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Autore: May be    23/08/2012    8 recensioni
Si girò su un fianco, allungandosi verso il comodino: afferrò il calendario ed una penna, cerchiò un paio di volte il 23 Agosto e ci scrisse accanto sbrigativo: “Regalo per la Seccatura”. Tornò a distendersi e chiuse gli occhi, con un sorriso soddisfatto: in quel modo non avrebbe nemmeno avuto la possibilità di scordarsene e nulla sarebbe andato storto.
Insomma, due settimane erano un’eternità!

[Scritta per l'iniziativa "Happy Birthday Troublesome Woman" indetta dal forum The Black Parade!]
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Shikamaru Nara, Temari | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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(Hurry up)
Grab your shoes
(Hurry up)
Grab your clothes
(Hurry up)

Hit the street
(Hurry up)
Disappear
(Hurry up)
Gotta get outta here.

Frankie J – Hurry up

 
 
 
 
 
 
 
Konoha, 10:30, in un indefinito giorno di Agosto:
Era una mattinata meravigliosa.
Per prima cosa, si era svegliato: niente cannonate, niente brusche urla o strattoni o furti di lenzuola.
Aveva placidamente socchiuso gli occhi, accolto dai raggi del sole che erano riusciti a farsi strada tra le imposte socchiuse; a giudicare dalla posizione del fascio di luce doveva essere ormai tarda mattinata. Si stiracchiò con uno sbadiglio soddisfatto, affondando nel cuscino con un sorriso. Se non era stato tirato giù dal letto voleva dire che sua madre era uscita, il che significava solo una cosa: avrebbe potuto restarsene lì comodo ad oziare ancora per un bel po’.
Non avrebbe potuto chiedere di meglio.
Passò lo sguardo distrattamente nella stanza, passando in rassegna senza un vero motivo le varie cose che vi si trovavano: il suo giubbotto appeso dietro alla porta, una pila disordinata di carte ammassata sulla sua scrivania e una scacchiera che si poteva ancora scorgere sepolta sotto di esse, sul comodino alla sua sinistra un piccolo calendario con qualche promemoria segnato nonostante lui fosse pienamente consapevole del fatto che mai lo avrebbe ricontrollato, un paio di cornici nelle quali svettavano sorridenti il Team 10 da una parte e lui e la Seccatura attorniati da una piccola squadra di genin dei passati esami dei- Momento.
Il suo grandioso cervello gli aveva appena lanciato un segnale, lo aveva avvertito chiaramente.
Improvvisa acidità di stomaco, lingua intorpidita e bocca asciutta, tuffo al cuore, incontrollata sensazione di panico: ma cosa aveva causato tutto ciò? E a cosa era legato? Ripercorse a ritroso il tragitto che aveva compiuto con lo sguardo, e individuò facilmente il colpevole: la foto degli esami dei chuunin. Ma perché? Doveva essere collegato al fatto che si stessero nuovamente avvicinando; forse aveva scordato qualche carta da compilare, qualche lavoro infame assegnatogli dall’Hokage… Si stava scervellando da minuti ormai ma non riusciva in alcun modo a comprendere, a farsi tornare in mente quale dannato dettaglio si stesse scordando; per forza di cose doveva avere a che fare con quella foto, ma come?!
In un barlume di infelice consapevolezza fece qualche altro passo indietro attraverso quella che era stata la sua perlustrazione della camera: l’altra foto no, il calendario… Tombola.
Tra le altre date destinate ad essere dimenticate i suoi neuroni ormai vigili e alla frenetica ricerca di una risposta ne individuarono una, cerchiata in rosso e con un piccolo appunto svogliato accanto: il 23 Agosto.
Shikamaru Nara boccheggiò, a corto d’aria, lasciandosi cadere pesantemente sul cuscino e fissando terrorizzato e con occhi sgranati il soffitto.
« Oh, merda ».
Che mattinata orribile.
 
 
 
Quindici giorni prima:
Shikamaru Nara stava mangiucchiando distrattamente il suo pranzo, intento a completare il rapporto della loro ultima missione –lavoro ingrato che avrebbe ben volentieri scaricato ai due rimanenti membri del suo Team, se non fosse stato certo che in un caso sarebbe finito macchiato di ramen, unto o salsa, e che nell’altro il modulo sarebbe probabilmente uscito per errore dalla fioreria Yamanaka assieme a vecchi giornali, ad avvolgere qualche mazzo di rose o tulipani. In entrambi i casi comunque avrebbe dovuto rifare il tutto, quindi tanto valeva evitare di perdere tempo e pazienza e rassegnarsi.
Stava quindi scrivendo svogliatamente quel che doveva, cercando di allargare il più possibile la sua calligrafia per occupare il maggior spazio possibile, ignorando le occhiate fameliche che Choji stava rivolgendo al suo piatto così vergognosamente poco considerato quando Ino, che fino a quel momento era stata estremamente impegnata a valutare l’apporto calorico della sua insalata, se ne era uscita con un inaspettato: « Shikamaru, ma fra pochi giorni non è il compleanno di Temari? »
Il Nara aveva sospeso il suo lavoro per fissarla fra lo scettico e il sorpreso, limitandosi poi a rispondere noncurante: « Fra un paio di settimane. Perché me lo chiedi? »
Ino batté le mani, estasiata, ed esclamò: « Ma è fantastico! Cosa le regalerai? »
Il ragazzo rivolse un’occhiata sconcertata a Choji, che rispose scuotendo il capo in cenno d’assenso come per sottolineare CLICCAMI di essere pure lui curioso riguardo alla risposta; Shikamaru diede un’alzata di spalle con un’aria assieme perplessa e spaventata, e tentò incerto, sapendo che non sarebbe riuscito a scamparla così facilmente: « Perché mai dovrei fare un regalo a lei?! »
Ino lasciò cadere la forchetta nel piatto, fissandolo a bocca aperta, mentre Choji aveva addirittura smesso momentaneamente di masticare per lo shock.
« Io spero che tu stia scherzando, Shikamaru Nara » esclamò indignata la Yamanaka, muovendo la coda di cavallo al ritmo furioso delle sue parole. « È la tua ragazza! »
L’imputato alzò le mani in segno di resa e cercò con lo sguardo l’amico: di sicuro Choji lo avrebbe sostenuto. Insomma, un regalo di compleanno a Temari Sabaku no! Va bene, in qualche modo stavano insieme da quasi un anno, e va bene, era un formalismo, ecco, richiesto, ma non gli era nemmeno passato nell’anticamera del cervello che prima o poi avrebbe dovuto avere a che fare con una simile eventualità: se gli fosse venuto in mente prima di certo avrebbe trovato un modo per evitarlo. Come un accordo firmato nel quale entrambi dichiarassero di evitare quel tipo di impegni.
« Shikamaru, mi dispiace » biascicò Choji con la bocca mezza piena. « Sarai anche un genio, ma di donne tu non capisci proprio nulla. »
 
 
 
Konoha, 10:45, in un ormai tristemente definito giorno di Agosto:
Dannazione, come aveva fatto a dimenticarsene?! E se lo era pure segnato!
No okay, forse quella come giustificazione non valeva, dal momento che quel calendario era là tanto per bellezza e null’altro – di certo non aveva mai voluto avere una qualche pretesa di utilità.
In ogni caso, pensò mentre saltellava sul posto cercando di mettersi alla velocità della luce pantaloni, scarpe e quant’altro, forse era ancora possibile rimediare. Doveva incontrarla solo nel pomeriggio, aveva ancora qualche ora di tempo: quanto poteva essere difficile trovarle un regalo?!
Evitò per un pelo di sbattere contro la porta che nella foga aveva scordato di aprire e si precipitò fuori casa trafelato, dirigendosi verso il mercato e pregando mentalmente tutti i Kami esistenti, nella speranza di ricevere un qualsiasi aiuto. La verità che cercava di ignorare era che trovare un regalo per Sabaku no Temari era tutto fuorché semplice: ed era proprio per quel motivo che aveva posticipato di giorno in giorno il momento in cui avrebbe dovuto sceglierlo, finendo con il ritrovarsi senza accorgersene, il fatidico giorno, senza nulla in mano.
In realtà la scelta sarebbe dovuta essere tutto eccetto che impulsiva o casuale; avrebbe anzi richiesto un lento ed attento ragionamento sui suoi gusti, sulle possibili critiche, sul modo migliore di darglielo, e via discorrendo. Il problema: per quello non c’era tempo.
Era giunto il momento di dare il tutto per tutto, di far lavorare i suoi famosi 200 punti di Q.I come mai avevano fatto prima d’ora per quel troppo breve lasso di tempo che gli rimaneva e trovare il regalo perfetto: non erano ammessi fallimenti.
O meglio, la Seccatura non ne avrebbe tollerati.
 
 
 
Quindici giorni prima, poche ore più tardi:
Temari Sabaku no se ne stava china sulla scrivania, mentre con le mani tra i capelli bisbigliava qualche frase sconnessa nel tentativo di memorizzare le direttive per gli svolgimenti dei nuovi esami dei chuunin. Era buffo, in un certo senso, come qualche anno prima vi si fossero incontrati, e come questi ancora li legassero – nel senso che li legavano soprattutto per le settimane precedenti, di mezzo e successive alla stessa scrivania, sugli stessi documenti e nella stessa arena. Ma mentre Shikamaru Nara fissava intensamente la sua – poco - dolce metà non stava certo pensando al lavoro: la verità era che Ino gli aveva instillato il dubbio. Poggiò i gomiti alla scrivania, incrociando le braccia sotto il mento, aggrottò le sopracciglia e si rimise a fissarla più intensamente: certo, la Seccatura era una riserva infinita di sorprese, praticamente impossibile da prevedere, e non era nemmeno contemplabile la possibilità di poterla conoscere fino in fondo nemmeno in anni e anni di studi. Ma da quel poco che era riuscito a decifrare di quella donna era praticamente certo del fatto che lei fosse una persona pragmatica, seria, che poche volte si lasciava andare a riso e scherno – e solitamente nell’ultimo caso c’era sempre di mezzo lui. Certamente non badava a fronzoli e non si concedeva vizi inutili.
Inoltre, considerata l’infelice e particolare situazione famigliare che era stata poi l’infanzia dei Sabaku, probabilmente compleanni e regali non facevano nemmeno parte delle loro abitudini. Si grattò la testa, esitante: poteva rischiare il tutto per tutto e dare per scontato che lei non si sarebbe poi parata dinanzi a lui con una mano tesa, pronta a riscuotere, o poteva provare a levarsi del tutto ogni dubbio, il che sarebbe effettivamente stato saggio e sensato.
« Ehi Seccatura » la richiamò, fingendosi distratto e annoiato mentre si rigirava oziosamente una penna tra le dita. « Mi chiedevo, solitamente per il suo compleanno cosa regalate a Kankuro? Una bambola di porcellana? Una confezione di trucchi? O forse non festeg- »
« Se da quando siamo qui non hai ancora mosso un dito solo perché stai pensando a cosa regalarmi al mio compleanno, tesoro » lo interruppe Temari poggiando le carte e voltandosi a fissarlo con un ghigno. « Sappi che adoro i regali, che essendo sorella del Kazekage sono abituata a standard piuttosto elevati, e che in quanto mio ragazzo è tuo dovere superare ogni mia aspettativa. E ora che lo sai » continuò, prendendo un plico di fascicoli e lasciandolo cadere pesantemente dinanzi a lui. « Mettiti il cuore in pace e concentrati su un altro tipo di dovere, magari studiandoti il regolamento di quest’anno. »
E Shikamaru Nara deglutì a vuoto, osservando terrorizzato il sorriso tipico di un felino soddisfatto per aver catturato la sua preda che si era dipinto sul volto della Seccatura: quel dialogo non aveva portato a niente di buono. Le parole regalo, standard elevati, superare gli ronzavano in testa affogando i suoi neuroni, incapaci di prendere un qualsivoglia ordine che lo potesse portare ad una soluzione; se non altro, Temari era una continua sorpresa – anche se in determinate circostanze quella sua caratteristica rendeva la loro relazione un vero e proprio campo minato. Con lui catapultato proprio nel mezzo, costretto a misurare ogni dannato movimento e perennemente sul filo del rasoio.
E un qualche Kami doveva aver deciso, per noia o per diletto, di badare un po’ a lui, perché mentre sfogliava i vari documenti, meditando sulla sua tragica sorte, ebbe l’idea probabilmente più brillante di tutta la sua carriera: semplice, matematica, da non credere che non gli fosse venuta prima. Forse, forse aveva una possibilità di salvezza.
 
 
 
Konoha, 12:45, sempre quell’infausto giorno di Agosto:
Non andava bene. Non andava bene per niente.
Aveva girato a vuoto negozi su negozi, bancarelle su bancarelle, ci mancava poco che si mettesse a rovistare tra la spazzatura, disperato com’era. Pensandoci bene, in una situazione simile appariva allettante anche la prospettiva di recuperare un sasso da terra, infiocchettarlo e sperare che all’interno fosse oro.
O forse sarebbe stato più semplice legarselo addosso e lanciarsi da un ponte qualsiasi.
Non avrebbe mai creduto che poter trovare un oggetto a caso da far passare come regalo potesse essere tanto difficile: in verità aveva anche progettato, al limite dell’esasperazione, di acquistare una pentola e rifilargliela; era stato trattenuto solo dal filmino mentale in cui Temari la usava per massacrarlo di botte. Aveva anche pensato di andare da Ino, strisciando e implorando aiuto: poi aveva realizzato che facendo ciò avrebbe gettato alle ortiche la poca dignità che gli rimaneva e si sarebbe dovuto sorbire probabilmente un’ora o due di urla e rabbia, e alla fine aveva vinto il suo istinto di autoconservazione.
Lanciò un’occhiata all’orologio, nervoso: aveva ancora un paio di ore di tempo. Sospirò, tranquillizzandosi: tutto quello di cui aveva bisogno era prendere qualcosa da mangiare, sedersi all’ombra, rilassarsi e pensare con calma al da farsi. Aveva ancora qualche negozietto da girare, magari avrebbe chiesto aiuto al venditore e sarebbe andato tutto bene: probabilmente, mantenendo sangue freddo e lucidità se la sarebbe sbrigata nel giro di un’ora e sarebbe potuto anche tornare a casa a schiacciare un pisolino. Con un mezzo sorriso ed un sospiro di sollievo si diresse ciondolando ad un negozietto di cianfrusaglie, abbassò la maniglia sicuro, spinse la porta… Shikamaru si accigliò, constatando che questa non si era mossa di un millimetro. Alzò le spalle e provò invece a tirarla, ma senza alcun risultato.
Si grattò la nuca, osservando la maniglia senza capire: eppure un’ora prima era aperto, lo ricordava chiaramen- Momento.
Fu come un fulmine a ciel sereno, la consapevolezza che alla fine lo abbatté con un’inaudita potenza distruttiva: le classiche due ore di chiusura tra fine mattina ed inizio pomeriggio.
Come pietrificato si girò e si allontanò dalla via principale ormai deserta, lasciandosi cadere su una provvidenziale panchina e non potendo pensare ad altro se non: sono spacciato.
Non sarebbe mai riuscito a trovare un dannato regalo in tempo.
Si sarebbe presentato da lei a mani vuote, e lei lo avrebbe ucciso, soprattutto perché con la sua brillante uscita, giorni prima, non aveva nemmeno più la scusa di dirle “pensavo che non ti interessasse”. Ma soprattutto, nessuna scusa avrebbe retto, perché lei avrebbe capito che non si trattava di non aver trovato nulla dopo giorni e giorni di estenuante ricerca, o di un suo peculiare disprezzo per i beni materiali. Avrebbe subito compreso la verità, cioè che lui si era totalmente, irrimediabilmente scordato di quella piccola incombenza.
Come minimo lo avrebbe ucciso, resuscitato, e sarebbe tornata a Suna senza voltarsi indietro, lasciandolo in pasto ai fratelli che lo avrebbero ucciso di nuovo.
Shikamaru rabbrividì solo al pensiero: decisamente, doveva aver fatto qualcosa di terribile in una vita passata per potersi ritrovare a fare il peggiore errore della sua vita proprio nei giorni in cui l’allegra famiglia Sabaku gironzolava a Konoha, approfittando di un qualche affare diplomatico per seguire la sorella e passare assieme il suo compleanno.
Shikamaru stava fissando con bramosia un sasso, lottando con se stesso per impedirsi di prenderlo da terra ed infilarselo in tasca, per poi inventare una qualche idiozia per giustificarlo attribuendogli un particolare potere terapeutico e simili, quando finalmente, per la prima volta in tutta la giornata, il suo cervello decise di rivelarsi produttivo.
Collegò all’istante la sua situazione precaria, il discorso che gli aveva fatto la Seccatura e la presenza di quei due al Villaggio, e senza pensarci due volte iniziò a correre alla ricerca degli alloggi del Kazekage.
Era un’azione decisamente suicida e ne era consapevole: ma, alla peggio, un Funerale del Deserto avrebbe risolto i suoi problemi una volta per tutte.
 
 
 
Quattordici giorni prima:
Shikamaru si avvicinò a passi felpati all’uscio della cucina, inspirò e, trattenendo il fiato, si sporse lievemente, quel che bastava per poter avere una panoramica generale della situazione.
Cucina linda, colazione in tavola e Shikaku Nara che con una tazza di caffè in mano sfogliava distrattamente il giornale, dandogli le spalle.
Ottimo: ciò voleva dire che la porta d’ingresso che aveva sentito cigolare e sbattere poco prima si era chiusa dietro a sua madre, probabilmente uscita a fare compere.
Shikamaru fece un passo in avanti, titubante, rimanendo nonostante tutto inchiodato all’ingresso: forse non era poi così una buona idea, forse lui non era la persona più adatta. Proprio allora, giunto il momento della verità, quella che il giorno prima gli era sembrata una trovata estremamente geniale e priva di pecche pareva ora la peggiore di tutta la sua vita.
Dannato Q.I, ma non doveva essere lui il genio di Konoha?!
Stava giusto per fare marcia indietro, sempre trattenendo il fiato, deciso a porre fine a quel ridicolo siparietto, quando per un impercettibile cigolio, o uno spostamento d’aria, Shikaku Nara – che era pur sempre un ninja, accidenti a lui - sobbalzò, voltandosi all’improvviso per identificare l’intruso.
« Dannazione Shikamaru! » esclamò con un sospiro di sollievo e ritornando al suo giornale, una volta constato che si trattava semplicemente del figlio. « Mi hai fatto prendere un colpo, pensavo che lei fosse tornata per aggiungere qualche altra infamia alla mia lista di lavori da sbrigare! »
No, era decisamente la persona più adatta.
E, se la matematica non era un’opinione, c’era una buona probabilità che lui avrebbe risolto i suoi problemi.
« Senti papà, posso farti una domanda? » domandò incerto Shikamaru, avvicinandosi cauto e sedendosi accanto al padre. Che, dal canto suo, lo fissò con tanto d’occhi domandando, con una traccia di spavento nello sguardo: « Aspetta: non stiamo per fare quel discorso vero? No perché tua madre è molto più adatta di me e- »
« Per quello è tardi ormai, papà » lo interruppe atono il giovane rampollo della famiglia Nara, ignorando il “oh, grazie al cielo” che ricevette in risposta e tagliando corto: « Che genere di regalo di compleanno piacerebbe ad una persona come la mamma? »
Shikaku si limitò ad un chiaro e sorpreso: “Oh”, per poi iniziare a fissare perplesso il figlio, senza riuscire a capire che razza di motivazione lo avesse portato a fargli una domanda del genere.
Alla fine provò, esitante: « È per Temari? »
Shikamaru annuì grave e un lampo di comprensione attraversò gli occhi del padre: « Oh. Beh, effettivamente hanno entrambe un caratterino niente male… Ascolta, Shikamaru: non credo proprio che potrò esserti d’aiuto, ma! » continuò alzando lievemente la voce per impedire al figlio di controbattere, « Posso darti un consiglio prezioso. »
Shikaku Nara si fece improvvisamente serio, si guardò circospetto attorno, si avvicinò lievemente al figlio e proclamò a bassa voce: « Se c’è un errore che puoi e devi evitare in ogni modo, è rimediare alla mancanza di un regalo con una proposta di matrimonio! Non farti fregare, figlio, ma ritarda il momento in cui dovrai farti legalmente mettere il collare dalla tua donna il più possibile, perché una volta che lo avrai fatto non potrai più ritrattare! »
E dopo un interminabile sproloquio in cui suo padre gli rivelava implicitamente che la sua famiglia e di conseguenza lui stesso, altro non erano se non il frutto di una piccola dimenticanza, Shikamaru fuggì dalla cucina con meno idee di quando vi era entrato, ben deciso a non prestare  più attenzione a quel che da lì in poi gli avrebbe consigliato il cervello.
Si rinchiuse in fretta in camera sua, terrorizzato dalla prospettiva che suo padre lo potesse rincorrere per lasciargli qualche altra raccomandazione e si gettò sul letto prendendo fiato: aveva come la sensazione che la ricerca di quel dannatissimo regalo lo avrebbe ucciso, alla fine.
Ma di certo per quel giorno aveva chiuso, si era impegnato fin troppo; ci avrebbe pensato l’indomani, o forse il giorno dopo.
Si girò su un fianco, allungandosi verso il comodino: afferrò il calendario ed una penna, cerchiò un paio di volte il 23 Agosto e ci scrisse accanto sbrigativo: “Regalo per la Seccatura”. Tornò a distendersi e chiuse gli occhi, con un sorriso soddisfatto: in quel modo non avrebbe nemmeno avuto la possibilità di scordarsene e nulla sarebbe andato storto.
Insomma, due settimane erano un’eternità!
 
 
 
Konoha, 13.30, quell’orribile giorno di Agosto:
Shikamaru stava percorrendo quasi di corsa il corridoio che lo avrebbe portato nell’ufficio provvisorio dei delegati di Suna, piccola esagerazione che l’Hokage concedeva solo in occasione di visite da parte del Kazekage stesso: di certo non sarebbe stato consono scaricarlo in uno stanzino impolverato a caso, circondato da fastidiosi e chiassosi perditempo di Konoha.
Fino a quel momento, comunque, era andato tutto bene: si era informato all’ingresso del palazzo, Gaara vi era entrato quella mattina e non s’era più visto – si era addirittura fatto portare il pranzo in ufficio. E Temari si trovava assieme a Kankuro ai campi d’allenamento a valutare il livello dei genin che avrebbero partecipato agli esami, quindi, se i suoi calcoli erano esatti, avrebbe avuto tutto il tempo di fare irruzione, vendere la propria anima al minore dei Sabaku in cambio di un consiglio qualsiasi, correre di nuovo nella zona commerciale e acquistare a colpo sicuro il regalo perfetto.
Conciso e lineare, no?
Finalmente giunse davanti a quella agognata quanto temuta porta; inspirò, facendosi coraggio, e bussò. Dopo un piatto “avanti”, impedendosi di avere ripensamenti e fuggire a gambe levate si precipitò letteralmente all’interno, chiudendosi la porta alle spalle ed espirando piano: la parte più difficile era andata. Si voltò accennando un sorriso, che rischiò seriamente di spegnersi per trasformarsi in una smorfia di terrore quando si trovò faccia a faccia con l’espressione gelida con la quale Sabaku no Gaara lo stava fissando, probabilmente nel tentativo di incenerirlo sul posto – ripensandoci, l’ultima volta che aveva visto quello sguardo aveva rischiato di finire assassinato.
Shikamaru si grattò imbarazzato la nuca, tentando un impacciato: « Come va? » seguito da un risolino nervoso assai poco virile; notando però che dal suo interlocutore non proveniva altro che silenzio – glaciale silenzio -, decise di prendere in mano la situazione e dare il tutto per tutto.
Risoluto, si avvicinò a grandi falcate alla scrivania del Kazekage, chinò il capo in segno di rispetto e con un tono un pelo più acuto del dovuto esclamò: « Non ho idea di cosa regalare a Temari » per poi levare il capo, guardarlo dritto negli occhi e mormorare supplichevole: « Perciò se mi darai una mano ti sarò eternamente riconoscente ».
Gaara rimase in silenzio per qualche secondo, fissandolo. Senza cambiare espressione facciale, o senza dar segno di averlo sentito e compreso, tanto che Shikamaru per un attimo ebbe il dubbio che stesse dormendo ad occhi aperti; e alla fine disse, apparentemente pacato:
« Quindi Temari non è tornata a Suna, nonostante il permesso speciale che le era stato concesso, per poter passare questa giornata anche con te e tutto quello che hai saputo fare è stato scordarti di trovarle un regalo ».
E non era una domanda.
Shikamaru sudò freddo: tanto valeva tentare la via dell’auto annichilimento, tanto oramai non aveva nulla da perdere; torcendosi le mani, ammise: « Messa giù così non è il massimo, ma… ».
« E vorresti che io ti dessi un’idea per un qualcosa di speciale, che possa superare le sue aspettative, e possibilmente i regali che ha già ricevuto ».
Shikamaru si illuminò: possibile che
« Esatto! »
Gaara poggiò i gomiti sul tavolo, incrociando le mani sotto il mento, e dopo una pausa decisamente teatrale scandì, deciso: « Scordatelo ».
Fu come una pugnalata alla schiena, come una secchiata d’acqua fredda in pieno inverno.
Shikamaru deglutì, e tormentandosi le mani sussurrò: « …Come? »
Non voleva crederci. La sua unica speranza lo aveva appena condannato a morte.
Gaara assottigliò gli occhi, e per nulla impietosito spiegò atono: « Vedi, non intendo permetterti di superare il mio regalo; cosa comunque impossibile per le tue risorse, dato che si tratta di un’intera serra in centro a Suna. Inoltre, Kankuro non mi perdonerebbe mai se io diventassi il trampolino di lancio della vostra relazione: in poche parole, Nara, sei fuori ».
Shikamaru rimase boccheggiante a fissare il Kazekage che, mantenendo la sua abituale compostezza, lo aveva annientato per un dannato capriccio da fratello geloso e se ne era tornato come niente fosse al suo lavoro, senza degnarlo più di considerazione alcuna.
Sospirò, voltandosi e dirigendosi alla porta: là dentro comunque avrebbe solamente perso tempo. Avrebbe atteso la riapertura di un negozio a caso, avrebbe comprato la prima cosa a portata di mano e l’avrebbe fatta finita lì. E alla peggio c’era sempre l’idea del sasso.
D’altra parte, pensò con un’alzata di spalle, cercando di convincersi del fatto che la regola valesse anche per la Seccatura, era il pensiero l’importante, no?
E proprio in quel momento, mentre rifletteva sul fatto che non sarebbe mai potuta andare peggio di così, la porta si spalancò davanti a lui mostrando una Temari sorridente e chiassosa.
Era finito.
Rimase pietrificato al suo posto, incapace di una qualsiasi reazione. La sua testa si era svuotata: sentiva solo un indistinto ronzio e percepiva la realtà al rallentatore, mentre la Seccatura lo raggiungeva con un ghigno, accennando a qualcosa riguardo al fatto che, giunta al campo, le era stata comunicata l’assoluzione da ogni suo incarico per l’intera giornata. Di certo c’era lo zampino di Gaara e Kankuro, ma in quel modo avrebbero potuto trascorrere più tempo assieme, no?
« Comunque, Nara, starei aspettando auguri e regalo! »
E quella frase ebbe il potere inaspettato di riscuotere Shikamaru dalla sua paralisi emotiva e mentale, giusto per dargli la possibilità di iniziare a mettere insieme qualche frase sconnessa che lo portasse ad ammettere la verità nel modo meno doloroso possibile.
« Il tuo ragazzo si è scordato di comprarti un regalo, pare ». Proclamò una voce alla sue spalle, che pretendeva essere come al solito priva di emozioni ma tradiva in realtà un malcelato sadico godimento.
Shikamaru ammutolì, stupito: com’era possibile che qualcuno potesse contenere un simile livello di crudeltà senza finire corroso dalla sua stessa cattiveria?! Poi gli tornò alla mente il prima, e realizzò che effettivamente qualche traccia di Shukaku doveva essere rimasta.
Temari assottigliò gli occhi, squadrandolo con odio e deducendo dall’espressione da fesso e dal silenzio del ragazzo che il fratello doveva aver detto il vero: senza una parola si voltò, diretta a grandi falcate alla porta, evidentemente decisa a non rivolgergli la parola per il resto della sua vita.
« Non è vero ».
Shikamaru nemmeno si era reso conto di averlo detto realmente: la sua bocca si era mossa da sola, tutto lì. Ma a quel punto tanto valeva lasciare che fosse l’istinto a parlare per lui: almeno ci avrebbe provato.
Temari girò su se stessa, avvicinandosi minacciosa al suo se-non-avesse-tirato-fuori-una-scusa-valida-ex ragazzo, ringhiando: « Nara, evita di prendermi per il cul- »
« Temari, mi vuoi sposare? »
 
 
 
 
 
Dannata genetica.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note:
Mai fatta tanta fatica a scrivere una fic giuro. XD
Ma prima di tutto: buon compleanno alla nostra amata Temari! ♥ La fanfic è stata scritta per l’iniziativa “Happy Birthday Troublesome Woman” indetta dal forum The Black Parade (cliccate sul banner per scoprirlo!)
Per una volta ho cercato di superare i miei limiti di pigrizia e brevitas e di buttarmi su questo stile molto alla Shatzy/Clahp, perché le loro fic hanno quel gusto del vecchio ShikaTema, quello che leggevo quando ho scoperto anime, fan fiction, Efp e tutto ciò che ne consegue. E’ un esperimento, sarà riuscito? Sarà stato un fallimento? Ditemelo voi XD
Tanto per chiarire, Shikamaru è già grandicello, e lui e Temari stanno assieme da poco meno di un anno (anche perché, se avessero già passato assieme un compleanno lui saprebbe come comportarsi, povero caro! 8D). E io credo nella genetica ♥
Per il resto, ringrazio as always la tanto amata Black Parade e le moschelle radunate qua e là che si sono riunite in questi giorni per offrire un piccolo nero regalo alla nostra kunoichi preferita!
Andatevi a leggere anche le loro fanfic!
 
E facciamoci sentire, mosche nere! Prossimo appuntamento, il compleanno di Shikamaru! 8D
*momento pubblicità: il forum ha aperto una pagina Facebook, perché non ci fate un salto? ;) http://www.facebook.com/TheBlackParadeBlackIsBack *
   
 
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