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Autore: Sunbreathe    22/08/2012    1 recensioni
James sottovaluta le sue cugine e ne subisce... le conseguenze.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Sirius Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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La luna quella notte era piena e sembrava specchiarsi nel Lago Nero, come Narciso si osservava nel fiume, come se potesse, o volesse, cadere lì nell’acqua da un momento all’altro, scintillava nel cielo coprendo con il suo alone la già poca luce delle stelle, fin quando una minuscola ombra –come una formica su un foglio bianco e pulito- la attraversa, in un attimo, oscurandone una piccola parte.
James Sirius Potter aveva preso alla lettera il suo nome, e fin da quando aveva cinque anni e suo padre gli raccontava dei Malandrini, della Prima e della Seconda Guerra Magica, della pace ritrovata e della felicità tanto sperata che era conseguenzialmente arrivata, aveva deciso di seguire il sicuramente poco esemplare esempio degli uomini di cui portava il nome e per questo, quella notte, sorvolava il Castello e la Foresta con l’aria di chi non voleva altro che una grande e dolorosa punizione.
 
 
 
Ritornando indietro, quella mattina il figlio maggiore dei Potter aveva appena terminato di scontare una punizione –insieme al suo compagno di marachelle, suo cugino Fred jr- che lo aveva costretto a pulire il bagno dei ragazzi, riproponendosi di non fare più giochi del tipo ‘Chi centra il gabinetto, cinquanta.’ Oppure ‘Se colpisci solo la mattonella, senza le fughe ti do un galeone’ con la sua pipì.
Ovviamente, non gli passò nemmeno per l’anticamera del cervello di smettere di rimpizzare i dolcetti del suo ‘amato’ Malfoy di torroni sanguinolenti e pasticche vomitose oppure di non spiare le ragazze fuori il Bagno dei Prefetti, oppure di non tingere i capelli rossi di sua sorella di viola Piovra Gigante, oppure di…
Inutile James Sirius Potter non avrebbe mai rinunciato alla sua vena burlona, un po’ per far colpo sulle ragazze, un po’ perché in fondo era il sangue che gli scorreva nelle vene.. no?
Comunque, uscito dal bagno al seguito del suo Pel di carota cugino, si era diretto, insieme a lui, verso la Sala Grante che –come non mai- brulicava di gente, afferrò l’orologio di taschino che gli era stato regalato per il suo diciassettesimo compleanno e lo osservò con aria di chi la sa lunga, quindi commentò:
-Pix. Mi aveva detto qualcosa del tipo… stai alla larga dai gabinetti di secondo, terzo e quarto piano. L’abbiamo scampata per un pelo!-
-Almeno la colpa non potrà ricadere su di noi, avevamo un appuntamento con pipì, mattonelle e gabinetti. La prossima volta chiediamo di pulire il bagno delle ragazze, se siamo fortunati possiamo persino trovare qualch...-
Ma le parole di Freddie furono silenziate da un boato proveniente all’incirca un piano o due sopra la Sala Grande, tutti gli studenti guardarono il soffitto magico, ma da lì si intravedeva solo il sole che brillava nel cielo stranamente terso settembrino, e i primi ad abbassare lo sguardo furono proprio loro due, che andarono metodicamente, anche se accompagnati da qualche smorfia annoiata, verso il tavolo di Grifondoro  sedendosi uno di fronte l’altro sulle panche parallele vicine al grande tavolo adornato di rosso ed oro.
Mancava poco al pranzo, i piatti non erano ancora comparsi e si sentivano i brontolii di Hugo che continuava a lamentarsi del fatto che la fame non era telecomandata e quindi ognuno avrebbe dovuto mangiare quando e come voleva, ma non erano le solite lamentele del degno figlio di Ron Weasley a destare l’attenzione in James, stranamente le sue decisamente irritanti cugine avevano attirato le orecchie di Potter sui loro affari decisamente sporchi, d’altronde erano anche loro figlie di completi passaguai no?
-Gara di scherzi- il sussurro di Lily, sua sorella, sembrò quasi perforargli il timpano, raddrizzò la schiena e fece finta di guardare fuori di uno dei grandi finestroni che illuminavano la Sala.
-Dobbiamo decidere chi coinvolgere, Lily!- Intervenne la sua lentigginosa cugina preferita, che poteva benissimo essere chiamata l’Anti-scherzi’ oppure ‘La Rompi-bolidi’ oppure tanti soprannomi carini che le erano stati affibbiati fin da bambina –E dobbiamo anche stare molto attente. Di certo non ho intenzione di rovinare la mia carriera scolastic..-
-Taci un po’, Rosie, se non vuoi partecipare non sei obbligata- la interruppe di nuovo Lilian, con toni bruschi, come faceva spesso, se non sempre. Avevano due caratteri così diversi, che era difficile pensare che potessero andare d’accordo, eppure erano come sorelle, nonostante tutto, e se Rose era la coscienza di Lily, quest’ultima era la sua spinta –se così si può definire una persona che ti costringe ad infrangere le regole nonostante i tuoi capricci.
-Ad ogni modo, di certo non possiamo esserci solo noi ragazze- s’introdusse nel discorso la sorella di Fred, insieme a Lily era decisamente una Malandrina al femminile, finiva in punizione un giorno si e l’altro pure, ma continuava imperterrita in nome di suo padre, di suo zio e di tutte le persone che le stavano simpatiche.
James sorrise, aveva un debole per Roxanne da quando sua cugina era nata, ma era un debole come si può intendere tra cugini, o almeno così si costringeva a pensare, quindi si volto verso le sue cuginette con un sorriso piuttosto largo, gioviale e decisamente spaventoso verso le ragazze.
-Infatti, io e Fred ci vogliamo essere, vero cugino?- Ma la tavola era già imbandita e profumava di pollo arrosto, quindi tutto ciò che Fred sputacchiò dalle labbra furono pezzi di pollo e parole incomprensibili, quindi Jay scoppiò a ridere con allegria e guardò le loro facce, una ad una, passando dalla risata di assenso di Roxanne al sopracciglio arcuato di Molly e Lily, all’espressione di completa disapprovazione di Rosie, quindi continuò: -Insomma, sempre se non vi fa paura perdere, ovvio-
E sapeva che con quell’aggiunta minima, avrebbe avuto l’invito assicurato alla Gara di Scherzi, quindi ritornò alla sua espressione semi-seria e si fece catturare completamente dal cibo che continuava ad aumentare, copioso, e continuò ad ignorare le sue cugine che avevano iniziato a parlare di ciclo, vestiti e roba incomprensibile da ragazze, quindi iniziò a mangiare con foga tutto ciò di commestibile che c’era sul tavolo, senza farsi problemi nell’eccedere: in fondo per organizzare uno scherzo decente bisognava avere pancia piena e mente libera!
 
Il pranzo trascorse tranquillo tra pollo arrosto, patatine e un dolce al miele alla fine: la pancia piena lo rilassava ed in quel momento aveva le gambe distese sotto al tavolo, fino a toccare le punte dei piedi di Fred, e le mani sul ventre –nemmeno fosse una donna incinta.
Una pacca sul collo lo fece sobbalzare, si voltò di scatto facendo un salto buffo sulla panca e dedicò uno sguardo pieno di crucio non detti alla sua spesso odiosa sorella.
-Stanotte è la scandenza, vince chi fa lo scherzo più bello o meglio quello più riuscito-
-Perfetto-
-Che vinca il migliore-
-Grazie, è bello sapere che confidi in me!-
 
 
 
 
 
E quindi per questo James Sirius Potter era, precisamente a mezzanotte, in sella ad una scopa a sorvolare Lago Nero, Castello di Hogwarts e Foresta, sorridendo al buio e compiacendosi del suo fantastico piano che non avrebbe mai e poi mai fallito: d’altronde chi era lui per non assecondare il suo ego in via di sviluppo?
La Firebolt era vecchio stile, quella di suo padre, non perché non avessero abbastanza soldi per procurarsene un’altra, semplicemente perché cioè.. era la scopa di Harry Potter, un pezzo d’antiquariato, una scopa grandiosa e non poteva fare a meno di vantarsene, diversamente da sua sorella e suo fratello che cercavano in tutti i modi di tagliare i fili che li univano al nome del Prescelto; il buio non lo ostacolava, ci era abituato e dopo che era andato nella Foresta Nera da solo per una scommessa, beh, non aveva paura più di nulla.
Atterrò sulla finestra del dormitorio femminile di Grifondoro silenzioso come un gatto, guardò dentro e non potè far a meno di notare un reggiseno bianco appeso ad un letto a baldacchino, eseguì un perfetto ghigno, appuntandosi che quello sarebbe stato il suo premio di vittoria: gli scherzi di Fred avevano stranamente fallito, quindi era il suo turno.
Scese sul pavimento in punta di piedi, un barattolo di polvere blu tra le mani, superò il letto di Rose, poi quello di Lily e di Roxanne, quelli di Molly ed Alice non lo ostacolavano, quindi si diresse verso il bagno ma mentre stava per entrare le luci del dormitorio si accesero e lui rimase lì impalato, con lo sguardo sorpreso e il barattolo di colorante blu tra le mani.
-JAMES SIRIUS POTTER, COSA CI FA LEI QUI?-
La voce roca della vecchia McGranitt gli rimbombò nella testa, forse era un po’ troppo roca ma beh, doveva essere piena di sonno: qualcuno aveva dovuto spifferare tutto alla professoressa, era impossibile, ma poi si ricordò: nessuno era a conoscenza del suo piano!
-Io ehm, professoressa in realtà sai mia sorella…-
-NON VOGLIO SENTIRE SCUSE, AMMETTILO SIGNOR POTTER, COSA VOLEVI FARE NEL BAGNO DELLE TUE CUGINE?-
-Io, professoressa sul serio non è come lei pensa.. lei… io..-
Lily strofinò i pugni sugli occhi nascondendo un ghigno, poi recitò un teatrale sbadiglio e si fermò a guardare sbigottita la scena, sorridendo tra i denti, accompagnata dalle sue compagne di dormitorio a parte Roxanne che sembrava ancora dormire sotto le coperte.
-VOLEVA FARE UNO SCHERZO, EBBENE?-
-Professoressa si.. cioè no.. e va bene..-
-BENE, NON SOLO E’ ENTRATO NEL DORMITORIO DELLE RAGAZZE, INFRANGENDO IL COPRIFUOCO E ALMENO ALTRE QUARANTADUEMILA REGOLE, VOLEVA ANCHE INFASTIDIRE LE RAGAZZE? BENE, POTTER, SONO GIA’ STATA TROPPO PERMISSIVA NEI SUOI CONFRNTI..-
-Professoressa., ma..-
-QUINDI LA PUNIZIONE CHE SUBIRAI SARA’ DECISA DA GAZZA, FINALMENTE I SUOI METODI BRUTALI TROVERANNO UNA VITTIMA, SCOMMETTO CHE SARA’ FELICISSIMO DI APPENDERTI PER LE CAVIGLIE A TESTA IN GIU’ PER UNA SETTIMANA!-
James era con le spalle al muro, sconvolto, guardava la professoressa pallido in viso, le mani graffiavano uno stendardo di Grifondoro, gli occhi giravano nelle orbite alla ricerca di una via di fuga, e fu in quel momento che accadde una cosa strana: la professoressa McGranitt raccolse dalla sua vestaglia una macchina fotografica e con tutta calma gli scattò una foto. Il ragazzo, dopo un attimo di confusione, si ritrovò assordato da una marea di risate terribilmente femminili. La McGranitt, o meglio, Roxanne con una vestaglia di due taglie in più della sua, una parrucca in testa, gli occhiali a gatto e vari incantesimi di disillusione sul viso, era piegata in due, e stringeva la polaroid sul petto, ridendo senza nemmeno respirare, mentre Lily e Molly erano stese sul letto senza fiato.
James immobile, non si era accorto di aver rotto il barattolo di polvere blu ai suoi piedi e di star diventando di una dolce tonalità azzurrina, le guardò quasi con disprezzo, borbottò un ‘Me la pagherete’, poi prese la Firebolt di suo padre, mentre le risate ancora avevano l’eco nelle sue orecchie, e scivolò lungo le scale, cadendo con il sedere per terra in Sala Comune, risalì le scale a chiocciola del dormitorio maschile e quandò aprì la porta, trovò Fred e lo scrutava trattenendo le risate, che sapesse anche lui del piano? O aveva sentito le urla?
Con uno sbuffo si buttò nel letto e si abbandonò a Morfeo, tra sogni costellati di McGranitt che si trasfiguravano in Roxanne, bocche che ridevano e foto compromettenti.
 
 
 
 
 
 
La mattina seguente James si costrinse ad indossare la divisa e a scendere le scale i capelli neri disordinati e arruffati sugli occhi color nocciola ereditati da sua madre, la pelle coperta da uno strato bianco di crema pastosa che gli aveva prestato Frank che entro qualche ora avrebbe finalmente tolto le chiazze blu dalla sua pelle.
Aveva deciso di assumere la parte del fratello/cugino offeso e prima di entrare in Sala Comune aveva già alzato il naso all’insù in un’espressione impettita degna di Rose Weasley.
Quando finalmente il calore del caminetto gli intorbidì i muscoli e gli occhi si adattarono alla luce giallo-oro del sua Sala Comune adorata, notò una foto mega gigante attaccata ad una parete, una sua foto attacca ad una parete, quella sua foto attaccata alla parete.
Grugnì meglio di un troll, mentre si apprestava ad uscire dalla Sala e una volta fuori aveva notato che il tormento non era per niente finito lì: almeno ogni parete, bacheca o aula conteneva una foto ingigantita del rampollo dei Potter con la faccia spaventata, il pigiama, i capelli scompigliati e, ad un certo punto, tante chiazze blu.
Forse era un po’ troppo melodrammatico, ma dopo l’ennesimo verso di sgomento del professor Lumacorno, aveva abbandonato la lezione di Pozioni senza farsi troppi problemi, mentre Fred lo osservava con aria preoccupata..
Nel corridoio, tuttavia, non potè far altro che ammettere che era stato lo scherzo migliore del secolo probabilmente e che accanto alla rabbia e all’umiliazione, c’era un profondo orgoglio per sua sorella e le sue cugine. I suoi pensieri profondi vennero interrotti da una voce piuttosto cantinelante, quasi canzonatoria, si voltò e osservò Roxanne Weasley, in testa a tutte le ragazze –o quasi- del clan Weasley-Potter, che declamava con aria palesemente divertita e teatrale:
-E fu così che le allieve superarono il maestro!-
 
 
E James non potè far a meno di pensare che quello era decisamente un buon riassunto. 
  
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