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Autore: Ceres_old9    22/08/2012    1 recensioni
Una ragazza alle prese con le prime esperienze lontana da casa e dai suoi affetti.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono nata nei pressi di Miliano, da una famiglia borghese, di nobile casata. Fieri umani, circondati da umani.
Fin da piccola ho avuto tutto ciò di cui avessi bisogno, abiti di stoffe pregiate, cibo ottimo….
Nulla di cui lamentarmi insomma.
 
I miei genitori però erano spesso assenti per serate in prestigiosi salotti di intellettuali o banchetti, quindi io rimanevo nella nostra immensa casa con la servitù e la mia balia, è da lei che è iniziato tutto.
La sera facevo fatica ad addormentarmi, come se avessi un fuoco dentro correvo per tutta la casa, veloce come una tempesta impazzita per i saloni, ma lei, la mia balia nonostante io fossi silenziosissima, sentiva i miei passi e mi tendeva degli agguati, atterrandomi e portandomi di peso a letto. Mi ha sempre stupito la sua abilità di prendermi di sorpresa, era come se apparisse dal nulla, inoltre non capivo come facesse a sentirmi arrivare anche perché aveva sempre la cuffietta che le copriva la testa fin sotto i lobi delle orecchie.
 
E così ogni sera dopo la mia cattura, mi ritrovavo nel mio lettone, con la balia seduta su una sedia al mio fianco che mi raccontava favole incredibili, su posti lontani e sconosciuti dove aveva vissuto, eppure sembrava così giovane per aver visto tutte quelle cose. Comunque, la sua città preferita si chiamava Caneva e me ne parlava sempre. Raccontava di quante persone ci fossero, umani, elfi, mezzorchi, una commistione di culture e voci, un ago che cuciva insieme storie passate e future. Storie di una regina, di paladini, di guerre e di alleanze infinite.
 
Mi perdevo in quei racconti, vedevo ciò che mi raccontava nei miei sogni e i suoi occhi persi nel filo di quelle vicissitudini animavano le mie speranze di poter vivere anch’io, un giorno, un’esperienza simile. Crescere attraverso un viaggio alla ricerca di un posto mio nel mondo.
Passavano gli anni, ormai dovevo avere circa una decina d’anni, avevo smesso di tentare di fuggire da lei la sera, la seguivo saltellando fino alle mie stanze, impaziente di ascoltare quelle storie infinite con la mia curiosità senza limiti la assillavo e lei bonariamente mi rispondeva.
Le tenevo compagnia sempre più spesso, riconoscente del fatto che mi crescesse con amore e che mi rendesse partecipe della sua vita passata. Passeggiavamo una accanto all’altra, le mie domande si erano fatte più argute e prima di rispondere ci pensava sempre più.
 
Un giorno, mentre passeggiavamo sole nel giardino della mia villa, si guardò intorno inquieta, poi mi guardò seria negli occhi, mi feci seria anch’io, aspettavo da tempo che mi raccontasse i pezzi mancanti della storia, quelli cruciali, quelli che aveva sempre saltato per non sconvolgermi, quelli che neanche lei aveva il coraggio di ricordare.
Paura, morte, persecuzioni, era dovuta scappare da Caneva, la SUA Caneva perché sospettavano fosse una necromante, ed era dovuta scappare a Miliano, LEI, un’ELFA! Una volta arrivata nella nuova città, con ancora il cuore a mille, aveva visto i miei genitori con una bambina in braccio e qualcosa le aveva detto che ero speciale, così ci aveva seguiti e qualche giorno dopo si era presentata come “la balia migliore di Miliano”, venuta da lontano per servirli.
 
Così mi aveva cresciuta, preparandomi al giorno, QUEL giorno, in cui mi avrebbe presentato un suo “amico” esperto nell’uso delle armi. E infatti, in quel momento, atterrò nel mio giardino un uomo… cioè… un elfo, che si era arrampicato sul muro per raggiungerci.
All’inizio mi spaventai, non erano rari i ladri e i malfattori, ma quando vidi che la mia balia gli andava incontro senza timore alcuno e lo salutava alquanto calorosamente, con non poca timidezza iniziai ad avvicinarmi. Eravamo nell’angolo del cortile più lontano dalla casa e coperti da cespugli e un paio di alberi. Feci conoscenza con quello che scoprii sarebbe diventato il mio maestro.
 
Da quel giorno in poi, ogni mattina io e la mia balia uscivamo di buon ora a passeggiare, dirigendoci a passo sicuro verso l’angolo degli allenamenti. Inizialmente ero un po’ titubante, non ero sicura delle mie potenzialità di cui tanto parlavano i due elfi, nella lotta ero spesso per terra e i pugnali continuavano a scivolarmi dalle mani, pian piano però grazie ai discorsi di incoraggiamento serali della mia balia e grazie alle sue fasciature miracolose, mi resi conto che il mio fisico iniziava ad essere più agile e pronto allo scontro, non vedevo l’ora di raggiungere il mio maestro e dimostrargli che avevo voglia di migliorare e che le mie ferite guarivano sempre più velocemente.
 
Imparai così a destreggiarmi prima con le armi corte e subito dopo con le armi a una mano.
I miei genitori continuavano ad essere spesso assenti fortunatamente, e anche quando erano a casa non si accorgevano dei lividi, delle occhiate d’intesa con la balia e del mio “interesse” verso il giardino ogni mattina.
Con il passare dei giorni però, iniziarono a spuntare delle cicatrici che con l’avvicinarsi dell’estate divennero più visibili, passavo molto tempo all’aria aperta, anche se ciò era disdicevole per una borghese, quindi per nascondere quei segni, la mia balia iniziò a farci dei tatuaggi sopra. Inizialmente non erano tanto grandi e non avevano veri e propri significati, poi pian piano diventarono sempre più grandi e articolati.
Di questo però, i miei genitori se ne accorsero, mi inventai di essermi innamorata di un giovane venuto da lontano e che per sentirmi più legata a lui mi ero fatta tatuare, come prevedeva la sua cultura. Litigammo e urlammo per tutta la sera, mi venne vietato di uscire dalle mura del giardino. Avevano abboccato. Ormai avevo così tanti disegni sul corpo che uno più o uno in meno non si sarebbe notato, quindi non ebbi problemi a continuare gli allenamenti.
 
Per impegnare i miei pomeriggi, i miei genitori mi iscrissero alla scuola di magia.
Vedevo tanti bambini e ragazzi intorno a me, ma non riuscivo a legare con nessuno.
Passavo il mio tempo da sola, a ripensare a come parare i colpi e a una bambina che avevo spesso visto dal mio giardino, doveva essere la mia vicina, una dei Magifonte, ma che era da tanto che non incrociavo.
 
Chissà che fine aveva fatto. Probabilmente l’avevano spedita in una prigione per matti, ha sempre avuto un chè di strano e malefico, nel borgo si vociferava che i due giovani Magifonte volessero scappare dai loro magici quanto severi genitori. Forse aveva finalmente trovato il coraggio di andarsene. Peccato, dopotutto non sembrava così male nella sua pazzia.
 
I giorni passavano tutti uguali, quando una mattina il mio maestro non si presentò all’appuntamento, la mia balia era visibilmente preoccupata, si fece seria e per tutto il giorno si chiuse in un silenzio ostinato. Dal canto mio, mi chiusi in camera e mi sotterrai nella magia, studiai per evitare di pensare al peggio, ovviamente il tentativo non riuscì, rilessi la stessa frase per innumerevoli volte, finchè non mi decisi a chiudere quei maledetti libri e a mettere a tacere le voci che mi frullavano nella mente, addormentandomi.
 
Il giorno seguente andai a bussare alla porta della mia balia, già preoccupata per il fatto che non fosse venuta a svegliarmi. Toc-toc, toc-toc…Toc-toc…”BALIA!! BALIA!!” nulla… Entrai nella camera. Vuota. Mi assalì un senso di angoscia, prima di cadere nel panico feci il giro totale della casa. Non la trovai. In preda a mille emozioni, tornai nella sua stanza, mi aveva forse abbandonato? Dopo tutti questi anni! In un impeto di rabbia iniziai a rovescire tutti i cassetti, a urlare e a ribaltare i cuscini.
 
Quando un particolare attirò la mia attenzione, in un attimo di lucidità dopo la furia cieca, mi fermai. Era un biglietto, la calligrafia era quella della mia balia, diceva che era dovuta scappare con il mio maestro perché avevano saputo che i chierici erano sulle loro tracce, le dispiaceva lasciarmi così, ma era sicura che (se fosse sopravvissuta) ci saremmo reincontrate, mi augurava buona fortuna e sperava che gli insegnamenti mi sarebbero serviti per aiutare i fuggiaschi innocenti come loro.
 
Sentii muovere qualcosa dentro di me, come una scintilla che era sempre stata nascosta in me che si stava trasformando in un fuoco. Presi la mia decisione. Sarei partita alla ricerca della giovane Magifonte in direzione Caneva, per vendicare coloro che mi avevano aiutata a crescere e trovare il mio posto nel mondo, lontano dai miei inutili genitori.
 
Partii il giorno seguente all’alba, senza salutare nessuno.

 
Ero sola.
 
  
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