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Autore: Beapot    23/08/2012    7 recensioni
"Se glielo avessero detto qualche mese prima non ci avrebbe creduto. Sarebbe scoppiato a ridere una qualche risata folle e avrebbe lasciato correre, perché allora il suo unico pensiero era quello di sopravvivere."
[Affetta da Shipping compulsivo, partecipo all'iniziativa del forum « Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest.]
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
- Questa storia fa parte della serie 'All we need is shipping'
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Una notte sul fondo

 


Se glielo avessero detto qualche mese prima non ci avrebbe creduto. Sarebbe scoppiato a ridere una qualche risata folle e avrebbe lasciato correre, perché allora il suo unico pensiero era quello di sopravvivere. Doveva lottare per sopravvivere e doveva farlo all'interno della sua casa; doveva fuggire fuori dal grande salone troppo affollato e nascondersi dagli sguardi iniettati di sangue degli ospiti del suo eminente padre.

Suo padre, Lucius Abraxas Malfoy, un uomo viscido come il suo nome che lo aveva gettato nella gabbia dei lupi affamati e lo aveva condannato a morte. Suo padre, l'uomo per cui aveva imparato a fare qualsiasi cosa, l'uomo per cui avrebbe ucciso - perché non lo avrebbe fatto per Voldemort, per spianare la strada a quel pazzo furioso che continuava a riempire le mura in cui lui era stato bambino con urla di tortura, ma si era fatto uscire le costole e ingrigire la pelle dalla paura per salvare Lucius da una morte sicura e violenta. Suo padre, che lo aveva usato come merce di scambio e per cui Draco si sarebbe strappato l'anima; la devozione di una vittima per il suo carnefice, ecco cos'era quella, e quando qualcuno lo dice si fa sempre fatica a crederci, ma l'uomo è fatto così - forse è difettoso o forse cerca di difendersi come può - e Draco è nato uomo e poi lo è diventato troppo in fretta senza poter scegliere.

Comunque, se glielo avessero detto qualche mese prima non ci avrebbe creduto; non avrebbe creduto che avrebbe avuto il coraggio e la debolezza di annegarsi in un liquore troppo forte per riuscire, finalmente, a odiare suo padre. In vino veritas, dicevano i latini, ma lui questo non lo sapeva. Sapeva solo che il macigno che gli schiacciava il petto e il cuore era troppo pesante e che aveva bisogno di qualcosa che lo distraesse da quelle sensazioni che erano odio e delusione, e tradimento e abbandono. Erano troppe cose tutte insieme, lì a mozzargli il respiro, e doveva provare qualcosa di altrettanto distruttivo per allontanarle. Il bruciore alla gola e l'aridità in bocca erano sembrati perfetti, la confusione che gli aveva invaso la testa e che lo aveva fatto scivolare sul pavimento sudicio di qualche locale di cui non conosceva nemmeno il nome era sembrata perfetta, e allora si era aggrappato al collo freddo di quella bottiglia di vetro come avrebbe sempre voluto aggrapparsi al collo perfetto di sua madre per soffocarvi dentro le lacrime e la paura - ma gli avevano detto che piangere, avere paura, e amare era da deboli, gli avevano detto che doveva odiare, ferire e uccidere - e allora lui non aveva mai potuto farlo, prigioniero di emozioni soffocate.
La bottiglia era la sua ancora adesso, perché la gola andava a fuoco e lo stomaco si contorceva, la testa galleggiava di pensieri strani e sul petto non c'era più nessun peso. Il tradimento, il dolore, l'abbandono di suo padre non facevano più male, e nemmeno il rispetto che si era forzato di avere per lui in tutti quegli anni senza chiedersi se fosse giusto o no.

Se qualche mese prima gli avessero detto che sarebbe stato vivo per fare tutto questo non avrebbe avuto nemmeno la forza di sperarci; eppure eccolo lì, adesso, trascinato da due braccia sconosciute che non ne potevano più dei suoi deliri e gettato in un vicolo polveroso a toccare il fondo e a puzzare del suo stesso vomito e a ridere di se stesso; a strappare le maniche della sua camicia costosa - D.L.M. cucito sopra al taschino, proprio sul cuore - per graffiarsi l'interno dell'avambraccio e cercare di non vedere più niente.
Rideva, Draco, rideva come un folle e come un ragazzino perché voleva sentirsi libero e forse ci era riuscito, perché aveva perso di sé tutto quello che si era sforzato di diventare per compiacere gli altri e non era più un vigliacco Purosangue da rispettare ma un nemico da condannare. Rideva, Draco, perché il nome dietro cui si era sempre nascosto in passato adesso lo avrebbe ucciso, o condotto alla pazzia, o privato di quel briciolo di umanità che ancora aveva nascosto da qualche parte, là sotto al macigno. Rideva e piangeva, e riusciva a odiare suo padre e sperava che almeno avesse una pena diversa e più pesante di quella che avrebbero dato a lui così non avrebbe dovuto vederlo mai più, ma il nome era lo stesso, il braccio sfigurato era lo stesso, tra loro non c'era più differenza e nessuno si sarebbe sforzato di trovarla.
Forse si sarebbe potuto punire da solo, sarebbe potuto uscire di senno prima che qualcun altro imponesse di nuovo la sua volontà su di lui, forse vuotando un'altra bottiglia, e poi un'altra, e poi altre dieci... Forse facendo così avrebbe sentito la testa staccarsi e non avrebbe più dovuto pensare a niente, né all'amore, né all'odio, né alla paura, né alla speranza. Per la prima volta sarebbe stato tutto facile: scappare, nascondersi, salvarsi. Sarebbe stato facile farlo in un angolo della sua testa e credere di esserci riuscito davvero, ma più beveva e più sputava e più si rendeva conto che non sarebbe bastato.
Allora aveva cominciato a ficcarsi le unghie nella carne perché sapeva che la gente poteva impazzire per il dolore, perché sua zia - la sua cara, dolce, folle zia - aveva fatto impazzire così i genitori di un ragazzo che adesso aveva la sua età e che valeva molto più di lui, e quindi forse ci sarebbe potuto riuscire anche lui con se stesso, a distruggersi e annientarsi. Le unghie graffiavano il nero del teschio, cercavano di grattare via le zanne del serpente ma il sangue - quello stesso sangue che gli avevano detto essere superiore e più puro di quello di chiunque altro - continuava a uscire e l'orrendo disegno restava inciso nella carne, e a lui non era concessa nemmeno l'autodistruzione.

Piangeva e urlava di disperazione, Draco, in quel vicolo buio, e qualche mese prima non lo avrebbe creduto possibile. Solo e con una condanna sulla testa, con tutto l'odio che poteva provare verso se stesso e chi lo aveva trascinato a fondo, seduto scomposto e sudato nella polvere a desiderare di morire con la stessa intensità di quando aveva sperato di sopravvivere.

Oggi se la ricorda bene quella notte, Draco.

Sono passati due anni, un processo, e un po' di fiducia, e lui ancora non ci crede. Si ricorda quel giorno, il buio e la puzza e il dolore che non se ne andava, e quella mano piccola che aveva stretto la sua e a cui si era aggrappato. Era l'ultima mano che si sarebbe aspettato di vedere, e anche in quel momento lo aveva saputo, ma era l'unica tesa verso di lui. Un graffio sul dorso - la bottiglia che aveva lanciato si era frantumata e il vetro spesso era rimbalzato ovunque in quel vicolo, colpendo ogni cosa - faceva ancora uscire del sangue, un sangue che lui aveva odiato senza motivo per anni e che brillava esattamente come il suo. La mano era seguita da un viso dall'espressione dura e da un mormorio. Non c'era indulgenza in quella voce, non c'era affetto, amicizia, o stima, ma c'era una rassicurazione che lui non aveva mai sentito in nessun'altra voce prima di allora, e una promessa di giustizia.
'Andrà tutto bene' era stata la promessa, e lui si era fidato perché non aveva potuto fare altro, perché non voleva più essere solo se non riusciva a smettere di sanguinare da ogni parte del suo corpo - sul braccio, sul cuore sotto le iniziali ricamate sulla camicia, sulla coscienza.

Quella notte, scegliendo di fidarsi e di farsi aiutare, aveva fatto la prima scelta della sua vita, quella più giusta e l'unica che lo avrebbe salvato, e se adesso ci pensa ancora non riesce a credere che sia vero.
Se adesso ci pensa non riesce a credere che da quella notte il macigno non c'è più e lui può respirare davvero, vivo per la prima volta da quando è venuto al mondo grazie all'umanità di chi era stato addestrato a distruggere.
 


 



NdA: Lo ammetto, non so nemmeno io da dove sia uscita questa storia, o meglio da dove siano usciti gli accenni Dramione delle ultime righe. Avevo cominciato a parlare della distruzione di Draco e poi ho avvertito il bisogno di farlo rialzare in qualche modo. Ci sarebbe potuto essere Blaise a tendergli la mano, Goyle o Pansy, ma tutti loro in un modo o nell'altro hanno toccato il fondo a loro volta e allora una come Hermione mi è sembrata la più adatta. Che poi il suo è solo un gesto d'aiuto che non nasconde nient'altro.

Ai posteri l'ardua sentenza comunque, perchè questa storia potrebbe essere qualsiasi cosa a questo punto.

Crack, fanon o canon? Slash, Het, Threesome?
GOD SAVE THE SHIP!
I
♥ Shipping è un'idea del « Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest, « since 01.06.08 »

   
 
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