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Autore: EleRigoletto    22/08/2012    2 recensioni
Avril è una ragazza di vent'anni, odia il mare per via del divorzio dei suoi genitori e non ci và da quando aveva cinque anni.
Suo fratello, decide di invitarla in California per passare un mese con degli amici; all'inizio non è tanto convinta, poi, decide di dimenticare il passato e di fare un piacere a Marc ( il fratello) .
Arrivati lì, cambierà idea sul tanto odio per il mare, grazie ad una nuova persona che le farà aprire gli occhi.
Il resto è da scoprire ...
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: David Desrosiers
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 NOTE: Ciao ragazzi, ne approfitto per scusarmi dell’eventuale ritardo dello scorso capitolo e avviso il gentile pubblico (?) di sedersi comodo e di continuare tranquillo.            
 
Il mattino seguente mi alzai un po’ indolenzita, andai in bagno e come tutte le mattine mi lavai.
Mi misi dei vestiti vecchi, a caso, senza mettermi niente di speciale.
Avevo una maglia larga grigia, dei pantaloncini sbiaditi per i troppi lavaggi e le mie converse nere.
Uscii dal bagno senza fare rumore e andai in cucina vedendo, con mio grande stupore, che i ragazzi avevano bandito la tavola per me.
Mangiai tutta sola e sparecchiai, mettendo a posto.
Andai in camera, presi il mio cellulare e uscii.
Passeggiai per un bel po’, per poi ritrovarmi in una via deserta ed isolata.
“Dove mi trovo?” pensai, stringendo la borsa tra le mani, indietreggiando.
Talmente ero spaventata che non notai che dietro di me c’era una parete, ci finii contro.
Sentii un rumore sospetto e andai a vedere.
Con la coda dell’occhio controllai e vidi due mici che si protendevano un residuo di carne,
tirai un sospiro di sollievo e cercai di uscire dal vicolo; Per mia grande fortuna ci riuscii e continuai per la mia strada, andando avanti per la via piena di gente.
Mi sentivo così insignificante davanti all’immensità di quel posto, di quella gente.
Ero talmente immersa nei miei pensieri, che non mi accorsi di dove stavo andando.
Controllai l’ora e decisi di cercare un pullman che portava nella mia stessa via.
Corsi dall’altra parte della strada e presi un biglietto, aspettando.
Arrivò dopo un quarto d’ora, salii insieme a tutta l’altra gente e mi sedetti in un posto libero.
Iniziò a squillarmi il cellulare, lo presi e rifiutai la chiamata,
era mio padre, non volevo sentirlo né  starlo ad ascoltare.
Tornai per un pezzo a piedi, beccandomi tutti i ragazzini che passavano di lì in costume, pronti per salire e andare al mare.
Entrai in casa ed iniziai a cucinare un pasto surgelato.
Tutto sembrava tranquillo, finche non mi arrivò un altro messaggio da parte di David.
Diceva:
“ Ciao, sono appena partito con un taxi, tornerò prima del previsto così non sarò stanco come un sasso.
Ho portato un piccola sorpresa per tutti voi, l’ho detto anche ai ragazzi.
Ora scappo che non prende nelle gallerie.
Sempre tuo, lo scemo del gruppo.
Ciao Avril! J “
Che voleva dire quel messaggio? Di quale sorpresa parlava?
Non riuscivo a capire di cosa si trattasse.
Rimisi il cellulare in tasca e continuai a pranzare.
Passarono circa tre ore dopo il pasto, me ne stavo sdraiata sul divano a leggere un libro istruttivo.
Quel pomeriggio era abbastanza afoso, ormai le pozzanghere erano sparite e si era inumidito tutto.
Mi sentivo sola senza quegli stupidi per casa, specialmente Marc, che con la sua allegria riusciva a tirare su il morale delle persone.
Restai immobile per tutto il pomeriggio, quando  bussarono alla porta; Mi alzai e con cautela aprii senza dare nell’occhio.
“Ciao, hai bisogno di qualcosa?” Chiesi alla bambina che mi aveva appena salutato.
“Vuoi giocare con me? I tuoi amici ti aspettano insieme a mio fratello.”
Non potevo credere che quei disgraziati stavano giocando con due bambini.
La feci entrare un attimo e andai in cucina a prepararmi.
“Adesso arrivo, ci metto solo un attimo.
A proposito, come ti chiami?”
Lei si alzò e venne vicino a me.
“Io mi chiamo Laly e ho sette anni, domani io e la mia famiglia partiamo, visto che i miei genitori sono dovuti andare a preparare tutto, i tuoi amici si sono offerti di badare a noi.”
Mi sorrise, un sorrisetto familiare.
Mi ricordava   quando ero piccola io, quando giocavo e mi divertivo con mio fratello e correvamo al mare, con mio padre che ci portava in spalla.
Bei ricordi!
“Forza allora, dammi la manina che andiamo.”
Me la strinse forte e saltellammo verso il suo giardino.
Li vidi combattere con le pistole ad acqua e mi accasciai a terra schivando gli schizzi.
“Oh ciao Avril, aggiungiti anche tu.”
“No grazie, per questa volta passo … voi continuate pure, io intanto chiedo il nome a questo bel ragazzino.”
Gli andai vicino e gli accarezzai i capelli biondi.
“Io … Io mi chiamo Alex.”
“Un bel nome, proprio come quello di tua sorella.
Bene Alex, voi fate i buoni e mi raccomando, controlla questi tre scimmioni; Noi andiamo a preparare la merenda.”
Presi per mano la mia compagna e mi portò dentro la sua cucina.
Preparai del latte con i biscotti, aiutata dalla bambina e la consegnammo al gruppetto fuori.
“Adesso dove mi porti?” Le chiesi mentre mi trascinava per le scalette dentro casa.
“Ti faccio vedere la mia cameretta.”
Aprì la porta e corse sopra il suo letto.
Era una cameretta davvero graziosa, c’erano delle foto attaccate alle pareti di lei e suo fratello, un comodino, l’armadio ed una scrivania.
Improvvisamente mi ritornò alla mente la mia vecchia cameretta, era simile ed era così bella.
“Ti piace, ti piace?”
Mi strinse un braccio e continuò a saltellare.
“Sì, è davvero bella.”
“Bene, ora scendiamo, divertiamoci insieme agli altri.”
Corse giù in tutta fretta, per poi andare a dosso a suo fratello.
“Non bisogna correre per le stanze.”
La rimproverai io.
“Scusa.”
 Abbassò la testa e si sedette vicino a me, sull’erba rigogliosa.
Dopo una mezzoretta a divertirci e a parlare, arrivarono i loro genitori.
“Salve io sono Avril Lee, la sorella di uno dei ragazzi che si è proposto di badare ad Alex e Laly.”
Mi strinsero la mano.
“Ciao io sono Loredana e lui è mio marito Lorenzo, grazie mille per averci fatto questo grandissimo favore.”
“Si figuri, i ragazzi hanno giocato tutto il tempo, mentre io e Laly abbiamo parlato di  quello che le piace fare; Insomma, sono stati dei bravi angioletti.”
Conclusi io, accarezzando la piccola accanto a me.
“Ne sono felice, l’anno prossimo sappiamo su chi contare.”
“Giusto, potete sempre chiamarci.” Scherzai, io.
“Quanto vi dobbiamo per il disturbo?”
“Niente, è stato un piacere conoscere questi demonietti.”
Marc si intromise, sfoggiando il suo sorriso migliore.
Guardai l’orologio dal polso e notai che erano quasi le otto.
“Ora vi lasciamo agli ultimi preparativi, mi ha fatto piacere fare la vostra conoscenza.
Salve e alla prossima.”
“Siete veramente quattro ragazzi meravigliosi, i vostri genitori dovrebbero essere orgogliosi di voi.”
Ci salutarono i due.
Stavamo per tornare a casa, quando arrivarono i due bambini.
“Ragazzi aspettate!” Dissero all’unisono, facendoci fermare del tutto.
“Oh. Ragazzi scusate, non vi abbiamo salutato, venite qui.” Corsero ad abbracciarci, formando un grande cerchio.
Quei due ragazzini mi avevano ricordato un aspetto fondamentale dell’essere bambini : Non bisogna mai mollare davanti a niente e ci si deve divertire finche si può.
Dopo esserci salutati, andammo a casa a preparare la cena.
“Ragazzi, cos’è tutto questo silenzio? Forza, fate gli stupidi come sempre …”
Mi intromisi, spezzando quel silenzio fastidioso.
“Hai ragione, oggi ci siamo divertiti con Alex.”
“Già, quel bambino è molto bravo, diventerà uno di noi.”
Scherzò Mike.
“Speriamo di no, è ancora giovane ce la può fare.” Tirai un colpetto sulla spalla del ragazzo che avevo interrotto e ci mettemmo a ridere.
“A proposito ragazzi, sapete qual’ è la sorpresa di David?” Provai a chiedere.
Marc si avvicinò, versando la pasta nei piatti.
“Sì ce lo ha detto, ma non possiamo dirtelo.
Non è niente di speciale è un cosa che piace a noi. ”
Mi buttai sulla sedia scocciata ed iniziai a mangiare.
“Piano, piano, sembri una forsennata!” Mi rimproverò dall’altro lato Mike.
“Spiritoso lui.” Mi fermai per mandare giù un sorso d’acqua e ricominciai “Allora quando ti butti sopra ai panini e alle patatine, cosa ti devo dire?”
Gli lanciai un pezzo di formaggio in piena fronte, godendomi la sua faccia da finto offeso.
I ragazzi iniziarono a parlare tra loro ed io smisi di ascoltarli, andando in oca come quasi tutte le volte della mia vita.
Controllai l’orologio ed il cellulare ogni minuto, ma nulla, nessuno mi cercava e lui non arrivava.
Finito l’ultimo boccone, mi alzai in piedi.
“Ci pensate voi a sparecchiare? Io me ne vado in camera.”
“Non puoi andartene, tra un po’ arriva David con la sorpresa.” Disse mio fratello.
“Non mi piacciono molto le sorprese, lo sai …”
Con questa frase finii il discorso e me ne andai dritta nella mia stanza.
Presi il mio ipod e  mi sdraiai sul letto, ascoltando la musica, l’unica cosa di cui non potevo fare a meno.
Non so con precisione quanto tempo era passato,forse un paio di ore, ma dopo l’ultima canzone della mia lista bussarono alla porta di colpo, interrompendo il suono della musica.
Mi tolsi le cuffiette e spensi l’aggeggio, posandolo con cautela sul comodino.
“Si?” Chiesi con una voce rauca.
“Sono io, David … sono tornato, ti prego aprimi.”
Guardai l’orologio, erano le undici di notte, aprii piano e lo feci entrare.
“Ciao, la sorpresa che piace tanto ai ragazzi dov’è?”
“ Domani mattina la vedrai, ora se mi fai sedere possiamo parlare meglio.”
“Accomodati.”
Si sedette a metà letto, guardandomi dritta negli occhi.
“Allora, sei venuto qui per parlare o per guardarmi?”
Scherzai.
“Se dico la seconda opzione, tu mi credi?”
Diventai tutta rossa, cercando di non darlo a vedere.
“Com’è andata da tuo padre?”
Cambiai argomento.
“Bene, ho ritrovato un mio amico caro e niente … ma non sono qui per parlare del mio viaggio, bensì per parlare del tuo problema.”
Distolsi lo sguardo dal suo, mi agitava; Mi guardai in giro per tutta la stanza sentendo il cuore battere a mille.
Lui mi prese la mano e me la strinse.
“Non devi imbarazzarti a parlare della tua famiglia con me, perché io ti capisco.
Adesso ti senti amareggiata, non capita, come se fossi l’unica al mondo in una bolla di vetro,
non sai cosa fare e di chi fidarti, vuoi solo addormentarti e non svegliarti mai più sperando che i problemi svaniscano, ma non è così, i problemi resteranno e spetta solo a noi decidere di annientarli, affrontandoli.
Questo è quello che devi fare, se tuo padre vuole la tua custodia e tu non vuoi, spiegagli la ragione per cui vuoi restare con tua madre e falli capire che anche se non otterrà quello che vuole, tu ci sarai sempre per lui.”
Il mio cuore smise di battere e cominciarono  a scendere quelle pozze cristalline, mi strinsi forte a lui, bagnandoli tutta la maglia.
Lui mi accarezzo le spalle e mi sussurrò
“Tranquilla ci sono io qui.”
 
Ciao gente, spero che questo capitolo soddisfi il vostro piacere e che almeno un pochino, vi abbia incuriosito sulla “sorpresa.” (?)
Ringrazio come sempre chi ha messo questa storia tra le Preferite/Seguite/Ricordate e a chi legge e recensisce.
Ringrazio anche vegeth, che segue questa F.F ed è così gentile da recensire ogni volta.
PS Voglio dedicare questo capitolo a _inlovewithSP.
 
  
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