Si svegliò di soprassalto,
con il cuoricino che batteva velocemente nel petto.
Uno sguardo veloce
alla finestra gli fece capire che fuori era ancora buio.
Ogni mattina
iniziava allo stesso modo, con la paura che i suoi padroni potessero svegliarsi
prima di lui.
Secondo gli standard di chiunque, Dobby viveva una
vita orribile, ma per lui era quella la normalità.
Dobby prese l’asciugamano che usava come coperta e
lo ripiegò accuratamente. Ogni notte doveva prendere la difficile decisione se
questo gli sarebbe servito da letto o da coperta. Non si era ancora accorto che
una notte lo sceglieva come coperta, la successiva come letto, quella dopo
ancora come coperta.
Dobby era ben
consapevole che i suoi padroni avrebbero potuto trattarlo in modo peggiore: avrebbero
potuto non dargli neanche l’asciugamano. Un elfo domestico non lo meritava, in
fondo.
Si incamminò verso la caldaia e, stando attento che
nessuno fosse lì e lo vedesse, schioccò velocemente le dita e la stufa a legna
fu accesa e pronta già alla giusta temperatura per preparare la colazione alla
famiglia.
Dobby si prese il lusso di riscaldarsi. Stava quasi
per sorridere quando sentì un forte grido proveniente dall’altra stanza.
“Vieni, Dobby!”
Dobby tremò quando il
padrone di casa lo chiamò. Le sue orecchie si
abbassarono ai lati della testa ed era chiaro che era spaventato. Il padrone non sembrava felice. Non lo sembrava mai.
Correndo dalla cucina, il piccolo elfo inciampò sui
suoi stessi piedi e colpì la porta girevole prima di cadere accasciato a terra.
Lottò per rimettersi in piedi e si incamminò verso la grande scalinata
“Si padrone, Dobby è qui per servirla”
“Smettila di piagnucolare”
Lucius Malfoy parlò
dal pianerottolo in cima alle scale.
“Dove sono i miei vestiti?”
Dobby inclinò la testa confuso “I suoi vestiti,
signore? Sono sopra alla
sua sedia come sempre”
Non appena ebbe finito
la frase, si rese conto di aver risposto in modo sbagliato. Iniziò a
contorcersi le mani, le orecchie ancora più basse, se possibile.
“Come sempre? Mi stai contestando?”
Il cuore di Dobby cominciò a battere forte e lui
lasciò andare un gemito di paura, i suoi occhi sfrecciavano da una parte
all’altra come per cercare un posto dove scappare
“Dobby è dispiaciuto! Dobby non sa cosa gli è preso! Dobby non…”
“Zitto!” gridò Malfoy al piccolo elfo domestico.
Si guardarono l’un l’altro, Dobby
facendosi piccolo dal basso, Malfoy in cima alle
scale.
“Beh?” disse Malfoy.
“Cattivo Dobby” disse piano.
“Cosa?”
“Cattivo Dobby” l’elfo
domestico disse più forte. “Oh, Dobby è stato davvero cattivo a contestare il
padrone. Dobby dovrà punirsi senza pietà”
Con un sibilo Malfoy disse “Sarà bene”
Si voltò e si incamminò nella sua stanza, potendo sentire
le grida soffocate di Dobby che picchiava la testa contro la ringhiera delle
scalinate.
“Cattivo Dobby! Cattivo Dobby” continuava “Perché Dobby
deve essere così stupido?” Si fermò per un secondo e si guardò le mani,
cercando di riprendere il respiro.
“Dobby non si merita la gentilezza che il padrone
gli ha mostrato” e con questo si gettò con forza ancora maggiore contro la
ringhiera. Questa volta un guaito involontario uscì dalla sua bocca e i suoi
occhi si riempirono di lacrime. Barcollò qualche decina di centimetri e poi cadde
a terra, rimanendo a terra privo di sensi per molto tempo.
Alla fine Dobby si alzò e si mise una mano sulla
testa per controllare di essersi punito appropriatamente. Proprio mentre si guardava il sangue
sulla mano..
“è pronta la colazione?” Domandò Malfoy scendendo
le scale.
“Oh.. Oh no, Dobby è dispiaciuto padrone, ma Dobby
non ha ancora avuto il tempo per iniziare a fare la colazione” disse alzandosi
in piedi. Il suo cuore batteva ora così forte che era sicuro si potesse sentire
fuori dal suo corpo.
Scendendo le scale, Malfoy guardò Dobby con
disgusto “Non so perché ti mostro ancora alcun segno di pietà Dobby. Non sei
buono a nulla. Avrei dovuto tagliarti la testa anni fa”
Dobby lasciò andare un gemito involontario “Grazie
padrone, Dobby non merita la sua gentilezza”
“Lavati il sangue dalle mani prima di preparare la
colazione” istruì il padrone.
Dobby si diresse verso la cucina. Sarebbe stato
facile per lui se avesse avuto il permesso di usare la magia. Ma non ce
l’aveva.
L’elfo domestico lottò per raggiungere una padella
che era troppo lontana. Si guardò alle spalle e prima che potesse schioccare le
dita, Malfoy entrò in cucina.
Dobby si fermò di scatto. Come un animale in
trappola, i suoi occhi divennero ancora più grandi, ancora sfrecciando da una
parte all’altra”. Intuitivamente corse verso l’altro lato della cucina,
direttamente verso il muro, e così cadde a terra con un grande tonfo.
“Cosa c’è?”
“Niente padrone” rispose Dobby, scuotendo la testa
convulsamente.
“Questa è la mia casa, questa è la mia cucina! Ho
il diritto di essere qui se voglio!” Disse Malfoy con disprezzo.
Dobby si alzò cauto “A Dobby piace quando viene in
cucina” disse, provando a sorridere.
Gli occhi di Malfoy si ridussero a fessure. Guardò
il suo elfo domestico che tremava visibilmente e cominciava di nuovo a gemere.
“mi stai mentendo?” domandò.
Dobby adesso riusciva a fatica a parlare; i suoi
gemiti divennero pianto, quel pianto incontrollabile che viene da dentro.
“Si”
Malfoy si diresse verso di lui e afferrò uno
dei suoi orecchi flosci. L’elfo lasciò
andare un guaito simile a quello di un cane torturato.
“Sai che non devi mentirmi!”
L’elfo continuava a guaire istericamente. Era ovvio
che le sue grandi orecchie erano una delle parti più sensibili del suo corpo.
Il suo padrone prese adesso entrambe le orecchie e iniziò a contorcerle.
Il corpo dell’elfo si scosse violentemente e così
fecero le sue braccia. Il dolore era così accecante che l’elfo pensò per un
momento che sarebbe morto.
Malfoy sembrava ricavare piacere dall’esperienza
tormentata del suo servo.
Gli occhi di Dobby adesso colavano lacrime,
guardando il suo padrone e pregandolo di smettere. Se il momento durò solo
pochi minuti, all’elfo sembrò un’eternità.
Alla fine, e con molta forza, Malfoy gettò il
piccolo elfo contro il muro. Istintivamente Dobby, sperando di diminuire l’impatto,
premette un piede contro il muro. Invece, sia l’elfo che il mago sentirono un
uno strano rumore quando Dobby picchiò contro il muro e cadde a terra. L’elfo si accovacciò
per un momento, finalmente smettendo di gemere ma iniziando a
singhiozzare. Si guardò i piedi e notò che uno era rigirato nella direzione
opposta a quella in cui sarebbe stato di normale.
“Guarda cosa mi hai fatto fare” sibilò Malfoy.
Il dolore sulle orecchie di Dobby era indescrivibile,
ma il dolore nella sua caviglia distorta era quasi più forte.
Si portò le mani ai lati della testa, come se
avesse potuto far sparire il terrore che provava, ma fu troppo doloroso: le sue
orecchie erano troppo doloranti per poterle toccare. Pianse come non aveva mai pianto.
Sapeva
che così non avrebbe reso contento il padrone, ma non riusciva a fermarsi; il
pianto aveva avuto la meglio su di lui.
"Alzati!” commando il padrone “Mi hai già
fatto perdere abbastanza del mio tempo”
“Ma il piede di Dobby!” si lasciò sfuggire “Che
cosa accadrà al piede di Dobby?” disse scuotendo la gamba con forza, come
sperando di far scomparire il piede malato.
"SILENZIO!”
gridò alla fine Malfoy.
Come se non riuscisse a controllarsi, Dobby
cominciò a gemere istericamente realizzando quanto era realmente ferito.
Cominciò a strisciare in cerchio, come se volesse scappare dal suo steso piede,
gemendo, poi piangendo, guaendo e singhiozzando via via che il dolore si faceva
insopportabile, ed era reso ancora più forte dal fatto che scuotesse
vigorosamente la gamba.
"il piede di Dobby! Guardi il piede di Dobby”
era l’unica cosa che riusciva a dire, e la ripeteva cercando di scappare dal
suo piede.
"Alzati" comandò Malfoy.
Dobby provò svariate volte a farlo e alla fine
riuscì a fare abbastanza pressione sul piede buono e riuscì ad alzarsi, ma era instabile e zoppicò fino al tavolo al
centro dell’area di cottura. Arrivò al tavolo
e provò a prendere la sedia.
"Non osare sederti. Devi rimanere
fermo in piedi in un posto e non muoverti per il resto del giorno” disse il suo
padrone.
Era ancora terrorizzato “Ma cosa ne sarà del piede
di Dobby?”
Dobby tentò di riprendere la sedia, ma prima di
poterlo fare, Malfoy afferrò il piccolo elfo domestico e lo incastrò tra la gamba
del tavolo e il piede della sedia. Con un rapido movimento, entrambi sentirono
un forte rumore e un altro grido dall’elfo domestico: il piede di Dobby era di
nuovo nella sua posizione naturale.
"non mi servi in questo stato” sputò tra i
denti Malfoy, lasciando la cucina. Dobby rimase fermo come gli era stato detto.
Soffriva terribilmente ma non osava muoversi di un passo.
Il sole finalmente sorse quella mattina e il giorno
passò senza che il padrone tornasse di nuovo in cucina.
Quando ormai era già buio, la porta si aprì piano.
Malfoy guardò fisso Dobby, che tremava ancora.
"Hai imparato la tua lezione?" domandò
severo.
"Dobby è dispiaciuto signore. Dobby è un
cattivo elfo. Ma Dobby ha imparato la lezione signore"
Malfoy non si interessò al commento di Dobby
“Sto per andare a letto. A causa della tua
arroganza di oggi dovrò prepararmi da solo i vestiti per domani”
"A Dobby piacerebbe
preparare i vestiti del padrone per lui” disse onestamente.
"No, hai fatto abbastanza per oggi. Questa è
solo una delle tante cose che dovrò fare da solo oggi. Sinceramente, non so per
quale motivo non ti ho ancora tagliato la testa. Non servi veramente
a niente. Perchè ti permettiamo
di vivere sotto il nostro tetto non riesco a ricordarlo” disse calmo.
"Dobby è davvero dispiaciuto signore” e i suoi
occhi cominciarono a bagnarsi ancora.
"Devi continuare a stare in piedi, non
muoverti fino all’alba, poi potrai prepararci colazione e ricominciare da capo
la giornata”
"Dobby non è stato… non è stato…al bagno tutto
il giorno, padrone, potrebbe Dobby usare il bagno ora?”
"Da quando ti è permesso usare il bagno?"
"Dobby vorrebbe andare fuori, signore"
"Non disturbarmi con cose come queste e non
bighellonare” e con questo colpì Dobby sulla schiena con il suo bastone “Devi
rimanere qui..”
"Dobby deve.."
"Osi interrompermi? Osi utilizzare la parola
“Devo” in mia presenza?”
Dobby abbassò la testa e gemette ancora, cercando
di tenere strette le gambe.
"Dobby è dispiaciuto signore, ma Dobby ha paura che se non..”
Prima di riuscire a finire la frase, la parte
inferiore della federa che gli serviva da veste diventò gialla. Dobby iniziò a rannicchiarsi. Era umiliato. Il liquido
giallo cominciò ad arrivare dalle sue gambe al pavimento.
Il padrone semplicemente guardava Dobby.
"Cattivo Dobby, cattivo
Dobby” disse tremando. Barcollò fino alla caldaia che
stava ancora bruciando. Appoggiò una mano sulla piastra rovente e lasciò andare
un urlo.
Malfoy guardò la sua
mano che iniziava a bruciare. Era convinto che gli elfi domestici avessero una
soglia del dolore diversa da quella dei maghi.
Si sbagliava.
Dobby tolse la mano, ma Malfoy
la prese e la tenne ferma con forza sulla superficie. Dobby gridava e provava
disperatamente a togliere la mano, ma Malfoy era più
forte e il piccolo elfo non poteva farcela.
L’elfo fece rumori che il suo padrone non aveva mai
sentito prima. Era chiaro che era in tremenda agonia.
Alla fine, il padrone lo lasciò andare. La pelle
era ora scura, e cominciava a sfaldarsi.
Ancora sconvolto e barcollante, si diresse di nuovo
verso il punto dove aveva passato l’intera giornata, che ormai era una pozza
gialla.
"Devi rimanere qui fino a domattina, immobile.
Ma prima pulisci il disastro che hai fatto”
"Dobby vorrebbe ancora andare fuori, padrone”
domandò piano, senza guardare il suo padrone.
“Perché? Hai già fatto” schioccò.
"Dobby vorrebbe andare fuori signore" disse
di nuovo.
"No" esclamò Malfoy
prima di uscire dalla cucina.
Dobby lo guardò andarsene. “Perchè Dobby è così stupido?” si
domandò “Perchè Dobby deve
causare così tanti guai per gli altri? Dobby deve
punirsi!” disse, prendendo la sua mano bruciata e contorcendola con l’altra
mano.
"Il padrone avrebbe potuto gettare Dobby nella caldaia” disse forte
“È stato gentile a lasciarmi vivere” esclamò grato
il piccolo elfo domestico.