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Autore: YoungRevolverOcelot    23/08/2012    1 recensioni
[Ripresa dopo 4 anni. Per ora non revisionerò i primi capitoli]
Strani omicidi nel Nebraska, un cacciatore di creature infernali si reca lì per indagare.
Ne uscirà vivo?
Genere: Azione, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Io tornai all’hotel, mangiai un panino e pensai a cosa potesse esserci in quel bosco.
“ Fantasmi, dei pagani e vampiri sono da escludere” mi passai nervosamente una mano tra i capelli dando, poi, un ultimo morso al sandwich “Ma certo! È un Wendigo! Probabilmente è stato disturbato e non è riuscito a portar via le sue prede”
Mi alzai e preparai le cose che mi sarei portato dietro: sale e acqua santa, benzina, qualche bottiglietta di vetro, uno zippo, qualche pistola e il mio fidato M16.
Dopodiché indossai quella che io chiamavo “tenuta tattica”: pantaloni mimetici con molte tasche, una camicia con tessuto rinforzato, una giacca con più tasche, gli anfibi e l’elmetto con gli occhiali balistici.
Successivamente indossai due fondine cosciali, un giubbotto antiproiettile leggero che misi sotto la giacca, i guanti e le protezioni; infine misi le pistole nelle fondine e tutti gli oggetti che avevo preparato prima nelle tasche.
Mancavano venti minuti alle quattro, uscii dall’hotel con l’M16 in spalla, salii in macchina e raggiunsi il limitare del bosco.
Parcheggiai la GMC accanto al furgone degli Swat e raggiunsi gli altri.
- Agente Kozlov!- Blake agitò un braccio in aria, era in compagnia di quello che sembrava il capo dell’unità, mi avvicinai a loro.
- Agente Blake- feci un cenno col capo, poi mi rivolsi allo sconosciuto - Aleksej Kozlov, sicurezza nazionale- tesi la mano che fu prontamente stretta dall’uomo.
- James William, comandante dell’unità Swat- era sulla quarantina, aveva degli occhi verdi ed era di qualche pollice più alto di me, un ciuffo castano spuntava da sotto l’elmetto.
- Ha portato l’arsenale?- domandò Blake ironico.
- Arsenale?- ripeté James in un misto di confusione e curiosità.
Per tutta risposta gettai a terra la borsa e la aprii, mostrando tanti fucili da fare invidia a un’armeria.
- Ha intenzione di portarli tutti?- chiese William asciugandosi la fronte con il dorso della mano.
- No, mi limiterò a questo- accarezzai l’M16- e a queste due bellezze- estrassi le pistole, le feci roteare un paio di volte e le rimisi nelle fondine cosciali.
- Esibizionista- borbottò Blake tra un colpo di tosse e l’altro.
- Se lei è comodo- disse William alzando le spalle, poi si voltò - Forza ragazzi, si va!-
Silenziosamente ci addentrammo nella boscaglia e dopo dieci minuti raggiungemmo il casottino.
- Fare breccia- comandò James.
Due dei suoi uomini piazzarono una carica sulla porta e si allontanarono di qualche piede.
Avevo il fucile puntato dritto davanti a me, strinsi saldamente la presa sul metallo e tolsi la sicura; c’era qualcosa che non mi convinceva, di solito i Wendigo vivono in una grotta o in qualche caverna ben nascosta, non in una baracca!
- Capitano William non credo che dovremmo…- ma in quel momento la carica esplose coprendo il resto delle mie parole.
- Via, via, via!- urlò James e uno a uno i suoi uomini entrarono gridando svariate volte “FBI”.
Lanciai una veloce occhiata al bosco che ci circondava ed entrai, la casa era completamente vuota: nessun mobilio o una qualsiasi traccia di presenza umana.
- Via libera- comunicò un agente uscendo da una delle quattro stanze; fu allora che notai dell’alloro appeso sulla porta che l’uomo aveva appena attraversato.
- Alloro?- mormorai guadagnandomi un’occhiataccia da parte del federale.
- Che cosa intende, signore?- domandò alzando un sopracciglio, ma io non mi degnai nemmeno di rispondergli, mi avvicinai e osservai meglio le foglie: erano secche e alcune s’erano anche spezzate; ma perché dell’alloro? Se le persone che vivevano qui sapevano del Wendigo avrebbero dovuto appendere del biancospino.
- Chi ci abitava in questa casa?- domandai girandomi verso Blake che aveva appena varcato la soglia.
- Nessuno, doveva venire a viverci un certo John Elkins, ma dopo i primi sopralluoghi ha abbandonato l’idea di trasferirsi qui- aveva avuto anche il tempo di studiarsi a memoria la storia della baracca?
- Elkins…- mormorai accarezzandomi il mento – Strano, non lo conosco- borbottai dirigendomi verso la stanza accanto.
Notai che su tutte le finestre, come sulle porte, era appeso dell’alloro; o questo John era un cacciatore o amava particolarmente quella pianta. Abbracciai più che volentieri la seconda ipotesi dato che se avessi accettato la prima avrei dovuto ammettere di aver sbagliato ed io odio aver torto.
- Non può conoscere tutti, agente Kozlov- Blake era appoggiato allo stipite della porta con le braccia conserte.
- Già, ha ragione- poggiai le mani sul bordo della finestra, ma le ritrassi di scatto sentendo qualcosa di appuntito pungermi i palmi: sale.
Ne presi una manciata e lo osservai mentre scorreva dalla mia mano.
- Perché del sale? Non ha senso- non mi accorsi che stavo pensando ad alta voce – Un Wendigo non teme il sale-
- Un cosa?- domandò Blake con un tono abbastanza confuso.
Diamine.
- Nulla- tagliai corto avviandomi verso l’uscita, ma l’uomo mi trattenne per il braccio.
- Questo è il mio caso, se ha anche solo dei sospetti me li deve comunicare-
Che tono da duro! Un bambino avrebbe potuto essere più spaventoso.
- Questioni di sicurezza nazionale, mi spiace- con un mezzo sorrisetto ritentai di andarmene, ma Blake non mollava la presa.
- Certo, certo- estrasse il cellulare e mi mostrò la foto di un uomo rasato, leggermente più grosso di me e con degli occhi azzurro ghiaccio e una vistosa cicatrice sopra l’occhio destro.
- Agente Kozlov, le presento l’agente Aleksej Kozlov-
Il mio cuore perse un battito, ero fottuto.
- Non sono l’unico Aleksej Kozlov della Terra- dissi tentando di mantenere il mio solito tono da strafottente, ma mi lasciai sfuggire una nota di ansia.
Sapevo che cosa rischiavo, si dice che tentare non nuoce, a quanto pare io sono l’eccezione che conferma la regola.
- La smetta di mentire, chi è lei veramente?- domandò osservandomi con un sopracciglio alzato. 
- Se vuole mi può chiamare “il salvatore” dato che sto per salvare anche il suo fondoschiena- ho sempre avuto il difetto di tenere la testa alta anche quando avrei dovuto abbassarla.
- Sa cosa penso?- chiese intrecciando le dita come se stesse pregando e indicandomi poi con gli indici uniti – Secondo me lei è solo un invasato che gioca a fare il supereroe-
Serrai di scatto i pugni.
- Lei ha almeno una vaga idea di quello che sta succedendo? Non è un pazzo omicida a dilaniare questi poveri cittadini, ma un Wendigo, un essere che solo io e pochi altri sappiamo uccidere- sbottai cominciando ad alterarmi.
- Lei è fuori di testa- il rosso portò una mano alla pistola, sospirai, poi mi misi a ridere.
- Appena mi sono presentato lei mi ha chiesto della cicatrice, vero?- domandai e, senza lasciarlo rispondere, ripresi il mio monologo – Me la sono procurato in Russia. Deve sapere che quando ero un giovane spetsnaz all’apice della mia carriera un essere uccise i miei genitori e la mia sorellina di quattro anni, lasciai le forze speciali per dare la caccia a quella creatura. Le sue tracce mi condussero qui, in America. Dopo cinque anni di infruttuose ricerche abbandonai l’idea di trovarlo, ma, proprio quando stavo per appendere le pistole al muro, un uomo bussò alla mia porta, mi disse che era il direttore di un campo di cacciatori di creature infernali; lo presi per pazzo e gli chiusi la porta in faccia-
Blake m’interruppe.
- Ha avuto una vita difficile e mi dispiace per la sua famiglia, ma questo non le permette di fingersi un agente dell’agenzia e tanto meno si fare i suoi riti satanici in un caso federale- l’ultima affermazione mi strappò un sorriso.
- Mi lasci finire. Qualche mese dopo la visita di quell’uomo l’essere buttò giù la porta di casa mia e tentò di ammazzare anche me, a quanto pare adorava la mia famiglia, ma quel vecchio pazzo gli fece la pelle; il problema è che io ero in fin di vita, mi portò nel campo di cui le ho parlato prima e mi curò completamente.
M’insegnò tutto quello che sapeva e mi allenò anche più duramente degli spetsnaz. Da allora io sono un cacciatore di creature infernali- pronunciai l’ultima frase con orgoglio, dopo tutto quante vite avevo salvato? Altro che forze armate, siamo noi i veri eroi!
Mi accorsi che Blake mi stava guardando con apprensione, ma perché non capiva?
- Certo, ti credo- sorrise in modo rassicurante – Ora vieni con me, noi ti possiamo aiutare-
Roteai gli occhi, mi credeva pazzo, ma come dargli torto?
- Sono sano di mente quanto lei-
Blake stava per ribattere, ma un urlo proveniente dall’esterno lo zittì.
- È lui- dissi serio, ero troppo teso, le mani mi tremavano, eppure non era la prima volta che affrontavo un Wendigo, ma forse la causa della mia inquietudine era il fatto di essere stato scoperto, non mi era mai successo.
Imbracciando il fucile uscii, vidi la squadra in posizione difensiva, stavano tutti mirando punti diversi e notai che accanto a un pino, a una decina di piedi dalla casa, c’era una grande pozza di sangue, sembrava che qualcosa fosse stato trascinato.
Mi accostai a William e, dopo aver lanciato una rapida occhiata a tutto ciò che ci circondava, gli posai una mano sulla spalla.
- Che cosa è successo?- domandai continuando a fissare il sangue.
- Qualcosa ha portato via Adam, non ho potuto fare nulla, è sparito troppo in fretta- rispose in tono piatto, lo sguardo vacuo, probabilmente non aveva mai perso un uomo.
- Ha visto che cosa è stato? Può descriverlo?- mi toccai le tasche, volevo essere sicuro di avere tutto il necessario per affrontare quel figlio di puttana.
- Grosso; non molto alto, un piede e qualcosa; folta pelliccia scura; si muoveva a balzi e, forse me lo sono immaginato, due occhi rosso sangue. Era troppo veloce, non sono riuscito neanche a mirarlo-
Cominciavo a prendere in considerazione l’idea di aver sbagliato creatura.
- Poteva essere un orso o un puma?- chiesi sapendo già la risposta.
- Orsi e puma qui? No, non ho mai visto nulla di simile- scosse la testa, riuscivo a leggere nei suoi occhi il terrore che tentava di nascondere.
- Vada a casa, ci penso io qui- gli diedi una pacca sulla spalla, poi mi rivolsi ai suoi uomini – Andate anche voi-
- Con il dovuto rispetto, signore, non credo che possa freddare quella cosa da solo- uno di loro mi guardò velocemente, poi tornò a fissare il sangue – Io resto con lei-
- Apprezzo molto il suo interessamento, ma preferisco chiamare la mia squadra- feci per prendere il cellulare, una finta chiamata li avrebbe fatti andare via di sicuro, ma Blake decise di ricominciare la discussione cominciata poco prima.
- Agente Kozlov, mi concede una parola in privato?- domandò rifoderando la pistola, pessima mossa.
“Io giuro che prima o poi ti ammazzo agente Blake” pensai fulminandolo con un’occhiata.
- State pronti, sparate a vista- ordinai, poi, grugnendo, entrai nella baracca insieme al federale, il quale, sentendo il mio ordine, alzò gli occhi al cielo.
- Che cosa vuole?- domandai seccato, vidi un muscolo della sua mascella contrarsi.
- Adesso basta!- sbottò alterato – Lei viene qua, si finge un agente della sicurezza nazionale e fa ammazzare uno dei miei, non posso tollerarlo- capii le sue intenzioni ed estrassi la pistola, lui fece altrettanto.
Perché era così ottuso?
- Senta, possiamo stare qui a puntarci a vicenda mentre quella creatura fa fuori uno a uno i suoi uomini oppure può lasciarmi fare il mio lavoro- abbassai leggermente la pistola, dovevo convincerlo che poteva fidarsi di me.
- In ginocchio- continuava a essermi ostile, avevo poco tempo, l’istinto mi diceva che l’essere avrebbe attaccato di nuovo.
- Non mi costringa a spararle, non ho mai…- feci una pausa, dovevo trovare le parole adatte, ma in quel momento sembrava che non ce ne fossero – Non ho mai ucciso un innocente- conclusi cominciando a fissare il vuoto, tutte le persone che erano state possedute erano morte insieme ai demoni che avevo ucciso?
Scossi la testa, non era questo il momento di farmi venire certi dubbi.
- Si sta definendo un vendicatore?- chiese Blake guardandomi come se avesse davanti Bin Laden in persona.
- No, no- sorrisi divertito da quell’affermazione – Io caccio demoni, licantropi, vampiri, spettri… In pratica tutte quelle creature che popolano i vostri incubi, ma a cui voi non credete-
Blake rimase in silenzio, la sua pistola ancora puntata al mio cuore.
- La prego- cominciai in tono di supplica – Mi lasci fare il mio lavoro-
- Non posso- rispose con voce sommessa.
Guardai fuori dalla finestra.
- Li vede? Vede quegli uomini?- indicai gli Swat, Blake li osservò pensoso – Loro moriranno tutti se non mi lascia andare-
Blake mi guardò negli occhi, poi rifoderò la pistola.
- Faccia quello che deve fare- finalmente si era arreso.
Sorrisi e abbassai del tutto la mia Colt 45.
- Grazie- mormorai, poi uscii.
Gli Swat erano esattamente dove li avevo lasciati, uno di loro tremava come una foglia, guardandolo mi avvicinai a William.
- Li mandi a casa, me ne occupo io- affermai appoggiandogli una mano sulla spalla.
- Eravamo in sei e non siamo riusciti a farlo fuori, cosa le fa pensare che lei ci riuscirà da solo?- sbottò un agente gettando a terra il fucile e alzando le braccia al cielo – Chi pensa di essere? Superman?- concluse puntandomi l’indice destro contro.
Rimasi spiazzato, davvero si stava rivolgendo così a uno dell’agenzia?
Aprii la bocca per ribattere, ma l’altro riprese.
- Dannazione, Taylor è scomparso, molto probabilmente sta morendo dissanguato e lei cosa fa? Va in quella baracca a limonare con l’agente Blake!-
Persi il controllo.
Gli diedi una gomitata sul collo, gli girai attorno e gli tirai un calcio sul retro del ginocchio sinistro, mandandolo a terra; mi inginocchiai su di lui, bloccandogli poi le braccia con le mie ginocchia.
- Ascoltami bene, pezzo d’idiota. Io sto facendo il possibile per salvare il culo a te e ai tuoi colleghi e se ti dico che non ho bisogno del tuo aiuto, tu te ne vai, sono stato chiaro?- conclusi sbattendogli violentemente le spalle a terra.
Mi alzai e guardai gli altri con aria di sfida.
- Qualcun altro ha qualcosa da dire?- chiesi allargando le braccia.
- Si calmi Kozlov- disse Blake scambiando una rapida occhiata con James.
- Tutto bene, Coleman?- domandò il capitano.
- Tutto qui quello che sai fare, figlio di puttana?- Coleman sputò a terra, poi cercò di rialzarsi, ma tornò immediatamente a terra con una smorfia di dolore.
- Quello stronzo mi ha rotto una costola!- esclamò indignato.
Sul mio viso comparve un ghigno soddisfatto.
- Te lo sei meritato- disse William, poi fece un cenno a tre dei suoi uomini – Portatelo da un medico e restate con lui- detto questo un agente piuttosto altro e robusto abbandonò il proprio fucile e prese in braccio un sofferente Coleman.
- Fermi- ordinai guardando James – Voglio che vi muoviate tutti, non solo loro tre-
- Le servirà una squadra per far fuori quel bastardo- commentò il capitano.
- Chiamerò la mia- risposi cominciando a smaltire la rabbia.
- La chiami allora- ribadì lanciando un’occhiata al telefono che sporgeva leggermente dalla tasca sinistra dei miei pantaloni.
Purtroppo aveva ragione, mi serviva una squadra; la creatura aveva ammazzato un uomo proprio sotto il mio naso ed io non avevo la più pallida idea di che cosa fosse. Presi il cellulare e feci scorrere velocemente i contatti fino a che non lessi “Gavin Carter”, premetti il tasto verde.
- Dragan… Che c’è? Sei ferito?-
In effetti ero ferito, ma nell’orgoglio. Come facevo a dirgli che non sapevo a cosa stavo dando la caccia, che la creatura aveva ucciso un uomo a pochi piedi da me e che la mia copertura era saltata?
- Sto bene, ma mi serve un appoggio- parlai con un tono quasi impercettibile.
- Tu che chiedi una squadra?- scoppiò a ridere – Il miglior cacciatore che io abbia mai addestrato mi sta chiedendo una squadra- fece una breve pausa – Chi ti serve?-
- Mi basti tu- risposi cominciando a sentire il mio volto avvampare.
Dio, stavo chiedendo aiuto all’unica persona che tentavo di rendere fiera in ogni minuto della mia vita.
- Ti ho salvato la vita, non ti basta?- non risposi – Andiamo, Dragan, stavo scherzando- lo sentii mentre batteva qualcosa al computer.
- Endicott, Nebraska- disse più a se stesso che neanche a me – Rintraccio la tua esatta posizione e arrivo.  Dovrei essere lì in tre minuti scarsi, per tua fortuna sono a mezzo miglio da te-
- Uh?- fu l’unica risposta intelligente che mi venne in mente.
- Ti spiego quando arrivo- riattaccò.
Chiusi il telefono e lo rimisi in tasca.
- Sono a mezzo miglio da qui, tempo stimato all’arrivo: tre minuti. Può andare capitano William- il mio tono era più piatto di una sogliola.
- Forza ragazzi, torniamo a casa- James si avviò, seguito a ruota da tutti gli Swat. Blake si fermò davanti a me.
- Chi hai chiamato?- domandò serio – Qualcuno come te o facevi finta?-
Alzai lo sguardo e piantai i miei occhi nei suoi.
- Ho chiamato quel vecchio pazzo che mi ha salvato la vita-
- Sembri quasi dispiaciuto- commentò ironico.
- Lo sono, non avevo mai chiesto aiuto prima d’ora- abbassai lo sguardo.
- Blake, si muova!- sbraitò William.
- Buona fortuna, Kozlov- Blake allungò la mano.
- Mi chiamo Dragan, Dragan Nowak- gli strinsi la mano.
- Beh, buona fortuna Dragan- detto questo raggiunse gli altri.
   
 
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