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Autore: VomitingKlainbows    23/08/2012    0 recensioni
DAL CAPITOLO 1:
Quei due ragazzi non sapevano che la loro giornata sarebbe cambiata di lì a poco.
Nello stesso momento in cui Blaine girò l'angolo della via, Kurt si voltò. I due si scontrarono e si ritrovarono a terra, con la mente colma di pensieri e la fretta di giungere alla loro meta.
L’ultimo pensiero che sarebbe passato nelle teste dei due ragazzi, è che la persona con cui si erano scontrati sarebbe diventata essenziale nelle loro vite.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2
 
 
“Mi dispiace davvero tanto, ho avuto un imprevisto, le prometto che non succ-”
Jennifer, senza lasciarlo finire di parlare, gli si avvicinò e lo prese sotto braccio, conducendolo nel magazzino. 
“Bene, questo è il tuo grembiule. Per ora prenderai gli ordini e servirai ai tavoli, quando riuscirai a preparare un cappuccino decente potrai lavorare al bancone. Abbiamo già concordato gli orari e la paga: se te li ricordi bene, io di certo non li ripeterò. Domande? Tutto chiaro?”
“Sì signora! Cioè, no!” 
Blaine fece un grande respiro e cercò di non andare nel panico: le cose sarebbero state più difficili di quanto avesse mai immaginato. Quella Jennifer era davvero un osso duro; una donna sulla cinquantina, con dei capelli rosso fuoco che ne ricadevano ordinatamente all’indietro, sottoforma di cosa. La classica donna indipendente che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno. Era la proprietaria del Lima Bean e, non si sa per quale motivo, lo aveva assunto. Blaine voleva diventare autonomo, era stufo di dare tutto per scontato nella vita e così aveva deciso di trovare un lavoro. 
Si disse che sarebbe andato tutto bene. “Volevo dire che non ho domande e che è tutto chiaro.”
“Perfetto ragazzo. Puoi cominciare con quel tavolo laggiù.”
 
Il resto del pomeriggio passò abbastanza in fretta, tutto sommato. Blaine servì qualche tavolo cercando di essere sempre sorridente e di ricordare le ordinazioni dei clienti. 
Jennifer non lo trattò così male come si era immaginato – okay, forse gli aveva urlato contro un paio di volte, ma per una donna così è decisamente un buon risultato - .
 
Finalmente tornato a casa si fece una bella doccia calda e si buttò sul letto: certo, era sopravvissuto al suo primo giorno di lavoro, ma questo non significava che non fosse stanco morto. Stava ripensando alla giornata passata - dall'incontro-scontro con quel ragazzo alle urla di Jennifer - quando cominciò ad appisolarsi, cadendo tra le braccia di Morfeo, con l'immagine di due occhi azzurri impressi nella mente. Dopo svariati minuti Blaine riuscì ad addormentarsi sereno, con un dolce sorriso stampato in volto.
 
*
Kurt, una volta tornato a casa per prendere il suo portafoglio, ci rimase; aveva trovato Mercedes seduta sui gradini di casa sua, singhiozzante. 
I suoi capelli color cioccolato le ricadevano morbidi sul viso, mentre la giovane, lentamente, si sfregava le guance rigate dalle lacrime. Odiava piangere soprattutto perché appariva debole agli occhi delle persone, quando dentro sentiva che avrebbe potuto superare ogni avversità.
La ragazza non ne voleva sapere di parlarne con il suo migliore amico, così Kurt si limitò ad abbracciarla e a passare il pomeriggio con lei, mangiando gelato tra un film e l’altro. Forse i film strappalacrime non erano il massimo per una ragazza che aveva bisogno di smettere di piange, ma queste cose in genere la calmavano. 
Quando Kurt vide che la situazione non migliorava provò a parlarle, cercando di farle esternare quello che provava. Era la sua migliore amica e più di ogni altra cosa voleva farla aprire con lui, così le avrebbe potuto dare una mano. 
“Tesoro, non ne vuoi proprio parlare? Sto cominciando a preoccuparmi.”
“Ma no Kurt, tu sei stato così gentile e io sono piombata qui all'improvviso senza nemmeno avvisarti, non volevo disturbarti, ora me ne vado, scusa.”
“Hey, hey, hey, tranquilla. Primo: tu non mi disturbi. Mai. Secondo: tu stasera resti a dormire qui, niente ma.” E detto questo Kurt afferrò il telecomando per ricominciare a guardare il film e non permettere a Mercedes di replicare. Senza seguirne la trama, ognuno si immerse di nuovo nei propri pensieri.
Cosa poteva essere successo a Mercedes? 
Finalmente, poco prima di mettersi a dormire, la ragazza si decise a parlare.
“Kurt... Io non so cosa mi sia preso, davvero. Scusami tanto. E grazie mille per essermi stato vicino, non so cosa farei senza di te.”
Si abbracciarono, senza dirsi nient'altro. Dopo un paio di minuti Kurt sciolse l'abbraccio, guardandola serio.
“Vuoi dirmi cos'è successo ‘Cedes? E non mentirmi.”
“È una cosa stupida a dire il vero. Stavo andando in biblioteca per fare una ricerca, e fin qui niente di strano. Ma camminando ho visto così tante coppiette, Kurt, sembravano così felici! E io mi sono sentita così... sola. E non dirmi che ho te, perché lo so, sei il mio migliore amico. Ma hai mai sentito il bisogno di avere qualcuno accanto? Qualcuno con cui condividere le piccole cose, pur sapendo che la maggior parte delle storie nate a quest'età non sono destinate a durare. Ho pensato a tutto questo e poco dopo mi sono ritrovata a casa tua.”
“Vieni qui, dai.” 
Forse abbracciarsi ancora un po' li avrebbe fatti sentire meglio. Perché quello che era successo a Mercedes succedeva ogni sera anche a lui, sotto le coperte. La mattina faceva finta di niente, prendeva tutte le sue creme e prodotti e cercava di far sembrare gli occhi meno gonfi di quanto erano in realtà.
Usciva di casa triste, ma fiero di quello che era. E continuava a ripetersi che prima o poi sarebbe arrivato il suo turno di essere felice.
  
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