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Autore: iacomary97    22/08/2012    2 recensioni
Conteggio Parole: 37000 Capitoli: 15 (+ epilogo)
Cosa succede quando Lassiter scopre la verita'? Cosa fara'? Questa storia si basa dopo la sesta stagione di Psych. NON CI SONO SPOILER DELLA 7 STAGIONE, sono solo mie speculazioni su cosa potrebbe succedere. Ho inserito anche altri personaggi della serie Lie To ME.
AVVERTIMENTO: E' SCRITTO IN POV
Genere: Angst, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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A/N: Mi dispiace davvero DAVVERO molto per questa lunga pausa. Sono dovuta andare in vacanza dai nonni e li non c'era il pc. Fortunatamente ho scritto I capitoli sul cellulare. E vi posso assicurare che la prima cosa che ho fatto quando sono tornata a casa è stato accendere il pc per mettere su internet il capitolo. Vi voglio avvertire che ho in mente di scrivere il sequel che sarà questa volta più incentrato su LTM. Grazie a tutti per la vostra attesa. Devo ammettere che questo capitolo mi è sembrato il più difficile da scrivere fino ad ora. Ho anche fatto uno schema con tutti I passaggi da seguire. XD cosa che non ho mai fatto. Ma mi ha aiutato a non scordare le idee.

Per il titolo ero un po' a corto di idee.

Enjoy :D

 

 

Capitolo 10 – Cleptomani a Washington

 

--- JULIET POV ---

Andai all'aeroporto. Erano le 17 circa. Avevo impiegato molto per arrivarci a causa del solito traffico di Los Angeles. La gente come al solito all'aeroporto era troppa. Si faceva fatica addirittura a passare tra la folla.

Vidi sul pannello che due voli erano stati rimandati alle 17:30 per turbolenze. Andai al bancone per l'acquisto di biglietti.

- Polizia di Santa Barbara. Buonasera. - le mostrai il distintivo. - Dovrei fare alcune domande.

- Servo questi clienti e poi sono da lei. -

- Ok, ma prima devo chiederle se era lei a vendere i biglietti tra mezzogiorno e le due. -

- Benissimo. Non sono io. Quello era il turno di Jenny. La può trovare nella sala del personale. Laggiù in fondo e poi giri a destra. - Mi indicò un corridoio alle mie spalle.

- Grazie mille. -

 

 

Arrivata a destinazione mi ritrovai in una stanza molto ampia con punti di ristoro, una zona computer e due porte che facevano da entrata ai due camerini principali. Dietro una enorme pianta grassa ne notai un'altra, che per la targhetta portavano sicuramente ai bagni. Rispetto a qualche anno fa, era molto cambiato il luogo. Quando entrai, tutti mi guardavano perplessi.

- Polizia di Santa Barbara. Dovrei parlare con Jenny. - Si alzarono in due. - Il turno da mezzogiorno alle due al tavolo degli acquisti di voli. - Quella rimasta in piedi mi si avvicinò. - È successo qualcosa di grave... - Aveva uno sguardo spaventato. Anche i suoi colleghi sembravano allarmati.

- Non si preoccupi. Devo farle alcune domande su una persona che ha comprato un volo oggi. -

Si girò verso i colleghi sollevata. - Forse tutto ok! Esco un attimo con la poliziotta. -

 

Mi portò in una stanza più tranquilla con alcune poltrone.

- Qui a volte teniamo ad interrogare le persone sospette. Molto probabilmente preferisce parlare qui che è molto più silenzioso. Come può vedere, il nostro capo ha deciso di rinnovare alcune aree dell'aeroporto. Tra mezz'ora però devo iniziare il turno. Spero non ci voglia molto. -

- Sono la detective O'Hara. Sarò veloce, glielo posso assicurare. Oggi verso le 12 e le 14 un uomo di 36 anni, leggermente più alto di me, occhi verdi o nocciola, capelli castani perfettamente pettinati, è venuto e ha comprato il biglietto di un volo verso Washington con tre scali. - Le feci vedere anche una foto che avevo sul cellulare.

 

- Cosa vuole sapere? -

- Dove voleva arrivare. Voglio la verità. -

Guardò per terra.

- Ecco... Non lo so. -

La obbligai ad alzare lo sguardo.

- Non sa quanto è importante per me e per tutti noi. Abbiamo tutti bisogno di lui. Lui è un mio collega e il mio... ... mio fidanzato. Ho bisogno di sapere dove è. Dovunque sia andato so che è in pericolo. -

Si avvicinò e abbassò la voce.

- Non posso dirglielo. Mi hanno fatto promettere di non dire niente.

 

Flashback ~~~~~~~~~

 

- Pronto? -

- Sono un ufficiale di polizia. È di vitale importanza che quando viene un ragazzo sui 35 anni che chiede un volo per Washington, deve dargliene uno con scali a Denver o a St. Louis. Meglio se entrambi. Non deve sapere nessuno di questa richiesta. Deve sapere che è una missione segreta sotto copertura.-

- Perché devo farlo? -

- Per la sua sicurezza e per quella degli altri. -

 

~~~~~~~~~ Fine Flashback

 

- Non posso, capisce. Potrebbero far del male ai miei amici. -

- Aspetta. Vuole dirmi che ha comunque avvertito tutto lo staff del pericolo? -

- Dovevo avvertirli. -

Di questa tipa non ci si poteva fidare.

Sapevo benissimo chi aveva chiamato la signorina ed ero sicura che aveva frainteso la frase "Per la sua sicurezza e per quella dei suoi amici". Ero un po' offesa però. Da quanto tempo il capo si fidava più di Shawn che dei suoi detective??

- Non si deve più preoccupare. Conosco chi ha fatto questa richiesta. Quindi mi conferma che doveva andare a Washington? -

- Si. Infatti quando gli ho cambiato il biglietto si è insospettito e mi ha chiesto più volte se non mi ero sbagliata. -

- Grazie mille. -

 

Ora sapevo in che città era andato. Ma perché? E perché tutta questa segretezza?

 

Ora che avevo delle certezze sul fatto che Shawn non era andato a farsi ammazzare in quelle due città così pericolose, ma era andato nella tranquilla città della capitale, potevo finalmente farmi dare delle spiegazioni dal mio capo.

 

 

--- SHAWN POV ---

-- Due ore più tardi sulla costa est... --

 

Quel sogno sull'aereo era diventato molto ricorrente. Lo rifeci altre 5 volte sempre uguale ma con un finale sempre diverso. Tra un sogno e un altro, arrivai a destinazione.

Nella realtà come nel sogno ero stato svegliato dalla hostess, ma riuscì subito a capire che non era un sogno per vari motivi. Per prima cosa, la hostess mi svegliò molto duramente, non era così giovane e bella, e non era per niente solare e tranquilla,  ma antipatica e scorbutica.

 

Come nel sogno quindi ero l'ultimo a ritirare il bagaglio, ma non c'era molta gente fortunatamente. Il mio era stato messo in un angolo vicino il nastro trasportatore. Ero stato molto fortunato perchè mancava poco che uno degli addetti me lo portasse via. Presa la valigia, andai al punto ristoro. Comprai un hot dog, un giacciolo all'ananas e una bottiglia da un litro e mezzo d'acqua. Le noccioline salate potevano essere molto buone e appetitose, ma non erano certo un buon pasto per 9 ore e portavano una certa sete. Mi affrettai ad andare in bagno perchè avevo bevuto molto anche sull'aereo.

 

Uscito fuori ripensai a quel sogno: non vedevo l'ora anche solo di parlare con Juliet o farla sorridere con una delle mie solite battute. Pensai anche come era meglio l'illusione a volte rispetto alla vita vera. Riuscì a rivivere quel bacio centinaia di volte.

 

Uscito dall'aeroporto mi diressi alla zona dei taxi. Avevo aperto il bagagliaio quando un tipo infila la sua borsa, mi dice "grazie", entra dentro e parte. Dato che quello era l'ultimo taxi disponibile, mi incamminai verso la stazione degli autobus. Se non avessi trovato nessun taxi mi sarei informato su quale bus mi avrebbe portato all'hotel.

 

Mentre camminavo e cercavo in giro, un tipo mi spinse da dietro e mi fece cadere.

- Ehi! -

Mi accorsi che mi aveva preso la tracolla. Li c'erano il portafogli e il cellulare.

 

Mi misi a correre. Intimai il tipo a fermarsi ma questo lo spinse solo a correre più velocemente. Cosa che non era affatto buona, non ero mai stato bravo a correre, anche se ultimamente mi ero posto il traguardo di allenarmi un po'. Ero piuttosto migliorato ma continuavo a mangiare male.

Cosa che era piuttosto evidente.

 

Alcuni mi videro in difficoltà, provarono a rallentare il tipo, ma con scarsi risultati...

 

Ad un certo punto uno dei cassonetti si aprì. Un barbone che fece capolino da li, prese il delinquente e lo trascinò dentro. Il coperchio si chiuse.

Quando si riaprì, il tipo fuggì via.

Dal cassonetto riapparse il tipo. Lui mi lanciò la roba.

- Dovresti lavarla un po'. Ti piace il cappello? L'ho preso a quel brutto ladro. -

Mi tappai il naso per il tanfo.

- Si è carino. Con che lavo la mia "roba?" - Mimai le virgolette con la mano libera.

- Vai al discount qui vicino. Vende delle salviette umidificate davvero ottime. Un ottimo odore di lavanda. -

 

Dopo aver recuperato la valigia che un anziano signore mi aveva gentilmente tenuto, andai al discount. I vari clienti mi guadavano male... Puzzavo così tanto??

 

Trovate le salviette mi diressi alla cassa.

- Sei stato aiutato dal barbone, eh? Alcune persone che vengono qui sembra avrebbero preferito essere derubati piuttosto che farsi vedere con questo tanfo. Soprattutto quelli di un certo rango sociale. -

- Ti sta facendo molta pubblicità allora. Lo ricompensi in qualche modo? -

- CERTAMENTE! Due volte al giorno gli faccio trovare gratis una bottiglia di latte e biscotti. Se però mi riesce a mandare qualche persona in più anche un pacchetto di salviettine alla lavanda. Che adora! -

 

 

Uscito fuori, finalmente non puzzando più come prima, chiamai un taxi. Avendo un dubbio aprii di nuovo il portafogli. Erano spariti 60 dollari e la carta di credito di Gus. Si sarebbe molto arrabbiato al mio ritorno.

 

Fortunatamente avevo seguito il consiglio di mio padre: tenere la maggior parte dei soldi in una tasca segreta della valigia e solo il necessario nel portafogli.

 

Dopo qualche minuto arrivai a destinazione. Qui il problema del traffico era quasi inesistente. Venivano usati molto i mezzi che i mezzi propri. Tutta la rete stradale era ordinata e precisa, in ogni particolare.

 

Entrai dentro. Notai felicemente che l'hotel era un 4 stelle. Camminai fino al bancone. Notai che mancavano un bel po' di chiavi.

 

Feci il check-in e mi diedero la chiave 102. Era al secondo piano.  Notai che di quel piano erano occupate tre singole e una per una famiglia. Riuscii a capirlo dalla forma delle chiavi. Una volta avevo fatto lo stesso lavoro di quello davanti a me.

In quel caso mi feci licenziare 4 giorni dopo. Mi svegliavo troppo tardi.

 

Arrivato al secondo piano, ci misi molto a cercarla ma solo perché era l'ultima in fondo al terzo corridoio che controllavo. Le stanze in fondo erano fantastiche perché non avevi problemi con i vicini perché o non ce li avevi o perché erano solo due stanze. Nel corridoio superai un tipo del servizio a domicilio. Vidi delle fettine d'ananas. Ne presi alcune fette di nascosto. Arrivato alla porta, infilai la chiave ed entrai. Notai subito che le pareti erano molto riempiti fi quadri, e la stanza sembrava davvero più piccina.

Mi buttai sul letto lasciandomi andare. Mi tolsi solo il giubbotto. Poi presi le cuffie e accesi l'MP3 e mi misi un po' a cantare sulle note di "In love with the 80'".

 

 

--- JULIET POV ---

In quelle due ore ero riuscita solo a ritornare alla stazione. Mi ero scordata la strada che avevo percorso per l'andata e per sbaglio mi sono imbattuta nel luogo dell'incidente. La cosa era stata quasi risolta ma decisi di dare una mano.

 

Dopo un'ora eravamo riusciti a soccorrere tutti e a metter in sicurezza con i pompieri tutte le macchine che potevano esplodere.

La mia pancia poi brontolò non poco. In tutto questo casino mi ero dimenticata di pranzare e decisi di andare in un bar li vicino.

Era una specie di gelateria-paninoteca abbastanza piccina e con pochi dipendenti. Era stata aperta solo un mese fa. Quel giorno Shawn mi aveva convinto ad andare a mangiare all'apertura, perché era gratis e mi diceva che avremmo mangiato davvero bene.

 

Ancora non sapevo nulla sul fatto che non era un sensitivo, e mi disse che aveva avuto una sensazione piacevole quando era passato li vicino. Fortuna o intuito, alla fine aveva ragione. Avevo mangiato un panino fantastico, con le salse e i condimenti che mi mescolavano in una perfetta armonia di sapori. Di solito non mangiavamo mai alle paninoteche proprio per questo, l'armonia non esisteva mai: panino crudo e pieno di mollica, hamburger quasi bruciato o stracotto, ketchup trasbordante da un lato e inesistente da un altro. Alla fine preferivo i panini di Shawn, perfetti.

 

Insieme con Gus avevano cercato la ricetta perfetta per ogni tipo di panino dopo tanti anni di esperienza.

Alcuni potevano pensare che era stupido, ma per loro non lo era. Creare un panino era come un rituale. Ed infatti i loro panini erano davvero sempre eccellenti.

 

Come quelli di questa paninoteca d'altronde. Per non parlare dei loro gelati: fantastici. Tutto artigianale e i sapori fedelissimi ai cibi originali.

 

Entrata nel locale notai che da fuori sembrava lo stesso, ma si erano un po' allargati: c'erano molti più tavoli. Invece i camerieri e i vari cuochi erano sempre gli stessi.

La gente copriva il 80% dei tavoli e non era nemmeno l'ora di punta. Mi sedetti ad un tavolo apparecchiato per due. Mi guardai intorno. Su un muro c'erano tutte le foto dei "Migliori Clienti". Tra queste, riuscì a notare anche una in cui c'era un cameriere che era tutto abbracciato a Shawn. Era li perché era uno di quelli che si era messo a fargli pubblicità.

 

 

Soddisfatta e piena, uscii di li una mezz'ora dopo. Durante il tragitto non riuscì a non pensare alla bravura di Shawn con i fornelli. Se non cucinava mai, soprattutto in passato era perché odiava lavare i piatti e le pentole. Mi ricordo quando durante una missione sotto copertura mi cucinò alcune delle ricette che mi piacevano di più. Aveva apparecchiato tutto benissimo e aveva acceso anche due candele. Era bravissimo. Riusciva a fare dei piatti difficilissimi da cucinare anche solo dopo il secondo tentativo.

 

Quindi se volevo assaporare i suoi piatti dovevo lasciarmi delle energie per poi lavare tutto quello che avrebbe poi sporcato. Se no sarebbe rimasto tutto nel lavandino, pronto per un lavaggio mattutino (cosa impossibile perchè a quel punto lo sporci si sarebbe incrostato).

 

Arrivata in centrale entrai senza esitazione nella stanza del capo, cosa che la faceva sempre arrabbiare parecchio. Sicuramente sapeva il motivo che mi spingeva a fare così, perché concluse la chiamata e rimase ferma a fissarmi.

 

- Vuole spiegarmi perché è nella capitale? -

C'erano altre cose che voleva chiedere, ma quella era la prima per importanza.

- Abbi pazienza. -

- Non voglio avere pazienza. Voglio sapere dov'è e perché è andato li. -

- Ha del lavoro da fare. -

- Non c'è NULLA da fare grazie a Shawn e McNabb e lei lo sa! -

 

Prese un respiro.

- Non voglio altri problemi. Ti assicuro che tornerà il più presto possibile. -

- E se non lo farà? -

- Juliet, non essere testarda! È con degli specialisti e... e andrà tutto bene. -

- Non è convinta! -

- Si che lo sono! -

 

Si alzò dalla sedia e poggiò le mani sulla scrivania.

Si stava alterando anche lei. Un altro minuto e avrei potuto sapere tutto.

- E allora se andrà tutto bene, mi dica cosa c'è! -

- Non puoi saperlo! -

- Perché? -

- FARESTI ALTRI DANNI! -

 

 

 

- ... ecco... -

- Cosa voleva dire con questo? -

- ... -

- No! Ora mi dice tutto!

 

Mi indicò con la mano di chiudere tutto, porta e tutte le tapparelle.

 

- Quando hai lasciato Shawn... - Non mi piaceva come affermazione. Non lo avevo lasciato... era... era più complicato! - Hai iniziato a non lavorare come prima. -

Si risedette.

- Il lavoro si stava accumulando e dato che Shawn e Gus non si erano fatti più vedere, come bravo detective, era in servizio solo Lassiter. Alla fine della settimana rimase distrutto sia fisicamente che psicologicamente e decise con una grande volontà di chiedergli aiuto. -

 

Mi guardò come se il resto fosse logico.

- E? - Cercai di farle continuare il racconto.

- Eeeeeeeee... una sera è andato all'agenzia Psych... Ha sentito parlare Shawn riguardo il fatto che lo avevi lasciato - Ancora! - perché ti aveva detto la verità. -

 

Cavolo.

Carlton aveva sempre cercato di dimostrare che non era un sensitivo. E ora aveva sentito Shawn ammetterlo.

E la colpa era mia.

 

- Mi dispiace per quello che ho detto, ma secondo me è meglio che non ci parli finché non è finito tutto. Ma la scelta è tua. Lassiter ha chiamato il Lightman Group. Come sai sono imbattibili in fatto di menzogne. Sarà molto più difficile rispetto alla volta in cui ha battuto il poligrafo. -

 

- Lo so bene. So sempre quando mente. -

Lei mi guardò sarcastica.

- Cosa? Ho sbagliato solo due volte. Quando è sotto pressione non riesce a mentire bene e si capisce perché usa sarcasmo, si guarda intorno, scherza o fa alcuni riferimenti a film sconosciuti per distogliere l'attenzione. O dice cose che non c'entrano niente per confondere le idee. -

 

Speravo davvero di essere li per aiutarlo. Volevo esserci per lui.

 

- So che posso aiutarlo. -

- E come? Distraendolo? -

- Quando sono con lui cerca sempre di strafare per impressionarmi. -

- In un momento normale forse si, ma siete tecnicamente non insieme. Lui si potrebbe solo confondere. Si chiederebbe il perché sei li e potrebbe cedere. È troppo tardi purtroppo. Devi sapere che li ha ingaggiati Lassiter quindi Shawn sarà circondato da nemici. -

 

Avevo una grande decisione davanti: poterlo vedere ed aiutarlo oppure vedendolo e ritrovarmelo per colpa mia in carcere per chissà quanto tempo.

 

Sicuramente non avrei fatto in tempo ad andare e parlargli prima che fosse andato all'appuntamento con quei psicologi. Decisi di controllare gli orari dei voli sul cellulare e poi decidere.

 

 

 

--- LASSITER POV ---

Era stata una giornata stancante: un estenuante viaggio in macchina (non capì perché non presi l'aereo), lunghe attese, litigate, mancanza di casa...

Avrei dato di tutto per potermi trovare ora a casa, anche solo accoccolato alla mia donna preferita; spostarle quei capelli sempre perfetti, dirle parole dolci, baciarla.

 

Non ero mai stato un tipo romantico, anzi avrei sempre negato ogni tipo di sdolcineria... ma con lei era diverso. Era sempre così perfetta, così bella, così affascinante, così perfetta, che era pienamente normale esserlo.

 

Appena ritornato in camera mi feci una doccia, mi cambiai e feci alcune telefonate, poi mi feci un giro al centro. La città era molto bella, tranquilla e con le strade in ordine. Notai che in ogni isolato c'era almeno un poliziotto in divisa che vigilava. Scoprii che  davano un giornale locale a gratis, cosa che mi stupii molto. Quindi passai vicino ad un edicola. Lessi il giornale che mi diede il tipo.

 

Sembrava che era una delle settimane più tranquille di Washington degli ultimi due anni. Nessun omicidio, e qualche furtarello di poco in qualche piccolo negozio di generi alimentari. C'era solo una zona che era da bollino arancione: erano due giorni che un tipo rubava incessantemente nelle vicinanze di un cassonetto abitato e un negozio con articoli di prima necessità.

 

Dopo un lungo giro, ed aver aiutato ad arrestare un piccolo teppistello, ritornai all'albergo. Aperta la porta, mi buttai sul letto. Mi tolsi la cravatta e mi sbottonai il colletto della camicia. Guardai il mio orologio. Era fuori fuso orario, quando ero arrivato mi ero scordato di regolarlo. Guardai allora quello dell'albergo. Era davvero molto tardi.

Chiamai allora il servizio in camera. Mi feci portare cose leggere: un panino con prosciutto cotto e insalata, e alcuni pezzi di frutta tagliata a fettine.

 

Nella camera c'era anche un computer con la connessione ad internet. Lo accesi e mi collegai a Skype. A quell'ora doveva essere tornata a casa. Da circa un mese aveva trovato un lavoro in una rivista di moda. Nulla di che, doveva catalogare tutti gli articoli ed ordinarli. Era un piccolo lavoro part-time che sarebbe terminato quando avrebbe finito il lavoro, ma era il massimo che poteva aspirare per ora. La libertà vigilata(1) era da poco terminata e doveva mantenere una perfetta condotta. C'era un buon lavoro come commessa, ma era una lavoro con molto contatto con le persone e lei era una che è molto suscettibile e a cui non piacciono ingiustizie. Avrebbe potuto arrabbiarsi.

 

Ancora non si era connessa su skype.

 

Qualcuno bussò alla porta. Aprii.

- Salve. Ecco il servizio in camera. Glielo abbiamo già messo sul conto. -

- Grazie. -

In fondo al corridoio vidi un tipo con una giacca nera e jeans, che aprii la porta e la sbattè un attimo dopo. Il cameriere entrò e posizionò il carrello con la mia cena vicino al letto.

- Ecco. Il panino, una bottiglia d'acqua e qui della frutta. Spero le piaccia. Qui ci sono spicchi di arancia, albicocca, pesca, qui un po' di cocco e, immancabilmente dell'an... -

 

Guardò l'ultimo piattino ma era vuoto.

 

-..anas. Che?! - Poi sembrò ricordare. - Quel signore... - Poi mi rivolse la parola. - Un signore è appena passato e ha rubato tutto l'ananas. Glielo riporto subito. -

- No, non serve guardi, - mi girai per prendere la mancia - non so nemmeno se riuscirò a finire tutto. -

Quando mi rigirai, il cameriere era sparito con il piattino. Aprì la porta e guardai a destra e sinistra. Riuscii a percepire un odore familiare... ma non riuscii a riconoscerlo.

 

Sentii un rumore familiare dal computer. Si era connessa. Aveva messo la webcam. Era molto buio ma riuscivo a vedere tutto il suo viso perfettamente.

- Non hai la webcam li? -

Notai che non ne era disposto.

- No, mi spiace. -

- Mi manchi. - Si accuccio sul tavolo con le braccia incrociate.

- Anche tu. - Le sorrisi. - Come è andata a lavoro? -

- Noia. Ma fortunatamente me la cavo nel catalogare gli articoli. Dovrei finire il lavoro con una settimana di anticipo. Il compenso dovrebbe quindi aumentare. -

- Brava. - Mi sorrise

 

Avrei potuto guardarla per ore senza dirle niente, ma la stanchezza vinse.

- Ci sentiamo domani. Sono molto stanco. Fortunatamente l'appuntamento è alle 12 così che posso recuperare le 4 ore del fuso orario. -

- Bene. Buonanotte. -

- Tu buon appetito. -

 

Chiuso il computer, aprii la valigia per prepararmi ad andare a dormire.

 

 

 

--- LIGHTMAN POV ---

Alle 22 tornammo a casa. Per circa un ora avevamo girato da un ristorante ad un altro senza trovare pace. In realtà cercai e mi sforzai io stesso di ricordare ogni ristorante in città che fosse chiuso. Non potevo farle scoprire la scomparsa dell'anello.

Adesso la cosa stava diventando davvero ridicola, lo ammetto, ma non potevo davvero lasciarglielo scoprire. Ne valeva il mio onore... perdere un anello... che dico, UNA FEDE!

Non era mica una briciola, o un ago.

 

Un cellulare in un quartiere di cleptomani.

 

E mi era caduto in uno spazio ristretto: l'entrata del mio ufficio. Lo avevo cercato in lungo e largo ma nulla. Mi ero arreso, ma lo avevo già richiesto ed entro domani, massimo verso sera, sarebbe arrivato.

Dovevo solo aspettare e cercare di tenere duro e acquistare tempo.

 

Entrati dentro casa chiusi la porta.

- Quindi - Mi abbracciò da dietro e mi sussurrò all'orecchio. - qual è il tuo piano geniale per sta sera? - Mi diede piccoli baci sul collo.

Posai le chiavi sul tavolo, mi girai e le diedi un bacio.

- Ah non lo so. - Feci il vago. Mentre ci baciavamo e iniziammo ad accarezzarci e abbracciarci, levai la mia e la sua giacca, le lanciai verso l'attacca abiti e in qualche modo riuscì a non farli cadere.

 

Lei se ne accorse. - Bel tiro! -

 

Mentre ci incamminavamo senza sapere bene dove andare lei mi avvolse le braccia intorno al collo.

 

Arrivammo allo stipite della porta della cucina. Sorridendo, la appoggiai li.

- Ahh, è scomodo, dai spostati! - Mi disse rompendo il bacio.

- Nah Nah! - La ribaciai e la bloccai la.

Cercò di liberarsi. Con questo intento, le sue mani finirono pericolosamente vicino le mie e mi ritrassi.

- Hai vinto tu. - Alzai le mani sopra le spalle in segno di resa. Fortunatamente l'unica luce accesa era quella dell'ingresso quindi era molto buio e quindi non era visibile altro che i nostri profili e i nostri occhi. Ma soprattutto i suoi meravigliosi occhi azzurri.

 

Mi si riavvicinò.

Avvicinò le sue labbra alle mie.

- Andiamo su. -

Stavo per ribaciarla quando mi riprese le mani. Arretrai.

 

- D-dopo. Ma prima dobbiamo mangiare. - Mi affrettai ad andare in cucina.

 

Le caddero le braccia... quasi letteralmente.

- Guarda che sei proprio... - Fece qualche passo. - È troppo tardi per mangiare... -

- Dai, vai di là ad apparecchiare. -

- Ma... -

- Vai! -

 

La sentì sbuffare e andare di là.

 

Finalmente solo.

Dovevo trovare un'idea...

 

Mi ritrovai a tagliare il pane. Mi venne un idea.

Qual era un buon motivo per cui togliersi la fede?

 

Mi guardai dietro. Stava posizionando le posate.

 

Posizionai il coltello sul dito. Chiusi gli occhi e...

 

- Ahhgg... - Mi morsi il labbro ma un lamento mi usci comunque. Mi passò abbastanza subito. Il taglio era superficiale.

Ma iniziò a uscire un po' di sangue e riiniziò a farmi male. Sventolai la mano per cercare di migliorare ma riuscii solo a sporcare il pane di qualche goccia.

 

Chissà perché solo in quel momento ragionai. Non aveva senso tagliarsi li. Se avessi avuto l'anello non mi sarei mai tagliato in verticale.

 

- Idiota idiota idiota idiotaaaa! -

- Che succede? - Fece capolino dall'uscio. Vidi che ora era scalza.

Capii perché non la sentii arrivare.

 

Poi inclinò la testa.

- Cal... -

 

Guardò per terra.

- Cal... sanguini... -

 

- Ah si quello. -

- Quello?? - Si avvicinò, e mi prese la mano.

- Ti sei tagliato... -

Si guardò intorno, sul bancone, guardò la mano e poi mi guardo irritatata.

- A volte sai essere così... - Sembrava volesse fulminarmi con lo sguardo, poi si addolcì e mi sorrise. - Mi farai morire d'infarto, un giorno di questi. Dai vieni con me, il kit di pronto soccorso è al bagno di sopra. - Prese un tovagliolo di cotone e mi avvolse il dito insanguinato.

 

- Fsstssssss-hhahgg - A questi mogugli lei si mise a ridere. - Non è divertente! -

 

- E che a volte sai essere proprio stupido. -

- ... -

- Ti pare che non lo capivo... E poi il taglio potevi farlo in orizzontale... -

 

 

Salimmo su.

Mi fece sedere sul bordo del letto.

Mi guardò negli occhi. - Che cosa ti preoccupava?-

- È cheeegh... - Iniziò a togliere il fazzoletto. Aveva un bastoncino cotton fioc, quelli che si usano di solito per le orecchie...

-... a che ti serve quello?-

- Dato che ti sei tagliato INTENZIONALMENTE con il coltello del pane ti è finita qualche briciola nella ferita. E anche qualche scaglia più dura dell'esterno. -

- Comunque... - Mentre parlava mi stava disinfettando il taglio. Era difficile stare attenti... Era davvero fastidioso. - Ti devo...-

- Lo sssso cosa vuoi chieeeed-dermi. Fallo domani. Anzi, ddo-ddomani lo vedrai da sola-argh. -

 

Finì tutto il bendaggio, mise a posto e andò a posare il kit.

 

- Non farlo di nuovo, ok? Almeno cerca. -

- Non lo perderò più. -

Si sedette affianco a me. - Intendevo, non farti del male per coprire qualcosa. Lo sai gia quanto... quante volte... - Ci fissammo.

 

Ripensai a quante volte mi ero messo in pericolo senza dirle niente e farla preoccupare... molto.

Come quella volta che ero andato in Iraq il giorno di Natale.

 

- Ok...

Donna. -

 

...

 

- Donna? - Mi guardò un po' confusa.

- Ehm... Cercavo di essere un po' più... - Mi stesi e mi spinsi in su arrivando con la testa sul cuscino. - Lasciamo perdere. - Vieni, mio tesoro.-

 

A quell'aggiunta del "mio", mi diede uno dei suoi sorrisi più raggianti e mi raggiuse. Mi baciò, ma non come quelli di tutta la mattinata, fu un bacio lungo e passionale. Proprio quelli che ci piacciono di più.

- Così va meglio... mio tesoro. -

 

Poi continuammo a parlare per un po'. Il giorno dopo sarebbe arrivato il sensitivo e in ufficio si sarebbe creato un casino. Non dovevamo scordarci assolutamente di avvertire tutti i dipendenti del piano, e di mandare fuori per qualche lunga commissione quelli pericolosi.

Secondo Gillian la giornata sarebbe stata piena di sorprese e risate. Sembrava che il tipo avesse un umorismo molto semplice ma nello stesso tempo "raffinato".

 

- Raffinato? -

- Lui tende a fare battute includendo sempre qualche specie di riferimento a film, telefilm o canzoni. Ma anche se tu, soprattutto tu, non hai mai visto niente del genere lui riuscirà lo stesso a farti ridere. -

- Beh, vedremo. -

 

Abbracciai Gillian e chiusi gli occhi.

 

 

A/N: Ero molto indecisa nel continuare questo capitolo. Avevo deciso per un secondo di slittare il POV di Cal nel prossimo capitolo, ma dato che il Pov di Cal conclude una giornata ho pensato che è perfetta per un finale. Quindi spero non sia troppo lunga. Per il mio cellulare lo era xD.

Scrivendo questo capitolo ho anche scoperto (più che altro notato) che ogni donna delle varie coppie (Shules Juliet - Callian Gillian - Carlowe Marlowe) hanno tutte gli occhi azzurri xD. Mentre scrivevo quel pezzo del pov di Cal ho sentito come un déjà-vu.

Mi servirebbe un parere anche sull'idea di un sequel. Ho visto che per ordinarle potrei metterle in una "Serie" ma se il metto in due categorie differenti (una in Psych e l'altra in LieToMe) si può fare lo stesso?

 

1- Marlowe Viccellio= E' apparsa per la prima volta nella 6x03. Con il fratello, malato di una rara malattia, aveva organizzato dei furti alla banca del sangue. Il fratello però decise di prendere il sangue direttamente dalle persone del suo stesso gruppo sanguigno: 0 negativo. In una di queste volte, il fratello esagera e uno di queste persone muore. Lei dopo averlo scoperto tenta di coprirlo. Per questo poi viene arrestata per il furto e per aver coperto il fratello. La interpreta Kristy Swanson.

   
 
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