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Autore: REAwhereverIgo    23/08/2012    4 recensioni
Che succederebbe se una ragazza con autostima pari allo zero si innamorasse di un bellissimo motociclista? E se le sue sorelle si mettessero in mezzo per darle una mano, rischiando di peggiorare la situazione?
Spero che questa storia sia di vostro gradimento, io di sicuro mi divertirò a scriverla! Rea
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Il quaderno rosso

Il lunedì mattina, soddisfatta di sé stessa, Rea arrivò in classe con cinque minuti di anticipo rispetto al solito e mise la busta sul banco di Fabio.

Aspettò che arrivassero le sue sorelle e poi si mise a parlottare con  loro.

Come ogni lunedì, alla prim’ora avevano matematica e Emma era completamente sconnessa. Era l’unica materia che non riusciva a seguire perché fissava costantemente il sedere del professore.

Guarda che stai sbavando” le sussurrò Rea. La ragazza si riscosse e la fissò infastidita.

Non mi disturbare mentre m’immagino una possibile relazione con Jason” le soffiò.

Scusami” la prese in giro.

Piuttosto, hai parlato con Johan, alla fine?” s’informò la mora.

Anche Laura, sentendo il nome dell’amico, si interessò alla discussione.

Rea si morse la lingua, ricordandosi la promessa fatta a sua sorella, e le fissò entrambe con sguardo colpevole. Emma roteò gli occhi.

Te ne sei dimenticata, vero?” le domandò.

Forse un pochino” ammise lei. Entrambe le ragazze sospirarono sconsolate.

Mi dispiace!” sussurrò.

Ma mi sono arrabbiata per la storia dei libri e non ci ho più pensato” si scusò.

A te l’amore non fa bene” commentò Emma. Rea avvampò e la fissò con sguardo truce.

Non è amore!” negò.

Con fare di superiorità, lei alzò le spalle.

Sì che lo è, e di quelli a prima vista. Credo che si chiami colpo di fulmine” spiegò.

Io ti uccido” le promise.

Rea, Emma, Laura, per favore! Fate attenzione a questo passaggio, è importante! Se lo perdete, dopo non riuscirete a capirci più nulla” le richiamò Jason. Tutte e tre lo guardarono.

Scusa” dissero all’unisono.

Abbassarono la testa e si misero a prendere appunti per rimediare alla figuraccia fatta. O almeno, le due sorelle lo fecero.

Rea, invece, quella mattina aveva portato a scuola il suo quaderno di appunti per le storie che le venivano in mente e, mentre tutti gli altri studiavano, iniziò a segnare le ultime idee per il romanzo.

 

 

All’una, quando suonò la campanella di uscita, la ragazza si alzò così in fretta dalla sedia che tirò un calcio allo zaino, facendo finire tutto a terra: astuccio, diario, libri e quaderni si riversarono sul pavimento.

Emma e Laura si misero a ridere e, invece di aiutarla a recuperare il tutto, si diressero verso la porta.

Ti aspettiamo fuori!” le gridarono.

Potreste aiutarmi, invece” ribatté lei, contrariata.

Questa è la punizione per esserti dimenticata la promessa fatta” risposero.

Maledicendole in sei lingue diverse, Rea iniziò a posare sul banco il materiale per poi aggiustarlo per bene in cartella. Era un tipo spreciso, però ci teneva a sapere che il diario e l’astuccio erano nella tasca piccola, i libri e i quaderni in quella grande e le fotocopie nelle tasche laterali.

Quando ebbe finito di raccogliere le cose, si alzò per infilarle nello zaino, ma si trovò faccia a faccia con due occhi neri e intensi che la fecero spaventare.

Oddio!” esclamò, indietreggiando. Fabio rise nel vedere la sua espressione terrorizzata e si appoggiò con le mani al banco dietro di sé.

Mi hai fatto paura!” lo sgridò.

Se sei una fifona non è colpa mia

Lei lo ignorò e tornò ad aggiustare il materiale in cartella, cercando di non fare caso al battito del suo cuore.

Rimasero in silenzio per mezzo minuto, nel quale la classe si svuotò completamente.

“Ehi, Fabio, ti aspettiamo qui fuori, va bene?” cinguettò Ginevra. Lui la fissò con gli occhi freddi e fece un gesto col mento, come a dirle “Fa’ un po’ cosa ti pare, non mi interessa”.

Lei rimase immobile e strinse la bocca. Rea avrebbe riso volentieri, se tutta quella situazione non l’avesse fatta sentire a disagio.

Seppe di essere rimasta sola con lui quando lo sentì scendere dal banco e avvicinarsi a lei.

Credo che questa sia tua” le disse, riconsegnandole la busta con i soldi.

No, è quello che ti devo per i libri che ho comprato l’altro giorno. Tieniteli” rispose. Fabio lanciò il denaro sul suo banco e la fissò con aria di sfida.

Non ho intenzione di prenderli e, per quanto mi riguarda, rimarranno qui” decise. Rea si voltò, trovandoselo a pochi centimetri. Nonostante sentisse le gambe molli, resse il suo sguardo.

Non voglio avere debiti con te, te l’ho scritto nella lettera mi pare” ringhiò. Il ragazzo le prese il mento tra le dita e le alzò la testa.

Ti sto chiedendo scusa. Abbiamo iniziato col piede sbagliato e voglio rimediare” le spiegò. Sentiva chiaramente i battiti del cuore rimbombarle nelle orecchie, e si chiese cosa sarebbe successo se si fosse avvicinata un po’ e l’avesse baciato. Sì, brava, bell’idea! Lui è bello, tu no, sicuramente si sta solamente divertendo disse una vocina nella sua testa. A quell’ipotesi le salirono le lacrime agli occhi e si scostò con prepotenza da lui.

Smettila di prendermi in giro” sussurrò senza fiato. Fabio rimase un attimo sconcertato da quella risposta, soprattutto perché Rea aveva lo sguardo ferito.

Ma guarda che io…” provò a spiegarsi, ma lei lo superò e corse fuori dalla classe con lo zaino aperto.

Il ragazzo, stupito, non si mosse per qualche secondo, poi vide la busta con i soldi ancora sul banco e, accanto, un quaderno un po’ malridotto.

E questo?” si chiese. Aprì la prima pagina per controllare il nome, ma non c’era scritto niente nell’intestazione, così girò anche la seconda.

Le insicurezze dell’anatroccolo” lesse.

Dopo un paio di righe, il suo viso s’illuminò.

 

 

Quando fu al sicuro in camera sua, Rea si accasciò a terra e si mise a piangere. Nemmeno lei sapeva perché, ma era il suo modo per combattere il groppo alla gola che le era salito quando si era trovata così vicina a Fabio. Se ci ripensava, le veniva ancora il fiatone e le gambe minacciavano di cederle.

Calmati, calmati, calmati, calmati” si ripeteva come un mantra.

Se le sue sorelle l’avessero vista in quelle condizioni, sicuramente l’avrebbero torturata con domande e frasi maliziose, finendo per farla confessare. Ma confessare cosa, poi?

Certo, il ragazzo era bello, e questo poteva far venire la tachicardia a chiunque.

Va bene, era anche piuttosto affascinante, con la voce profonda e sensuale.

Ok, ammettiamo anche che il fatto che le desse più attenzioni di quante ne desse a quelle tre oche la faceva stare bene. Ma questo non contava niente!

Sì, certo” disse ad alta voce. Non era brava nemmeno a mentire a sé stessa.

Comunque, anche se era attraente e non le era affatto indifferente, non poteva e non doveva lasciarsi ammaliare dai suoi modi.

Lo sapeva come si comportavano quelli come lui: prendono in giro le ragazzine che, come lei, sono bruttine e insignificanti, cercando di intorpidire la loro mente con complimenti e attenzioni e poi, una volta che se le sono fatte, le scaricano come fossero sacchi di rifiuti. Se si ricordava di quanto i suoi compagni di classe l’avevano presa in giro quand’era piccola e di quanto aveva pianto… NO! Non doveva assolutamente caderci ancora.

Si alzò, decisa a scrivere un altro po’, e si avvicinò alla sua cartella.

Aprì la cerniera e si mise a cercare il quaderno rosso che usava come blocco notes, ma si accorse subito che non c’era. Fu assalita dal panico: dov’era?

Uscì di corsa dalla sua stanza, facendo irruzione in quella di Emma, che sobbalzò.

Rea! Che diavolo, vuoi farmi morire giovane?” le chiese.

Dimmi che hai preso il mio quaderno rosso, ti prego, ti supplico, dimmi che ce l’hai tu!” la implorò. La ragazza, notando il terrore della sorella, controllò nello zaino, ma poi scosse la testa.

Mi dispiace, ma non ce l’ho io” rispose.

In prenda al panico più completo, lei scappò in camera di Laura, aprendo la porta con un colpo. La bionda, occupata a disegnare con la musica nelle orecchie, non se ne accorse subito.

Rea le diede un colpo su una spalla, e lei sbaffò sul foglio, lanciandole uno sguardo truce.

Che vuoi?” domandò arrabbiata.

Per caso, tra i tuoi quaderni vari, ce n’era un mio rosso?” s’informò. La bionda si rimise le cuffie nelle orecchie e si piegò di nuovo sull’album da disegno, cercando di cancellare l’errore.

No, non c’è. Ora vai al diavolo e lasciami disegnare” le intimò.

Buttata fuori dalla stanza, la ragazza si accasciò a terra e si mise a piangere disperata. Se qualcuno avesse trovato i suoi appunti sarebbe stata completamente finita.

 

 

Arrivò a scuola il mattino seguente con le occhiaie. Aveva tolto ogni cosa dagli scaffali di camera sua, aveva guardato sotto al letto, si era perfino messa a pulire nei cassetti della scrivania, ma non aveva trovato nulla. L’ansia non le aveva permesso di dormire, e si era ridotta a qualche minuto di dormi-veglia poco prima che la sveglia suonasse.

Hai un aspetto terribile” considerò Emma, tirando fuori il correttore dalla borsa.

Che vuoi fare con quel coso?” le domandò Rea, poco fiduciosa.

Ti rendo presentabile” le rispose l’altra. Dato che non aveva le forze per opporsi, si fece mettere il trucco sotto agli occhi, nascondendo in qualche modo i segni neri.

Ecco, va già meglio” disse soddisfatta sua sorella.

Laura non le parlava perché era ancora arrabbiata per lo schizzo della sera prima. Era un angelo sotto molti aspetti, ma se si trattava di disegni cambiava completamente personalità.

Se non fosse stata così stanca, Rea si sarebbe scusata.

La professoressa di chimica entrò in classe e si mise a sedere alla cattedra, iniziando a spiegare senza nemmeno fare l’appello.

L’anatroccolo, anche quando diventa cigno, non acquista la sicurezza in sé stesso che avrebbe avuto se fosse stato bello fin da piccolo. Essendo cresciuto con la sicurezza di essere brutto e odiato da tutti, continuerà a portarsi dietro questa convinzione anche da grande, sentendosi goffo e inutile, solo in questo mondo.

I pulcini che erano cresciuti con lui l’avevano preso in giro così tante volte che l’anatroccolo aveva finito per accettare passivamente quelle cattiverie, convincendosi della veridicità di quegli insulti. Non importa quanto un anatroccolo diventi cigno, il suo carattere impaurito non cambierà con la trasformazione” le sussurrò una voce all’orecchio.

Sollievo. Nausea. Paura. Terrore. Tutte queste emozioni colpirono Rea, che si girò lentamente.

Ciao, lentiggine” la salutò Fabio.

C-come sai… come h-hai…” la sua domanda rimase a metà, incapace di terminarla.

Il ragazzo sorrise e si mise le mani dietro la testa.

Sono un mago” rispose. Le mani della rossa iniziarono a tremare, rivelando il nervosismo che si era impossessato di lei.

Ti prego… ti scongiuro, dimmi come….?

Penso, ed è solo un’idea, che questo sia tuo” le disse, alzando il quaderno rosso che aveva perso il giorno precedente.

 

  
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