“Quello che si
chiama felicità nel senso più stretto
corrisponde all'improvviso appagamento di bisogni accumulati e
per sua stessa natura può esistere soltanto come fenomeno
episodico.”
Sigmund
Freud.
Il disagio della civiltà.
Stancamente
chiudi il libro di testo.
Tu e i tuoi pensieri da ragazzina vi aspettavate tutt’altro
dalla vita.
Non puoi
fare a meno di pensare a quanto, in un paio d’anni, la tua
visione della vita
sia stata così radicalmente sconvolta. Non è la
prima volta, ricadi facilmente
in quei gironi senza via d’uscita, sei come un cane che si
morde in
continuazione la coda, ma non ti importa e continui a seguire i tuoi
pensieri...
Solo due
anni prima la felicità era qualcosa di meraviglioso,
delicato e sfuggente di
cui godere appieno, qualcosa da cercare nei suoi occhi, nei suoi gesti
e nel
ricordo di questi. Il suono della sua voce mentre pronunciava il tuo
nome, la
sua risata, il suo viso. I tuoi occhi troppo spesso su di lei per
imprimere
nella memoria ogni sfumatura che il sole luminoso creava sul suo volto
chino,
concentrato
sul libro di testo. Avevi
creduto, sperato, desiderato con tutto il cuore che lei si accorgesse
di te, di
quanta felicità ti donava un suo sorriso se rivolto a te, ma
quando lei se ne
era accorta tutto ciò che aveva fatto era stato ignorarti, o
meglio ignorare i
tuoi sentimenti. In un modo egoista aveva trovato la sua
felicità. Le eri
simpatica, non poteva lasciarti andare, doveva lacerarti e riempirti di
dubbi.
Nel suo piano tu c’eri: un onore, è questo che ti
sei ripetuta a lungo. Avevi
accettato il ruolo che lei ti aveva imposto, come un’attrice
ancora troppo
inesperta che non ottiene il ruolo da protagonista, ma una parte come
comparsa
e allora, delusa e affranta, cerca di essere la comparsa migliore di
tutto il
film ripetendosi che è un onore poter esserci, ma la regista
decideva per te e
non aveva importanza
quanto tu fossi
stata lì per lei, quanti sforzi tu avessi fatto, per lei eri
soltanto
l’amichetta di cui non parlava mai,
la cui presenza era scontata e tu ti ripetevi ancora una volta che
potevi
migliorare e che c’eri, era un onore. Cercavi con tutta te
stessa di apparire
più carina, ti interessavi a lei, cercavi di farla ridere,
di strapparle
un’uscita, di sapere tutto ciò che riguardava i
suoi interessi solo per poterci
parlare due minuti in più.
Il tempo
è
passato, un anno, forse due, e
tu non
consideri più un onore starle accanto.
Per
qualche
mese non facevi altro che colpevolizzare te stessa e urlarti contro i
più
coloriti insulti che ti venivano in mente, poi è stato il
suo turno.
I suoi
toni
da saccente hanno iniziato ad irritarti, le sue frasi più
divertenti a
sembrarti stupide ed
ogni sua frase la
vedevi per quello che era, un insulto alla tua intelligenza.
I giorni,
i
mesi, sono passati mentre tu recitavi un ruolo che ti riempiva di
tagli, dubbi,
stupidi segreti, inutili sogni e tutto quello che avevi pensato fosse
giusto a
poco a poco è cambiato.
Lei non
è
più la ragazza con quei bellissimi occhi che ti ricordavano
la tua prima cotta,
non è più un modello da seguire, non è
più amabile, bella, gentile.
Ora con
gli
occhi aperti la guardi, i suoi sono fissi sul libro e sembra come se
stessi
guardando una fotografia rovinata dal tempo. I colori che una volta
erano resi
luminosi dalla luce brillante del sole ora ti appaiono spenti e non
puoi
affermare con certezza che sia tutta colpa del cielo grigio, quel cielo
che hai
iniziato ad amare. Ami la pioggia, l’hai sempre amata e ora
ami anche quel
manto grigio che una volta odiavi tanto, quel cielo cupo che non
portava a
nulla né al sole né alla pioggia. Le cose sono
cambiate, ora quel cielo ti
sembra così adatto, così sensato e la ragazza
davanti a te una brutta e vecchia
copia di quello che cercavi.
Oh, certo cerchi
ancora la felicità, non puoi farne a meno e ancora fingi, ti
perdi in stupidi
pensieri, perché ci sono cose che decisamente non cambiano
mai. Ma i tuoi
sentimenti per lei, quelli sono tutt’altra cosa.
Ti
maledici
ancora una volta, mandi al diavolo te stessa e i tuoi stupidi sensi.
Sei
abbastanza grande ormai, non dovresti fare così tanto
affidamento sui tuoi impulsi,
dovresti saperli dominare!
Invece ti
ritrovi a cercare e a inspirare il suo profumo, ad ascoltare il suo
respiro
calmo e il battito del suo cuore appena puoi, ad ammirare le sue mani e
i suoi
gesti.
Ti dai
fastidio da sola, ma non riesci a farne a meno perché quando
sei con lei e
senti il suo profumo, la sua voce, vieni colta da
un’improvvisa amnesia. Sai all’incirca
che starai male, e quella sofferenza che solo qualche minuto prima
sembrava straziante
diventa così vaga da cadere nel dimenticatoio. Tutto
ciò di cui avevi bisogno
veramente diventa completamente superfluo nella tua mente. Avevi
bisogno di
dirle quanto ti avesse offesa con quella frase? E perché
mai?! Ora che lei è
qui non senti il costume di scena calzarti a pennello? Suvvia, non si
rovina
una recita così ben orchestrata, una comparsa che aspira ad
un gran successo
non lo farebbe mai! Quindi eccoti il copione: scena 3840; La regia non
vuole
far altro che chiacchierare del più e del meno, la comparsa
segua la reginetta
della scena comportandosi come se fosse una delle sue migliori amiche.
Semplice, no? Sai che puoi farlo, ormai è routine.
Ed
è in quel
momento che senti come se all’improvviso tutti i
tuoi bisogni accumulati siano
soddisfatti in un modo che non avevi previsto e ti senti felice.
Fine
della
scena, si scende dal palco. Ora puoi finalmente sentirti male, sentirti
te
stessa.
La
felicità
svanisce insieme al tuo sorriso e i tuoi desideri, i tuoi bisogni
ritornano ad
essere fastidiosamente insoddisfatti, come un tremendo prurito che non
vuole
andarsene via anche se cerchi con tutta te stessa di non pensarci o di
ingannare la tua mente con false indicazioni... perché quel
prurito non c’è,
non ricordi? L’hai grattato via pochi minuti fa. Ma
è tornato, ti tormenta ed ora non puoi più
ingannare la tua mente, non penserai che possa ingannarsi
un’altra volta? E che
memoria orrenda, non ricordi nemmeno cos’hai letto qualche
minuto fa?! “La
felicità per sua
stessa natura può
esistere soltanto come fenomeno episodico.”
Non riflettevi stancamente su quello?
Grazie
per
essere arrivati fin in fondo a questa mia fan fiction :D
Se volete
lasciare una critica, un commentino o anche solo un parere non esitate
a farlo,
saranno sicuramente apprezzati molto (purché privi di
insulti).
Saluti, CH.