovvio che non lo sapeva.
-Beh, io non sono morta.
Bastava chiamarmi, mi sarei svegliata lo stesso-
Gee era incredulo.
Nove anni insieme, e Natal'ja non aveva mai dato
neanche il più vago segno di normalità.
-Benissimo,
riaddormentati. Rifacciamo da capo-
Lei lo guardò come per
capire se facesse sul serio, quindi chiuse gli occhi.
-Natal'jaaa!- gridò Gee.
L'aveva chiamata, come
voleva lei.
Poi scoppiò a ridere e la
baciò ancora.
-Sei proprio matta, tu-
-Già. Mica come quella noiosa di Cenerentola-
-La mia Natal'ja è diversa
da tutte le principesse...-
-Forse perché sono una
fiammiferaia-
Lui le sorrise e le lasciò
un bacio su una guancia.
-La più fantastica di tutte le fiammiferaie. E
l’unica, mi sa-
-Quanti anni compio?-
chiese distrattamente Lys, con gli occhi che scintillavano.
-Ventidue-
-E tu?-
-Diciotto-
-Non è il contrario?-
-Cosa te lo fa pensare?-
-Scemo... Tu i diciotto li
hai compiuti quattro anni fa-
-Quindi adesso tocca a te.
Ti spetta di diritto-
-Sempre che tu non voglia
negarmelo-
-Tu ci tieni tanto, a
compierli?-
-Che discorsi sono...-
-Come i tuoi-
Alja sospirò.
-Sono davvero così, i miei
discorsi?-
-Anche peggio-
-Come, come? Peggio dei tuoi?-
Gee scosse la testa,
trattenendo a stento un sorriso.
-Lo sapevo che neanche a
diciotto anni saresti diventata gentile-
Natal’ja sgranò gli occhi,
mettendosi seduta così velocemente da sbattere la testa contro la testiera del
letto.
-Come avrei dovuto diventare?-
Lo guardò meglio, e si
accorse che aveva dei fiocchi di neve tra i capelli.
Spiccavano tantissimo,
quegli aghi di ghiaccio, tra i capelli nerissimi di Gee.
Li scompigliò lievemente,
i bellissimi capelli del suo bellissimo Georgij, e sorrise.
-Nevica in camera?- domandò, perplessa.
George roteò gli occhi.
Come le venivano certe idee?
-Sì, stanotte non sapevo
cosa fare e ho fatto un buco nel tetto-
Lys gli rivolse uno
sguardo scettico.
-E non sei caduto?-
-Da dove?-
-Dal tetto-
-Oh, Lys... Guarda che io ti adorerei anche se tu dicessi qualcosa d’intelligente,
ogni tanto-
-Perché?-
-Effettivamente, ora che
mi ci fai pensare, non ce n’è alcun
bisogno. Cioè, più che altro non c’è
speranza-
-Di cadere dal tetto? Certo
che c’è speranza, basta buttarsi.
Però sul fatto che non ce ne sia bisogno sono d’accordo-
Alja era una ragazza intelligente, davvero.
Forse era proprio perché era così intelligente, che
diceva sempre cose assurdamente cretine.
Gee le aveva pensate tutte, per giustificarla.
-Cambiamo argomento, eh?-
-Che vuoi, mi sono appena
svegliata, mi hai appena svegliata, e
poi compiere diciotto anni è traumatico...-
-E ventidue, allora? A ventidue anni una ragazza non è più in età
da marito!-
Alja inarcò un
sopracciglio.
-Tu non sei una ragazza, e sei già un marito...-
-E allora? La mia era
solo... Solidarietà femminile-
La biondina annuì, anche
se piuttosto allucinata.
-Khristos...-
La solidarietà femminile di George?
-Sei inquietante, Gee. Mai quanto i tuoi congiuntivi, ma sei
inquietante-
Lui sbuffò, trattenendosi
a stento dal ridere.
-I congiuntivi sono quasi più bastardi del tuo Feri
Desztor-
-Oh, no. Il mio Feri Desztor non è un bastardo. È con gli altri, che lo è-
George sembrava colpito da
quella descrizione.
-Bello, eh...-
Lys scoppiò a ridere, per
poi posare la testa sulla spalla di Gee.
-Non potrei mai stare senza di te...-
-Secondo me il punto è che
non potresti mai stare con Feri. È
insopportabile!-
-Mai quanto te-
Gee inarcò un
sopracciglio.
-Problemi con il sottoscritto?-
-Con la tua gelosia
allucinante, più che altro-
-Ma più che giustificata,
visti gli ultimi avvenimenti-
-Mmh... Forse-
Il ragazzo le passò un
braccio sotto la schiena e la strinse più forte a sé, in silenzio.
-Credi di avermi perdonata
davvero, adesso?- domandò infine lei, con un fil di voce.
-Credo-
-Senti ancora tanto male?-
-Abbastanza-
-Dove?-
chiese Lys in un sussurro, posandogli un bacio sul petto, proprio all'altezza
del cuore.
Lui sorrise, ma il suo era
un sorriso teso, spezzato dal dolore.
-Alla milza. Ci hai appena affondato il ginocchio-
-Oh, scusa...-
-Figurati-
-È terribilmente bello
compiere gli anni lo stesso giorno, vero?-
Gee annuì, sorridendo.
-È meraviglioso, Lys-
Gee era nato la notte del
26 Febbraio 1821, dieci minuti dopo la mezzanotte, e Alja la notte del 27
Febbraio 1825, dieci minuti prima della mezzanotte.
Gee quasi il 26, Alja quasi il 28.
Ma alla fine era 27 per
entrambi.
Gee era nato con l'Egeo in
tempesta, Alja con la bufera di neve.
Gee era nato l'anno in cui
era iniziata la Guerra d'Indipendenza Greca, e Alja l'anno della Rivolta
Decabrista.
Ed entrambi di Sabato, come in quel 1843.
Era la trama di Lachesi...
E Lachesi li aveva in gloria quanto in odio.
Gee aveva un'aria
estatica, e nel suo sguardo c'era la stessa dolcezza infinita di quando aveva
la meravigliosa certezza che Lys fosse solo sua.
Natal'ja posò una mano
sulla sua e lo guardò negli occhi.
-Adesso cosa senti?-
Parlava della loro pelle,
delle loro dita intrecciate.
Dei brividi del corpo e del ricordo di Feri sul suo
corpo.
Lui sorrise di un sorriso
indecifrabile, ma perdutamente innamorato.
-Mi fai venire le vertigini, come sempre-
-Non hai più... Paura?-
-Lui sarà sempre addosso a
te. Come lo ero io prima di quella notte. E
forse lui ne ha più diritto di me-
Lys una simile risposta
non se l'aspettava.
-Non... Non credo-
-Suvvia, tra di voi era
destino. Io sono...-
-Mio marito e il mio amore. Per il resto del mondo, l'eroe di Sparta. Non accetto altre definizioni-
-Sono felice che tu sia tornata.
Mi hai distrutto il cuore, Lys... Ma
oggi sono guarito. Mi hai guarito.
Solo tu potevi. Solo il
tuo ritorno. La tua sincerità. I tuoi sensi di colpa. Le tue lacrime. Il tuo amore.
E sai, mia Luce... Con te è bello perfino avere ventidue anni-
Lei sorrise, ma oltre alla
felicità e alla commozione, nei suoi occhi c'era un velo di preoccupazione.
-Diciotto, invece, sono
decisamente troppi... Vasimnátsat',
Gee! Sono così tanti...-
-Alja, tu sai che il ventidue viene dopo il
diciotto, vero? Sai che teoricamente dovrei essere più sconvolto
io, che ho quattro anni di più?-
-Teoricamente. Tu ormai ci sei abituato. Fino a ieri ne avevi ventuno, no? E oggi ventidue.
Cosa ti cambia?-
-Se solo questo fantastico
ragionamento lo facessi anche per te...-
-Ma io cosa c'entro, scusa?-
Oh, niente.
Lei era Natal’ja.
Ed era fantastica così.
-Allora, che ne diresti se
consumeremmo...se consumassimo il
nostro compleanno?-
-Non era il matrimonio,
che si consumava?-
-Il matrimonio, e tutti i giorni dopo-
-Sei proprio tornato
quello di prima... Quello che voleva
traviarmi già a nove anni-
-Quello che ti ha traviata a nove anni. E tu eri perfettamente consenziente-
-Sì, ma tu avresti potuto
avere pietà della mia innocenza...-
-Quale innocenza, Lys? Di quale innocenza stai
parlando?-
-Oh, che stupido che
sei...-
-Io sarò anche stupido, ma
tu non sei mai stata innocente!-
-Tanto tempo fa, forse...-
-Vuoi dire prima di nascere?-
-George!-
-Stai tranquilla, non ho
assolutamente niente da ridire-
Con quelle parole, la
baciò.
E in ogni secondo di quel
bacio che incendiò il cuore ad entrambi, Gee sentì il suo amore guarire.
Anche Lys si sentì sciogliere
e illuminare dentro, ma prima che quel bacio divampasse e diventasse qualcosa
di molto più grande, molto di più, prima di andare oltre come entrambi
desideravano più di ogni loro prossimo respiro, lo fermò.
Fece una fatica terribile,
e fu quasi doloroso, da tanto ch'era travolta dalla passione, ma lo fece.
Doveva farlo per lui.
Per il bene di Gee.
-Come ti senti?- gli
chiese, accostando il viso e posando una guancia sulla sua.
Gee la guardò confuso e
smarrito da quell'interruzione.
-Da Dio, Lys... Da Dio-
Lei sorrise e riprese a
baciarlo, ancora più appassionatamente.
Non avrebbero smesso tanto presto, quella volta.
Note
Vasimnátsat' (russo): Diciotto.
They say it’s your
birthday, it’s my birthday too: Loro dicono che è il tuo compleanno, è anche il
mio. Birthday, The Beatles.
Datele un amore felice o
infelice, ma che sia amore: Giorni di Neve, Claudio Baglioni.
Ed ecco la prima parte del
27 Febbraio.
Che ne dite, le cose vanno
meglio, eh?
Scrivere questo capitolo è
stato bellissimo, prima credevo che sarebbe stato difficile, ma...
Hanno fatto tutto Alja e
Gee, hanno fatto tutto da soli ;)
O meglio, quasi ;)
Quanto a Feri...
Beh, non è facile, per
lui, accettare che Lys sia tornata da Gee, anche se è stato lui stesso a dirle
che poteva farlo, se era quello che voleva.
Quel biglietto, anzi, quei
due biglietti, non li ha scritti solo con cattiveria, per vendetta, ma
soprattutto per disperazione.
Però non ci è andato tanto
leggero, affatto.
Nei prossimi capitoli ci
sarà un altro, come dire, “incontro” tra Feri e Gee, e poi arriverà un altro
personaggio, che non è proprio un mio personaggio, perché è esistito
davvero...un grande amico e collega ucraino di Puškin, a me -e anche a Lys-
molto caro, il quasi omonimo del nostro Niko, riuscite a immaginare chi possa
essere?
Anche se praticamente l’ho
già detto io ;)
L’ “ospite d’onore” di
questo capitolo era Aleksandr Puškin ;)
Il duello Feri Desztor VS
Philipp Gorjakov e l’incontro Nastas’ja Ševčenko/Forradalmi sono in
preparazione... ;)
Intanto spero che questo
capitolo vi sia piaciuto!
A presto ;)
Marty