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Autore: giambo    23/08/2012    8 recensioni
One-shot breve e leggera in cui parlo della piccola Marron e di suo nonno Muten.
Estratto:
“Nonno?”
Immerso profondamente nei suoi ricordi, Muten sobbalzò nel sentire la voce di sua nipote chiamarlo. Immediatamente, l'anziano maestro volse lo sguardo verso il basso da dove la bambina lo stava fissando con un paio di occhi cerulei del tutto identici a quelli della madre. Evidentemente, ormai allo stremo delle forze, Crilin aveva mandato la figlia dal suo maestro per avere un po' di riposo.
“Cosa è successo tesoro?” domandò gentilmente Muten rivolto alla piccola. Quest'ultima, per tutta risposta, saltò sulle ginocchia del vecchietto, e lo fissò dritto negli occhi.
“Che cos'è l'amore?” domandò a bruciapelo la piccola.
Nel sentire quella domanda Muten, che stava finendo il proprio thé, rischiò di soffocarsi.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: 18, Marron, Muten
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! Scusate se non mi faccio molto vivo in questi giorni, ma con questo caldo infernale che attanaglia la mia città, sedersi davanti ad un pc per scrivere diventa un'autentica tortura. (Specialmente se i proprio genitori non accendono mai il condizionatore perché dicono che costa troppo tenerlo acceso -.-) Sono riuscito, non so con quale coraggio, a mettermi a scrivere ieri sera (sudando probabilmente tutta l'acqua che avevo in corpo), ed è uscita questa cosa. E' una storia un po' leggera e senza senso, ma spero che vi regali un sorriso (illuso che non sono altro!).

Riguardo tutte le mie storie, le idee le ho. Devo solo aspettare che casa mia smetta di essere un forno gigante per poter tornare a scrivere senza correre il rischio di morire disidratato.

Buona lettura!

 

 

Quel giorno Muten era proprio di cattivo umore.

L'anziano maestro di arti marziali era seduto a sorseggiare un thè all'interno della cucina della sua adorata Kame House mentre osservava, con occhio tetro, la pioggia battere violentemente sul vetro della finestra.

Era una giornata plumbea e piovosa alla Kame House. Grossi cumulonembi neri si erano addensati sopra alla piccola isola, mentre un forte vento proveniente da nord ululava con violenza contro le pareti della casetta che sembrava una barchetta in balia di una violenta tempesta. Il mare, gonfio ed agitato, ribolliva schiumoso contro la battigia dell'isola, quasi volesse inghiottire quel piccolo pezzetto di terra sperduto nell'oceano.

Muten sospirò. Era in giornate come quelle che sentiva la mancanza di vivere in un centro abitato. Un tempo, quando era ancora giovane e nel pieno delle forze, quella piccola tempesta non l'avrebbe certo fatto desistere dall'andare sulla spiaggia ad allenarsi, ma ormai la vecchiaia aveva raggiunto anche lui, e l'anziano maestro di arti marziali cominciava a sentire degli scricchiolii preoccupanti provenire dalle sue giunture ogni qualvolta doveva fare dei lavori pesanti.

Continuò ad osservare le gocce d'acqua scivolare sulla finestra, immergendosi nei ricordi della sua giovinezza. Era un mondo decisamente diverso quello in cui lui aveva mosso i suoi primi passi da guerriero. Un mondo forse più grande, almeno nella testa degli uomini, e di sicuro più misterioso ed affascinante di quello in cui trascorreva i suoi lunghi anni della vecchiaia.

“Caro mio, sei rimasto indietro, troppo indietro.” pensò con nostalgia l'anziano uomo. “Fino ad una ventina d'anni fa eri il guerriero più potente di questo pianeta, e i tuoi allievi erano temuti e rispettati da tutti. Ora invece sei solamente un vecchio, buono solamente per tenere a bada una bambina.”

Il pensiero della sua piccola nipote gli sollevò l'umore di colpo. Era il suo orgoglio. La prova tangibile della riconoscenza del suo allievo più fedele che, nonostante loro due non avessero nessun legame di sangue, lo aveva fatto entrare all'interno della sua nuova famiglia senza pensarci due volte.

 

Ma che stupidaggini sta dicendo maestro?! Io e lei viviamo insieme da tantissimi anni. È stato lei ad insegnarmi tutto quello che so, sia delle arti marziali, che della vita. Quindi non dica sciocchezze e venga a vedere sua nipote!”

 

Le parole di Crilin gli rimbombavano ancora nel cervello. Se chiudeva gli occhi poteva ancora vederlo bene l'aspetto che il suo allievo aveva quel giorno: una faccia sorridente, coperta da una zazzera disordinata di capelli neri, che teneva tra le braccia sua figlia con la stessa delicatezza con cui avrebbe tenuto un vaso di cristallo. Al suo fianco invece, c'era una donna alta e snella che non sembro prendere molto bene la notizia che lui avrebbe fatto parte della famiglia di Crilin.

 

Bisogna proprio tenerlo? In fondo, sarebbe solo una spesa in più.”

M-ma...tesoro...cerca di capire...i-insomma...”

 

Muten ridacchiò sotto i baffi nel ricordare l'imbarazzo del suo allievo. Era incredibile quello che era successo dentro quella piccola casetta in quegli ultimi anni. Era tutto talmente assurdo e straordinario che l'anziano maestro faceva ancora fatica a credere che tutto fosse accaduto veramente.

Una volta finito di sorseggiare la propria bevanda, Muten decise di prepararsene un'altra tazza. Nonostante l'inverno fosse ormai finito da un bel pezzo, in quelle giornate di pioggia si poteva ancora sentire la sua gelida morsa attanagliare la terra.

Con la coda dell'occhio, Muten poté constatare che Crilin, sfinito dalle cinque ore di gioco consecutive con la figlia, si era appisolato sul divano. Marron, invece, sprizzava energia da tutti i pori e non sembrava molto felice che il proprio genitore si fosse addormentato. Furibonda, la bambina prese a tirare con tutta la propria forza la zazzera nera del padre. Subito dopo, il malcapitato Crilin fu costretto ad alzarsi di contro voglia per evitare di tornare pelato per mano della propria figlia. Decisamente soddisfatta del proprio operato, la piccola bambina saltò sulle ginocchia del padre e prese a chiedergli, con la sua faccia più angelica, di raccontarle una favola.

Lo spettacolo a cui aveva appena assistito aumentò il buonumore dell'anziano maestro che, continuando a ridacchiare sotto i baffi, prese a riempire il bollitore d'acqua. Quella bambina era tutta sua madre. Sadica e prepotente, ma sempre consapevole di quando mettere una faccina gentile o una carezza per poter continuare a dominare in maniera incontrastata il proprio papà. Sotto un certo aspetto quella pulce bionda gli ricordava la Bulma adolescente che aveva conosciuto anni ed anni fa, quando Goku e Crilin era solamente due ragazzini.

Il pensiero dei sui allievi più cari da giovani gli scaldò il cuore. Quando quei due erano arrivati da lui la prima volta era stato piuttosto dubbioso sul fatto che avrebbero retto i suoi allenamenti come avevano fatto a loro tempo Gohan e Giumaho, e le primi risultati non erano stati molto confortanti. Ma quei due satanassi in miniatura avevano imparato in fretta e, senza neanche accorgersene, lo avevano superato in pochissimi anni. Un risultato che, se glielo avessero detto all'inizio del loro allenamento, probabilmente avrebbe riso fino alle lacrime.

Cominciò a ricordare con nostalgia quell'anno di allenamento che avevano svolto insieme a lui. Le consegne del latte, i lavori sulla strada, gli scavi sui campi, le nuotate nelle acque infestate dagli squali. Erano riusciti a superare tutto, perfino la convivenza con quella ragazza alquanto bizzarra, e pericolosa, che corrispondeva al nome di Lunch.

Il pensiero di Lunch lo fece sghignazzare. Si ricordava ancora le occhiate furtive ed imbarazzate che Crilin lanciava alla ragazza. Muten si domandò se il suo allievo si ricordasse di quella cotta infantile. Forse. Di sicuro era meglio che C18 continuasse a rimanere all'oscuro di tutto. Ne andava dell'incolumità sua e di Crilin.

Il pensiero della cyborg fece sospirare di nostalgia l'anziano maestro. Gli mancava Lunch, gli mancava quella ragazza così carina e strana, gli mancava la consapevolezza di vivere sempre sul filo della lama di un coltello, di correre al riparo ogni qualvolta la ragazza starnutiva. Ancora adesso Muten sobbalzava ogni volta che qualcuno starnutiva vicino a lui. Gli sembrava che ogni momento fosse buono perché Lunch uscisse fuori dal nulla con un mitra in mano, urlando che lo avrebbe ucciso come un cane.

Erano stati, a modo loro, dei fantastici, irripetibili anni quelli in cui la ragazza, Crilin, Goku e Yamcha vivevano lì con lui. Anni di avventure, di duri allenamenti, di scontri furibondi su un ring quadrato di dura pietra, dove solamente il più forte vinceva.

Poi, dopo il memorabile scontro tra Piccolo e Goku al 23° Torneo Tenkaichi, il saiyan si era sposato, Yamcha aveva abbandonato la Kame House con l'idea di provare a far fortuna in una metropoli come giocatore di baseball e Tenshinhan si era ritirato con Jiaozi su una catena sperduta di monti per migliorare le proprie arti marziali. Solamente Crilin era rimasto alla Kame House dato che Lunch, perdutamente innamorata di Tenshinhan , lo aveva seguito, decisa a fargli comprendere i propri sentimenti per lui. Impresa che era fallita miseramente visto che il guerriero, una volta tornato in vita dopo lo scontro tra Goku e Freezer su Namecc, le aveva detto chiaramente che non potevano più stare insieme, visto che lui non l'amava. Ferita nell'orgoglio per il rifiuto subito, la ragazza non se l'era sentita di tornare alla Kame House e se ne era andata per la sua strada. Ormai, erano passati quasi dieci anni dall'ultima volta che l'aveva vista.

Poi era arrivata lei. C18. Quando ormai si era rassegnato a vivere insieme a Crilin ed al suo caro e fedele amico Umigame, quel demonio in gonnella era sbucata fuori dal nulla, ed era nata la storia d'amore tra lei ed il suo allievo più incredibile ed assurda che avesse mai visto nella sua lunga vita.

La convivenza con la cyborg però, non era molto facile. I loro primi approcci erano stati a dir poco disastrosi, e visto che la bionda era peggio di Lunch nei suoi momenti peggiori, Muten aveva presto capito che, con quel demonio, era meglio andarci con i piedi di piombo.

Tuttavia, con il passare degli anni, C18 si era, entro certi limiti, addolcita. La nascita di sua figlia poi, l'aveva resa più calma e paziente. Ormai non era raro vederla sorridere mentre trascorreva del tempo con la bambina, cosa che prima non faceva praticamente mai. In un certo senso, l'arrivo della piccola Marron aveva reso la Kame House di nuovo allegra e solare come non capitava da anni.

Ed adesso lui era lì. A bersi una tazza di thé bollente, ed a domandarsi cosa il futuro aveva in serbo per lui. Nonostante ormai puntasse ai duecento anni, e con un po' di fortuna ce l'avrebbe fatta, l'anziano maestro si aspettava qualche altra sorpresa dal destino.

Nonno?”

Immerso profondamente nei suoi ricordi, Muten sobbalzò nel sentire la voce di sua nipote chiamarlo. Immediatamente, l'anziano maestro volse lo sguardo verso il basso da dove la bambina lo stava fissando con un paio di occhi cerulei del tutto identici a quelli della madre. Evidentemente, ormai allo stremo delle forze, Crilin aveva mandato la figlia dal suo maestro per avere un po' di riposo.

Cosa è successo tesoro?” domandò gentilmente Muten rivolto alla piccola. Quest'ultima, per tutta risposta, saltò sulle ginocchia del vecchietto, e lo fissò dritto negli occhi.

Che cos'è l'amore?” domandò a bruciapelo la piccola.

Nel sentire quella domanda Muten, che stava finendo il proprio thé, rischiò di soffocarsi.

Perché questa domanda angelo mio?” chiese l'anziano maestro per cercare di guadagnare tempo.

Sento spesso il papà dire questa parola alla mamma, ma non riesco a capire che cosa significa.” rispose Marron con tono sconfortato.

Muten sospirò. Quella era la classica domanda a cui si spera di non dover mai rispondere. Sapeva che, prima o poi, dentro quella graziosa testolina coperta da un chioma di capelli dorati, si sarebbero sviluppate domande a cui trovare una risposta sarebbe stata un'impresa terribilmente complicata. Ma, onestamente, l'anziano maestro aveva sempre sperato che non fosse lui la persona che avrebbe dovuto soddisfare la curiosità di sua nipote. Evidentemente, il destino non era della stessa opinione.

Beh...probabilmente non sono la persona più adatta per rispondere a questa domanda.” cominciò con fare titubante.

Togli pure il probabilmente.”

Una voce fredda, dal chiaro timbro femminile, si era levata dall'ingresso della porta. Quando Muten si girò, sapeva benissimo chi era stato a parlare.

C18 lo osservava appoggiata allo stipite della porta. Un jeans chiaro ed un maglione grigio coprivano il corpo della cyborg che stava fissando l'anziano maestro con la sua tipica espressione fredda e sprezzante.

Dentro di sé, l'uomo imprecò. Non solo doveva rispondere a sua nipote in maniera da non confonderla o, peggio, traumatizzarla, ma avrebbe anche avuto l'androide come giudice che, se non avesse risposto in maniera corretta, non ci avrebbe pensato un secondo a spedirlo all'ospedale per i successivi sei mesi.

Nonno? Perché non mi rispondi?” domandò con voce triste la bambina che sembrava non aver notato l'ingresso della madre.

Beh...dunque...sì. L'amore è...un...un sentimento.”

Un sentimento?” ripeté, non troppo convinta, la piccola Marron.

Sì, un sentimento.” all'improvviso, Muten trovò facilmente, dentro la sua testa, le parole esatte con cui rispondere, quasi si fosse preparato quel discorso la notte precedente.

L'amore è un sentimento che le persone provano verso chi vogliono bene.”

Ma che cos'è un sentimento?” domandò perplessa la bambina.

E' una cosa che provi dentro di te.” rispose l'anziano maestro cercando di usare parole semplici e comprensibili per la piccola. “Quando tu ami una persona, provi una gran felicità nello stare vicino a lei, sei felice. E vorresti stare vicino a lei sempre. Mentre, quando sei distante da quella persona, tu sei triste e piangi.”

Sentendo le parole di suo nonno, Marron rimase per qualche minuto in silenzio. Aveva la piccola fronte corrucciata, e le labbra serrate in una linea inespressiva. Sembrava che stesse riflettendo su un problema di difficilissima comprensione. Approfittando della pausa, Muten lanciò un'occhiata preoccupata in direzione di C18, ma la cyborg sembrava tranquilla. Ragion per cui, l'anziano maestro si tranquillizzò.

Quindi è questo l'amore?” domandò all'improvviso Marron.

Sì, ho risposto alla tua domanda tesoro?” chiese dolcemente Muten.

La bambina annuì con la testa e, per ringraziare il suo adorato nonnino, gli diede un bacio sulla guancia sinistra. Cosa che fece enorme piacere al vecchio maestro.

Allora io amo il papà!” esclamò tutta contenta la piccola.

Sia Muten che C18 rimasero impietriti dalle parole di Marron che, nel frattempo, si diresse verso il salotto. Quando passò davanti a sua madre la bambina, per nulla intimorita dallo sguardo minaccioso della cyborg, le disse.

Sappi che ora siamo nemiche.”

C18 inarcò un sopracciglio. L'androide sembrava incredula che quella pulce di sua figlia osasse dirle in faccia quelle cose. Tuttavia, notando che la piccola si stava dirigendo verso suo marito ancora addormentato sul divano, prese una decisione immediata.

Dopo aver rivolto un'occhiataccia a Muten, della serie”Dopo facciamo i conti.”, l'androide raggiunse suo marito con uno scatto, lo cinse con un braccio alla vita e, ignorando le sue proteste e domande, se lo mise in spalla.

Ma...18! Si può sapere che cosa c'è?”

Vieni su.” fu la risposta della cyborg.

Ma...”

Vuoi forse discutere una mia decisione?!” ringhiò con fare minaccioso la bionda. Subito dopo, Crilin tacque e decise di assecondare i capricci di sua moglie.

Mentre C18 saliva le scale, con un ancora confuso Crilin sulla spalla sinistra, Marron osservò la scena imbronciata. Quando sua madre si girò nella sua direzione, la bambina le fece una linguaccia a cui la cyborg rispose con un ghigno di vittoria.

Subito dopo, i due coniugi si chiusero nella loro stanza.

Muten ridacchiò nell'osservare quella scena. Era in quelle occasioni che l'anziano maestro doveva ammettere che Crilin aveva avuto proprio ragione anni prima.

C18 era proprio una donna.

 

Fine

  
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