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Autore: Natalja_Aljona    22/08/2012    1 recensioni
Natal'ja vende fiammiferi e sogna la Rivoluzione.
Siberiana fin nelle ossa e nel sangue, nel cuore e nell'anima, nipote di uno dei capi dei Decabristi ed ultima erede della famiglia russa più temuta dallo zar, è quasi impazzita in prigione ma sa che non è finita.
Geórgos vive per la guerra e per il cielo di Sparta.
Nato durante la Guerra d'Indipendenza Greca e nipote del capo dei Kléftes, i briganti e i partigiani del Peloponneso, ogni notte spara alle stelle perché ha un conto in sospeso con gli Dei.
Feri è uno zingaro ungherese, il terzogenito di Kolnay Desztor, il criminale del secolo, e il più coraggioso dei suoi fratelli.
Legge il destino tra le linee della mano, e tre anni di galera e lavori forzati non sono bastati a fargli smettere di credere nel suo.
Nikolaj, ussaro polacco e pianista mancato, crede di aver perso tutto.
Sa che l'epilessia, i complessi d'inferiorità nei confronti del padre morto, l'ossessione per sua cugina e i suoi sogni infranti lo uccideranno, ma la sua morte vuole deciderla lui, e a ventidue anni s'impicca per disperazione e per vendetta.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
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Trecentotrentanove


Trecentotrentanove

They say it’s your birthday

It’s my birthday too

Loro dicono che è il tuo compleanno

È anche il mio

Datele un amore felice o infelice, ma che sia amore

Solo tu

 

Solo io
Posso trovarti
Solo io
E inginocchiarmi
Solo io
Per innalzarti
Mio sole, mi senti?
Solo io
Da quante lune
Solo io
Ti aggiusto il cuore
Solo io
Io sono un'ombra
E tu sei il sole

Mio sole, rispondi

(È Delicato, Zucchero)

 

Krasnojarsk, notte del 26 Febbraio 1843

 

Forradalom, 9 Perspektíva Szabadság

Casa Zirovskij

 

Aveva esagerato.

Lo capiva dallo sguardo triste e confuso di Natal'ja, quanto aveva esagerato.

Le aveva accarezzato i capelli fino allo sfinimento, per farsi perdonare.

I suoi meravigliosi, serici e lunghissimi capelli d'oro.

Gli erano mancati.

Lei era incredibilmente docile, non fiatava quasi.

A Gee dispiaceva vederla così.

Gli dispiaceva davvero.

Non ci riusciva proprio, ad essere cattivo con lei.

Ci aveva provato, ci aveva provato tante volte...

Ma non ci riusciva.

-Ascolta, Lys, io posso... Posso dimenticare. Giuro che ci proverò. E mi dispiace per quello che è successo, ma... Forse sono uno dei tanti cretini che passano le giornate a struggersi per amore, ma io non sto a guardare mentre la mia donna diventa la donna di un altro-

-Non sarò mai la donna di Feri. Lo sai-

-Non abbastanza! E soprattutto non ci credo-

-Secondo te perché non sono andata fino in fondo?-

-Forse hai capito che non ne valeva la pena?-

-Cretino...-

Alja scosse la testa, e Gee smise di ridere.

-Per lui sarebbe stata la prima volta-

George sgranò gli occhi.

-Cioè, non ha mai...-

-Mai. Ha infranto i cuori di non so quante prostitute che gli si sono praticamente gettate tra le braccia, ma non l’ha mai fatto. Non ha mai tradito il suo amore platonico... Platonico fino a due giorni fa-

-A ventitré anni?-

Natal’ja lo fulminò con lo sguardo.

-Aspettava me-

-Dio, che idiota! Io ne avevo undici, quando papà mi ha presentato le sue "amiche" della casa di Madame Mathilde, a Liverpool... Le "figlie adottive" di Madame Mathilde, sai...-

-E io tredici, con te, ma che diavolo importa?!-

-Non hai capito, Lys... Non è un idiota per questo, ovviamente... Ma perché aspetta te... La mia Natal'ja!-

-La tua Natal’ja è tornata da te- gli ricordò Lys, dolcemente.

-Per sempre?-

-Per più di sempre, Gee-

 

Sabato 27 Febbraio 1843

Diciottesimo compleanno di Natal’ja

Ventiduesimo compleanno di Geórgos

 

Ancora una volta, fu Gee il primo a svegliarsi.

Ma quello non assomigliava nemmeno lontanamente a un mattino qualsiasi.

Era il mattino del 27, Sabato 27 Febbraio 1843.

Gee non aveva dormito molto, quella notte.

Lys, da quando era tornata, si addormentava tranquilla, ma aveva tolto il sonno a lui.

Gli sembrava perfino più bella di prima, e l'averla quasi persa gli faceva ancora più male.

La guardava dormire con le lacrime agli occhi, bruciava di gelosia fino a non sentire più il cuore.

Fuori non sembrava esserci nessun inferno climatico -o perlomeno non era ancora scoppiato-, quindi decise di uscire, anche solo per un attimo.

Si sedette sul primo guardino e si guardò intorno, seppur consapevole che neanche quel giorno avrebbe trovato qualcosa di nuovo.

Tutto bianco, tutto ghiacciato.

Tutto così incorreggibilmente Siberiano.

Non si smentiva proprio mai, quella terra spietata.

Lì il sole lo conoscevano solo per sentito nominare.

Sedendosi, però, aveva sentito un fruscio...

Se fosse stato a Sparta, in un bosco del Taigeto, avrebbe potuto essere un serpente, uno di quei bei serpenti verdi e turchesi che piacevano tanto a sua zia Dejanira, e un po' meno a lui, quando si avvicinavano troppo.

Ma in Siberia i serpenti morivano assiderati, come del resto gran parte degli altri esseri viventi...

Compreso lui.

Con grande stupore, raccolse qualcosa di cartaceo e reso umido dalla neve.

Un... Biglietto?

Sempre più perplesso, lo aprì e lo lesse.

Era brevissimo, solo quattro righe, ma il contenuto era fulminante.

Quasi quasi avrebbe preferito il serpente spartano.

Almeno i serpenti greci non scrivevano biglietti in cirillico...

E soprattutto non scrivevano quelle cose!

 

Суббота 27 Февраль 1843

Subbóta 27 Fevrál’ 1843

 

Coraggio, Gee...

Non possono essere tutti fedelissimi come te!

Fai gli auguri alla mia Lys e non disperarti troppo.

F. D.

 

George strinse quel biglietto nel pugno fino a ridurlo alla metà delle sue precedenti dimensioni, un insignificante coriandolo.

Cercò di lanciarlo il più lontano possibile, ma era troppo leggero, e gli ricadde esattamente sui piedi.

Lo bruciò con lo sguardo, ma nemmeno così riuscì a cancellare quelle parole terribili, quell'affronto.

Un biglietto del genere era stato la rovina di Puškin.

Georges d'Anthès aveva insinuato qualcosa su sua moglie, la bellissima Natal'ja Gončarova -Natal'ja, appunto-, e Aleksandr l'aveva sfidato a duello.

Com'era andata a finire, poi, l'avevano visto tutti.

Con la sua morte, il 29 Gennaio 1837 a San Pietroburgo.

Con la morte di uno dei più grandi scrittori e poeti della Russia di tutti i tempi, il più meraviglioso moscovita di Mosca.

Poi d’Anthès era stato arrestato e detenuto nella Fortezza di Pëtr e Pavel -ma perché i duelli in Russia erano illegali, non perché quel damerino francese aveva ucciso Aleksandr Sergeevič Puškin!-, e in seguito condotto a Corte davanti allo zar, che l’aveva perdonato e congedato.

Tra infami ci s’intendeva fin troppo bene.

Considerato ch’era perfino il marito di Ekaterina Gončarova, la sorella di Natal’ja Puškina, che aveva sposato il 10 Gennaio, soltanto diciassette giorni prima...

D’Anthès aveva ventiquattro anni, come Natal’ja Gončarova-Puškina, e Aleksandr trentasette.

Gee, a differenza di Puškin, sapeva benissimo che quelle di Feri non erano solo insinuazioni.

E d'Anthès non aveva datato e spedito la sua lettera il 26 Maggio, proprio il giorno del compleanno di Aleksandr. No, Georges D'Anthès si era risparmiato le bastardissime sottigliezze di Feri Desztor.

Ad ogni modo, doveva chiederlo a Lys: lei era a San Pietroburgo sia il 27 Gennaio 1837, il giorno del duello -svoltosi alla Cërnaja Rečka-, che il 29, il giorno della morte di Aleksandr per le ferite inflitte da d’Anthès.

Aveva partecipato alla processione davanti alla casa del suo scrittore preferito insieme a Feri, Lys.

Victor Hugo e Aleksandr Puškin erano sicuramente due grandissimi uomini a cui assomigliare, ma Gee avrebbe preferito essere privato di quell'onore, avrebbe preferito non assomigliargli affatto, piuttosto che esclusivamente nei traumi sentimentali.

Davanti alla porta di Casa Zirovskij, però, adagiato sulla candida neve, c'era un altro biglietto, dal destinatario inequivocabile.

Наталья, a Natal'ja, recitava l'intestazione, rigorosamente in cirillico.

Per fortuna che Gee un poco l'aveva imparato, il russo, in nove anni con Lys.

Lo aprì senza farsi scrupoli.

Dopo quello che gli avevano combinato Alja e Feri, il suo gesto poteva essere considerato solo legittima difesa da un altro eventuale colpo al cuore.

Lo lesse con gli occhi che gli bruciavano per la luce intensa del mattino siberiano e lo sforzo per capire e tradurre in greco quella lingua assurda.

 

Mia adorata Lys, per quanto io ti ami più di ogni mio sogno e speranza di Rivoluzione, non riuscirai a farmi pentire di quello che ho scritto a Geórgos.

Te lo scordi, Nataljetshka.

Se la notte del 24 Febbraio tu fossi rimasta a casa tua, probabilmente oggi mi sarei risparmiato di far soffrire come un cane il tuo bel maritino greco con il mio biglietto d'auguri...

Ma lo sai anche tu come sono andate le cose, angelo mio.

Ti ho permesso di tornare da lui, non ho approfittato delle tue debolezze di quella notte, e spero almeno che ne sia valsa la pena...non chiedermi altro.

E dà un buffetto su una guancia al tuo tesoro da parte mia.

Sai quello che penso e penserò fino all'ultimo giorno della mia vita...

Non avrei mai dovuto lasciarti andare via.

Non avrei mai dovuto lasciarti uscire dalla mia camera.

Sai che io soffro più di voi, in ogni caso.

Per sempre tuo,

Feri

 

Gee stracciò anche quello, ed esitò un attimo davanti alla porta.

Magari quel bastardo aveva scritto una lettera anche per ognuno dei loro figli...

Dei suoi figli.

Solo suoi e di Natal'ja.

Poi la spalancò, finalmente deciso sul da farsi.

Andava a riprendersela.

Ma non con la violenza, la furia e la follia del giorno prima...

Andava a riprendersela come avrebbe fatto prima del 24 Dicembre 1843.

Natal'ja era tornata da lui...

E aspettava soltanto che lui la perdonasse con il cuore, oltre che con le parole.

Forse quel momento era arrivato.

Prima di rientrare in camera, si chiese se non lo stesse facendo solo per vendicarsi di Feri e della sua odiosa strafottenza...

Ma no, non poteva essere.

Per quella si era già vendicato il giorno prima, riempiendolo di botte.

Lui rivoleva Natal'ja...

La sua Natal'ja...

Quella che Feri non avrebbe mai avuto.

 

Tornò in camera stando molto attento a non fare rumore, si sdraiò di nuovo accanto a Lys e la svegliò con un bacio.

-Gee, non sono mica Cenerentola...- borbottò Alja, con la sua solita dolcezza.

-Cenerentola è l'unica principessa delle fiabe che non si sveglia con un bacio, sai?-

La biondina gli rivolse uno sguardo vacuo.

Ovvio che non lo sapeva.

-Beh, io non sono morta. Bastava chiamarmi, mi sarei svegliata lo stesso-

Gee era incredulo.

Nove anni insieme, e Natal'ja non aveva mai dato neanche il più vago segno di normalità.

-Benissimo, riaddormentati. Rifacciamo da capo-

Lei lo guardò come per capire se facesse sul serio, quindi chiuse gli occhi.

-Natal'jaaa!- gridò Gee.

L'aveva chiamata, come voleva lei.

Poi scoppiò a ridere e la baciò ancora.

-Sei proprio matta, tu-

-Già. Mica come quella noiosa di Cenerentola-

-La mia Natal'ja è diversa da tutte le principesse...-

-Forse perché sono una fiammiferaia-

Lui le sorrise e le lasciò un bacio su una guancia.

-La più fantastica di tutte le fiammiferaie. E l’unica, mi sa-

-Quanti anni compio?- chiese distrattamente Lys, con gli occhi che scintillavano.

-Ventidue-

-E tu?-

-Diciotto-

-Non è il contrario?-

-Cosa te lo fa pensare?-

-Scemo... Tu i diciotto li hai compiuti quattro anni fa-

-Quindi adesso tocca a te. Ti spetta di diritto-

-Sempre che tu non voglia negarmelo-

-Tu ci tieni tanto, a compierli?-

-Che discorsi sono...-

-Come i tuoi-

Alja sospirò.

-Sono davvero così, i miei discorsi?-

-Anche peggio-

-Come, come? Peggio dei tuoi?-

Gee scosse la testa, trattenendo a stento un sorriso.

-Lo sapevo che neanche a diciotto anni saresti diventata gentile-

Natal’ja sgranò gli occhi, mettendosi seduta così velocemente da sbattere la testa contro la testiera del letto.

-Come avrei dovuto diventare?-

Lo guardò meglio, e si accorse che aveva dei fiocchi di neve tra i capelli.

Spiccavano tantissimo, quegli aghi di ghiaccio, tra i capelli nerissimi di Gee.

Li scompigliò lievemente, i bellissimi capelli del suo bellissimo Georgij, e sorrise.

-Nevica in camera?- domandò, perplessa.

George roteò gli occhi.

Come le venivano certe idee?

-Sì, stanotte non sapevo cosa fare e ho fatto un buco nel tetto-

Lys gli rivolse uno sguardo scettico.

-E non sei caduto?-

-Da dove?-

-Dal tetto-

-Oh, Lys... Guarda che io ti adorerei anche se tu dicessi qualcosa d’intelligente, ogni tanto-

-Perché?-

-Effettivamente, ora che mi ci fai pensare, non ce n’è alcun bisogno. Cioè, più che altro non c’è speranza-

-Di cadere dal tetto? Certo che c’è speranza, basta buttarsi. Però sul fatto che non ce ne sia bisogno sono d’accordo-

Alja era una ragazza intelligente, davvero.

Forse era proprio perché era così intelligente, che diceva sempre cose assurdamente cretine.

Gee le aveva pensate tutte, per giustificarla.

-Cambiamo argomento, eh?-

-Che vuoi, mi sono appena svegliata, mi hai appena svegliata, e poi compiere diciotto anni è traumatico...-

-E ventidue, allora? A ventidue anni una ragazza non è più in età da marito!-

Alja inarcò un sopracciglio.

-Tu non sei una ragazza, e sei già un marito...-

-E allora? La mia era solo... Solidarietà femminile-

La biondina annuì, anche se piuttosto allucinata.

-Khristos...-

La solidarietà femminile di George?

-Sei inquietante, Gee. Mai quanto i tuoi congiuntivi, ma sei inquietante-

Lui sbuffò, trattenendosi a stento dal ridere.

-I congiuntivi sono quasi più bastardi del tuo Feri Desztor-

-Oh, no. Il mio Feri Desztor non è un bastardo. È con gli altri, che lo è-

George sembrava colpito da quella descrizione.

-Bello, eh...-

Lys scoppiò a ridere, per poi posare la testa sulla spalla di Gee.

-Non potrei mai stare senza di te...-

-Secondo me il punto è che non potresti mai stare con Feri. È insopportabile!-

-Mai quanto te-

Gee inarcò un sopracciglio.

-Problemi con il sottoscritto?-

-Con la tua gelosia allucinante, più che altro-

-Ma più che giustificata, visti gli ultimi avvenimenti-

-Mmh... Forse-

Il ragazzo le passò un braccio sotto la schiena e la strinse più forte a sé, in silenzio.

-Credi di avermi perdonata davvero, adesso?- domandò infine lei, con un fil di voce.

-Credo-

-Senti ancora tanto male?-

-Abbastanza-

-Dove?- chiese Lys in un sussurro, posandogli un bacio sul petto, proprio all'altezza del cuore.

Lui sorrise, ma il suo era un sorriso teso, spezzato dal dolore.

-Alla milza. Ci hai appena affondato il ginocchio-

-Oh, scusa...-

-Figurati-

-È terribilmente bello compiere gli anni lo stesso giorno, vero?-

Gee annuì, sorridendo.

-È meraviglioso, Lys-

Gee era nato la notte del 26 Febbraio 1821, dieci minuti dopo la mezzanotte, e Alja la notte del 27 Febbraio 1825, dieci minuti prima della mezzanotte.

Gee quasi il 26, Alja quasi il 28.

Ma alla fine era 27 per entrambi.

Gee era nato con l'Egeo in tempesta, Alja con la bufera di neve.

Gee era nato l'anno in cui era iniziata la Guerra d'Indipendenza Greca, e Alja l'anno della Rivolta Decabrista.
Ed entrambi di Sabato, come in quel 1843.

Era la trama di Lachesi...

E Lachesi li aveva in gloria quanto in odio.

 

Gee aveva un'aria estatica, e nel suo sguardo c'era la stessa dolcezza infinita di quando aveva la meravigliosa certezza che Lys fosse solo sua.

Natal'ja posò una mano sulla sua e lo guardò negli occhi. 

-Adesso cosa senti?-

Parlava della loro pelle, delle loro dita intrecciate.

Dei brividi del corpo e del ricordo di Feri sul suo corpo.

Lui sorrise di un sorriso indecifrabile, ma perdutamente innamorato.

-Mi fai venire le vertigini, come sempre-

-Non hai più... Paura?-

-Lui sarà sempre addosso a te. Come lo ero io prima di quella notte. E forse lui ne ha più diritto di me-

Lys una simile risposta non se l'aspettava.

-Non... Non credo-

-Suvvia, tra di voi era destino. Io sono...-

-Mio marito e il mio amore. Per il resto del mondo, l'eroe di Sparta. Non accetto altre definizioni-

-Sono felice che tu sia tornata. Mi hai distrutto il cuore, Lys... Ma oggi sono guarito. Mi hai guarito.

Solo tu potevi. Solo il tuo ritorno. La tua sincerità. I tuoi sensi di colpa. Le tue lacrime. Il tuo amore.

E sai, mia Luce... Con te è bello perfino avere ventidue anni-

Lei sorrise, ma oltre alla felicità e alla commozione, nei suoi occhi c'era un velo di preoccupazione.

-Diciotto, invece, sono decisamente troppi... Vasimnátsat', Gee! Sono così tanti...-

-Alja, tu sai che il ventidue viene dopo il diciotto, vero? Sai che teoricamente dovrei essere più sconvolto io, che ho quattro anni di più?-

-Teoricamente. Tu ormai ci sei abituato. Fino a ieri ne avevi ventuno, no? E oggi ventidue. Cosa ti cambia?-

-Se solo questo fantastico ragionamento lo facessi anche per te...-

-Ma io cosa c'entro, scusa?-

Oh, niente.

Lei era Natal’ja.

Ed era fantastica così.

-Allora, che ne diresti se consumeremmo...se consumassimo il nostro compleanno?-

-Non era il matrimonio, che si consumava?-

-Il matrimonio, e tutti i giorni dopo-

-Sei proprio tornato quello di prima... Quello che voleva traviarmi già a nove anni-

-Quello che ti ha traviata a nove anni. E tu eri perfettamente consenziente-

-Sì, ma tu avresti potuto avere pietà della mia innocenza...-

-Quale innocenza, Lys? Di quale innocenza stai parlando?-

-Oh, che stupido che sei...-

-Io sarò anche stupido, ma tu non sei mai stata innocente!-

-Tanto tempo fa, forse...-

-Vuoi dire prima di nascere?-

-George!-

-Stai tranquilla, non ho assolutamente niente da ridire-

Con quelle parole, la baciò.

E in ogni secondo di quel bacio che incendiò il cuore ad entrambi, Gee sentì il suo amore guarire.

Anche Lys si sentì sciogliere e illuminare dentro, ma prima che quel bacio divampasse e diventasse qualcosa di molto più grande, molto di più, prima di andare oltre come entrambi desideravano più di ogni loro prossimo respiro, lo fermò.

Fece una fatica terribile, e fu quasi doloroso, da tanto ch'era travolta dalla passione, ma lo fece.

Doveva farlo per lui.

Per il bene di Gee.

-Come ti senti?- gli chiese, accostando il viso e posando una guancia sulla sua.

Gee la guardò confuso e smarrito da quell'interruzione.

-Da Dio, Lys... Da Dio-

Lei sorrise e riprese a baciarlo, ancora più appassionatamente.

Non avrebbero smesso tanto presto, quella volta.

 

 

 

 

Note

 

Vasimnátsat' (russo): Diciotto.
They say it’s your birthday, it’s my birthday too: Loro dicono che è il tuo compleanno, è anche il mio. Birthday, The Beatles.

Datele un amore felice o infelice, ma che sia amore: Giorni di Neve, Claudio Baglioni.

 

Ed ecco la prima parte del 27 Febbraio.

Che ne dite, le cose vanno meglio, eh?

Scrivere questo capitolo è stato bellissimo, prima credevo che sarebbe stato difficile, ma...

Hanno fatto tutto Alja e Gee, hanno fatto tutto da soli ;)

O meglio, quasi ;)

Quanto a Feri...

Beh, non è facile, per lui, accettare che Lys sia tornata da Gee, anche se è stato lui stesso a dirle che poteva farlo, se era quello che voleva.

Quel biglietto, anzi, quei due biglietti, non li ha scritti solo con cattiveria, per vendetta, ma soprattutto per disperazione.

Però non ci è andato tanto leggero, affatto.

Nei prossimi capitoli ci sarà un altro, come dire, “incontro” tra Feri e Gee, e poi arriverà un altro personaggio, che non è proprio un mio personaggio, perché è esistito davvero...un grande amico e collega ucraino di Puškin, a me -e anche a Lys- molto caro, il quasi omonimo del nostro Niko, riuscite a immaginare chi possa essere?

Anche se praticamente l’ho già detto io ;)

L’ “ospite d’onore” di questo capitolo era Aleksandr Puškin ;)

Il duello Feri Desztor VS Philipp Gorjakov e l’incontro Nastas’ja Ševčenko/Forradalmi sono in preparazione... ;)

Intanto spero che questo capitolo vi sia piaciuto!

 

A presto ;)

Marty

 

 

  
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