Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |      
Autore: evelyne_    23/08/2012    5 recensioni
quella scena resterà per sempre impressa nella mia mente, come il dolore che ho provato, che provo.
il destino ti ha portato via da me, papà.
tu credevi in me...
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Caro papà,

ho deciso di scriverti questa lettera perché è arrivato il momento di parlarti un po’ ,è tanto tempo che non lo facciamo, troppo.
Sai, la tua mancanza si sente ogni giorno di più, quella casa è vuota senza di te, senza il tuo senso dell’umorismo, senza i tuoi soliti scherzi, non so per quanto tempo potrò continuare così.

La mamma cerca di andare avanti,con un sorriso stampato in faccia, un sorriso chiaramente falso.
Dietro quel sorriso c’è tanto dolore, e non sopporto  vederla così.
La mia amata sorellina, Camilla.
La guardo dormire beatamente in quella culla, come un angoletto, è così piccola, così ingenua che non può capire cosa sia successo.
Ma odio l’idea che lei posso crescere senza un padre, che tu non possa vederla fare i suoi primi passi, il primo giorno d’asilo, che tu non posso abbracciarla e starle accanto come hai fatto con me.

Sono passati diversi anni da quel giorno, quel maledetto giorno che ci hai lasciato.
13\03\11 la data più brutta della mia vita, una data che vorrei fosse stata una come tante, un semplice giorno di cui forse non ci saremmo nemmeno ricordati.
E invece no, successe qualcosa quel giorno, qualcosa di orribile.

Eravamo in città, erano scarse le 21:00 di sera.
Camminavamo mano nella mano, solo io e te come ogni giovedì sera, il nostro giorno quello che passavamo sempre insieme, da quando era  bambina. Di solito lo dedicavamo alla musica, il nostro rapporto era fondato soprattutto su quello.

Era il  nostro piccolo mondo, mi hai fatto scoprire la musica, la chitarra quando era molto piccola, e adesso fa parte della mia vita non so come farei senza, di questo devo tutto a te.
Il mio sogno più grande era quello di diventare una cantante, ho sempre voluto esibirmi davanti a un mare di persone, ho sempre voluto provare quell’emozione che solo un’artista può provare, firmare autografi, fare turné per tutto il mondo girando le più grandi e famose città.

Mi hai sempre incoraggiato a coltivare questo mio sogno, eri convinto che ce l’avrei fatta, credevi in me come nessuno faceva…
Tra un chiacchiera e l’altra davanti a noi comparvero  due uomini armati, che indossavano dei passamontagna e stavano rapinando una povera signora.
Col tuo animo nobile ti avvicinasti nel tentativo di salvare quella donna, e ci stavi riuscendo anche piuttosto bene.

Io ero lì a pochi metri di distanza da te, immobile e impaurita. Non riuscivo a capire cosa stava succedendo, a capire la gravità della cosa.
Ricordo che si sentì un terribile rumore,un colpo di una pistola.
In quell’istante quei due uomini scapparono e davanti a me vidi un lago di sangue in cui era immerso qualcuno, quel qualcuno eri tu papà.
Mi precipitai accanto a te, mi dissi che sarebbe andato tutto bene che non dovevo preoccuparmi.

Ma come si fa a non preoccuparsi nel vedere tuo padre ricoperto di sangue? Credo  sia impossibile.

Qualcuno chiamò l’ambulanza, forse quella donna o quei passanti che si avvicinarono sentendo le mie urla, urla di disperazione.
Ero seduta sul pavimento dell’ospedale con le lacrime che non smettevano più di scendere, lacrime infinite.
La mamma era accanto a me che mi stringeva la mano, la sua mano tremava esattamente come la mia.

Ricordo ben poco di quegli istanti, sapevo solo che avevo tanta paura di perderti, non avrei sopportato un dolore così immenso.
Nessuno voleva dirci cosa stava succedendo, se stavi bene, se no.
Dopo interminabili ore un medico si avvicinò a noi,  disse che avevano fatto tutto il possibile per tenerti in vita, ma quella stupida pallottola aveva trafitto il cuore e che non c’era più niente da fare.

A sentir pronunciare quelle parole, senza dire niente, scappai.
Non sapevo dove stavo andando, non mi importava.
Non riuscivo ad accettare che quella sera, te ne eri andato.

Provavo tanta rabbia per quei due uomini, dovevano pagare per quello che ti avevano fatto, non era giusto che se la cavassero così.
Non sono esseri umani persone del genere, non hanno niente di umano.
Sono esseri cattivi, che fanno solo del mare a persone, rovinano intere vite.
Quella scena era proprio davanti a me, la rivivevo ogni secondo, come il dolore che provavo dentro.

E succede anche adesso, mi capita spesso di fare incubi su quella notte, se solo non ci fossimo trovati lì tutto questo non sarebbe successo, saremmo ancora una famiglia unita, vedrei ancora il sorriso sul mio volto e sul volto di tutti quelli che ti hanno amato.
Ricordo i tuoi funerali, non volevo andarci, non ne avevo la forza.

Non ero pronta a lasciarti andare per sempre, non lo sono.
Tantissime persone di cui non sapevo l’esistenza si avvicinarono a me per consolarmi, ma ogni tentativo era sprecato.
Non rivolgevo la parola a nessuno ero assente, il dolore aveva preso il sopravvento su di me, intrappolandomi.
Volevo solo il tuo ritorno, volevo abbracciarti di nuovo e dirti che ti voglio un bene dell’anima.

Ma sappiamo entrambi che questo non succederà.
“ti capisco”- ecco, queste sono due parole che continuo a sentire da quel maledetto giorno.
Le persone pensano di capire cosa sto passando, ma la verità è che non immaginano cosa provo.

Non ci sono parole per descrivere il dolore di una figlia nel perdere il padre, una delle persone più importanti, una delle persone che vorresti sempre al tuo fianco.
E’ un dolore che non augurerei al mio peggior nemico,nessuno dovrebbe provare quello che sto provando io adesso.

Ho ancora il tuo ciondolo, lo porto ovunque perché è come se portassi un pezzo di te.
Quel ciondolo con sopra una stella lucente, quella stella sei tu che hai trovato il tuo posto nel cielo, brillando ogni notte.
Ho tante di quelle cose da raccontarti che non finirei più, ma sto per raccontarti quella più importante, quella che in un certo senso riguarda anche te.

Devi sapere che dopo la tua morte, non ho abbandonato la musica.
Era l’unica cosa con cui riuscivo a sentirmi viva, l’unica cosa che mi legava a te.
Quel sogno che avevo da piccola, quel sogno che volevi si realizzasse più di ogni altra cosa, è diventato finalmente realtà.
Ho firmato un contratto discografico tempo fa, lo so… è quello che ho sempre voluto.

Poi arrivò quel giorno il 23 Maggio 2012, il mio primo concerto.
Avevo tanta ansia che qualcosa andasse storto,  che non sarei piaciuta a nessuno.
Continuavo a stringere tra le mani il tuo ciondolo, che speravo mi portasse fortuna.

Poi salì sul palco, e a vedere tutte quelle persone che urlavano il mio nome, persone che erano lì per sostenermi, centinaia di brividi attraversarono il mio corpo.
Provai delle sensazioni indescrivibili, sensazioni meravigliose.
Iniziai a cantare, e gli applausi del pubblico sembravano non finire più.

L’ultima canzone che cantai, fu la più bella, la più significativa.
Era la nostra canzone, quella che avevi scritto per me.
Delle lacrime in quei momenti percorrevano il mio viso perché tu eri proprio lì accanto a me.

Riuscivo a sentirti, sapevo che c’eri in quel momento e che ci sarai sempre per me, che non mi abbandonerai mai.
Finalmente l’ho capito, adesso posso continuare la mia vita serenamente, perché in realtà non te ne sei mai andato e mai lo farai.

Per sempre insieme papà,
tua figlia.

 
  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: evelyne_