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Autore: pinefertari85    06/03/2007    15 recensioni
Cosa sarebbe successo se i Cullen non fossero arrivati in tempo, e James fosse riuscito ad uccidere Bella?
Genere: Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cosa sarebbe successo se i Cullen non fossero arrivati in tempo, e James fosse riuscito ad uccidere Bella?
Come avrebbe reagito Edward?
Avvolti dalla disperazione, i pensieri di un Edward che ha ormai abbandonato ogni speranza...





Il traffico scorreva lento davanti a me, maledettamente lento nella sua bianca e silenziosa apatia, sotto la pioggia torrenziale che da giorni ormai cadeva fitta sulla città.

Mi bloccai dietro ad una Ford nera vecchio modello, cercando di assorbire con ogni cellula, ogni neurone, ogni recesso dell’anima il freddo pungente che penetrava dal finestrino aperto.

Ancora.

Ancora quella sensazione; ancora quel dolore, ancora quella forza misteriosa, che mi strappava a me stesso, che mi espelleva violentemente dal mio essere.

Me ne stavo seduto sul sedile del passeggero contemplando il mio corpo muoversi, compiere gesti familiari, conosciuti, gesti che avrei potuto decifrare con gli occhi bendati, gesti che erano parte di me, erano me.

Finalmente la fila di macchine, tutte uguali nel loro anonimo silenzio, si mosse, dapprima impercettibilmente, poi acquistando velocità.

Mi incolonnai dietro alla Ford, dello stesso colore della notte che mi avvolgeva l’anima, vedendo solo le luci degli stop, perennemente accesi nella lunga strada intasata dal traffico.

Cento metri, duecento, fino al prossimo stop.

Di nuovo luci rosse che si accendono, di nuovo l’inarrestabile, infinita apatia che corrode, avvolge, corrompe, nell’infinita trama della notte che ormai volge al termine.

E’ quasi l’alba.

Un minuscolo, impercettibile pallore si disperde nel cielo, illuminando di un tenue chiarore gli alberi, ricoprendo l’oscurità del crepuscolo.

Sono appena le cinque.

Ancora non riesco a far credere a me stesso che il motivo per cui sono qui, bloccato nella congestione autostradale, sia la tragica fine di tutte le mie speranze.

Non riesco ad accettare che tutta la mia vita, concentrata nella sua semplice figura, nelle sue mani gentili, nella sua voce pacata, negli occhi dolci, sia svanita come d’incanto, come una foglia morta nel vento d’autunno.

L’essere soprannaturale che mi ha avvolto con la luce, quando la mia anima ancora vagava nell’oscurità, giace addormentata nel freddo letto di un ospedale di provincia.

La donna che sono indegno d’amare, e che mi ama come la sua vita, riposa nell’oblio dei miei ricordi come un angelo avvolto nel bianco manto dei sogni.

Piano, senza far rumore, è entrata in punta di piedi nel mio cuore, e vi ha costruito un’illusione che è svanita al primo, silenzioso suono.

Tutto ciò che ricordo, tutto ciò che vedo, in questo momento, è il dolore, un essere orrendo, travolto dalla sofferenza, annientato dalla disperazione, mutilato dal pianto.

Cerco inutilmente una spiegazione all’orrendo massacro che mi divora, quando il mio istinto di auto conservazione inizia lentamente a divorare la mia anima ferita, i neuroni della mia mente che non vogliono accettare la perdita.

Accettazione…una parola insignificante, banale quasi, che trattiene al suo interno filamenti intrecciati del sentimento più nobile, difficile e doloroso che mai uomo abbia dovuto provare.

E l’accettazione è ciò che mi manca, nel mio viaggio alla ricerca della vita.

Ma non voglio accettare, perchè ciò significherebbe rassegnarmi.

Non voglio rassegnarmi.

Non voglio dimenticare il mio dolore, perché significherebbe dimenticare lei.

Dimenticarla, gettare il suo ricordo nel nulla, lasciandola vagare in un universo di emozioni, sensazioni e pensieri sopiti.

Voglio portarla per sempre nel mio cuore, conservare quel dolore che mi divora l’anima come una bestia immonda che giorno dopo giorno si nutre del mio spirito.

Conservare il suo ricordo, anche se dovesse significare distruggermi.

Non sono riuscito a salvarla, e la mia punizione per l’eternità sarà ricordarla.

Ricordare ogni particolare di lei.

Rivederla nei gesti di un bambino, nello sguardo di una donna innamorata.

Vedere una vecchia attraversare la strada, e immaginare che sia lei, che la sua vita sia passata, felice e spensierata, come una nuvola nel cielo; senza ostacoli, senza impedimenti se non quelli che normalmente si trovano davanti i mortali.

Volontariamente, penso continuamente a lei, mi faccio del male, soffro, perché so che questo è l’unico modo per mantenerla viva dentro di me.

Non c’è altra possibilità.

Non voglio vederla svanire, come un ricordo sfocato, le linee pure del suo viso svanire nella memoria.

Osservo lentamente lo sfondo dorato dell’orizzonte, cercando di decifrare nelle sfumature del cielo una risposta a ciò che mi porto nel cuore.

Il sole, appena sorto ad est, e il pallore cinereo delle stelle che tramontano ad ovest, mi guardano dall’alto di un mondo in cui le mie pene non sono altro che una goccia nell’oceano, un punto colorato nell’infinita trama della vita.

So che non ritornerà mai più.

Posso disperarmi, odiare il mondo e tutto ciò che di meraviglioso e di terrificante offre, ma non la riavrò.

E mentre l’oscurità comincia a svanire nella brezza fresca dell’alba, lei vive già in un universo dove la dolcezza dei suoi occhi splenderà in eterno...

  
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