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Autore: GiadyEsse    22/08/2012    15 recensioni
Non avevo mai amato nessuno così, in tutta la mia vita, e ogni singolo istante mi sembrava assolutamente perfetto, pervaso da una magia inspiegabile.
Non dimenticherò mai le sue braccia che mi cingevano, stringendomi forte a sé, quasi come se avesse paura che scappassi. Ma io non avevo nessuna intenzione di farlo. Il suo cuore batteva all’impazzata e io riuscivo a sentirlo poggiando la mia mano sul suo petto.
Ci eravamo aspettati così tanto… e adesso ci eravamo trovati.
Sembrava quasi che fossimo due conchiglie rimaste per troppo tempo a vagare nella vastità del mare, e dopo una lunga ricerca, finalmente giunte a riva.
Mi domando se sia giusto metterlo al corrente, o se non sia poi così egoistico tenermi questo segreto. Niall diventerà padre, qualsiasi scelta che io faccia, e io diventerò madre. Avremo un bambino.
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Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Ehy, Niall, la sai l’ultima ? Sono incinta!”
Mi rendo conto che, detto così, sembrerebbe più  come uno scherzo di cattivo gusto, ma non lo è. E’ semplicemente la verità.
Forse anche lui la prenderebbe sul ridere, magari proromperebbe in un:
“Bella questa!” o addirittura mi pregherebbe di raccontargliene subito un’altra. Perché lui penserebbe che è solo una stupida battuta, lo so. Solo una delle tante barzellette  che lo fanno piegare in due e diventare tutto rosso in viso. Ma non è così.
Anche se lui non ci crederebbe non posso cambiare la realtà, e anche se volessi tornare indietro sui miei passi, non potrei. E’ troppo tardi, ormai.
Quante volte l’avrò sentita, questa frase? Mia madre me la ripeteva spesso, mi diceva di riflettere sempre prima di fare qualcosa, di valutare i pro e i contro, di contare fino a dieci. Fino a dieci, eh?
E pensare che quella notte non avrò contato nemmeno fino a cinque. E’ successo senza che io nemmeno me ne accorgessi,  in un attimo, così velocemente che sembrava quasi una cosa naturale, inevitabile.
Non sapevo più cosa fossero, i numeri.
L’unica cosa di cui mi importava era amarlo, mentre, sdraiati sulla sabbia dorata ora resa scura dalla mezzanotte, la luna illuminava i nostri corpi che sembravano uno solo. La sua luce chiarissima e bianca ci sfiorava la pelle, già percorsa dai brividi e dalle nostre carezze, e risplendeva sulle nostre labbra umide, che si cercavano fregandosene dell’oscurità intorno.
Ricordo le sue mani morbide e color latte intrecciate alle mie, il suo fiato caldissimo sulla mia spalla, i suoi capelli biondo grano in cui affondavo le mie dita scompigliandoli leggermente, le sue guance delicate e paffute. E poi i suoi occhi…
Quegli occhi color oceano in cui, minuto dopo minuto, mi perdevo, andando sempre più giù, sempre più in profondità.
E adesso è proprio di loro che ho paura, di quelle gemme celesti, che, se prima mi guardavano con dolcezza, ora non lo so più. Credo che si muoverebbero smarriti, forse preferendo fissare il pavimento piuttosto che sostenere il mio sguardo, ancora più perso del suo. Mi chiedo che cosa succederebbe se lo sapesse. Se amerebbe ancora le mie fossette come mi diceva, e i miei capelli lunghi e castani, che arrotolava con le dita, e la mia fronte piccola che gli piaceva coprire di baci. Chissà se mi vorrebbe ancora.
Non avevo mai amato nessuno così, in tutta la mia vita, e ogni singolo istante mi sembrava assolutamente perfetto, pervaso da una magia inspiegabile.
Non dimenticherò mai le sue braccia che mi cingevano, stringendomi forte a sé, quasi come se avesse paura che scappassi. Ma io non avevo nessuna intenzione di farlo. Il suo cuore batteva all’impazzata e io riuscivo a sentirlo poggiando la mia mano sul suo petto.
Ci eravamo aspettati così tanto… e adesso ci eravamo trovati.
Sembrava quasi che fossimo due conchiglie rimaste per troppo tempo a  vagare nella vastità del mare, e dopo una lunga ricerca, finalmente giunte a riva.
Mi domando se sia giusto metterlo al corrente, o se non sia poi così egoistico tenermi questo segreto. Niall diventerà padre, qualsiasi scelta che io faccia, e io diventerò madre. Avremo un bambino.
Che poi cosa potrei offrigli io, a diciassette anni?
E  Niall? Sarebbe un padre presente? Avrà del tempo da dedicare a suo figlio? O forse non ne vorrà sapere nulla?
Devi dirglielo. Questa frase mi rimbomba nella testa, assillandomi.
Sì, dovrei. Ma così rovinerei tutto.
La sua carriera.
I suoi diciotto anni.
La sua spensieratezza.
E il rapporto con le sue fan, che si sentirebbero forse amate di meno, messe da parte, gelose di questo esserino che mi sta crescendo in grembo e che non ha nessuna colpa.
E se invece tacessi? Forse questa è la soluzione più semplice. O forse no. Ma in ogni caso, prima o poi lo noterà. Avrò anche io il “pancione” e magari anche la voglia di dolci ad ogni ora del giorno. Sempre se Niall non li finirà prima di me.
E se partissi? Se andassi via, lontana da tutto e da tutti, sarebbe più facile? O proverei un enorme rimorso?
Esausta, mi lascio cadere sul letto, e pervadere dai ricordi.
 
La prima volta che ci siamo incontrati è stato proprio lì, su quella spiaggia. Era un giovedì pomeriggio: io, arrabbiata e delusa, avevo varcato la soglia di casa sapendo già dove mi sarei diretta. Mentre correvo a perdifiato, i miei pensieri galoppavano con la stessa velocità  delle gambe. Ero piena di risentimento verso i miei genitori, con cui avevo appena litigato, e perdipiù erano volate parole poco piacevoli, insulti, accuse, che avevo assolutamente bisogno di dimenticare.
Rannicchiata sulle ginocchia e con le cuffiette dell’ MP3 alle orecchie, il mondo intorno a me svaniva poco a poco, lasciando dietro di me le urla, le incomprensioni, e tutto il resto. La musica copriva ogni singolo rumore.
Ero così immersa nella melodia di “Use Somebody” da non essermi minimamente accorta della presenza di un ragazzo a poca distanza da me. Era lui, Niall.
Aveva lo sguardo rivolto verso il mare, ma sembrava guardasse oltre. Oltre l’acqua calma e cristallina,oltre il grande cielo che si stagliava su di lui, e su di noi. Oltre, e ancora oltre, alla ricerca dell’infinito.
Eravamo solo due estranei, ma che cercavano la stessa cosa: un po’ di tranquillità. Avevamo bisogno di rifugiarci nel silenzio per qualche attimo, cancellando il ricordo e il suono delle parole, con il fruscio del vento che ci rinfrescava come unico rumore. Finita la canzone, mi girai di scatto e lo guardai. Mi sentii come se milioni di raggi caldissimi mi stessero colpendo in piena faccia. La luce dei suoi occhi color ghiaccio brillò per un istante incontrando i miei. Mi era sembrato di morire.
“Ehy, tu che ci fai qui?” mi chiese con un sorriso.
Io arrossii, sentendomi avvampare. C’era davvero qualcosa che potessi dire, in quel momento?
“..Quello che ci fai anche tu” dissi.
Lui rise fragorosamente. “Bel modo di evitare la domanda! Mi piace!”
In realtà non era mia intenzione farlo, semplicemente non ero stata capace di trovare qualcosa di più intelligente da dire.
Gli regalai giusto un timido sorriso, la sola cosa che mi riusciva.
“Cosa ascoltavi, prima?” mi chiese, indicando il mio lettore MP3.
“Kings of Leon.Use Somebody.”
Il suo viso assunse un’ espressione di stupore, quasi estasiata.
“Wow. E’ un pezzo fantastico quello, davvero! - fece una pausa, poi continuò- hai degli ottimi gusti in fatto di musica!”
“Oh, grazie.”
“Non c’è di che” mi disse, ridendo a crepapelle e con le guance spruzzate di un rosso vivo.
Mi stava prendendo in giro per caso? O forse si era accorto delle occhiate cariche di imbarazzo che gli rivolgevo? Cosa pensava, di me?
Nel frattempo, mentre nella mia testa si facevano spazio queste riflessioni, lui mi tese la mano.
“Comunque piacere, io sono Niall.”
Esitai. “Niall? Suona come un nome irlandese…”
“Lo è - rise, scoprendo uno splendido sorriso- sono di Mullingar.”
Eh? Pensai. E dove diamine si trova?
Mentre parlava, mi accorsi che la sua mano aspettava ancora la mia, rimanendo sospesa nell’aria. Io la strinsi, ridendo.
“Piacere, Alice” sorrisi.
“Nel paese delle meraviglie?” scherzò lui.
Di meraviglia ne ho una qui davanti ai miei occhi, pensai io.
 
 
Un tiepido pomeriggio di luglio, Niall si avvicinò al mio orecchio e sussurrò piano: “Adesso ti porto in un posto.”
E io chiesi subito: “Dove?” , ma come risposta ottenni una benda nera sugli occhi che mi impediva di scoprirlo. “E’ una sorpresa.”
Camminammo per un tempo che mi sembrava infinito, poi sentii quell’ odore: salsedine mischiata alla fragranza pungente della schiuma.
Niall mi aiutò a sedere, portandomi le mani alla vita. Sentii un brivido. Lentamente mi tolse la benda, e mi guardai attorno.
Vidi il mare in tutta la sua immensità e bellezza, il cielo tendente al crepuscolo che ci proteggeva dall’ alto, e sentii il suono della risacca che non mi era mai sembrato così dolce. Adesso era quasi musica, una melodia lenta ritmata dalle onde.
Alzai il mento di Niall come un dito, delicatamente, avvicinandomi al suo viso. Poi lo baciai a lungo sulle labbra.
Quel giorno, la spiaggia era ancora più bella di come la ricordassi. Pareva che avesse concentrato in sé e custodito tutto quel meraviglioso splendore solo per noi.
“Sono passati undici mesi da quando ci siamo visti per la prima volta…proprio qui” , disse lui con lo sguardo rivolto verso l’orizzonte.
“E’ così strano…mi sembra ieri, Niall.”
“Anche a me.”
Seguì un lungo silenzio, in cui ognuno ripercorreva i tanti momenti trascorsi insieme fino a quel giorno. Poi additò qualcosa verso la riva che io inizialmente non riuscii a riconoscere.
“Lo vedi quel castello di sabbia?”
“A me sembra un letto a baldacchino, veramente - esclamai dopo un po’, confondendo le torri del castello con delle colonne di legno- e anche senza cuscino!”
Dopo 10 minuti di attenta osservazione, mi accorsi che effettivamente era un castello, e pure ben costruito.
“Guardalo bene. - proseguì Niall- Immaginatelo vero, costruito in pietra, con un giardino tutto verde intorno e circondato da mura di cinta a proteggerlo. Pensa alle stanze ampie e spaziose, ai lunghi corridoi, alle scale coi corrimano bianchi, ai salotti sontuosi con divanetti di classe, alle camere piene di specchi, alle sale da ballo…” . All’ improvviso si fermò, guardando nei miei occhi, incantati dalle immagini che mi passavano davanti come un film, che, scena dopo scena, era sempre più avvincente.
“Adesso guardati- mi disse lentamente sfiorandomi la guancia con il pollice - la principessa di quel castello sei tu.”
Rimasi a bocca aperta, ammaliata da quelle parole. Poi avvicinai il suo viso al mio, per osservare meglio i suoi lineamenti delicati e il suo eterno sorriso. In un attimo, Niall mi sfilò la camicetta e mi sciolse i capelli, che tenevo legati con un fermaglio argentato. Me li scostò dal viso con un gesto della mano, e poggiò le sue labbra sul mio collo, baciandomi intensamente. Nessun muscolo del mio corpo si ritrasse, anzi, accolse ogni suo movimento non senza brividi di piacere.
“Non sarò più una principessa, però, senza il mio vestito…” finsi di protestare.
Lui scosse la testa, accennando uno dei suoi splendidi sorrisi; poi mise un dito sulle mie labbra per zittirmi.
Lo guardo dritto negli occhi, poi gli tolsi la sua maglietta viola Jack Wills.
“Sono tuo, Alice.”
“E tu sei mio, Niall.”
Ripenso a quando la luce lunare si posava su noi due, stesi su quella spiaggia. Mi ritornano in mente quegli occhi così limpidi, così belli, che potrebbero essere quelli del nostro bambino. O bambina. E sono sicura che splenderebbero come la luna di quella notte.

  
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